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A spasso per Bono

Panorama da Buccaidu
Al passeggero che arriva dalla parte della montagna, appena varcato il passo di Buccaidu si offre un panorama rude ed attraente, che col succedersi delle curve stradali, va man mano allargandosi e completandosi fino ad averlo meraviglioso in un continuo alternarsi di pianure, vallate e montagne da Macomer all'altopiano di Buddusò. Giù a mezza costa, di colpo, appare Bono completo nella sua estensione e circondato da vigne ed oliveti.

Per il prestigio che gli deriva dalla storia, ma anche per il ruolo economico e per il numeroLa chiesa di San Gavino degli abitanti, Bono è, da alcuni secoli, il centro più importante del Goceano. Centro antico, sorto non lontano da un insediamento nuragico, custodisce nel vasto territorio comunale numerose testimonianze del proprio passato a cominciare dalle 6 chiese medioevali conosciute come "chiese del campo". La chiesa di San Gavino di Lorthia che sorge su una collina con il prospetto rivolto a sud, rosseggiante nel suo raro paramento esterno in mattoni cotti, unica di tale genere che si conosca in queste zone, è sicuramente la più importante. Questa di San Gavino, o più esattamente dei Santi Gavino, Proto e Gianuario, è la più bella e anche la più antica rispetto alle altre cinque. Le altre quattro chiese sono quella di San Nicola di Bari, Santa Restituta, Santa Barbara e Sant'Ambrogio, mentre una quinta, Santa Croce, è oggi in rovina. Con molta probabilità appartenevano ai villaggi di Lorthia e Bidda Sana, abbandonati nei primi decenni del 1400 quando la popolazione si trasferì a Bono, esistente già da tempo anche se il suo nome comparve per prima volta in atti ufficiali intorno al 1300. Il piccolo borgo si era sviluppato attorno alla splendida chiesa di San Michele Arcangelo che nel 1420 ospitò un sinodo diocesano del quale ci sono pervenuti gli atti; poco prima Bono era stato scelto come seconda sede del vescovo di Castro che aveva stabilito la sua residenza nell'attuale Chiesa di San Michele via Piscobia, situata in uno dei quartieri vecchi di Bono. La chiesa fu sottoposta a vari restauri in epoche diverse. Pur mancando una precisa documentazione scritta, lo stile della facciata e l'artistico rosone che la impreziosisce suggeriscono, però, una attribuzione al tardo pisano del secolo XIV; dell'antica costruzione sono oggi visibili la facciata e la volta a crociera del presbiterio. La chiesa che sorge nel centro storico custodisce al suo interno un prezioso calice d'argento donato, pare, dal giudice Gonario fondatore del castello di Burgos mentre la grande statua lignea del Santo è oggi custodita presso l'orfanotrofio femminile.
Altra curiosità è l'utilizzo come pesi per l'orologio parrocchiale di quattro palle di cannone lanciate sull'abitato durante l'assedio feudale. Oltre la parrocchia sono da visitare altre cinque chiesette situate nei quartieri che da esse prendono nome: San Raimondo, Sant'Efisio, San Giovanni, Santa Caterina e Sant'Antonio. La chiesa di San Raimondo non nato, adagiata sul colle che domina il paese, è la più ricca di storia e tradizioni, tant'è che la festa in onore del santo è la più grande e quella che richiama il maggior numero di fedeli e turisti grazie alle varie rappresentazioni religiose e civili.

La chiesa di Sant'Efisio sorge a Budullau, il più grande rione del paese. Questa, a differenza delle altre quattro, è aperta tutto l'anno e affianca nelle celebrazioni la chiesa parrocchiale.

La fontana di BialadaPoco distante dalla parrocchia è la chiesa di San Giovanni. In occasione della sua festa, il 24 giugno, i fedeli si recano in processione per almeno tre fontane del paese a bere e portar via dell'acqua considerata miracolosa. Alcuni fedeli hanno testimoniato l'efficacia benefica dell'acqua in quella misteriosa notte. Le fontane visitate sono scelte fra Funtanedda, Funtana Noa, Bialada, Santu Nigola e Biccole. Quest'ultima rappresentava il lavatoio pubblico poiché le massaie vi si recavano a lavare i panni. La chiesa di Santa Caterina sorge su una grande piazza in cui durante il periodo di ribellione vennero innalzate le forche, dove per molti anni in tanti furono giustiziati.

Per finire rivolgiamo un accenno ai festeggiamenti in onore di Sant'Antonio. Ogni 16 gennaio vengono allestiti dei falò nei rioni dell'abitato e vengono offerte focacce (sas cogones) e tiliccas realizzate con su "pistiddu". Il falò ricorda il fuoco rubato dal Santo all'inferno.

Palazzo del Comune Percorrendo la via principale del paese possiamo ammirare un grande murale, dipinto da Liliana Cano, che illustra i momenti della rivoluzione antifeudale e la repressione delle truppe regie. Esso si sviluppa a semicerchio con al centro una fontana del 1886. Ormai in rovina, è possibile apprezzarlo nelle foto esposte presso il municipio. Davanti al dipinto, un busto in bronzo ricorda che a Bono è nato Giovanni Maria Angioy, il capo della ribellione contro la tracotanza dei feudatari. Continuando il nostro tragitto, nella traversa via Carducci, troviamo un altro murale creato recentemente da un giovane artista di Bono, Nicola Virdis, rappresentante lo stesso tema.

Bono è la perla del Goceano anche per i suoi doni naturali. Alla posizione invidiabile siFichi d'india aggiungono: la bontà dell'aria montana, pura e profumata costantemente da molte erbe e piante aromatiche, e l'acqua sorgiva. Da visitare è l'area di "Sos Niberos" che si estende per meno di sei ettari nel cuore del complesso forestale di Monte Pisanu. I tassi si propongono maestosi a centinaia, accompagnati nel loro secolare isolamento da qualche bell'esemplare di agrifoglio. Pianta antichissima, che i botanici fanno addirittura risalire al periodo terziario, il tasso può vivere più di mille anni e questi appartengono ormai, come monumenti plurisecolari, alla storia del Goceano. Il piccolo gioiello naturale è facilmente raggiungibile da Bono prendendo la strada che porta a Buccaidu: dopo 1 Km di strada bianca, a quota 950 mt. si arriva a "Sos Niberos". Da qui vale la pena proseguire verso la vicina Punta Manna a 1259 metri di quota, da dove si può infine ammirare tutto ciò che la natura offre a questo ridente paese e che non è possibile descrivere.

Venite a trovarci e lo scoprirete!




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