Bermuda
Portorico Venezuela Curaçao maggio
(settembre 2001)
A Bermuda
rimaniamo solo 3 giorni, il tempo di imbarcare Antonio, mio omonimo,
Cristina e Marco e fare il minimo indispensabile di cambusa perché
siamo nella nazione più cara al mondo. Ci siamo spostati
dalla baia di St. Geoges a Hammilton, la capitale, ed abbiamo
la fortuna di trovare un ormeggio al prestigioso Royal Yacht
Club che assieme allo Newport Yacht Club organizza
la famosa regata biennale di giugno. Il giorno della partenza
le condizioni non sono buone, la burrasca che ha investito le
Bermuda nei giorni scorsi si è spostata di poco e continua
a richiamare venti forti da SW, siccome la nostra rotta è
Sud si preannuncia una bolina dura, bagnata e sbandata ma non
possiamo attendere; a Portorico fra 9 giorni ci aspettano
altri amici che verranno con noi in Venezuela e 1000 miglia ci
separano e poi cominciamo veramente ad aver bisogno di caldo.
Partiamo con la solita pioggia e i primi due giorni di navigazione
segnano duramente i nuovi arrivati, poi entriamo nella zona dei
venti variabili, la temperatura aumenta notevolmente, ci mettiamo
a dorso nudo e ci facciamo scaldare dal sole, un giorno completo
di motore per superare la zona dei Sargassi in completa
bonaccia, formato adriatico estivo, poi i primi refoli dellaliseo
si fanno sentire e fino a Portorico non ci abbandonerà
più , in meno di sette giorni siamo a San Juan
Il caldo ci ha tonificato e quando, sbarcati gli amici che dovevano
rientrare in Italia ed imbarcati i nuovi arrivati, riprendiamo
il mare siamo in perfetta forma, nonostante le notti insonni passate
nella stupenda città spagnola.
Laliseo nel mar dei Caraibi non manca mai e noi ne approfittiamo
per raggiungere velocemente, in soli 3 giorni, lisola di
Blanquilla, la più a nord del Venezuela,
arriviamo a mezzanotte con unaliseo di 30 nodi ed ormeggiamo
vicino a una barca di amici Italiani con cui ci eravamo sentiti
via Radio. Il giorno dopo il primo bagno in acque tropicali, scambio
di merci con i pescatori, grande mangiata di calamari freschissimi
e al tramonto salpiamo alla volta di Puerto la Cruz sulla
costa venezuelana dove sbarcheranno tutti ad eccezione di Pepe
e Stefan che rimarranno con me per tutta la serie di crociere
che mi porteranno a visitare tutte le isole e gli atolli del Venezuela
sino alle isole olandesi di Bonaire e Curaçao.
Il Venezuela, paese bellissimo, che avevo gia visitato nel 1999
é cambiato molto, la situazione economica è disastrosa,
la povertà dilaga ed assieme ad essa la delinquenza. Nelle
isole la situazione non si avverte perché quelle visitate
da noi sono abitate solo da pescatori, laccoglienza è
stupenda ed i posti sono fra i più belli dei Caraibi. Purtroppo
nellarcipelago di Los Roques non possiamo fermarci
perché una nuova disposizione governativa vieta il charter
alle barche che non battono bandiera venezuelana ed è solamente
grazie alla conoscenza che ho del comandante del Buque
esquela Simon Bolivar , gloriosa nave scuola
venezuelana che avevo incontrato nella Opsail 2000 negli Stati
Uniti che mi permettono di rimanere per qualche giorno nellarcipelago.
Ma non me ne faccio un problema perché a Los Roques vi
ero già stato per due mesi nel 1999 e pur essendo un posto
magnifico devo dire che ha perso molto del suo fascino per lavidità
con cui gli abitanti si buttano sul turista, rendendo larcipelago
triste e simile a tutti gli ex paradisi, frequentati da un tipo
di turismo superficiale che cerca, nei posti sperduti del mondo,
le stesse banalità con cui si circonda quando è
a casa.
Fortunatamente esiste a 20 miglia da los Roques, verso Ovest,
ancora un paradiso incontaminato, è larcipelago de
Las Aves , due piccoli atolli corallini ricoperte di mangrovie
e frequentate da migliaia di uccelli, da cui il nome: il primo
abitato saltuariamente da pescatori di passaggio, il secondo da
una piccola guarnigione militare che cura il confine ma che in
pratica si interessa solo alla pesca.
In questo paradiso, dove non è raro incontrare squali,
ho passato 15 giorni meravigliosi e solo lavvicinarsi di
una tempesta tropicale, che poi si trasformerà in un Uragano
sul Belize, e che raramente investe queste zone così basse
di latitudine, mi ha fatto anticipare la partenza verso Bonaire.
Bonaire, unisola appartenente allOlanda, è
bella, linda e ben conservata, Vi sono i più bei fondali
che mi è stato dato di vedere nei Caraibi è anche
il regno dei Windsurf specie nella parte sopravento dove laliseo
si infila in una grande baia ben protetta che è una vera
palestra per questi appassionati. Bellissimo anche il giro in
Pic-Up del parco naturale che si estende in quasi tutta la parte
nord dellisola. Non vi sono piante ma solo cactus, di tutte
le forme e dimensioni: é senza dubbio il posto più
attrezzato per le immersioni di tutto il caribe, con quasi 60
diving presenti sullisola. Per le imbarcazioni non vi è
la possibilità di ormeggiare da nessuna parte tranne che
sulle numerose boe di fronte al paese, peraltro poco costose
o nei due marina invece molto costosi. La capitale,Kralendijk,
un piccolo paese fatto di case colorate, è vivace, attrezzata
e piacevole.
Laltra isola, Curaçao, che è anche
la sede del parlamento dellarcipelago Olandese, al contrario
è letteralmente occupata da raffinerie ed anche se la capitale
non manca di un certo fascino non si può dire che sia un
posto piacevole. Ha però il vantaggio di offrire ottimi
cantieri per il rimessaggio e la manutenzione ( molte navi vengono
qui per fare carena e riparazioni) ad un costo accettabile, se
non addirittura modesto ma soprattutto di poter ricevere, con
velocità, qualsiasi pezzo di ricambio da tutto il mondo
con un sistema doganale rapido ed efficiente. E appunto
qui che fermerò il Lycia prima di prepararlo per la navigazione
che mi porterà in Colombia, Panama e poi
nelloceano Pacifico, passando dalle isole
Galapagos, sino alla Polinesia francese |
Sotto il ponte di Curaçao
Le acque cristalline di Bonaire
Le selvaggie Las Aves
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