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La prima metà del Novecento: psicoanalisi ed
elettroshock
L’istituzione
manicomiale, come detto, raggiunge il suo punto più basso in questi anni: ogni
effettivo programma di cura e riabilitazione viene meno. Il manicomio resta un
puro contenitore della follia, un luogo di segregazione dei pazienti e di
isolamento e inaridimento della psichiatria e della ricerca psichiatrica: viene
svolto un grande lavoro di classificazione, quasi come nel Settecento, senza
nessuna modifica del metodi di cura, che resteranno sempre e comunque di
carattere sedativo.
Verso
gli Anni ’30 comincia a diffondersi la pratica della cura tramite shock, di
origine elettrica o chimica. Il più conosciuto è l’elettroshock.
Nonostante
questo immobilismo, con l’inizio del secolo prende avvio la più ampia
rivoluzione storica nel campo delle conoscenze psicologiche. Confluiscono
infatti, e trovano riscontro nel campo psicologico, le nuove scoperte in ambito
antropologico e quelle legate alla
riflessione fenomenologica. Alla luce di questi nuovi indirizzi viene riveduto
il concetto di identità della persona, del rapporto tra individuo e contesto
sociale, dei confini tra salute e malattia mentale.
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