Selinunte

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Agrigento Erice Monreale Mozia Palermo Segesta Selinunte

Tempio C di Apollo

Immaginavamo che avremmo fatto delle visite d’istruzione nel corso dell’anno scolastico e fu una bella sorpresa quando ci comunicarono che saremmo andati a vedere delle località dove testimonianze e documenti greci possono essere visitati da tutti. Non più, quindi, solo immagini da vedere e interpretare nei libri di storia ma templi veri e propri che si ammirano dal vero e che rispecchiano quella splendida civiltà di un tempo. Il mondo, a ragione, ci invidia questi meravigliosi spettacoli storici anche se si deve dire che posti come questi meriterebbero una maggiore attenzione per essere apprezzati meglio dai turisti che vi convengono in massa. Questa visita non è stata certo progettata per caso ; infatti quest’anno abbiamo in programma lo studio della colonizzazione greca in Sicilia, le cui tracce sono molto evidenti in queste opere colossali dell’arte greca. Così abbiamo potuto accertare di persona che Selinunte entra pienamente nella storia della Sicilia antica nella seconda metà del VII secolo a.C.; quando un gruppo di coloni greci in cerca di nuovi territori da occupare approdò sulla costa sud – occidentale della Sicilia in prossimità dei fiumi Cottone e Modione e, avendo trovato favorevole il luogo per l’opportunità di un porto naturale che la costa offriva e per la fertilità dell’entroterra, vi si stanziò, fondando una colonia nel 651 – 650 a.C. da Dori di Megara guidati da Pammillo. La città, fortificata, sorgeva su un altopiano rettangolare a ovest del porto, oggi interrato. Adagiata su una bassa terrazza protesa sul mare alta appena 50 metri sul suo livello, l'acropoli, lunga metri 500 e larga 300 è ad angolo retto sulla costa, sulla quale si eleva la struttura delle mura perimetrali. I suoi resti, così come ci sono apparsi, sono la più chiara testimonianza della ricchezza e della potenza di una città, che edificò oltre 12 templi e sacre costruzioni. NecropoliNel settore nord - ovest dell’acropoli, a circa 40 metri verso il mare, lungo l’asse nord - sud, immediatamente a ridosso delle mura, è l’acropoli, in cui si praticava l’inumazione e la cremazione. Dopo la morte, il defunto, avvolto in bende e col volto coperto da una maschera mortuaria che gli era servita in vita nei riti e nelle cerimonie religiose, veniva condotto al luogo della sepoltura, la "dimora eterna". Le "préfiche" piangevano il morto, strappandosi i capelli. Nel rito dell’inumazione talvolta si praticava l’intervento di un’azione sulla salma volta, più che alla vera e propria mummificazione e alla conservazione del cadavere, al ritardo del processo di putrefazione e all’allontanamento delle conseguenti esalazioni. La maledizione contro i violatori della tomba è immediata. Toccare o, peggio ancora, saccheggiare la dimora del defunto, era considerato un grande sacrilegio. La quiete dell’anima del morto dipende dalla quiete indisturbata della sua dimora. Di qui il ricorso sistematico alle pratiche magiche, per offrire rimedio e protezione contro ogni eventuale pericolo. Le testimonianze relative alle pratiche magiche consistono, per la maggior parte, in reperti archeologici riferibili a corredi funerari. Diffusi erano gli amuleti di vario tipo. Questi riproducevano in piccole dimensioni, dei, oggetti e simboli, intesi ad assicurare al possessore l’assistenza divina. Gli amuleti, portati in vita come ornamenti efficaci e funzionali contro ogni forma di avversità incontrollabile dal potere umano, venivano collocati nella tomba col compito primario di continuare ad assistere il defunto. E non solo si collocavano nel sepolcro gli amuleti ma anche svariate specie di utensili: cucchiai, coltelli, lampade, coppe, tazze per bere, lacrimatoi di vetro e piccole immagini di divinità protettrici ecc... Nella tomba il cadavere si sistemava per lungo, giacente sul dorso, con le braccia riportate e unite sullo stomaco. La cerimonia si concludeva con l’offerta al morto, da parte dei parenti e degli amici, di ciocche di capelli. Chi aveva, verso il morto, obblighi di amicizia e di parentela doveva ritardare la cerimonia della sepoltura fino all’adempimento del rito dell’offerta; e ciò nella considerazione di dimostrare all’estinto il dolore per la sua partenza, offrendogli la forza vitale dei propri capelli. Col banchetto funebre riprendeva il corso della vita dei parenti e degli amici che avevano partecipato alle varie cerimonie.

Tempio G di Zeus Meno consueta era la cremazione del cadavere, che consisteva nella pratica di bruciare il corpo e nel raccogliere le ceneri e le ossa entro urne di terracotta o di piombo deponendole infine nelle nicchie delle camere sepolcrali. Quelli di condizione meno agiata venivano seppelliti in una semplice fossa, nelle necropoli vicino alla città; i nobili invece, avendone i mezzi, desideravano che le loro spoglie abitassero nelle necropoli accanto alla città in urne o sarcofagi antropoidi (oggetti a forma di testa e di corpo umano). Sulle fosse meno profonde venivano eretti piccoli edifici o una stele (lastra di marmo o di pietra non iscrizioni o decorazioni di simboli religiosi, infissa nel terreno o murata sulla tomba come monumento funebre votivo o celebrativo) che riportava il nome del defunto, la sua genealogia e la carica ricoperta, e ciò nella prevalente convinzione di una sopravvivenza dopo la morte. A nord - est dell’acropoli aveva sede sulla collina orientale, un’area sacra con 3 templi noti come tempio "E", "F" e "G"; infatti una cosa singolare che molti di noi hanno subito rilevato è che la maggior parte degli edifici sacri di Selinunte sono convenzionalmente identificati usando lettere dell’alfabeto. Tempio EIniziando il nostro studio abbiamo rilevato che il tempio "E", in perfetto stile dorico, è stato identificato che appartiene alla prima metà del V secolo a.C. . Qui l’arte greca si mostra in tutta la sua bellezza: la facciata, sobria e solenne, elegantemente scandita dalle colonne, presenta un’alternanza di elementi funzionali e decorativi di notevole effetto scenografico. Realizzato intorno al 470 – 460 a.C., l’edificio è oggi visibile grazie al restauro effettuato, che lo ha restituito all’ammirazione del mondo. Il tempio, nato nell’esaltante splendore dell’architettura templare dorica al momento della sua più viva incidenza sorge su una piattaforma montata su 4 gradini che occupa una superficie di mq. 1940,477. L’interno riflette lo schema costruttivo greco costituito da cella (naos), cioè la vera casa della divinità che vi era venerata sotto forma di statua, preceduta da una semplice anticamera a 2 colonne (pronaos) o vestibolo seguito alle spalle da un altro vestibolo (opistodomos) che era il vano per la custodia del tesoro, dei doni votivi e dell’archivio dei templi. L’elegante arioso colonnato, secondo i modelli classici dello stile dorico, ha 6 colonne per 15. La colonna alla sommità è sovrastata da una tavoletta quadrata detta abaco. Il tempio è rivolto ad oriente e, secondo recenti studi, risulta dedicato ad Hera, la Giunone dei romani, protettrice delle nozze, dei fidanzati e delle donne incinte. A questo tempio appartenevano le belle 4 metope, che ora sono collocate fra i pezzi dell’antico architrave a triglifi, strette e addossate alla parete di una sala del museo regionale archeologico di Palermo. Selinunte ci è apparsa, allora veramente come una delle stazioni archeologiche più belle e più ricche di arte e storia. Andando più avanti dinanzi ai nostri occhi si è presentato il tempio "F" dedicato forse ad Atena, la prediletta figlia di Giove, oppure a Dionisio, dio del vino, del tramma, della fertilità e della gioia. L’edificio è un primo esempio di stile dorico ed è collocato in un paesaggio semplice come gli altri; esso occupa uno spazio rettangolare assai vasto. Tempio CLe sue colonne senza base, 6 delle quali stavano sui frontoni e 14 sui lati lunghi, s’alzano sopra tre gradini. Anche qui l’interno del tempio è composto dalla cella preceduta da una semplice anticamera a 4 colonne.Da questo tempio provengono 2 metope, che ora sono nel museo di Palermo, databili intorno al 530-525 a. C., ma la zona non ha finito ancora di stupirci per le sue bellezze artistiche, perché, procedendo ancora, abbiamo potuto notare il tempio "G" o di Zeus. Questo tempio rappresenta un’offerta di ringraziamento a Zeus e era uno dei più grandiosi dell’antichità che esalta perfettamente l’ideale ellenico.Ha la forma rettangolare e misura in lunghezza metri 11334 e in larghezza metri 54,05 con una superficie di mq 6.126027 e con un’altezza di più di 30 metri. La cella (naos ) è lunga 69 metri e larga 18,81 metri, era scandita dalla navata del tempio che risultava abbellita da una doppia fila di colonne monolitiche, mentre era preceduta da una semplice anticamera abbellita da 6 colonne, dove c’era una cappella con la statua di culto della divinità, seguita da 2 colonne. C’erano 2 scale appoggiate alle pareti che portavano al sotto tetto.

Necropoli Questa costruzione pare sia stata iniziata verso il 530 a.C. ed era, come gli altri rivolto ad oriente, mostrando un volto arcaico nel lato est e classico ad ovest. Il tempio "C" o di Apollo l’abbiamo visto solo da lontano e lì si cercava di rendersi propizio Apollo e malati ed infermi o chiunque dovesse iniziare un’impresa o un viaggio vi si recava per avere cure e consigli. In questo tempio era posta la famosa testa di medusa che proteggeva i marinai. Il tempio costruito intorno al 560 - 550 a.C. è rivolto ad oriente così come voleva la liturgia dei greci e dei romani. Rientrati in autobus abbiamo considerato che questa visita è stata istruttiva e piacevole perché non solo abbiamo arricchito la nostra cultura, ma ci è stato dato modo di trascorrere delle ore in cui abbiamo potuto scambiarci le nostre opinioni. Ci è sembrato fantastico effettuare questo tipo di scuola all’aria aperta, perché ci ha consentito di socializzare molto tra noi ragazzi, ma anche con i professori. Ci ha consentito di muoverci, di conversare liberamente e di vivere in allegria. Diverso tempo è stato dedicato a scattare foto, che speriamo di vedere al più presto, così come speriamo che ci saranno altre occasioni come questa per capirci di più tra di noi, per sapere apprezzare i nostri pregi, per sapere compatire i nostri difetti e, in definitiva, per sapere convivere, comprendendoci e volendoci bene, fermo restando l’obiettivo molto importante, che è quello di elevare il nostro sapere, studiando la storia, mentre si vedono cose reali, che sono le testimonianze che ci hanno lasciato i nostri antenati.

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