Queste sintetiche osservazioni sono scritte per il sito, concedo ai vari autori la facoltà di usarle liberamente purché citino che sono di Arturo, la url del sito e la mia e-mail. In caso di pubblicazione dei loro testi, chi vorrà, potrà usufruire di una mia introduzione più approfondita e ragionata che potrà essere concordata con Editori ed Autori stessi.
Arturo commenta Gino Rodi
Le
tre poesie inviate da Gino Rodi hanno il sapore del tempo passato, ancora vivo
nella memoria, e, a differenza di tanti versi del genere, a prima vista
appaiono intense, sincere. semplici e profonde nello stesso tempo perché
vissute, sentite e non "costruite" a tavolino. (Anche se un po'
di" compiacimento letterario"si sente nell'autore.) L'Italia ha
avuto, in maniera differente, a seconda delle regioni un rapido passaggio da un
civiltà e cultura contadina a una industriale che è già, al momento in via di
decadimento, (con tutti drammi che comporta questa caduta e il problema
"Fiat" non è il primo, né il solo, né l'ultimo);personalmente , pur
essendo nato a Torino ho trascorso gli anni più importanti della mia infanzia
nel Canavese e ho visto e vissuto (sono già abbastanza vecchio) l'atmosfera di
cui si parla nelle poesie, attraverso il nonno e le importanti figure di
parenti, in piemontese"magne", figure matriarcali e protettive che
hanno accompagnato la mia crescita.
E' vero, sono venuto e ho cominciato la prima elementare a Torino,presso la scuola Mazzini ma era una città ricca di prati, verde e la scuola, ricordo, aveva ancora i vecchi banchi con il calamaio.... e avevamo lo stesso desiderio dei bambini ben descritti nella terza poesia "Campanella di scuola".
Bellissimo
e significativo il verso della prima poesia
"Paolo"
" perché il pane di allora
era l'impasto del verbo"
che rappresenta bene
il clima di sacralità di quelle povere (ma in fondo inconsapevolmente
"ricche" esistenze) contrapposte a quelle attuali, probabilmente più
ricche ma consapevolmente povere di quella rozza e dura solidarietà che era
riferimento e garanzia di piccole comunità dove valori umani non erano mode o
chiacchiere ,regole intellettuali, ma modo di vita.
Ricordo anche i cori stonati....( ne cito uno:"Viva Noè grande patriarca, indovinate perchè....perché fu l'inventore....di questo liquore....") quando andavo a prendere, bambino, mio nonno all'osteria.. tralaltro era un bevitore molto moderato e amava più del vino la compagnia,..ricordo persino un nome "Rosa Bianca"....e vi assicuro che le "atmosfere" erano proprio simili: si sapeva godere di piccole, naturali cose e non ultima "la speranza" che oggi abbiamo quasi tutti nascosta negli angoli più profondi e bui della nostra mente.
Ecco io non vedrei queste poesie come "un reperto del passato", o un momento di nostalgia (pur necessariamente presente nell' invecchiare quotidiano) ma come una "possibilità" di costruire, in nuove forme ovviamente, comunità sociali più attente non solo alla Natura alla Terra, alla genuità e semplicità dei suoi frutti, ma a valori di amicizia e solidarietà e realizzazione personale in attività lavorative meno alienanti, competitive, frenetiche, distruttive; più attente anche al recupero della narrazione orale (in molti scriviamo ma , chi di noi sa "ascoltare" e "leggere" non solo nei libri ma negli occhi, nei gesti di chi gli sta vicino e cerca da lui un po' di comprensione? La speranza che questa strada si possa percorrere occorre sia tenuta viva, in ogni modo....Grazie Gino del tuo, a me molto caro anche per i ricordi che mi ha suscitato . Avendo da poco perso. e improvvisamente, mio Padre, grande figura di riferimento, la mia mente ripercorre, dall’ infanzia, tutti i momenti della vita nella impossibile ricerca di un po' di pace tra queste Festività che stanno per arrivare alle quali mi sento, lontano, estraneo, assente, più del consueto.
Arturo Ferrara Viotti - dicembre 2002 per Arte e Letteratura
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