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UNA BICICLETTA NON E' NULLA MA E' GIA' QUALCOSA. (slogan dei Provos)

 

CYCLE.rebel 

la ribellione passa (anche) sui pedali 

 

Bicicletta, invenzione tardiva.

 

Piero Chiara scrisse:

Come sia potuta sfuggire l'invenzione della bicicletta a Leonardo da Vinci, si spiega soltanto col carattere aristocratico dell'ingegno leonardesco, inteso alla costruzione di grandi macchine che servissero per la guerra e quindi per la conquista del mondo, oppure all'ideazione d'un mezzo che consentisse all'uomo di volare, cioè di liberarsi fisicamente dal suo legame al terreno. L'idea di un mezzo di spostamento veloce per lavoratori, contadini, fattorini e altra minuta gente, non allettò il suo cervello, che se vi si fosse applicato, avrebbe di certo realizzato la bicicletta con quattro secoli di anticipo, tanto gli era chiaro il funzionamento degli ingranaggi e il problema della trasmissione del moto...

E invece, guarda un po', Piero Chiara si sbagliava : il grande maestro aveva pensato anche alla bicicletta. Lo si è scoperto negli anni Sessanta, durante il restauro di un antico manoscritto, il cosiddetto Codice Atlantico. Il velocipede leonardesco (o, secondo alcuni, di un suo allievo) è straordinariamente moderno, dotato persino di pedali e di catena. 

                                                                                                                                                                                                                      vuoi saperne di più sulla dibattuta 

questione della bicicletta di Leonardo

Consulta lo studio del Prof. 

Augusto Marinoni (1911-1997) 

 

 

 

 

La bici di Leonardo è

molto più perfezionata della Draisina, brevettata nel 1816 da un barone tedesco che fa pensare a quello di Munchausen, ma che rispondeva al nome di Karl Theodor Drais. Si trattava di un curioso mezzo di locomozione privo di pedali, che andava spinto puntando i piedi a terra. Non ebbe fortuna.

La bicicletta ha scoperto quindi un genitore illustre, il più illustre tra i padri possibili.

Difficile immaginare come sarebbe stato il mondo, se la bici si fosse diffusa con quattro secoli di anticipo.

Ma lasciamo questo didascalismo imparaticcio e veniamo al quesito che veramente ci sta a cuore: Quale può essere il s.i.g.n.i.f.i.c.a.t.o.

 della bicicletta nel Terzo Millennio?

Non soltanto ritorno bucolico, bici/naif, gita domenicale in mountain bike nel parco cittadino, bici/agonistica per gare sociali; attributo indispensabile per personaggi buoni ma comunque perdenti nei film americani.

La bici del Terzo Millennio è principalmente RIbeLLIONE, metafora di rifiuTO non soltanto della barbarie moTORIzzata, ma anche di unA MaCChinA economicA malatA e proPAGATrice di malattia. Bici-movimento-lento/rispettoso, stimolatore di meningi, riconquista del tempo .

Bici-veicolo per ritrovare una dimensione perduta di ViAGgio, lontana dai percorsi e dai t.e.m.p.i. imposti dalle catene di montaggio del turismo organizzato.

Bici che sussurra l'idea di una VIta come UN PERPETUO PELLEGRINAGIO.

BICI-TRIbaliSMO

 

 

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