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Andare in bicicletta richiede solo ottimismo e sfrontato coraggio (dare le spalle alle automobili è un vero atto di fede affrontato dal nostro guerriero interiore).
Matteo Guarnaccia
“Per
andare in bici a Madrid devi essere un suicida o un militante ambientalista”,
ha affermato Xabier Pastor, presidente di Greenpeace
Spagna, confessando di aver rinunciato lui stesso a
farne uso.
Rischio
incidenti a parte, teniamo presente che effettuare in mezzo allo smog attività
fisiche che richiedono un aumento della frequenza e dell’intensità
respiratorie, come correre o pedalare, è uno dei peggiori dispetti che possiamo
fare ai nostri polmoni.
Non mi risulta che esistano studi sull’efficacia della mascherina
antismog, ma ritengo che in situazioni di
inquinamento estremo sia meglio di niente.
La
maggior parte delle grandi città italiane versa in pessime condizioni. Torino,
ad esempio, città dell’automobile, è un bastardo posto per i ciclisti. I
binari del tram, il traffico inestricabile, un’organizzazione urbana ad
esclusiva misura di utente motorizzato. Una camera a gas a cielo aperto, che non
incoraggia in alcun modo il pedalatore.
bicilette posteggiate alla stazione di Padova
Per
quanto riguarda le piste ciclabili,
tanto sbandierate dagli amministratori comunali, va detto che in
alcuni casi si tratta di percorsi ben progettati, godibili e sicuri. In altri di
un vero e proprio pacco
municipale, dove tutto si riduce ad una corsia
tracciata a vernice sul ciglio della strada, senza neppure uno spartitraffico
che la separi dal flusso automobilistico.
Per
conoscere le piste ciclabili della vostra città, potete provare a contattare il
Comune o a consultarne le pagine Web.
Chi
vive fuori città o in periferia e deve recarsi in centro, può ricorrere ad una
soluzione mista
auto-bici. E cioè
trasportare la bicicletta sul portapacchi dell’auto, posteggiare fuori dai
costosissimi parcheggi a pagamento e quindi usare la bicicletta per spostarsi
agevolmente fra le strade del centro. Il risparmio in termini di tempo, denaro e
stress è considerevole.
Tagliando
attraverso i parchi
metropolitani o
costeggiando i fiumi si possono a volte percorrere distanze considerevoli
eludendo parzialmente il traffico. A Torino, per esempio, partendo dal Parco
Michelotti in Lungo Dora Colletta e costeggiando il Po in direzione sud, verso
Moncalieri, si attraversa nel verde un lungo tratto cittadino, riemergendo
soltanto in corrispondenza di alcuni incroci.
E' possibile sopravvivere in bicicletta nelle metropoli? A volte sì. Certo occorre prendere non poche precauzioni.
Essendo il ciclista, insieme al pedone, un soggetto debole della strada,dovrà attuare una guida di AUTODIFESA , non soltanto rispettando il codice, ma cautelandosi dalle trasgressioni altrui. Tra le situazioni a rischio più frequenti per il ciclista, eccone alcune:
- Percorrete una strada stretta, ad alta affluenza di traffico veloce, senza corsia di sicurezza e neppure un minimo di spazio oltre la linea bianca; auto e camion vi sfrecciano pericolosamente vicino, compromettendo il vostro equilibrio. Beh, che diavolo ci fate su una strada del genere? Se la sfiga vi obbliga a non poterne fare a meno, tenete il più possibile la destra e pedalate concentrati, mantenendo la linea retta ed evitando pericolosi scarti laterali.
-
Su una strada come quella appena descritta
dovete svoltare a
sinistra. State molto
attenti nell’effettuare la manovra, che obbliga a tagliare due sensi di
traffico. Meglio accostare prima sulla destra e attendere il momento più adatto
per effettuare la svolta.
-Può
accadere che un mezzo sbuchi all’improvviso da destra, senza vedervi. In
circostanze come questa non esitate a farvi sentire, non solo con campanelli e
trombette e tutto l’armamentario
sonoro di cui
disponete, ma anche con la voce : urlate più forte che potete !
-In
città il traffico è più lento, ma molto più intenso. Evitate gimcane troppo
acrobatiche fra i veicoli. Attenti inoltre ai mezzi in sosta sulla vostra destra :
una portiera
potrebbe aprirsi all’improvviso. Un’attenzione particolare ai binari
del tram,soprattutto
se viaggiate su ruote da corsa : sembrano fatte apposta per infilarcisi.
Per
quanto riguarda il caschetto,
esistono in commercio modelli che offrono un’eccellente protezione pur essendo
leggeri. Sono rivestiti da una calotta che non assorbe l’impatto, ma che
protegge dall’urto. Hanno aperture per la ventilazione, che permettono
l’entrata di aria fresca e l’uscita di quella calda dalla parte posteriore.
L’interno è in polistirolo espanso e serve per assorbire l’energia cinetica
prodotta dall’impatto. Il cinghietto non deve essere troppo lento, per evitare
che il casco possa sfilarsi in caso di caduta. Quando la temperatura è elevata,
il casco, per leggero che sia, è comunque fastidioso. In ogni caso portatelo
con voi e indossatelo almeno nei tratti più pericolosi.
Come uscire con la bicicletta e riuscire a riportarla a casa
Di
un antifurto
non
se ne può fare a meno, perché i ladri di biciclette non sono soltanto un
ricordo neorealista. Un antifurto ad arco
è indiscutibilmente la soluzione migliore, anche se ha l’inconveniente del
peso e del fatto che non sempre consente di bloccare la bicicletta ad elementi
fissi quali pali, alberi, cancellate
o le apposite (e in Italia rarissime) “rastrelliere”.
In alternativa si può adottare un cavo flessibile in acciaio. Comunque non
esiste antifurto in grado di resistere ad un ladro veramente deciso e attrezzato
che possa agire indisturbato. Per questo non conviene abbandonare la bici in
luoghi isolati per molto tempo.
-
Portate sempre con voi una chiave di scorta del lucchetto.
-
Prima di allontanarvi dalla bici, portate via tutto ciò che può essere
facilmente rimosso ( computer, fari a pila...).
da Luigi Bairo, Bella Bici, Stampa Alternativa ©
L’antifurto a “U” è più pesante rispetto ai cavetti d’acciaio, ma è più efficace. Dispone dell’apposito supporto da fissare al telaio.
Ecco le soluzioni antifurto adottate dai famosi messengers di New York nel racconto di Giovanna Bonazzi.
Dopo
una notte passata per locali, la mattina seguente non ci siamo svegliati
prestissimo, ma ci siamo messi alla ricerca dei famosi messenger di NY per
capire cosa fanno e indagare su tutte le tecnologie da loro applicate per non
farsi rubare alcun pezzo della bici. La più tipica è il catenone dello
spessore di un mignolo che a volte mettono nello zainetto, ma più spesso
intorno alla vita come una cintura. Il lucchetto che usano serve da noi per
chiudere le saracinesche di una gioielleria. La sella è assicurata al telaio
tramite un pezzo di catena per bici riammagliata e tutto il telaio è ricoperto
di camera d’aria e di gomma: forse per colorare e personalizzare il tutto.
Alcune bici hanno dei portapacchi che assomigliano a delle ceste, assicurate al
manubrio con del fil di ferro. Uno dei ritrovati più interessanti è il sistema
adottato per non farsi rubare le ruote. I più saggi hanno i vecchi bulloni al
posto dei bloccaggi rapidi, chi ha invece il sistema più moderno per poter
levare la ruota mette una fascetta a vite che normalmente si utilizza sulle
canne dell’acqua, e fissa la leva del bloccaggio anteriormente allo stelo
della forcella e posteriormente al forcellino del telaio.
Nel frastuono della città il campanello non ha molta ragione di esistere e c’è
allora chi ha messo nel portaborraccia una bottiglietta di plastica che funge da
bomboletta d’aria, collegata a una trombetta con un tubicino. Con un semplice
pulsante aziona il tutto: un po’ ingombrante ma molto efficace.
I messenger più messenger girano senza freni. Hanno solo a disposizione il
contropedale e il crocifisso che hanno al collo. Il manubrio è da corsa girato
all’insù e poi tagliato: il risultato è un manubrio tipo crono a corna di
bue. E non hanno cambi, la loro sembra un po’ la bici di Moser quando ha fatto
il record dell’ora, senza però la ruota lenticolare. Qualcuno fissa sul
manubrio una piccola bussola. Quasi tutti girano con il casco e c’è anche chi
lo porta integrale con la mentoniera. Molti hanno applicato sul casco dei
piccoli specchietti retrovisori che sembrano delle antenne, oltre a un pezzo di
plexiglass trasparente che funge da visiera. Spesso sotto portano il berrettino
da baseball.
Ciclisti per caso,
nella Grande Mela
di Giovanna Bonazzi, dalle pagine de
Utilissime informazioni riguardanti la sicurezza metropolitana su pedali e la protezione della bici dai ladri le trovate su Transport.Bicycle , bel sito newyorchese curato da Daniel Convissor. In inglese.
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