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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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RECENSIONE DEL LIBRO DI ERIC KANDEL

"L'ETA' DELL'INCONSCIO. Arte, mente e cervello dalla grande 

Vienna ai nostri giorni"

 

 

 

 Recensione di Michele Dantini



Titolo:  L'ETA' DELL'INCONSCIO. ARTE, MENTE E CERVELLO DALLA GRANDE VIENNA AI NOSTRI GIORNI

Autore:  Eric Kandel

Casa editrice: Raffaello Cortina

Anno di pubblicazione: 2012

Pagine: 622

 

Questa recensione è stata originariamente pubblicata sul numero 3 anno XXX de "L'Indice dei libri del Mese" ( http://www.lindiceonline.com ). Si ringrazia l'autore della recensione per la sua gentile disponibilità ad averne autorizzato la ripubblicazione su Frenis Zero. Michele Dantini insegna storia dell'arte contemporanea all'Università del Piemonte Orientale.

 

 


 


 

            

 

 

  

 

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

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Ultima uscita/New issue:

AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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The Age of Insight, titolo traducibile forse come “L’età della visione” o persino “L’età della veggenza”, è un libro con molte narrazioni al suo interno. È un trattato scientifico scritto da uno scienziato tra i più insigni nell’ambito della neuroestetica, Erich Kandel, premio Nobel per la medicina nel 2000 per le sue ricerche sulla base biologica della memoria. È un’ammirata ricognizione nei territori dell’arte e della creatività. È infine “tempo ritrovato”: giunto in tarda età, Kandel rievoca la Vienna della sua giovinezza e dedica un grandioso omaggio agli artisti, agli scienziati, agli storici dell’arte che hanno fatto grande la capitale dell’impero asburgico tra la fine dell’Ottocento e l’annessione tedesca.

Il punto di vista di Kandel è decisamente situato per quanto riguarda l’arte e lo studio dell’arte: si inscrive nel concetto di scienza dell’arte maturato da storici della Scuola di Vienna. Determinate assunzioni gestaltiche appaiono confermate dalle recenti acquisizioni della biologia della mente e Kandel insegue il proposito di enucleare e catalogare gli “universali” della visione, anche se questi gli appaiono cablati nelle strutture neurali. Riesce particolarmente persuasivo, nello svelarci i misteri della creatività, quando passa a considerare i repertori di schemi, diagrammi, proto-immagini di cui il nostro cervello dispone e di cui si serve con prodigiosa rapidità per comparare e “riconoscere” le forme della percezione.

La principale tesi storiografica è la seguente: a Vienna attorno alla fine dell’Ottocento si crea un’enclave culturale a suo modo irripetibile, caratterizzata dal salotto come luogo di incontro tra competenze e saperi diversi. A differenza di quanto accade a Parigi o a Berlino, dove le cerchie non si uniscono, nella capitale austroungarica medici e musicisti, artisti e letterati si scambiano esperienze o prospettive di ricerca nel corso di incontri informali a casa delle grandi dame della città. La facoltà di medicina conferisce un impulso eminente alla vita culturale viennese per l’enfasi che i suoi luminari pongono sull’esperienza anatomo-patologica e il partito preso sperimentale. Il medico, si insegna, non dovrà limitarsi alla pratica clinica. Sia Freud che Schnitzler sono allievi della facoltà, e Kandel trova nell’uno e nell’altro l’esigenza di spingersi oltre e al di sotto delle apparenze, di investigare il comportamento umano senza considerazioni di decoro, opportunità o cautela. Sappiamo come erotismo e sessualità si riveleranno campi fertili di indagine per lo psicoanalista e lo scienziato, e come l’inibizione o la deviazione del desiderio sarà considerata dai due, in modi diversi eppure analoghi, origine del disturbo psicologico.

Anche per i pittori viennesi del tempo la sessualità è ambito privilegiato di indagine, e Kandel dedica pagine appassionate agli artisti prediletti, Klimt, Schiele, Kokoschka. L’acuta percezione dell’artificiosità delle convenzioni sociali o dei modelli culturali di costruzione del gender spinge Klimt a erotizzare in misura inedita il corpo femminile, a interrogarne desideri irriconducibili ai ruoli sociali autorizzati di vergine, moglie e madre. Un’estrema necessità di provocazione sorregge pure l’attività di Schiele e Kokoschka: la percezione del disagio “culturale” si manifesta nelle loro opere in modo persino più disturbante che in Klimt, attraverso l’evocazione di patologie mentali e la pratica dell’autoritratto inteso come disvelamento schizoide. Kandel tralascia riferimenti storici e iconografici che avrebbero forse potuto rendere meno incomparabile l’“espressionismo” viennese: è evidente che le immagini di Schiele erotomane e onanista sono variazioni sul tema düreriano dell’Ecce Homo, e come tali, nella cornice di una precisa convenzione iconografica, dovrebbero essere interpretate. O che l’interesse per la raffigurazione del rapporto tra artista e modella, sempre in Schiele, rimanda a una precisa tradizione artistico-letteraria e contiene ammonimenti moraleggianti (sulla necessità della sublimazione). Anche una più pronunciata distanza dal paradigma evoluzionistico della storia dell’arte avrebbe giovato: episodi circoscritti o nomi isolati sono talvolta privilegiati in modi sovrastorici. Resta tuttavia che gli artisti considerati, nel testo di Kandel, assolvono a un compito irripetibile: sperimentali, introspettivi e inclini alla riduzione, Klimt, Schiele e Kokoschka rendono trasparenti gli “universali” della visione portandoli come ad affiorare.

I bambini piccoli riconoscono di trovarsi in presenza di un volto dalla semplice percezione dell’ovale. Esplorano occhi e bocca senza interessarsi troppo del resto. Oppure interrogano con lo sguardo le mani della persona per coglierne stati d’animo e decidere se rimanere quieti o allarmarsi. Con pari selettività, Klimt, Schiele o Kokoschka tralasciano deliberatamente una grande quantità di dettagli figurativi per concentrarsi sull’essenziale e restituire l’interiorità della persona rappresentata. Sono neuroscienziati? Certo no, sostiene Kandel, ma la diffusione di pratiche sperimentali e il primato delle scienze medico-biologiche desta in loro un’attenzione senza precedenti per psicologia, fisiologia e corpo nudo.

Distacchiamoci dal piano storico-artistico per soffermarci sulle prospettive neuroestetiche di specifica competenza dell’autore. Il volume ha grande utilità per lo storico dell’arte e aiuta a mettere a fuoco i contorni di una disciplina radicata nel “visivo”. Il processo di elaborazione ottica è di enorme complessità. A tutta prima il mondo esterno (o un quadro di tradizione, che costituisce una sorta di modello dell’universo sensibile) si presenta come una congerie indifferenziata di stimoli e impulsi riluttanti all’organizzazione sintattica. Dove stabilire contorni, come “completare” immaginativamente corpi o oggetti in parte nascosti da ostacoli visuali, come percepire la costanza di un corpo in movimento? Sono domande a cui la mente risponde sperimentando schemi visivi, abbozzi di figura, ipotesi visuali cablate e disponibili in memoria. Il processo della visione è scomponibile in due momenti dinamicamente complementari. Lo stimolo visivo colpisce la retina e avvia una serie di elaborazionibottomup, vale a dire “dal basso verso l’alto”, dalla periferia percettiva alle regioni corticali, dalla retina alla corteccia. Nello stesso tempo hanno luogo elaborazioni inverse, “dall’alto verso il basso” o topdown. Senza gli “schemi” percettivi cablati nelle reti neurali e le immagini in memoria non riusciremmo a identificare gli oggetti né a fissare le invarianze spaziali, luministico-cromatiche e temporali. In breve: non riconosceremmo alcunché se già non conoscessimo almeno in parte.

Nel tentativo di interpretare un’immagine e dare a essa un significato plausibile, lo storico dell’arte ricorre a repertori, a gallerie di immagini memorizzate. Stabilisce confronti, intavola discussioni, scarta, adotta e seleziona. Ricompone famiglie iconografiche. Il processo è solo in piccola parte conscio, per lo più avviene in assenza della volontà e del cono di luce dell’attenzione. Le neuroscienze ci dicono che l’interprete non è in grado di comprendere e restituire con acutezza, sia pure nel modo intuitivo che Kandel descrive nel modo più affascinante, se non dispone di un’ampia familiarità con l’arte di ogni tempo e luogo.

Determinate acquisizioni sembrano caricarsi di rilevanti implicazioni critico-istituzionali. The Age of Insight è un’ampia ricerca sulla biologia della creatività. Kandel accoglie e integra le più recenti scoperte sul funzionamento della mente artistica e contribuisce a sua volta a esplorare quanto, sino a un recente passato era ignorato o, peggio, distanziato come patologia. Il riconoscimento dell’importanza del “pensiero divergente” è tra le più importanti conquiste delle scienze della mente, ed è destinato a produrre concrete iniziative di tutela e promozione della creatività. Gli emisferi destro e sinistro collaborano in modi molteplici e diramati. Poggiano ognuno su una propria specializzazione. Potremmo dire che il sinistro è dedito ad attività di controllo logico-linguistico e sovraintende alle routine, l’emisfero destro è invece orientato a intuizione e scoperta. Appare pertinente parlare di competizione tra emisferi più che di cooperazione. L’equilibrio è instabile: un’eccessiva attività dell’emisfero sinistro, descrivibile in termini di “stress da lavoro”, inibisce l’emisfero destro e pregiudica la “riconnessione neurale” che noi chiamiamo “creatività”. La predominanza del destro, se disequilibrata, porta invece a “esplosioni” di creatività desocializzata, come nel caso di persone che hanno subito lesioni o di savants autistici. I momenti davvero creativi, i “momenti Eureka” celebrati dagli scienziati, presuppongono un’interazione potenziata tra i due emisferi e hanno luogo in seguito a fasi di rilassamento e distensione profondi, in cui ci distogliamo dal problema che ci occupa e ci dedichiamo ad altro. In altre parole: contesti ipercompetitivi attraversati da sollecitazioni costanti e ripetitive congiurano contro il “momento Eureka”, e possono impedirlo per sempre. L’attuale sistema dell’arte o gli ambienti multitasking praticati in modo inesperto ci appaiono, se considerati dal punto di vista delle neuroscienze, sotto una luce meno entusiasmante.


   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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