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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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 Frenis Zero  Publisher

      

RECENSIONE DEL LIBRO A CURA DI AMBRA CUSIN E

 GIUSEPPE LEO

"PSICOANALISI E LUOGHI DELLA NEGAZIONE"

 

 

 

 Recensione di Carla Weber

 

Psicoanalisi e luoghi della negazione

Titolo:  PSICOANALISI E LUOGHI DELLA NEGAZIONE

Autori:   J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati, G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini

Casa editrice: Edizioni Frenis Zero

Anno di pubblicazione: 2011

Pagine: 400

 

Questa recensione è destinata alla pubblicazione sulla rivista "L'Educazione Sentimentale" che si ringrazia per la gentile concessione alla pubblicazione su Frenis Zero.

Carla Weber è psicologa, psicoterapeuta ad indirizzo psicosocioanalitico. Vive e lavora a Trento

 

 


 


 

            

 

 

  

 

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

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EDIZIONI FRENIS ZERO

 

Ultima uscita/New issue:

AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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La realtà editoriale Frenis Zero ci propone questo secondo libro (il primo era Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria), affermando una linea di studio e ricerca in psicoanalisi che mette alla prova i paradigmi della disciplina nell’esplorare il legame profondo trafenomeni psichici e fenomeni sociali, a partire dall’ipotesi che i primi non possono essere trattati senza connetterli ai secondi. Non si tratta di confondere psicologia e sociologia per occuparsi delle zone di confine tra le due discipline ma di esplorare la natura di specifici costrutti psicoanalitici, in questo caso quelli di negazione, rimozione, diniego, rigetto attraverso approfondite analisi dei casi clinici e delle storie narrate da soggetti vissuti in contesti traumatici e nei sistemi totalitari.

Il libro, curato da Ambra Cusin e Giuseppe Leo, è molto ricco di proposte, poiché declina i contributi degli eminenti psicoanalisti che hanno partecipato al convegno di Lecce del 30 ottobre 2010, Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e i luoghi della negazione, con altri scritti che erano stati pubblicati nella rivista on line e ora vengono rimessi proficuamente in dialogo con i temi aperti. Ci si trova tra le mani un testo che invita a continuare la riflessione e la ricerca nel confronto con altrigruppi di studio e nella propria pratica psicoterapeutica. Bion negli ultimi dei seminari in Sud-America aveva dichiarato che la psicoanalisi non poteva che essere una psycho-social-analysis, riconoscendo ineliminabile nella realizzazione psichica del soggetto “il conflitto tra narcisismo e socialismo”.

Ben tredici contributori si confrontano sulla presenza silente e ignota di traumi che l’azione psicoanalitica e psicoterapeutica può trasformare e portare alla parola solo accedendo alla memoria presimbolica, transculturale e transgenerazionale del soggetto. Le tesi sostenute e le esperienze narrate sono quelle di psicoanalisti che si sono distinti per originalità e fruttuose intuizioni riguardo alle declinazioni dei concetti di legame, di ambiguità e delle ipotesi che cercano di differenziare unafenomenologia del negativo, così difficili da afferrare, da pensare e utilizzare nella clinica. Le storie dei pazienti permettono di cogliere la complessità carsica e silenziosa di fenomeni psichici individuali e collettivi che non riguardano solo il passato e l’elaborazione della vergogna per leatrocità perpetuate e taciute, ma anche il presente, in forme che possono non essere sufficientemente riconosciute e combattute. Il libro ha il valore di un richiamo alla vigilanza rispetto agli impedimenti incorporati inconsciamente nelle relazioni familiari, sociali e istituzionali che possono ostacolare la libertà e il diritto di pensare, di conoscere. La psicoanalisi può assumere il potere e la responsabilità di un sapere e di una tecnica in grado di riconoscere e mobilitare i processi trasformativi capaci di portare alla coscienza ciò che ancora non ha parola. La via è quella del corpo e dei suoi sintomi che possono far emergere il luogo dove la scissione e la negazione si sono incardinate, esprimendosi in un male oscuro autodistruttivo e collusivo con le forze distruttive esterne. Scissione e negazione permettono di vivere nelle contraddizioni, non collegando i fatti e i  dati di realtà. Il caso di Miriam proposto da Ambra Cusin, emblematico per il “vivere nel nascondimento” fino a 67 anni ci fa pensare a quanto entri nella normalità delle nostre vite quel modo di vivere la sicurezza della propria quotidianità “mentre” altri spariscono e muoiono. Emerge la rilevanza del patto denegativo con il gruppo familiare, i gruppi sociali e i poteri istituzionali nel rendere attivi alcuni aspetti perversi di personalità a scapito di altri che hanno a che fare più con una morte psichica che con la vita. Accanto a questo ignorare /scindere in un processo denegativo quello che è sempre stato presente nella vita di una persona in modo silente, quale esperienza priva linguaggio simbolico, in un vuoto di significazione di quanto accade sotto i propri occhi, il corpoporta nella relazione i segni del trauma non ancora conosciuto e apre, anche a lunga distanza, la via dell’interrogazione. È una via che sconvolge ed espone alla perdita delle sicurezze conquistate, alla messa in discussione dell’immagine e dell’idea di sé, ma che ad un certo momento conquistando una soglia di maggiore capacità psichica urge e chiede verità. “Traballano le mie certezze e poco importa: non voglio morire di vergogna, ma di verità. Qualunque essa sia”, dice un’anziana donna turca (p.242) richiamando con la sua originale voce il sentimento che sta alla base della conoscenza che dà esistenza e libertà, collega al dato di realtà, permette di riconoscersi nell’essere riconosciuti.

Accade, così, che i soggetti vittime di violenze, abusi, segregazioni, epurazioni, genocidi riescano in una relazione psicoterapeutica ad accedere ai dolorosi percorsi di significazione. Si osserva, allora, quanto il lavoro clinico debba misurarsi rispetto al contenimento che sa offrire, anche nel rispetto del valore salvifico del “nascondimento” (una parola concava secondo Miriam Cusin; p.17), quale contenitore di trasformazione dei contenuti mentali che può divenire utile per trasformazioni successive. Poiché le funzioni di copertura sono anche funzioni di protezione, necessarie alla sicurezza del paziente nella stessa relazione psicoterapeutica, gli psicoterapeuti vengono chiamati ad approfondire la personale formazione analitica per non praticare inconsciamente lo stesso diniego. Dare protezione trasformativa, non omertosa, richiede allo psicoterapeuta una sintonizzazione emotiva che sostenga nel contatto vivo della propria presenza la drammaticità direlazioni in cui “il terrore senza nome” è stato la normalità. A lungo si può sostare nell’incapacità di “collegare singoli ricordi spezzettati” che “la violenza dei potenti dinieghi aveva mantenuto tra loro rigorosamente separati per tanti anni” (p.11), incapaci di accedere a quel “perché” fino a quel momento privo di senso, normalizzato nella catena dei silenzi e delle collusioni difensive, assoggettate alle routine ripetitive ed esproprianti della stessa capacità di pensare.

Gli psicoanalisti coinvolti nel dibattito che ha dato origine al libro, non si limitano però ad interrogarsi riguardo all’appropriatezza della tecnica psicoanalitica a fronte dei potenti sistemi di diniego presenti nei soggetti in cura, ma includono nell’analisi e nella ricerca le operazioni difensive messe in atto tacitamente dalla stessa istituzione psicoanalitica e si interrogano sul coraggio degli analisti e psicoterapeuti di entrare in spazi psichici frustranti e disturbanti della relazione transferale e controtransferale. Sono operazioni difensive non immediatamentericonoscibili, a volte intellettualizzate nel riscontro di elementi di incompatibilità con la propria formazione, altre volte evitate per la presenza di emozioni intollerabili, non sopportabili nella reciprocità delle identificazioni proiettive con il paziente. Sembra dunque l’amore per la verità a guidare la ricerca in corso di studiosi che hanno messo in gioco anche le loro esperienze personali, come Altounian, Amati Sas, Avakian, Cusin, Janigro, Resnik, Sebek, Tarantini. Essi testimoniano una ricerca che ha prima di tutto il compito di rompere il silenzio, l’anonimato, l’omertà, la collusione, il conformismo anche all’interno della psicoanalisi, in quanto istituzione che lavora sulla memoria, porta alla coscienza l’inconscio, organizza il sapere e la conoscenza riguardo agliindicibili e indecidibili fenomeni dell’esperienza umana. Conoscenza e libertà vanno insieme se lo scopo è quello di una vita psichica creativa, responsabilmente attiva nelle relazioni interne ed esterne con gli altri e nel mondo.

Non sono solo storie del passato o storie geograficamente delimitate quelle narrate nel libro, ma sono storie che richiamando fenomeni attuali della stessa natura, esito di un mondo globalizzato, che prospera sulla disuguaglianza dei beni, la violazione dei diritti di molti e l’abuso delle risorse collettive. Poteri finanziari, lobbistici e malavitosi propongono altre forme di totalitarismo, mediate dall’informatizzazione della comunicazione e dalle reti o spazi virtuali che moltiplicano il reale, locostruiscono e lo alienano saturando lo spazio della comunicazione. L’esposizione all’informazione mediatica di tanti drammi collettivi, atti terroristici, violenze, catastrofi attiva diverse forme di difesa dai vissuti angosciosi fino all’affermarsi dell’indifferenza sociale. Da questo punto di vista Frenis Zero con i convegni di Lecce contrasta apertamente ogni forma di silenzio e apre un luogo fisico al confronto. Psicoanalisi, psicolinguistica, neuroscienze vengono sollecitate ad individuare ipotesi interpretative e connessioni tra le esperienze professionali e le testimonianze. Ne emerge un testo che raccoglie materiali di lavoro seguendo più fenomenologie lungo tre assi (Cusin, p.20): l’omertà e l’anonimato, i gruppi transculturali e la dimensione geopolitica. Il libro riprende i contenuti in forma diretta, non troppo sistematizzata, ma ben introdotta dai curatori, permettendo al lettore un movimento proprio di esplorazione tra le sezioni: «Negazione e omertà nel campo analitico e istituzionale», «Negazione e ideologia», «Ambiguità, trauma e transcultura». Alla base si coglie il progetto di perseguire l’autonomia scientifica della psicoanalisi, per accrescerne il suo valore etico e politico (per una psicoanalisi pro individuo e pro società, secondo l’insegnamento di Luigi Pagliarani). Tale orientamento si rende necessario in un tempo in cui le istanze di mediazione tra i soggetti e la società divengono sempre più carenti e al soggetto viene addebitata ogni responsabilità. Anche un altro convegno, che si è realizzato a Napoli il 5 e 6 novembre 2010: “Le figure del vuoto. I sintomi della contemporaneità”, e i cui atti sono stati pubblicati a marzo da Borla (Quaderni CNP, 4, 2012), ha messo a confronto la psicoanalisi con psicopatologie definite nuove emergenze individuali e sociali per una fenomenologia clinica “a-rappresentazionale”.

In questo libro sono le fenomenologie della negazione, della scissione, del diniego e del rigetto di parti di realtà psichica e di realtà esterna, nella difesa da invasioni angosciose da parte di emozioni intollerabili, ad essere oggetto di avanzamento scientifico. Ripercorrendo l’utilizzazione clinica dei differenti concetti freudiani Verneinung, Verleugnung, Verwerfung,Verdrängung, e le variazioni introdotte dalle traduzioni in inglese, francese, italiano, Giuseppe Leo documenta le difficoltà che intervengono nel pensarli e nel praticare un confronto tra professionisti riguardo all’applicazione nella clinica. Lo stesso accade per concetti simili e diversi come quelli bioniani relativi agli “attacchi al legame” e proposti da termini quali denial, rejection; l’uso del concetto neuropsicologico dineglect; e, ancora, per quelli degli psicoanalisti francesi di forclusione di(Lacan) e di patto denegativo nelle “alleanze inconsce” (Kaës). È rilevante, inoltre, la distinzione che viene fatta riguardo alle sintomatologie del negativo (negazione, diniego, rigetto) rispetto a quella sicuramente più nota di rimozione, quale psicodinamica rivolta alla soppressione diun’istanza pulsionale. I sistemi difensivi orientati alla negazione dei significati, al rigetto di percezioni, denegativi della realtà psichica e della realtà esterna risultano essere, invece, soprattutto invalidanti dello sviluppo del pensiero e della capacità di apprendimento, un vero e proprio attacco alla capacità di pensare, alla qualità specifica della nostra distinzione umana. Il richiamo alla conoscenza e alla ricerca di verità in presenza di fenomeni che negano i significati della realtà o disconoscono componenti psichiche interne che non possono essere tollerate, sembra essere in primo luogo un appello al coinvolgimento, all’inclusione nel processo di conoscenza mentre si avverte la pressione di altre forze che inglobano, confondono, bloccano la dinamica dialogica dentro/fuori, io/altro.

Il libro mette a confronto con la potenza dell’insegnamento di Bion che ha elaborato originalmente i contributi di Freud e Melanie Klein con le esperienze fatte in guerra e con i gruppi clinici di reduci traumatizzati. Quello che egli ha trovato sviluppando le interrogazioni che nascevano nel lavoro con quei gruppi continua a mostrare la pregnanza euristica di una fenomenologia complessa in cui si compongono e si modificano legami in contesti relazionali dinamici intra e inter-psichici in relazione all’autorità e ad un compito di lavoro. Allo stesso modo vengono dibattute nel testo ledinamiche angosciose relative all’appartenenza e alla creatività nelle istituzioni sociali, riprendendo il contributo dell’inglese Elliot Jaques, diffuso in Italia da Luigi Pagliarani. Salomon Resnik mette in evidenza il valore di una relazione psicoterapeutica che possa essere un “confrontarsi da persona a persona” (p. 158) e che sviluppi sinergia tra transfert e controtransfert istituzionale, qualificando il tranfert nella doppia dimensione di transfert ecologico e transfert etologico (p. 172). Ambra Cusin proponendo il tema delle emigrazioni e delle angosce a cui i migranti sono esposti trova in Kaës (1994, p.XVIII) l’indicazione di un passaggio necessario per lo psicoanalista, quello di riconoscere la natura e l’origine di traumi che “non possono essere metabolizzati e simbolizzati nella psiche” fuori dal campo intrapsichico. L’autrice sottolinea: “è necessario fornire al paziente non solo la possibilità di una visione binoculare (e dunque tridimensionale), ma una visione multidimensionaleche metta in moto un processo di coscientizzazione, ma soprattutto attivi dei vissuti emotivi, molto intensi e proficui” (p.190). Particolarmente interessante e incisivo per la sua chiarezza è il contributo di Silvia Amati Sas per l’attenzione posta alla dimensione della transculturalità qualetema di grande attualità e per la sua scoperta nella clinica della presenza di un “oggetto da salvare”, per poter continuare a funzionare psichicamente a fronte di situazioni di estrema violenza politica.

La psicoanalista argentina elabora l’apporto teorico di Bleger (1992) riguardo alla “psicodinamica della depositazione degli aspetti indifferenziati del sé nel mondo esterno” per approfondire la posizione ambigua, quale modalità di difesa dalla paura dell’indifferenziazione (p.317) e porta la riflessione sull’“indifferenziazione dalla massa” che possiamo sperimentare noi stessi nell’affermarsi di una forte tendenza a non reagire, a lasciar perdere, all’abituarci a cose negative, aun’anestesia al senso di catastrofe (p.325). L’apporto di Françoise Sironi prosegue il discorso nel collegare le sofferenze psichiche al contesto storico e politico riferendosi ad una pratica clinica dall’approccio geopolitico per non correre il rischio di indurre una psicopatologia iatrogena con il trattamento psicoterapeutico (p.351). Gli ostacoli affettivi e cognitivi ad accogliere la nostra condizione esistenziale planetaria, mentre planetari lo siamo già, è forse il contenitore più ampio dei vincoli e delle possibilità della nostra individuazione, il luogo dove l’infinitamente micro delle nostre dinamiche interiori più profonde cerca la via per comporsi e saldarsi con un mondo macro che possiamo anche sentire troppo grande per contenerci, ma è il mondo in cui viviamo. Questo libro ci pone di fronte alla domanda riguardante il ruolo e la funzione che la psicoanalisi può svolgere per sostenere questo impegnativo attraversamento.


   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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