Spazio Rosenthal. Tra psicoanalisi e
femminile (a cura di Laura Montani)
Frenis
Zero
Publisher
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BION
E IL MITO
Dalla
vendetta come agito (- a) al processo come trasformazione (+a)
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di Franca
Amione e Ambra Cusin
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Questo lavoro è stato originariamente presentato dalle autrici al
Convegno "Bion 2008: Second Thoughts. Funzione Alfa e
Cambiamento Catastrofico", tenutosi a Roma dal 31 gennaio al 3
febbraio 2008. Una versione inglese dello stesso articolo, tradotto
da Teresa Ngigi è disponibile nel sito "Thalassa. Portolano of
Psychoanalysis" ( http://web.tiscali.it/frenis0
).
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Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853
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"Frenis Zero"
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Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S.
Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L.
Tarantini, A. Zurolo.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
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AA.VV., Psychoanalysis
and its Borders, a cura di
G. Leo (Editor)
Writings by: J. Altounian, P.
Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P.
Jimenez, O.F. Kernberg, S. Resnik.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
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"Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A.
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Cusin, N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A.
Sabatini Scalmati, G. Schneider, M. Šebek,
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Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo
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Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y.
Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M.
Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth
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ISBN: 978-88-903710-2-8
Anno/Year: 2010
Pages: 520
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"Vite soffiate. I vinti della
psicoanalisi" di Giuseppe Leo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Edizione: 2a
ISBN: 978-88-903710-5-9
Anno/Year: 2011
Prezzo/Price: € 34,00
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"La Psicoanalisi e i suoi
confini" edited by Giuseppe Leo
Writings by: J.
Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D.
Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik
Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini
ISBN: 978-88-340155-7-5
Anno/Year: 2009
Pages: 224
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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi
Confini"
Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.
Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas,
Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.
Publisher: Schena Editore
ISBN 88-8229-567-2
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L’interesse
per questo lavoro parte da una sollecitazione che ci viene da Bion 1
stesso
che ha sottolineato l’importanza dell’uso del mito come “modello
atto alla investigazione
o costruzione cognitiva”.
Come
analisti, nella stanza di analisi, siamo soli di fronte ad un universo
di stimoli, percezioni,
sensazioni, immagini che il paziente trasmette e produce in noi.
Questo caos di oggetti
rientra difficilmente in una teoria quando questa occupa la scena con tutto
il suo peso e le sue implicazioni, per questo è importante che l’analista
“usi la sua immaginazione
( mito)2
e osi provare ad articolarla…”.
Desideriamo
fare alcune osservazioni sul lavoro clinico attraverso l’uso di un
mito e in
particolare quello delle Erinni trasformate in Eumenidi 3,
con l’ipotesi di stimolare una
riflessione sulle possibili trasformazioni su quanto può accadere
nella struttura mentale
del paziente, così come in quella dell’analista.
Il
mito ha la capacità di stimolare, produrre immagini, crearne di
nuove, trasformare
emozioni indicibili in racconti, in opere d’arte, dare un senso e
produrre conoscenza
attorno alla natura umana, alla sua complessità, ai suoi aspetti più
contradditori ed
incomprensibili quali la violenza, la crudeltà, l’orrore; ogni
civiltà ha saputo
dimostrare di possedere un’innata capacità di raccontare, e quindi
di poter conoscere
attraverso la mitopoiesi, le diverse sfaccettature della propria
realtà sociale, naturale
e storica.
“Gli
uomini tutti hanno partecipato a narrare il mito” dice Siracusano 4,
il mito nasce per
essere raccontato e la parola nel mito ha una grande importanza, come
del resto nell’analisi,
dove la parola è un dei cardini su cui verte la cura. Il paziente ci racconta
qualcosa di sé, il suo mito personale, un racconto a volte strano con
diverse versioni, che
può essere visto con sguardi prospettici diversi, dando al medesimo tridimensionalità
laddove, a volte, regna la bidimensionalità, la piattezza della noia
di racconti senza
sentimento, senza anima.
L’analisi
stessa ha il compito di ampliare la pensabilità e il mito risponde a
questa esigenza perché,
con le sue svariate e contraddittorie versioni, permette alla mente di
raccontarsi 5,
nel suo funzionamento e descrivere la sua organizzazione. Il paziente
a volte parla in
maniera oracolare, con responsi che non sono chiari neanche a lui
stesso, che porta in
analisi per essere interpretati, ma non come una verità assoluta,
perché questo porterebbe
alla catastrofe, come accade ad Edipo, ma come qualcosa che necessita
di tempo e dello svolgersi della storia, per acquisire forma e senso.
Ad
una narrazione ne segue un’ altra e un’ altra ancora, finché il
tutto diviene una
concatenazione con una sua logica che, per il paziente e l’analista
insieme, diviene “il
mito” di quel paziente. Ed è lì che l’analisi può evolvere
verso ulteriori narrazioni
fino al prossimo salto epistemologico che permette un insight nella
forma del mito.
A
volte le storie che ci raccontano i pazienti sono così contorte ed
incomprensibili che ci
perdiamo. In questo viaggio verso l’ignoto, che è ogni analisi,
Bion ci suggerisce di
utilizzare il mito 6,
e noi aggiungiamo, usare il mito come una bussola, un modello per
comprendere, per orientarsi.
L’attenzione
alla forma narrativa, come modalità di costruzione degli eventi soggettivi
e gruppali, rende evidente come nel racconto vi può essere molto di
più della semplice
mimesi di azione ed avvenimenti. La forma narrativa permette di
attuare una manipolazione
della struttura del reale, di smontare e indagare i modi di
connessione degli eventi,
costruire mondi alternativi indietro verso i miti arcaici o avanti
verso utopie felici o
universi carichi di angoscia. Nasce così un nuovo atteggiamento verso
il mondo del mito, che si
registra nel termine mito-logia, in cui sono coniugati imprescindibilmente
i due concetti di irrazionale/mithos e di razionale/logos 7.
La
nostra libera associazione con queste parole, va all’hic et nunc
della seduta analitica
come luogo del tempo sospeso, al concetto di coazione a ripetere come
riattualizzazione.
Come
nella seduta di analisi la ri-attualizzazione non rimane una semplice coazione
a ripetere, ma si trasforma in una relazione vissuta, colorata dagli
elementi transferali qui
ed ora, così grazie alla drammatizzazione del mito, l’immobilità dell’accaduto
si trasforma nel sistema dinamico e dialettico dell’accadere nella rappresentazione
scenica .
Come
un regista che mette in scena un mito, interpretandolo attraverso
il suo sguardo, la sua mente, così il paziente mette in scena per l’analista
il proprio mito e a sua
volta l’analista, come spettatore partecipe, vive le emozioni collegate
al racconto creando le proprie immagini in continui rimandi con l’analizzato.
Rimandi
che arricchiscono il mito di nuove, e sempre più complesse,
caoticamente creative,
versioni.
Vediamo
dunque un mito e seguendo l’indicazione di Bion associamo
liberamente ad esso.
Ci
è sembrato che il mito della ghenos degli Atridi, trasposto nell’Orestea
di Eschilo, possa essere
utilizzato per comprendere ciò che avviene nella seduta quando il paziente,
con dolore e a fatica, rinuncia ai propri abituali meccanismi
vendicativi e punitivi
per accogliere la capacità, verso di sé e verso gli altri, di
accettare, perdonare, comprendere,
rinunciando a rimanere nel rancore e nel desiderio/obbligo di
vendicarsi, di punire l’offesa.
Nella
tragedia delle Eumenidi, vediamo come si passa da una legge arcaica,
fatta di pura pulsione,
vendicativa, sanguinaria, rappresentata dalle Erinni, alla legge
gestita e regolata dall’uomo.
Forse una legge non perfetta, ma meno frutto di proiezioni quanto piuttosto
di un diritto, uguale per tutti ed esercitato a maggioranza di voti.
Sarà con la mediazione
di Athena e l’appoggio testimoniale di Apollo, che rappresentano la ragione,
la riflessione, la capacità elaborativa, la capacità di negoziare,
ma anche l’abilità
politica, che si passa ad una legge umana, elastica, organizzata,
equilibrata, capace di
comprensione condivisa.
Tale
tragedia sembra quindi segnare il passaggio dal pensiero primario a
quello secondario, in una
formulazione mitica.
Le
Erinni/Eumenidi paiono riproporre la personificazione dell’Es:
infatti sono le più
antiche divinità del Pantheon ellenico, forze primitive che non
riconoscono l’autorità
degli dei, non hanno altra legge se non la propria; la loro funzione
è vendicare i crimini,
contro le madri in particolare, facendo impazzire l’omicida e tutelando
così l’ordine sociale, ma sono anche la personificazione di un
Super- Io sadico,
arcaico. In Oreste possiamo intravedere la rappresentazione dell’Io.
In Athena, nata dalla
testa di Zeus, funzione paterna differenziante, la raffigurazione di
un femminile svincolato
dalla dialettica fusionale e schizo-paranoide seno-buono/seno-cattivo,
e che dà vita assieme ad
Apollo, ad un Super-Io che promuove la crescita e non
è castrante, ad una coppia genitoriale buona, giusta e protettiva.
Il
“vivi
uomo” 8
di Athena, libera per sempre l’individuo dal tormento di non
sapere come sarà
giudicato il suo agire e suggella uno dei fondamenti di ogni civiltà
moderna.
E’
per questo, che nel nostro momento storico ci sembra importante
riflettere sulla nascita
del processo democratico come struttura interna della mente atta a
contribuire al giudizio
delle proprie azioni.
Una
dinamica “democratica” tra le varie istanze intrapsichiche è la
matrice che favorisce una
mentalità di gruppo sociale più orientata a passare da una posizione
schizo-paranoide ad una
depressiva.
L’una,
caratterizzata dalla “paura persecutoria di un ambiente senza
affetto” 9
(rappresentato
dalle Erinni), in cui predomina l’azione, gli agiti vendicativi, il trionfo
di
- α
l’incapacità
a far diventare pensieri, e poi ricordi, le emozioni e le impressioni
sensoriali,
il vincolo a rimanere nella ripetizione, a essere preda di elementi β
incapaci
di collegamento
tra di loro.
L’altra
in cui dominano, invece, la presa in carico della responsabilità dei
propri pensieri, delle
proprie azioni, l’accettazione di sottoporsi ad un giudizio umano,
non divino (frutto delle
proiezioni degli aspetti sadici della personalità)che comporta la trasformazione
anche della divinità stessa dalle persecutorie Erinni alle “ benevolenti
Eumenidi”.
Questo stato ci sembra possa essere definito come un “+α”,
ovvero una capacità
di comprensione, di digestione
delle
emozioni legate a eventi significativi, l’esperienza
di una paura esente da paranoia.
La
vicenda descritta nell’Orestea è una tragedia familiare, ci sono
violente lacerazioni: un
figlicidio, un omicidio e un matricidio in un crescendo ripetitivo di vendette
che sembra non poter aver mai fine. Eschilo utilizza dunque “la
carica di paura che
scaturiva dalle vicende della famiglia degli Atridi per proporre una
nuova base di un
ordinato vivere civile nella polis” 10.
“ Accade
certo che talvolta ciò che è pauroso sia un bene e deve restare,
assiso, a vigilare
sulle menti degli uomini”11
cantano
le Erinni in “Eumenidi”.
Ciò
che è tremendo esercita un’azione preventiva, impedendo che il
singolo e la polis
si allontanino da un atteggiamento di saggezza, “ chi,
uomo o polis, se non ha paura,
potrà riverire la giustizia?12.
Attraverso
la minaccia di sanzioni lo Stato impedisce che si commettano ingiustizie.
Eschilo utilizza “la carica di paura di cui la famiglia era dotata
ai livelli più profondi
della psiche perché la vita pubblica trovi una remora, un punto di riferimento
che garantisca dalle deviazioni” 13.
“ Chi
degli uomini è infatti giusto se nulla teme?14” chiede
Athena affermando dunque
che è impossibile scindere la giustizia dalla paura.
Ci
chiediamo quindi, con un balzo di 2500 anni i significati del bisogno
attuale di sconfiggere la
paura a tutti i costi, non riconoscendola come un’emozione utile
alla strutturazione
della mente, come un + α.
La
paura di fare del male all’altro per timore di essere puniti, seppur
sembri così banale nella
sua espressione, è in fondo, ci dice Eschilo, una modalità per
evitare i processi
sommari, i genocidi decisi a tavolino per interessi di potere. E’una
paura strutturante:
un “+ α”,
cioè emozione che si trasforma in pensiero nel momento in cui ci
si assume la responsabilità di un gesto e si accetta che i conflitti
si risolvano con un “regolare
processo” e non con un’ azione vendicativa “- α”.
E’
il Super-Io sadico che va trasformato in un Super-Io garante delle
norme e delle regole
interiori, in un processo evolutivo che non è solo personale, ma che
avviene anche a livello
di gruppo sociale.
La
conoscenza ha origine da un’esperienza emotiva, come accade ad
Oreste con le Erinni ed
è da ciò che origina il cambiamento, rappresentato dal passaggio
dalla legge ctonia a
quella democratica. Ciò che avviene nella tragedia può essere letto
come una metafora del
travaglio interiore, che è implicito nel cambiamento, sia dell’individuo
che del gruppo sociale.
In
un’ottica di dinamica gruppale, Eschilo rappresenta la voce del
proprio gruppo sociale
che ha saputo esprimere, per mezzo della tragedia, questa esigenza.
Quello
che accade in Eumenidi può essere letto come un cambiamento
catastrofico, un
“fenomeno che marca un salto brusco nell’evoluzione o crescita
mentale”15.
Il
mito aiuta nella comprensione della trasformazione e può essere
inteso come modello del
legame K. Il cambiamento catastrofico ha un’accezione evolutiva
perché comporta una
rapida e totale variazione di tendenza, uno sconvolgimento radicale nell’evoluzione
di una struttura. Il giudizio sugli eventi umani non viene più
delegato, “- α”,
agli dei, ma valutato, “+α”,
da un consesso di uomini, di un gruppo di pari, che per
mezzo del voto stabiliscono la punibilità o meno dell’atto. La
gestione della giustizia
viene assunta in proprio dall’uomo e dalla sua, limitata e fallibile
umanità. Si passa
così da un’azione priva di pensiero (- α)
ad un’azione fondata sul pensiero e sulla condivisione
della responsabilità personale e del gruppo sociale (+ α).
“Una
tale sensazione di disorientamento…costituisce…una sorta di crisi
di ‘crescenza’…condizione
preliminare necessaria all’emergere di nuove teorie” 16.
Le proteste delle
Erinni nei confronti della decisione di Athena mostrano tale disorientamento:
“…Incontrastabili
inganni di dei / mi hanno strappato dagli antichi onori
,/ riducendomi ad un nulla”17.
E’
così che si sente il Super-Io sadico quando viene depauperato dai
suoi poteri?
Quello
stesso Super-Io che esigeva, nelle diverse religioni, sacrifici umani?
Quanti,
tra i nostri pazienti possono essere visti come rappresentazioni di
veri e propri sacrifici
umani sull’altare di un Super-Io sadico?
Da
essere preda di deità vendicative e assetate di sangue, l’uomo,
attraverso una trasformazione
in K 18,
direbbe Bion, si assume il compito di essere lui, in gruppo, a decidere
come giudicare il proprio pari.
Ci
si può chiedere quanto queste trasformazioni siano in grado di
reggere alle spinte sadiche
e violente che abitano comunque la mente dell’uomo. Quanto dobbiamo
essere forti ed
integrati, dotati di regole complesse, di un diritto solido, per far
fronte alle spinte
pulsionali omicide e vendicative.
L’assumersi
questi compiti è una realtà gravosa, ma indispensabile per non dipendere
più da una o più divinità
capricciose
quanto lo sono le proprie proiezioni super-
egoiche e sadiche19.
|
|
NOTE
1 W.R.
Bion (1963), Gli elementi della psicoanalisi, Armando, Roma, 1979.
2 Corsivo
nostro
3 Un’analisi
approfondita di questo mito è stata affrontata dalle autrici nell’articolo
“Eumenidi: dalla legge primitiva
alla legge democratica” pubblicato su Koinos n.
2/2004, ed. Borla, Roma. Riportiamo in nota il breve racconto del
mito per orientarsi nella comprensione di questo
intervento. La storia, brevemente, narrata nell’Orestea, opera di
Eschilo è composta da tre tragedie: Agamennone,
Coefore ed Eumenidi. In essa si racconta come il re argivo
Agamennone sia costretto per lunghi anni lontano dalla
patria, dai combattimenti contro Troia. Nella prima tragedia,
si racconta come sua moglie, la regina Clitemnestra,
abbia invece trovato consolazione alla propria solitudine tra le
braccia di Egisto. Quando il suo vero sposo ritorna
vittorioso ella lo accoglie dunque con falsa gioia e con l’intento
di
ucciderlo. Solo in questo modo potrà governare
assieme all’amante e vendicare la figlia Ifigenia che il padre
Agamennone aveva sacrificato agli dei pur di ottenere
venti favorevoli per la sua flotta in partenza per la guerra.
Compiuto il delitto Clitemnestra promette di riportare
ordine e sicurezza, ma il saggio Coro commenta gli eventi con
inquietudine e scetticismo. Nel timore della vendetta
Clitemnestra allontana da sé i propri figli Elettra e Oreste
ancora bambino. In “Coefore” troviamo Clitemnestra
ed Egisto che vivono nel terrore della vendetta. Oreste ritorna
ad Argo per vendicare, come ordinatogli dal Dio
Apollo, l’assassinio del padre Agamennone. Assieme ad Elettra, sua
sorella, riesce a portare a termine questo nefasto
progetto. Una volta fatta giustizia Oreste però cade nel conflitto
fra
la nuova religione e quella ctonia, ancora
coesistenti. Il matricidio, infatti, secondo l’antica tradizione, è
punito con la
persecuzione delle terribili Erinni. Il protagonista
sfugge disperato e tormentato dall’angoscia delle dee vendicatrici.
In “Eumenidi”, Oreste fugge a Delfi per chiedere
consiglio ad Apollo, ma viene inseguito fino al tempio dalle Erinni
che lo terrorizzano. Apollo consiglia ad Oreste di
recarsi ad Atene, compiendo riti di purificazione lungo il cammino
e di chiedere aiuto ad Athena, unica dea che può
liberarlo dalla persecuzione delle dee ctonie. Appare nel tempio
l’ombra di Clitemnestra: senza pace, anche nel mondo
dell’aldilà, a causa delle sue colpe, ella desta le Erinni e le
richiama al loro dovere di dee vendicatrici. La
Corifea delle Erinni tiene testa ad Apollo in un confronto in cui si
evidenzia l’opposizione tra le divinità ctonie e
quelle “nuove” olimpiche: poi assieme alle sue compagne si mette
sulle tracce di Oreste e lo raggiunge ai piedi del
simulacro di Athena.
La giovane dea della Ragione decide di aiutare l’infelice
principe argivo istituendo un tribunale composto, in numero
pari, dai migliori cittadini ateniesi. Sarà il loro
voto, assieme a quello della dea a dare il giudizio definitivo.
Assistiamo così al primo processo democratico della
storia dell’uomo, in cui Apollo e la Corifea, davanti ad Athena
e all’Areopago, luogo di confronto, piazza centrale
in cui si discute principalmente di politica, si scontrano su una
questione etica fondamentale. Davanti alla parità dei
voti contrari e a favore di Oreste, il voto della dea diviene
decisivo e salva Oreste.
L’ultimo compito della dea è quello di scongiurare
l’ira delle Erinni e della loro Corifea umiliata e offesa dalla
decisione del “tribunale”. Ma anche quest’ultima
pacificazione riesce e le furie placate si trasformano in benevole
Eumenidi, nuove custodi della città.
4 F.Siracusano
(2002), Prefazione in R. Romano Il
racconto della mente,
Dedalo, Bari
5 R.
Romano (2002) op.cit.
6 W.R.
Bion (1992), Cogitation, Armando, Roma, 1996.
7 E.
Cassirer (1925), Il linguaggio e mito, Garzanti, Milano, 1961.
8 Eschilo,
Orestea, BUR, Milano, 1995.
9 H.Guntrip
(1972), Appendice all’edizione italiana di W.R. Bion “Apprendere
dall’esperienza”, Armando, Roma,
1994.
10 V.
Benedetto (1995), “Introduzione a Eschilo” in Orestea, op. cit.
11 Eschilo,
op.cit.
12 Eschilo,
op.cit.
13 V.
Benedetto (1995) op.cit.
14 Eschilo,
op.cit.
15 F.
Corrao (1981), Introd. edizione italiana di W.R. Bion Il cambiamento
catastrofico, Loescher, Torino, 1981.
16 C.Neri,
A. Correale, P. Fadda (1994), Letture bioniane, Borla, Roma.
17 Eschilo,
op.cit.
18 W.R.
Bion (1965), Trasformazioni, Armando, Roma, 1973.
19 Tali
aspetti potranno essere ulteriormente approfonditi attraverso la
presentazione e discussione di un caso clinico,
non allegato per motivi di privacy.
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Bibliografia:
V. Benedetto (1995), “Introduzione a Eschilo”,
in Orestea,
op.cit.
W.R. Bion (1963) Gli
elementi della psicoanalisi, Armando,
Roma, 1979.
W.R. Bion ((1965), Trasformazioni,
Armando, Roma, 1973.
W.R. Bion (1992), Cogitation,
Armando, Roma,
1996.
E. Cassirer (1925), Il
linguaggio e mito,
Garzanti, Milano, 1961.
F. Corrao (1981), “Introduzione all’ edizione
italiana” di W.R. Bion Il
cambiamento
catastrofico, Loescher,
Torino, 1981.
Eschilo, Orestea,
BUR, Milano, 1995.
H.Guntrip (1972), “Appendice all’edizione
italiana” di W.R. Bion, Apprendere
dall’esperienza,
Armando, Roma, 1994.
C.Neri, A. Correale, P. Fadda (1994), Letture
bioniane, Borla,
Roma.
R. Romano (2002) Il
racconto della mente,
Dedalo, Bari.
F.Siracusano (2002), “Prefazione” in R. Romano Il
racconto della mente,
Dedalo, Bari. |
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