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                                        FORNI E FORNAI

 Per la cottura vera e propria di quello che per gli uomini del neolitico e delle ere posteriori era il pane, la donna ricorse dapprima ad una pietra piatta: una specie di piastra di argilla porosa, poi nel corso dei secoli questa piastra venne chiusa da un vaso di terracotta a cilindro o a campana dando così origine al primo fornello che poi si trasformò
 in una buca scavata nel terreno, dalle pareti rivestite di pietra. Dopo aver fatto arroventare questo forno primitivo e averne tolto i prodotti della combustione, vi si introduceva la pasta da cuocere e si tappava la buca con una lastra arroventata. all'epoca degli antichi Romani, era formato da una cupola con una grande apertura davanti e appoggiata su una superficie orizzontale, il suolo, su cui mettere i pani a cuocere, dopo aver tolto le braci. Non sempre le braci venivano tolte prima d'infornare, ma ammucchiate in prossimità dell'apertura. Questo tipo di forno è a "riscaldamento intermittente" in quanto le braci si tolgono non appena si sia raggiunta la temperatura esatta, si ha il riscaldamento "diretto" quando il fuoco viene acceso nello stesso posto in cui deve essere cotto il pane. Variante di questo tipo di forno è quello a " riscaldamento intermittente indiretto ", diviso da un ripiano: sotto viene acceso il fuoco ed il suo calore è trasmesso al piano superiore,su cui  collocato il pane, attraverso un'apertura (bocca), che nei forni dei panifici può essere orientata in modo da riscaldare in maniera omogenea tutto il forno. Il forno è chiuso da un portello di ferro. Il primo forno romano è attribuito a Numa Pompilio, che ne avrebbe avuta l'ispirazione dagli dei, anzi da una dea,Fornax,  che veniva festeggiata con le Fornacalia il 18 febbraio. All'epoca di Augusto i forni pubblici erano 300.

forno romano con resti di macine (scavi Pompei)

La tecnica dei forni di cottura ha subito un graduale progresso soltanto negli ultimi decenni. I forni di pane conosciuti nella storia sono uguali ai forni in muratura a riscaldamento diretto, che sino alla fine del XIX sec, costituivano l'unico tipo di forno da pane conosciuto nel mondo e che ancora oggi sono diffusi nei piccoli centri. Il principio è quello di accumulare il calore in una massa, la quale poi lo riverbera sulla pasta da cuocere, principio ripreso in tempi recenti dal forno ad accumulazione elettrica. Verso la fine del sec. XIX entrarono nell'uso i forni a riscaldamento indiretto, a carbone, aerotermici, a gas.

 

I primi fornai furono senz'altro gli Egizi è ad essi infatti che si deve la scoperta del pane e, forse per sbaglio, del lievito. Furono invece i fornai greci i primi a riunirsi in corporazioni, furono loro a escogitare il lavoro notturno, sin dal IV secolo a.C. e infine si deve a loro il primo trattato di panificazione redatto nel 240 a. C. da Crisippo di Thiana. I primi fornai roani furono spesso schiavi liberati, uomini intraprendenti e abili. Consapevoli della loro forza, i liberti si riunirono in una corporazione, di cui lo stato garantiva i diritti. Difficile stabilire la nascita di tale corporazione,(corpus pistorum siliginariorum o ordo pistorum) forse risale al 147 a. C., anno dell'introduzione dell'arte panaria in Italia.La disciplina interna della corporazione era abbastanza severa, sopratutto in fatto di onestà e di morale. Alle figlie dei fornai era proibito il matrimonio con attori comici e gladiatori, pena l'esilio e la confisca dei beni a favore della corporazione. Punito pure il magistrato che avesse dato consenso al matrimonio. I panettieri-fornai erano considerati dai romani pubblici ufficiali, in quanto erano ritenute persone importanti per il benessere dello Stato. Le persone ricche non usavano il forno pubblico, preferendo quello di casa che era accudito, come il molino, dai famuli,erano questi schiavi specializzati. Al fornaio romano e ai suoi figli era proibito cambiare mestiere.

 Durante il medioevo diventare fornaio non era facile. Intanto, solo chi aveva genitori legittimi poteva diventare apprendista fornaio. Dopo un periodo di prova, il giovane entrava a far parte della corporazione. Dopo tre anni di tirocinio diventava " giornaliero "con l'obbligo d'impratichirsi ancora per tre o cinque anni, viaggiando per imparare nuove tecniche e procedimenti. I giornalieri reduci dai loro viaggi  dovevano presentare una documentazione dei loro viaggi (libretto giornaliero e contratti di lavoro ). A questo punto il fornaio prestava giuramento davanti alle autorità, giurando di "cuocere sempre pane a sufficienza", di non barare sulla qualità e la quantità del pane e, in qualche città, di dare pane in cambio di pegni.

Nel Rinascimento ogni città aveva la sua Corporazione dell'arte panaria, essa esercitava la vigilanza su forni e fornai. A Vicenza la panificazione veniva controllata stabilendo anche le dosi di sale e di lievito. I trasgressori erano puniti con multe, esposizione alla berlina, bando. A Verona la Corporazione si riuniva nella Domus mercatorum, ed era composta da gastaldioni, di cui otto facevano parte del Consiglio dei Tredici Anziani del popolo, ai quali erano affidate le chiavi della città. La Corporazione dei fornai, nel Cinquecento aveva il privilegio di far liberare un condannato al carcere perpetuo, in occasione della traslazione della Casa di Loreto, il 10 dicembre. Il fortunato veniva portato in processione, vestito di bianco e con un cero in mano.

 Intorno al settecento i fornai erano di tre diverse categorie: la prima categoria aveva l'obbligo di fare e di vendere pane calmierato da una libbra al prezzo di due soldi, o da mezza libra al prezzo di un soldo. La seconda categoria di fornai poteva produrre pane di puro fior di farina di frumento e pane di semola. Alla terza categoria era fatto obbligo di vendere a calmiere pane, di una o mezza libbra, confezionato con una metà di farina di granoturco, poteva inoltre fare pane di segale, miglio,granoturco, in proporzioni uguali. Il pane preparato con questo tipo di farine doveva pesare da una a due libbre.

Alla vigilia della Rivoluzione Francese ( 1789) i fornai parigini si trovarono nell'occhio del ciclone. Esentati dal servizio militare, i fornai erano precettati, se necessario, per la costruzione di nuovi forni. Avevano l'obbligo di nin aprire il forno e di non vendere il pane prima delle sei del mattino,e al pubblico era vietato accalcarsi davanti alle panetterie prima delle quattro del mattino. I fornai che si dedicavano alla necessità del popolo, erano riconosciuti dalla Convenzione come cittadini " benemeriti ". venne abolita la Corporazione e ripristinato il calmiere.

Nel 1801 con la legge dell'11 ottobre Napoleone stabilì che il mestiere di fornaio potesse essere esercitato solo se autorizzato dal Prefetto di Polizia. A ogni fornaio veniva fatto obbligo di versare una cauzione di quindici sacchi di farina di prima qualità, a fondo perduto, nel caso il fornaio avesse smesso di lavorare senza permesso.

Durante la prima guerra mondiale i fornai italiani si adoperarono per far si che ai militari non mancasse il pane, tanto che gli fu assegnata una medaglia d'oro su cui erano incisi i versi di Gabriele D'annunzio: " Il pane di guerra / Fatto con mani pure / E' il pane di comunione / Dove la Patria intera /Transustanziata vive / Come il corpo del Redentore / Nella offerta eucaristica./ Anno di vittoria MCMXVIII. Già nel 1906 si era svolto il primo Congresso della Panificazione, a conclusione del quale  fornai si erano costituiti in Federazione Nazionale, dando incarico all'Associazione Fornai di Roma di studiare uno statuto da distribuire a tutti i colleghi italiani. Dopo anni di riunioni, consultazioni, rivendicazioni, l'industria panaria tramite la Corporazione ottenne che il contratto collettivo fosse giuridicamente riconosciuto. La soppressione del lavoro notturno fu causa di discussioni e di innovazioni nella panificazione, sino a quando non venne ripristinato nei panifici, dove le macchine compiono quasi tutto il lavoro, sotto la sorveglianza degli operai che si alternano a turni.

 

                                            CURIOSITA'

FORNAI FAMOSI

Tra i fornai romani ricordiamo Francesco Luti, oriudo di Siena, padre di Margherita, modella poi amante, e infine moglie di Raffaello: la Fornarina, che si può ammirare nella sua soave e formosa bellezza in tanti quadri raffaelleschi.

 

Figlio di un fornaio era Niccolò Copernico, astronomo, assertore del sistema eliocentrico.

 

                 

Fornaio che merita di essere menzionato è un certo Ughetto,Vissuto alla fine del Quattrocento, che essendosi innamorato di una fornaretta, Adalgisa, abbandonò la casa paterna per andare a vivere con lei. Per sopravvivere divenne anche lui fornaio. Ughetto cercò di migliorare il pane arricchendolo con uva passa, pinoli, burro e zucchero dando origine così ad un pane, famoso oggi in tutto il mondo, " Il panettone", all'inizio chiamato "pan de Toni" dal nome del padre di Adalgisa.

 

 

        

Altro fornaio del Cinquecento, tedesco questa volta, è Veit Bach, citarista e fornaio, avo di Johann Sebastian Bach.

 

 

Fornaio di professione fu Papa Benedetto XII, al secolo Jacques Fourvier ( nome che deriva da furnarius, proprietario di forno indica che la sua fu una famiglia di fornai).

 

Nel 1668 Antonio Brunero, fornaio piemontese, fu invitato a fabbricare un tipo di pane leggero e facile da digerire, per il futuro re di Sicilia e Sardegna Vittorio Amedeo II di Savoia, che allora aveva due anni ed era delicato di stomaco. Il fornaio pensò di modificare la ghersa, il pane tradizionale dell'epoca, tirandola e assottigliandola per ridurla a un bastoncino con pochissima mollica e la crosta croccante e abbondante, ben cotto ma con pochissima acqua. Venne naturale chiamare questa novità ghersin, l'attuale grissino.

 

 

                                                              

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