3 Luglio 2001
PUNTO
G: GENERE E GLOBALIZZAZIONE
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Un
altro mondo è possibile;
G8:
la contestazione a Genova inizia dalle donne.
Questi
gli slogan del convegno che si è tenuto a Genova il 15 e il 16 giugno
2001 a Palazzo San Giorgio.
Il
convegno è stato il primo appuntamento antiglobalizzazione
italiano promosso dal
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mondo
dell'attivismo femminista, ad un mese dal summit g8 di Genova.
E'
stato il risultato di sei mesi di lavoro comune composto da più
di 100 tra gruppi e associazioni di donne italiane chiamate dalla rivista Marea
a dare vita a questa iniziativa femminista.
Sono
state due giornate di lavoro intense, che hanno richiamato la presenza di
centinaia di donne da tutta Italia.
Penso
che il bisogno di confrontarsi, di capire, di collocarsi e di trovare dei fili
con i quali tessere tutte insieme una trama sia stato uno degli elementi che ha
spinto tutte queste persone a prendere un treno, affrontare un viaggio e costi,
e vivere due giorni della propria vita all'interno di una sala che se pur
confortevole, era affollata e calda.
L'
eco di una consapevolezza diffusa che Sophie Safari - rappresentante della
Marcia Mondiale delle Donne - ha espresso con lucida chiarezza ''Il
sistema economico dominante ha un nome che non dobbiamo temere di identificare -
il capitalismo neoliberale - e un viso, inumano; un sistema retto sulla
competitività assoluta e basato sulla privatizzazione, la liberalizzazione, la
deregolamentazione; un sistema sottomesso a l'unica legge del "tutto ai
mercati", che provoca delle esclusioni intollerabili per le persone e
dannose per la pace nel mondo e per l'avvenire del pianeta. Il pieno godimento
dei diritti umani fondamentali è subordinato alla libertà economica.''
Da
decenni molte eminenti studiose, prima tra tutte Vandana Shiva, stanno guardando
e analizzando l’economia planetaria smascherando la trappola degli
aggiustamenti strutturali con occhi di donna, rileggendo dunque ogni fenomeno e
scelta dei governi che, abbracciando politiche neoliberiste, mettono in primo
luogo a repentaglio la vita e la libertà di milioni di donne nel pianeta, sia
quelle che vivono nei paesi d’origine sia quelle costrette a migrare per
trovare migliori condizioni spesso disattese.
Imma
Barbarossa , rappresentante dell'Associazione Rosa Luxembourg,
inoltre, precisa:
''Molti e molte pensano che la globalizzazione non vada demonizzata, ma
governata: è una realtà, occorre entrare nelle sue pieghe e indirizzarla a
"fin di bene".
Questa a me pare una posizione non solo rinunciataria ma incapace di leggere i
processi che stanno travolgendo la maggior parte dell'umanità.
Se infatti si esce dal proprio orticello, dal proprio conto in banca e/o
dall'ansia che l'andamento delle borse non intacchi il proprio capitale, cioè
se si riesce a fare un passo oltre la soglia di casa e oltre la realtà delle
reti virtuali, o - ancora di più - se non si è situati/e in quella piccola
parte del mondo che vive a spese della parte più grande, si capisce che il
problema che l'umanità ha davanti è quello di non autodistruggersi, di non
provocare la morte per indigenza di milioni di persone, di non assistere
impotente alle centinaia di migliaia di bambini e bambine che prendono l'AIDS
dalle loro madri che non possono comperare i farmaci.
Pertanto la globalizzazione va letta come fenomeno di espansione del
neoliberismo capitalistico; essa si traduce nella distruzione della vita della
natura e dei suoi abitanti.
La vita di milioni di persone si svolge tra rifiuti, fame, sete, violenze
fisiche, psichiche, sessuali. La sessualità (e l'integrità del corpo) di
minori e donne viene umiliata, negata, venduta. La modernizzazione e le nuove
tecnologie sono strumenti non di benessere ma di una grande organizzazione dei
privilegi e delle disuguaglianze.
E le guerre sono il precipitato della globalizzazione, cioè della necessità
che alcune parti hanno di dominare su altre.
Per sfuggire a queste condizioni migliaia di donne e uomini fuggono verso il
ricco occidente, dove vivono - quando ci arrivano - di briciole, lavorano in
nero, vittime del razzismo, o vengono assoldati dalla malavita locale, o vendono
il loro corpo alla voracità degli agiati clienti occidentali ...L'ultima guerra
dei Balcani ha segnato una svolta gravissima attraverso un duro colpo inferto
all'ONU e la violazione di quelle costituzioni che, come quella italiana portano
iscritto il ripudio della guerra.
Ebbene, come scrive Naomi Kleim, il "movimento dei movimenti" da
Seattle in poi, ha un debito verso la riflessione femminile e femminista, un
debito di analisi, di lettura del mondo, di pratiche sociali e politiche.
E' compito di questo nostro incontro anche rendere visibile questo debito,
indicare a noi stesse ed al movimento forme nuove di autorganizzazione
permanente, che superino l'oscillazione tra un evento e l'altro e che si fondino
anche sulle pratiche quotidiane''
Sono
state dieci le ospiti straniere, studiose e attiviste nel movimento femminista
provenienti da America Latina, Asia, Africa, Stati Uniti e altri paesi europei.
Oltre
agli interventi in plenaria sono stati realizzati quattro gruppi
seminariali che hanno affrontato l'intreccio tra globalizzazione - mondo
del lavoro - sentimenti - guerra e movimenti di opposizione con lo scopo di dare vita ad un
confronto e ad un dibattito tra le donne presenti.
L'evento
è culminato con un Corteo. Un percorso itinerante
aperto alla città che ha utilizzato il linguaggio creativo, scelto come
strumento efficace contro la violenza, il potere e la passività; capace di
esprimere in modo gioioso, ironico e coinvolgente le proposte e i contenuti
della protesta secondo la tradizione del movimento femminista.
Il filo
conduttore della manifestazione è stato la "tela di solidarietà"
intessuta e costruita dalle singole e dai gruppi.
Per
saperne di più, è possibile consultare i materiali di discussione e gli
abstract del convegno direttamente sui siti delle riviste Il
paese delle Donne e Marea
Mary
Nicotra
Tra
le presenze straniere al convegno:
Christa
Wichterich - autrice de 'La donna Globalizzata'
Sophie
Zafary - Marche Mondial des femmes;
Hilary
McQuie del Direct Action Network (DAN), Los Angeles, Ivonne Ramos di Accion
Ecologica - Amazonia ;
Sandra
Gil, ricercatrice università di Madrid;
Daris
Cristanco, rappresentante del popolo colombiano UWA; Mabel Millamizar Montoya,
Università di Bogotà, Colombia;
Thais
Corral, Wedo Brasile;
Orzala
Ashrafi - Hawka, Afghanistan.
Tra le italiane:
Lidia
Menapace, Convenzione Permanente donne contro le guerre ;
Elisabetta
Donini - Donne in nero, Università di Torino,
Elettra
Deiana, Forum donne RC,
Imma
Barbarossa, associazione Rosa Luxemburg ,
Paola
Melchiori, Università di Milano, Libera Università delle donne - Crinali ,
Milano
Luisa
Morgantini, eurodeputata;
Lidia
Campagnano, scrittrice;
Maria
Di Rienzo, Associazione La Panchina-Rete Lilliput;
Grazia
Francescato, Presidente Verdi:
Nadia
De Mond, Ora! Donne per un movimento politico organizzato;
Lidia
Cirillo, Quaderni Viola;
Mercedes
Frias, Associazione Nosotras,
Pilar
Saravia , ass.Nodi,
Maria
Grazia Campari, Osservatorio sul lavoro delle donne - Milano ;
Alessandra
Mecozzi, Fiom Nazionale,
Suor
Patrizia Pasini, Missionarie della Consolata, Commissione Giustizia e pace;
Lea
Melandri, Associazione Libera Università delle donne, Milano, Laura Cima,
coordinamento donne verdi .
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