Presentation   News Events   Archives    Links   Sections Submit a     paper Mail

FRENIS  zero 

Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

  Home Frenis Zero

        Spazio Rosenthal. Tra psicoanalisi e femminile (a cura di Laura Montani)

 

 Frenis Zero  Publisher

      Ritornare agli avi per ritrovare  giovinezza e spirito di lotta

 

 

 

 di Janine Altounian

 

Questo testo è stato presentato al convegno "Dynamiques du vieillissement", tenutosi all'Università "Diderot" di Parigi dal 15 al 17 marzo 2012. La traduzione in italiano è di Laura Felici Montani, che è anche curatrice dello Spazio Rosenthal di cui questo scritto fa parte. http://web.tiscali.it/cepsidi/spaziorosenthal.htm 

 

Sommario

 

 La mia intenzione è quella di mostrare che, quando le catastrofi della storia provocano rotture territoriali e culturali nella trasmissione transgenerazionale, sono quasi sempre i nonni, portatori di una tenerezza muta  e di culture soffocate,  che, a loro stessa insaputa,  sono detentori  di verità sia politiche che sovversive. Accade dunque, paradossalmente, che gli anziani “libidinizzino” i loro discendenti e gli infondano giovinezza, spirito di ribellione e coscienza politica.


 

            

 

 

  

 

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

clicca qui per la ricerca nel sito/Search in the website
A.S.S.E.Psi. web site (History of Psychiatry and Psychoanalytic Psychotherapy ) 

 

A.S.S.E.Psi.NEWS (to subscribe our monthly newsletter)

 

Ce.Psi.Di. (Centro di Psicoterapia Dinamica "Mauro Mancia") 

 

Maitres à dispenser (Our reviews about psychoanalytic congresses)

 

Biblio Reviews (Recensioni)

 

Congressi ECM (in italian)

 

Events (art  exhibitions)

 

Tatiana Rosenthal and ... other 'psycho-suiciders'

Thalassa. Portolano of Psychoanalysis

 

PsychoWitz - Psychoanalysis and Humor (...per ridere un po'!)

 

Giuseppe Leo's Art Gallery

Spazio Rosenthal (femininity and psychoanalysis)

Psicoanalisi Europea Video Channel

A.S.S.E.Psi. Video Channel

EDIZIONI FRENIS ZERO

 

Ultima uscita/New issue:

Silvio G. Cusin, "Sessualità e conoscenza"

A cura di/Edited by:  A. Cusin & G. Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 476

ISBN:  978-88-97479-03-1

 Prezzo/Price: € 39,00

Click here to order the book

 

 

AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura di G. Leo e G. Riefolo (Editors)

 

A cura di/Edited by:  G. Leo & G. Riefolo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 426

ISBN: 978-88-903710-9-7

 Prezzo/Price: € 39,00

Click here to order the book

 

 

AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor) 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

Click here to order the book

 

 

AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

Click here to order the book

 

AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

Click here to order the book

 

AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

Click here to order the book

 

"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

Click here to order the book

 

"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

Click here to order the book

 

"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

Click here to have a preview 

Click here to order the book

 

 

"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

Click here to order the book

OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

Click here to order the book

 

 

Vorrei confermare la concezione secondo cui invecchiare  sarebbe avere accesso alla verità, mostrando quale rapporto privilegiato l’invecchiare intrattenga con la verità. Nella misura in cui, in un contesto  di  disastro sociale, invecchiare è il farsi carico d’incarnare, di esprimere con la sola propria presenza  di sopravvissuti una certa verità, la seguente illustrazione di questa preziosa missione mostrerà come, in effetti, invecchiare può andare giustamente a costituire la sola possibilità di offrire ai propri discendenti un incontro assolutamente unico con la verità.

Per fare solo un esempio, noto in molte famiglie, ricordo qui ciò che si è  potuto comprendere dai racconti o  dai silenzi dei “valorosi“ soldati della Prima Guerra Mondiale, una volta divenuti nonni, su quello che  avevano vissuto in trincea: un’esperienza che  è andata  crudelmente a  smentire  le visioni eroiche della Grande Guerra[1] idealizzata da tutti  i “Monumenti ai caduti per la patria”.

 In certe situazioni storiche ci sono, in effetti, dei “vecchi ”    da cui dipendono    le generazioni  successive per potere incontrare una verità capace di ringiovanirli psichicamente  a ritroso, e di rianimare in loro le idee e la combattività della giovinezza.

Quando le catastrofi della storia provocano rotture culturali e territoriali nella trasmissione transgenerazionale, come  si constata in un gran  numero  di testimoni, sono quasi sempre  i nonni, se sopravvivono, che, portatori di una  tenerezza straziata e   di culture che sono state fatte scomparire,  sono detentori, spesso a loro stessa insaputa, di verità politiche sovversive.

Essi diventano in tal senso degli antenati che, paradossalmente, “libidinizzano” i propri discendenti e infondono loro giovinezza, spirito di ribellione e coscienza politica. Se, per quanto riguarda l’età del corpo,   quelli che vengono chiamati “ i vecchi” perdono una certa autonomia, in compenso, riguardo  al senso della loro vita e della loro salute psichica,  i discendenti  di quelli che subirono crimini di massa, lungi dall’essere autonomi, non possono che strutturarsi secondo una  fedeltà ai messaggi impliciti o espliciti dei loro “vecchi”, che li iniziano alla dimensione politica delle condizioni in cui si è iscritta la loro propria nascita.

Il mio contributo mi è di fatto stato suggerito da un evento editoriale dagli effetti politici  inaspettati in un paese fortemente negazionista, vale a dire dalla lettura recente di due pubblicazioni recenti, apparse in traduzione  francese nel 2006 e nel 2011, che hanno avuto un forte impatto in Turchia: “Il libro di mia nonna” di un'avvocatessa, Fethi çetin, diventato un best-seller dopo sei edizioni, e “ Il libro dei  nipoti” della stessa autrice,   scritto insieme a  una giovane antropologa, Ayse  Gül Altinay [2].

Queste due autrici presentano testimonianze di donne e uomini del loro paese che, scoprendo che la loro nonna era armena, hanno dovuto accettare degli antenati  condannati  fino  ad oggi alla clandestinità e che risale, tra coloro  che erano chiamati i “convertiti”, a quelle giovani donne violentate o “maritate a forza” per rimanere in vita. 

<<In turco>>, scrive Marc Semo in Liberation [3], <<vengono chiamate  “resti di spada”. Si trattava di bambini, o, più spesso di ragazze o di  belle  e giovani donne, scampate alle deportazioni e alle marce della morte  durante lo sterminio degli Armeni sotto l’impero Ottomano (1915-17) e poi “integrate” nelle famiglie turche. Convertite  all’Islam, sposate legalmente o  rimaste “seconde mogli”, hanno attraversato il secolo in silenzio, “labbra sigillate” dal dolore e dalla paura di risuscitare i fantasmi del passato>>.

Laure  Marchard, la cui recensione di questo libro per il "Nouvel Observateur" si intitola “Genocidio armeno, un tabù che si sta incrinando” scrive:

 

<<I piccoli bambini armeni, diventati turchi a forza, e idönme,   Armeni che  si sono convertiti all’Islam per sfuggire alla morte, escono prudentemente dall’ombra e aiutano la Turchia a ritrovare la memoria [4]>>.

La lettura di queste due opere sorprendenti ha suscitato in me e in tutti gli eredi, che vivono tranquillamente ad es. in Francia,  di questi avi alienati, qualche domanda per la quale non c’è evidentemente risposta: <<Che cos’è, cosa si prova a  dovere la propria vita a uno sterminio mancato,  alla distruzione della vita psichica di una nonna o di una bisnonna, al furto della sua infanzia e della sua  femminilità, a un bambino  che non ha avuto infanzia? >>. Non si può che essere profondamente turbati dalla constatazione che  dei parti dovuti  a  uno stupro, o a “matrimoni imposti a forza",  o alla prostituzione di giovani orfane,  abbiano potuto acquisire, nell'"après coup" di una discendenza  nata dall’accettazione ad invecchiare malgrado una dolorosa e lunga alienazione,  la forza di una eterodossia che perturba oggi un ordine stabilito che opera il diniego. 

Molti discendenti passano la vita cercando disperatamente di pagare il loro debito impossibile  nei confronti  delle nonne  superstiti che  timidamente  hanno accompagnato la loro infanzia, gli uomini  essendo stati sterminati  per la maggior parte. Quel che è certo è che  queste ragazze "maritate a forza", condannate al silenzio sulle loro origini,  in condizioni di  clandestinità  e di violenza inflitta alla loro vita psichica, alla  loro vita sessuale, si sono trovate alla fine, paradossalmente, dopo due generazioni nate  dalla loro  servitù,  a costituire le trasmettitrici di una verità politica in grado di seminare  la sedizione all'interno di uno Stato negazionista. Grazie alla loro accettazione di invecchiare, queste nonne indifese   sono state capaci di proteggere, a loro stessa insaputa, un potere nascosto, ignorante di sé, il germe di una rivelazione sovversiva, che  sono riuscite a trasmettere non solo ai “giovani” della loro  famiglia, mistificati dall'inganno di un ambiente falso, ma  a  tutti i loro  concittadini che vivono sotto una coltre di silenzio.

L’autrice de “Il libro di mia nonna,” una attivista dei diritti umani, deve tutto sommato la sua vita a una ragazza terrorizzata  che assistette al massacro della sua famiglia prima di essere rapita da un soldato turco, quando lei aveva appena dieci anni, e la cui ostinazione a rimanere in vita, nonostante la sua angoscia, poté  tuttavia nascondere una bomba ad effetto ritardato.

“Mia nonna ha impiegato più di 60 anni per rivelarmi chi essa fosse veramente e quello che aveva vissuto nel 1915,”scrive Fethiyé çetin, e, come sottolinea  Ursula Gauthier [5] nel suo articolo  "Turchia, un genocidio inconfessato", ella stessa ha impiegato  trenta anni per trovare il coraggio di pubblicare la sua storia.

L’espulsione da parte della vecchia donna di un tale peso portato per un tempo così lungo dentro di sé provocò dunque inizialmente,  nella sua nipote, l’immenso shock di essere stata abusata da una menzogna riguardante la sua esistenza,   costringendola poi a scrivere, per liberarsene, senza dubbio con lo stesso ”nodo  allo stomaco “ ([6]) della nonna, che temeva che  Fethiyè sarebbe stata  in pericolo,  se lei avesse  rivelato questo segreto che  avrebbe costretto i concittadini a confrontarsi con il loro passato.

Questa prima rivelazione al pubblico, da parte di un avvocato di spicco, di quanto le era stato rivelato dalla nonna ”prendendole le mani tra le sue” e “fissando con uno sguardo lontano un punto del tappeto”, fece, in effetti, affluire in seguito numerose testimonianze che obbligheranno lei e la sua collega, a raccoglierle in un libro, questa volta di per "bambini piccoli".

Queste sono le storie che  stanno attualmente scuotendo la visione  di una identità nazionale  purista che si basa in Turchia, finora, sulla razza o  l’origine etnica.

Prima di evocare un altro caso di figura del potere vitalizzante di queste persone venerabili,  che si sono  adattate  a invecchiare, citerò due tra le innumerevoli testimonianze consegnate, per lo più in anonimato,  di cui  la nonna di Fethiyé, çetin fu in definitiva,  per  il tramite di sua nipote, l'agente provocatore.

Una donna di 45 anni  confida in un'intervista dell’ ottobre 2005 quello che ha appreso intorno a sua nonna: <<Nella mia famiglia tutti sanno ma nessuno ne parla. Fu mia cugina a parlarmene per la prima volta chiedendomi: “ Tu lo sapevi di essere armena?” Certamente  no, non lo sapevo (….).  Mi sono anche chiesta che cosa  fosse riuscita a sopportare  mia nonna durante questi avvenimenti. Ella  si era ritrovata sotto la tutela del mio futuro nonno,  allora militare  addetto ai convogli (…).

Per aver preso parte alla caccia e alla deportazione di tante persone,   necessariamente egli deve essere stato consenziente. In più si è servito del passaggio... Perché scelse  di portare via mia nonna? Forse era una bella donna? (...) Da una parte egli le ha salvato la vita, ma a quale prezzo? Mia nonna avrebbe forse preferito morire da deportata piuttosto che seguire questo militare (...). Ella non ha mai parlato del suo passato, degli avvenimenti che segnarono la sua vita (…). Aveva vissuto in questa casa come se fosse nascosta in una cantina>> [7]

Un’altra donna di quaranta anni nel giugno 2005 rievoca alcuni ricordi del nonno:

<<Mio nonno () non  ci ha mai detto che era armeno (...) non aveva più famiglia. Si sa poco su di lui, solo che è stato raccolto (...). Mio nonno  diceva che non poteva dimenticare  gli orrori di allora: si ricordava ancora che dopo  l’arrivo dei militari nel villaggio, un bebè si trascinava gattonando tra i cadaveri per raggiungere sua madre morta e allattare al  seno.>>[8]

 

Non solo Seher,   la nonna di Fethiyé Çetin, nascosta sotto le sembianze di una contadina  turca dell’ Anatolia, una donna forte, pilastro della famiglia  da tutti amata, rivela nella sua vecchiaia a sua  nipote che lei è , in  effetti, Heranoush Gadarian, ma  con la sua  confessione liberatoria  ella incita tutti gli altri " nipoti"  a  liberarsi di un tale segreto ghettizzante. Ella ha  dunque il potere, attraverso la messa in racconto di storie simili alle sue che ella ha indotto, di condurre i suoi contemporanei  ad  affrancarsi  in qualche modo da un debito  verso  la vita tramandato loro a un costo molto alto. Ella  ha  compiuto  in questo modo un atto di una forza simbolica straordinaria, perché  vi è, come  scrive Jean François Lyotard, una stretta relazione tra narrazione, debito e giudizio:

"Nel racconto,-scrive  il filosofo- si deve [...] riconoscere [ il debito], onorarlo,  rimandarlo.  Nell giudizio,  si deve metterlo in questione, , quindi anche  rimandarlo [9].

 Le testimonianze dei sopravvissuti armeni che hanno avuto la possibilità di invecchiare  stanno per fare emergere verità inaudite   nelle istanze di deliberazione in Turchia.  

 

L’altro caso che vorrei evocare, per concludere, è semplicemente il mio, in quanto nipote di una nonna , anch’essa sopravvissuta, ma non “marrana”, dato che finì i suoi giorni in un misero alloggio della "banlieu" parigina,  "libera"  tuttavia di dirmi chi era stata e , implicitamente, quale fedeltà io dovessi salvaguardare in me. 

Si comprenderà che questo mio contributo è dettato dalle tracce  di quello che ella ha saputo trasmettere ed è a partire  da questa figura  che invecchiava  che io ho inconsciamente ricevuto l’ingiunzione di tradurre quello che mi veniva tramandato attraverso lei e tutti coloro che sono a lei simili.

Tutti i sopravvissuti di tutte le catastrofi del mondo sono, in effetti, per me parenti della nonna della mia infanzia che, aprendomi alle emozioni indecifrabili della sopravvivenza, avrebbero aperto  retrospettivamente ("aprés coup") le pagine del mio primo libro [10].

Spesso mi ricordo di quelle piccole vecchie che le facevano visita, i cui corpi spaventati si rassicuravano quotidianamente di “essere rimaste in vita“ e di avere “quantomeno un tetto da qualche parte" e, di avere, grazie ai propri figli, qualcosa da mangiare…”.

 Il tono sconfortato delle loro voci sembrava dirmi allora: Quando si è scampati  al massacro della propria famiglia,  piccola mia, non importa più cosa ci fa piangere!” Questa rassegnazione necessaria  è stata  certo estremamente opprimente per la ragazzina attenta di allora i cui orizzonti, oscurati da un tale messaggio,  non si sarebbero certo aperti alla luce del mondo.

Così, il mio attaccamento all'antico dolore ereditato da loro, poi soffocato dalle esigenze di un adattamento di cui loro stesse mi avevano mostrato la via, attraverso la loro sottomissione al destino, il loro triste sapere su quello che avevano visto,  hanno dettato sempre le mie letture e le mie domande.

 Non dimenticherò mai  quelle  visitatrici, ritornate da un altrove, che camminando a piccoli passi, leggermente curve, venivano lentamente a sedersi sul meraviglioso divano di mia nonna i cui  dolci e i piccoli caffè offrivano loro le vane nostalgie   del loro Paese.

In cosa dunque sperava ancora queste vecchia e  venerabile signora, sradicata da luoghi  scomparsi, che   ricopriva
di dignità e di merletti  la sua sordida abitazione? Può darsi che in  queste righe
,  che si scrivevano  in omaggio a ciò che ella sapeva nella sua  vecchiaia, mi trasmetta i  suoi sogni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

[1]) Cfr. Carine Trèvisan, Le fables du deuil: La Grande Guerre:Mort et écriture. PUF, Perspectives littéraires, 2001.

 

[2]) Le Livre de ma grand-mère  di Fethiyé çetin, L‘aube, Collection Regards Croisés. Tradotto da  Alexis Krikorion e Laurence Djolakan, 2006 (versione originale 2004). Fethiyè çetin è avvocato, membro del comitato esecutivo per i diritti umani e portavoce del gruppo di studio dei diritti delle minoranze  presso il tribunale di Istanbul. Fu arrestata  dalla giunta militare nel 1980 e passò 3 anni nella prigione di Ankara. Les Petits-Enfants , di Ayse  Gül Altinay e Fethiyè çetin, tradotto da Celin Vuraler. Actes Sud, 2011 (versione originale del 2009). Ayse  Gül  Altinay insegna antropologia all’università Sabanci a Istanbul. Ha pubblicato molti studi sociologici di grande importanza, in inglese e in turco.

Cfr. tra gli altri «Le réveil des Arméniens de Turquie » de Guillaume Perrier, LE MONDE du 21.12.2011. http://actualite.portail.free.fr/monde/21-12-2011/le-reveil-des-armeniens-de-turquie/

 

[3]) Marc Sémo, recensione di Les Petits-Enfants, Libération del 04/06/2011, http://www.liberation.fr/livres/01012341343-les-armeniens-caches-de-turquie.

 

 

[4]) Laure Marchand, Nouvel Observateur del 2 febbraio 2012, http://tempsreel.nouvelobs.com/monde/20120202.OBS0449/genocide-armenien-un-tabou-qui-se-fissure.html

[5]) Ursula Gauthier, Nouvel Obs.  del 21 aprile 2005, « Turquie, le génocide inavoué » http://tempsreel.nouvelobs.com/monde/20120119.OBS9195/turquie-le-genocide-inavoue.html

 

[6]) Le frasi messe tra virgolette nel racconto di Fethiyé çetin  sono  citate  nella recensione  di Marc Sémo del Livre de ma grand-mère in Libération del 19 décembre 2006, http://www.collectifVAN.org/article.php?r=4&id=6629

 

[7]) Les Petits-Enfants, op. cit., pp. 45, 48.  La maggior parte delle persone che hanno testimoniato, hanno voluto mantenere l’anonimato per sottrarsi alle discriminazioni, ma anche alle persecuzioni che ancora i ripetono nella Turchia attuale.

 

[8]) Les Petits-Enfants, op. cit., pp. 187, 188.

 

[9]) Jean François Lyotard, Le Différend, Éd. de Minuit, 1983, p. 256.

[10]) Questo tema che  apre effettivamente  il mio primo libro sulla trasmissione: «Ouvrez-moi seulement les chemins d’Arménie» / Un génocide aux déserts de l’inconscient (Prefazione di René Kaës), Les Belles Lettres/ Confluents psychanalytiques, 1990, 2003 (2 edizione), precorre in realtà  i tre che gli hanno fatto seguito : La Survivance / Traduire le trauma collectif (Prefazione di Pierre Fédida, Postfazione di René Kaës), Dunod / Inconscient et Culture, 2000, 2003 (ristampa), L’intraduisible / Deuil, mémoire, transmission, Dunod/ Psychismes, 2005, 2008 (rist.), Mémoires du Génocide arménien. Héritage traumatique et travail analytique, Vahram et Janine Altounian, con scritti di  K. Beledian, J.F. Chiantaretto, M. Fraire, Y. Gampel, R. Kaës, R. Waintrater, PUF, 2009,  e costituisce, attraverso la ritrascrizione della lunga testimonianza di un armeno  di 95  anni ( trasmessa nel 2005 e 2006 da "France inter"), la conclusione dell’ultimo: De la cure à l’écri.

.

 


   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

Altinay A. G. et Cetin F., (2009), Les Petits-Enfants, traduit par Célin Vuraler, Actes Sud, 2011.

 

Altounian J. (1990), « Ouvrez-moi seulement les chemins d’Arménie »/ Un génocide aux déserts de l’inconscient (Préface de R. Kaës), Paris, Les Belles Lettres/ Confluents psychanalytiques, 2003.

____(2000)  La Survivance / Traduire le trauma collectif   (Préface de P. Fédida, Postface de R. Kaës), Paris, Dunod / Inconscient et Culture, 2003 (réimp.).

 

_____(2005) L’intraduisible / Deuil, mémoire, transmission, Paris, Dunod/ Psychismes, 2008 (réimp.).

_____ (2009), Mémoires du Génocide arménien. Héritage traumatique et travail analytique, Vahram et Janine Altounian, avec la contribution de K. Beledian, J.F. Chiantaretto, M. Fraire, Y. Gampel, R. Kaës, R. Waintrater, Paris, PUF.

______ (2012) De la cure à l’écriture / L’élaboration d’un héritage traumatique, Paris, PUF. 

 

Cetin F. (2004), Le Livre de ma grand-mère de, L'aube, Collection Regards croisés. Traduit par Alexis Krikorian et Laurence Djolakian, 2006.

 

Gauthier U. (21/04/2005), « Turquie, le génocide inavoué », Le Nouvel Observateur.

 

Lyotard J. F. (1983) Le Différend, Éd. de Minuit, 1983.

 

Marchand L. (02/02/2012), «Génocide arménien, un tabou qui se fissure » Le Nouvel Observateur.

 

Sémo, M. (04/06/2011),  « Les enfants cachés de Turquie», compte rendu de Les Petits-Enfants, Libération.

 

Trévisan C. (2001). Les fables du deuil. La Grande Guerre : mort et écriture, Paris, PUF, Perspectives littéraires.  

 

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

Copyright - Ce.Psi.Di. - Edizioni "FRENIS ZERO" All right reserved 2004-2005-2006-2007-2008-2009-2010-2011-2012-2013