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  LA CIVILTA' CONTADINA: L'alimentazione negli anni '50

ABBIGLIAMENTO - ALIMENTAZIONE - ATTREZZI - DONNA - FASI RIFORMA AGRARIA - LOTTA PER LA TERRA - MATRIMONIO - PROTAGONISTI - VISITA AI LUOGHI DELLE OCCUPAZIONI DELLE TERRE

Disegno di Rocco Andriulli tratto da -L' TEGN' 'MBIZZ A LEGN'- di Bitondo/LaterzaLe condizioni economiche e sociali negli anni '40 - '50 si riflettevano anche sull'alimentazione.. La mia nonna racconta che l'alimentazione di quegli anni, per quanto misera, era squisita e genuina. In alcune famiglie, dove il capo famiglia trascorreva piùDisegno di Rocco Andriulli tratto da -L' TEGN' 'MBIZZ A LEGN'- di Bitondo/Laterza della metà della giornata in campagna, si preparava un unico pasto (uguale per adulti e bambini) che si consumava nelle ore serali della giornata, cioè quando il capo famiglia ritornava dal lavoro. In questo caso i bambini con la loro mamma pranzavano solamente con pane e pomodoro oppure con un uovo al tegamino. Alla sera, invece, si consumava il pasto vero e proprio a base di pasta fatta in casa, o di verdura preparata in modo vario, o di legumi. Questi si alternavano con altri piatti tipici: cicoriette con la favetta, cavatelli "capund'", tagliolini con fagioli oppure ceci conditi con cipolle e peperoncini soffritti oltre che con sughetto. Se una parte delle pietanze avanzava, veniva posta in apposite scodelle in legno (di varie misure) che serviva da "colazione" per gli uomini che andavano in campagna il giorno successivo. I bambini che andavano a scuola non portavano, come noi, panini imbottiti, brioche, ma si accontentavano di alcuni fichi secchi oppure di un po' di frutta..
Altre specialità venivano preparate nei giorni di festa: Natale, Carnevale, Pasqua ecc. Nei giorni precedenti il Natale si incominciava a preparare le "Pettole", i "Porcelli" e le "Cartellate o cr'spedd'" (squisitezze tipiche fatte di pasta fritta). Nel giorno di Natale si preparavano orecchiette e fr'cciedd' (tipica pasta fatta in casa utilizzando sottili ferri), tegami di carne con patate, il cui coperchio veniva coperto da carboni accesi in modo tale che la carne cuocesse sopra e sotto proprio come nei forni di oggi. Invece tra Carnevale e Pasqua non mancava la lasagna con la mollica fritta, e il giorno di Pasqua erano anche pronti biscotti con le uova, taralli, colombe e "P'cc'latiedd". Le ceste piene di dolci pasquali davano l'idea di quanto fosse sentita questa festa. Ricorrente pietanza invernale era la carne di pecora preparata alla maniera dei pastori con peperoncini piccanti, cipolla, sedano, pomodoro e verdure. Tutto in acqua abbondante e sale. La pignata doveva stare sul fuoco ben chiusa e per più di tre ore.
Disegno di Rocco Andriulli tratto da -L' TEGN' 'MBIZZ A LEGN'- di Bitondo/LaterzaAltra occasione in cui si preparavano altre pietanze particolari, era il matrimonio. Per chi seDisegno di Rocco Andriulli tratto da -L' TEGN' 'MBIZZ A LEGN'- di Bitondo/Laterza lo poteva permettere esso era diviso in due momenti. Al ritorno dalla chiesa, gli sposi offrivano a parenti e amici dolciumi vari: taralli, bocconetti e paste secche accompagnati da rosoli preparati in casa con essenze varie. La cerimonia prevedeva un banchetto a cui erano ammessi solo i parenti degli sposi che potevano degustare cicoriette in brodo di gallina, pastasciutta con ragù di " ventresca" e carne varia, formaggi vari accompagnati da salsicce di maiali essiccate in casa, pancetta, soppressata, capicollo ecc. Sembrerà strano, ma altre pietanze particolari si preparavano in occasioni della morte di qualche parente o amico di famiglia :si trattava di un pranzo completo perché la famiglia in lutto non usciva per più giorni. Il pranzo era chiamata "cuonz'" (consòlo - pranzo di consolazione). Fondamentale nell'alimentazione era il pane: le donne lavoravano quasi tutta la notte per fare un pasta ben lievitata. Il lievito consisteva in un pezzo di pasta inacidita, chiesta in prestito ad una vicina che aveva già panificato. Ingredienti: farina, sale e acqua tiepida. Le donne impastavano e, dopo qualche ora d'intenso lavoro, la pasta veniva protetta e tenuta ben calda per la lievitazione con coperte di lana e cappotti. La pasta si gonfiava e con il passare del tempo diventava tesa e dura. Successivamente la pasta era divisa in pagnotte avvolte in tovaglioli bianchi. Il pane così aggiustato era posto in fila su un asse di legno, per essere trasportato in uno dei forni a legna. Il pane veniva contrassegnato con incisione delle iniziali della famiglia.


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