Nel giugno-luglio 1843, l'etruscologo inglese George
Dennis, nel suo Itinerario etrusco nelle terre del
Viterbese, descritto nel famoso testo Cities and
Cementeries of Etruria (1848), ha l'occasione di
visitare anche Valentano. Si trattò certamente di una
VIsita breve (gli Etruschi nel territorio a Valentano
hanno lasciato solo labili tracce, forse a causa del
terreno cosparso di lapilli vulcanici, poco adatto a per
costruire e conservare ipogei) di cui ci rimane un flash
importante. Giunto sul Piazzale posto a Nord, al di fuori
della Porta di San Martino, lo descrive come una
"splendida terrazza" affacciata sul Lago di
Bolsena con tutto l'ampio panorama che s'ammira
dintorno. Forse, ma non ne ebbe l'occasione perché in
quei tempi la clausura del Monastero di Suore Domenicane
non lo consentiva, se si fosse affacciato dall' alto della
Rocca Farnese avrebbe potuto ammirare anche l'altro
affascinante spettacolo che segna verso Sud il Mar Tirreno:
cosicché la sua espressione sarebbe probabilmente stata
quella di una "splendida terrazza tra lago e
mare". In effetti questi piccolo centro, collocato
a 540 metri sul livello del mare., nella catena dei
Volsini, ha tutte le caratteristiche di un luogo dall'
aria "soavissima, buona e delicata", tanto
decantata fin dai secoli passati. Come abbiamo accennato
George Demis non trovò serie tracce del passato degli
Etruschi nelle terre di Valentano, ma se avesse avuto
pazienza probabilmente avrebbe saputo della presenza di
tracce preistoriche presenti Invece su tutto il
territorio, compresi anche gli insediamenti d'altura
attorno all'abitato. Tracce preistoriche che dovevano
diventare una assoluta certezza allorchè si riscoprirono
I villaggi palafitticoli sommersi, amorevolmente
conservati sotto le acque del vicino laghetto di Mezzano.
Quindi le origini del paese risalgono all'età del rame e
alla piena età del bronzo. Il territorio, percorso da
fiumi e torrenti, era cosparso di villaggi e capanne, di
cui sono rimaste testimonianze indelebili mentre verso la
sottostante Bisenzo qualche sito etrusco tramanda la
storia di questo popolo.
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La
tradizione vuole che Valentano derivi dall' etrusca
"Verentum" ma non se ne sono trovate
tracce che, peraltro, per il periodo romano sono
ben visibili nei resti di numerose ville sparse
lungo un diverticolo della Via Clodia. Ville
rustiche, trasformatesi nel tempo in piccoli
villaggi che, in epoca medievale sentirono la
necessità di riunirsI, per motivI di difesa, sull'
alto del colle ove, probabilmente SI formò li primo
nucleo di quel villaggio chiamato "Valentano"
(forse da Valle degli Ontani). Sono presenti anche
resti di fortificazioni longobarde con necropoli.Le prime notizie del paese potrebbero essere quelle
del 68O, anno in cui in questo centro si sarebbe
trasferito per breve tempo il vescovo della
distrutta città di Bisenzio. Dai documenti delle
Abbazie imperiali di Farfa e di San Salvatore sul
Monte Amiata. sappiamo dei primi documenti certi del
paese (risalenti agli anni 813-844) Nel 1053 il
paese comunque è già strutturato e appare organizzato
come comune libero, nel sito attualmente occupato,
con la sua pieve dedicata a San Giovanni Evangelista
e la Rocca di difesa, Da questo periodo e sino
alla metà del 1300 il paese conobbe distruzionI,
incendi, devastazioni e ricostruzioni conteso dal
dominio delle vicine città di Orvieto e Viterbo, |
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Nel 1354 la cittadina, recuperata dal card, Albomoz,
venne assegnato alla signoria dei Farnese che la tennero
per lunghi anni, trasformando in palazzo residenziale
della Famiglia, l'antica rocca di difesa, con cortile
rinascImentale, sale affrescate e richiedendo anche l'intervento
di Antonio da Sangallo il Giovane.Questo splendido
momento, vissuto sotto i Farnese, portò Valentano ad
essere compreso nel Ducato di Castro (1537) e, quindi, a
divenire la capitale quando per le dispute tra i Farnese e
la Camera Apostolica, Castro venne completamente distrutta
(1649).
Gli avvenimenti dei secoli seguenti registrano l'abbandono
della Rocca da parte dei Farnese e la sua trasformazione
in Monastero di Monache DomenIcane, Tra I lavori di
adattamento va segnalata la creazione, nella scalea
d'onore del Card, Alessandro Farnese, JunIore, di
una singolare Scala Santa,
I Valentanesi sono presenti nell' Associazione
Castrense del 1848 e quindi nella Lega dei Comuni di
Castro che si opponeva al potere temporale dei papi e
auspicava, nello spinto risorgimentale del tempo, l'unione
dell' Itaha tutta, Sede di una guarnigione di Zuavi Pontifìci,
il paese registrò l'arrivo e gli scontri con i garibaldini
nel 1867. Ma ormai il 1870 era alle porte e mentre si festeggiava
la presa di Roma gli Zuavi incendiavano, nella piazza
principale del paese, quasi tutte le carte dell' archivio
storico del Comune di cui rimangono comunque preziose e
insostituibili testimonianze, unitamente alle carte
amministrative della distrutta città di Castro, Ora la
Castello, segno nel tempo della storia di Valentano,
ospita le strutture culturali del paese con il Museo della
Preistoria della Tuscia e della Rocca Famese, la
Biblioteca Comunale ricca di fondi librari e di
manoscritti, sale per conferenze ed esposizioni.
TRADIZIONI
RILEVANTI:
Processione
del cristo Morto, Venerdì Santo
Pasquetta
a Villa Fontane, Lunedì dell' Angelo
Fiera
del Cedro (e merci varie), istituita nel 1461. 3a domenica
di Maggio e il lunedì successivo
14-15
agosto, Festa dell' Assunta con tiratura del "Solco
Dritto" e offerta dei Ceri alla Vergine
Sagra
di prodotti tipici locali, Sabato, domenica e lunedì dopo
Ferragosto
Feste popolari di San Giustino, Domenica dopo
Ferragosto
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