Il
colle su cui sorge la città di Montefiascone, strategico
osservatorio naturale nel territorio della Tuscia,
presenta le tracce di una frequentazione storica
ininterrotta, testimoniata da una complessa stratigrafia
di reperti archeologici rinvenuti nell'area della Rocca
dei Papi.
Dopo aver ospitato vari insediamenti di culture
protostoriche, come quella eneolitica di Rinaldone, il
luogo ebbe un momento d'importanza in epoca etrusca,
quando s'impose come estremo baluardo meridionale nel
sistema difensivo voluto da Velzna, Orvieto, per
controllare le risorse economiche del grande bacino del
lago, e per contrastare l'espansione territoriale di Vulci
e Tarquinia.
Con la distruzione di Velzna ed il saccheggio del Vanum
Voltumnae avvenuti nel 264 a.C., il potere romano subentrò
definitivamente a quello etrusco.
Le esigenze logistiche dei vincitori comportarono il
riassetto del territorio e quindi un impegno di
pianificazione urbanistica e di ristrutturazione della
rete viaria.
Anche il territorio di Montefiascone venne coinvolto in
questo progetto, particolarmente in relazione al tracciato
della consolare Cassia ed alla creazione di una Stazione
di Posta.
Sulla più antica rappresentazione geografica conosciuta,
la Tabula Pentingeriana di epoca imperiale, collocata tra
Volsinis (Bolsena) e Aquae Passaris (Bullicame), troviamo
una "Statio" che, insistendo sull'ubicazione
dell'odierna Montefiascone, sembra riferirsi all'area
situata nelle vicinanze della basilica di San Flaviano
oggi denominata "Cannelle".
Alcuni frammenti marmorei, qualche epigrafe e sparsi
relitti di strada consolare sopravvivono ad attestare
l'espansione Romana ed il suo successivo declino.
Barlumi di storia si intravedono nel buio dei secoli
successivi.
L'assassinio della regina dei goti Amalasunta perpetrato,
nell'anno 535, tra le aggregazioni laviche dell'isola
Martana.
Il privilegio di papa Leone IV che nomina Montem Flasconis
già nella metà del IX secolo. L'incontro del 1074, tra
la contessa Matilde di Canossa e papa Gregorio VII, nel
Castro di San Flaviano per concentrare una difesa contro i
Normanni.
E finalmente il risveglio.
Il possesso della posizione strategica del Castrum di
Montefiascone, infatti, si era nel frattempo rivelato
presupposto determinante nella difesa delle terre del
Patrimonium Beati Petri, e proprio qui le rivendicazioni
temporali della Chiesa si scontrarono più volte con le
pretese Imperiali, in un crescendo che favorì la
progressiva ristrutturazione e fortificazione della Rocca.
L'imperatore Federico Barbarossa, nel 1185, emanò un
diploma a favore della città.
Ottone IV ed Enrico VI vi insediarono un castellano
imperiale, facendo della città il capoluogo
amministrativo più meridionale del regno degli Svevi.
Innocenzo III, nel gioco alterno della lotta, vi pose la
sede del Rettore dell'intero Patrimonio di S. Pietro. Nel
1353, infine, vi giunse il card. Egidio Albornoz con il
compito di riaffermare l'autorità della Chiesa su tutte
le terre che si erano ribellate. Il castello della Rocca
divenne allora la più temibile centrale operativa
dell'esercito pontificio. Nel 1368 vi soggiornò Urbano V,
reduce da una Avignone, e nel 1369 lo stesso papa elevò
Montefiascone al rango di Città dotandola di una propria
diocesi.
Una moltitudine di pontefici e di celebrità animò nei
secoli successivi le austere sale del palazzo; tra loro
san Bernardino da Siena, Pio II, Cesare Borgia, Giulio II,
Michelangelo, Leone X, Giuliano da Sangallo, l'imperatore
Carlo V, Paolo III.
Poi, lentamente, il declino, dovuto all'inutilità di una
fortificazione così potente in un territorio
definitivamente sottomesso all'autorità della Chiesa.
Alla decadenza materiale si aggiunse quella culturale, ma
fortunatamente, verso la fine del '600, vi giunse come
vescovo il cardinale Marcantonio Barbarigo.
La venuta di questo cardinale veneziano fu provvidenziale,
infatti, grazie alla sua lungimiranza, tenacia, sapienza e
fede, la città trovò un nuovo momento di splendore,
diventando la sede di uno dei più vivaci centri di
formazione culturale e religiosa d'Italia, apprezzato
anche oltre i confini nazionali.
A distanza di un secolo, l'opera del Barbarigo venne
ripresa e perfezionata dal grande cardinale Giuseppe
Garampi, storico, numismatico e prefetto dell'Archivio
Vaticano.
Tra i tanti alunni del Seminario di Montefiascone
ricordiamo l'arcadico Domenico Ottavio Petrosellini,
Riccardo Howard duca di Norfolk, il poeta cesareo Giovan
Battista Casti, il pittore Pietro Aldi, lo scienziato
archeologo Francesco Orioli e il latinista mons.
Alessandro Volpini, estensore dell'enciclica "Rerum
Novarum" di papa Leone XIII.
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Montefiascone
resta un luogo ideale per chi ama la vacanza tra
natura, storia ed arte.
Un'economia prevalentemente agricola ha consentito
la conservazione naturale pressochè intatto. Il
lago, proprio per le sue acque e per l'effetto
mitigatore sul clima, favorisce una vegetazione
naturale assai ricca. A Nord e a Sud di
Montefiascone ai folti boschi di cerro e roverella
della fascia lacustre subentrano, sopra i 500 metri,
le più modeste distese di castagni e nella stagione
primaverile si possono ammirare, mescolate al verde,
le belle macchie gialle della ginestra dei carbonai.
I boschi sono il regno del picchio rosso maggiore e
del picchio verde ( che nidificano nei buchi dei
tronchi secolari ), dell'upupa, degli uccelli rapaci
( poiana, gheppio,
allocco, barbagianni, civetta ), ma anche del
cinghiale, dell'istrice, della volpe, del tasso,
della faina, della donnola.
Sulle rive sono ancora rigogliosi i canneti, dove
nidificano la folaga, la gallinella d'acqua e il
germano reale. Il pioppo, il salice, l'ontano nero,
alberi tipici del lungolago che ombreggiano le rive,
ospitano i nidi dello svasso, della rara garzetta e
delle varie specie di aironi.
Le acque del lago, che alimentano una buona attività
peschereccia, sono ricche di pesci: dal nobile
coregone che, originario dei laghi alpini ha trovato
nella profondità di queste acque un ottimo habitat,
all'anguilla, che merito una citazione dantesca, al
luccio, al persico, ai più modesti, ma non per
questo meno gustosi, lattarini, carpe e tinche.
In questo ambiente naturale così conservato sono
possibili salutari e rilassanti passeggiate a piedi,
a cavallo o in mountain bike, il nuoto, la vela, il
surf, la pesca e per chi ama la campagna si offrono
ottime esperienze agrituristiche. E se ciò non
bastasse, Montefiascone dispone per i suoi ospiti di
buone attrezzature sportive: un palazzetto dello
sport, campi di calcio e di baseball regolamentari,
campi da tennis e una piscina. |
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Montefiascone,
famosa per il vino, è da sempre apprezzata anche come
meta gastronomica; ne sono testimonianza le tradizionali
trattorie cui si aggiungono oggi numerosi ristoranti. Tra
i primi piatti segnaliamo la panzanella, le fettuccine al
"lansagnolo", le pappardelle, le lasagne e le
zuppe: pasta e fagioli, pasta e ceci, riso e lenticchie,
ma soprattutto l'acquacotta, la povera e raffinata
minestra contadina.
I secondi si orientano verso i pesci di mare, in
alternativa a quello di lago che vanta nobili tradizioni
con le anguille di Bolsena, il coregone e i lattarini. In
quanto alle carni, le preferenze vanno spesso all'agnello
( al forno, allo "scottadito", alla cacciatora,
al "bujone" ), non dimenticando i piccioni
ripieni, il coniglio alla cacciatora, il pollo in padella,
la cacciagione, l'ossobuco, la trippa al sugo.
Il vino merita un asterisco particolare. Intanto è DOC a
tutti gli effetti: il tipo secco si presenta con il colore
giallo-oro brillante, il profumo vinoso etereo e il gusto
soavemente amarognolo. L'abbinamento consigliato è con
gli antipasti, le "asciutte" e il pesce. Il tipo
amabile ha colore paglierino, profumo vinoso e aroma
dell'uva; si propone col dessert e i dolci di fine pasto.
Su questo vino Bonaventura Tecchi scriveva: "Pochi
vini, come quello di Montefiascone, con la triplice
esclamazione in crescendo, come a dire c'è, c'è, c'è la
gioia del vino e della vita nella terra del sole, sembrano
adatti a risvegliare, specie nella mente di chi è
lontano, un'immagine di allegria e di fiducia, di campagne
luminose e sempre liete. Tutti i vini, si sa, sono una
strana mescolanza di terra e di cielo, quasi un sobbalzo
della terra verso il cielo, e una discesa di ali di angelo
verso la terra, ma pochi vini, come quelli nostri, credo
che abbiano più vivo il sapore di questa mescolanza".
Annualmente, durante la prima quindicina di Agosto, viene
organizzata la "Fiera del Vino" allo scopo di
propagandare il tipico vino Est Est Est. Trova adeguata
collocazione nel giardino comunale, situato nella zona
centrale della città e prosegue nel centro storico, con
un itinerario enologico "In cantina con DEFUK"
(abbinamento di prodotti gastronomici locali in alcune
antiche cantine)
Da visitare:
Chiesa di S.Flaviano
Basilica di S.Margherita
Castello della Rocca
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