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I Romani

 

Nel 63 a.C. Pompeo entra in Gerusalemme e vi stabilisce il dominio dei Romani. Inizia così da parte di Roma, una politica di tolleranza religiosa e riorganizzazione amministrativa grazie all'autonomia alle città costiere e alla creazione della Decapoli nella Transgiordania.
La Galilea fu affidata all'amministrazione di Erode che nel 40 a.C., ingraziatosi Antonio e Ottaviano, ottiene la nomina a re della Giudea, della quale prese possesso nel 37 a.C. Scaltro e opportunista s'ingraziò sia i Greci che gli Ebrei (opere pubbliche e concessioni per gli uni e per gli altri; ampliamento del Tempio di cui resta il cosiddetto muro del pianto. Di carattere crudele, fece uccidere diversi familiari, compresi moglie e figli.
Sotto di lui nacquero Giovanni il Battista e Gesù. Dopo la sua morte, Il Regno viene diviso tra i suoi tre figli (cf. Lc 3, 1-3): Archelao che si impadronì della Giudea e Samaria, Erode Antipa della Galilea e Perea (4 a.C. 39 d.C. sposò Erodiade) e infine Filippo a cui spettò la Transgiordania. Archelao, odiato, viene fatto esiliare da Augusto dietro alla pressione popolare. Al suo posto viene messo un Procuratore (Ponzio Pilato).
Nel 41 d.C. il re Agrippa I riunsce a sé anche le altre regioni. Sono sue le persecuzioni dei primi cristiani (martirio di Giacomo di Zebedeo e reclusione di Pietro). Questo provocò un crescente odio antiromano. Le rivolte si moltiplicarono e per sedarle definitivamente e normalizzare la regione una volta per tutte, interviene il generale Tito sotto l'imperatore Vespasiano.
Nel 70 il Tempio viene distrutto e si hanno crocifissioni di massa (a questi eventi forse allude Lc 19, 43 e 21, 20).
Il Giudaismo sopravvive solo con il movimento farisaico. La distruzione del Tempio, operata poi definitivamente da Adriano nel 135, viene ricordata nella recita delle lamentazioni al muro del pianto in luglio / agosto.

Matteo legge l'episodio come conseguenza della mancata accoglienza di Gesù da parte dei Giudei

(cf. Mt 22, 7: la parabola del banchetto; Mt 24, 15: l'abominio della desolazione: segno che il tempo finale è definitivamente giunto.)

 


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