La Bibbia ha evocato questo evento con tutti i colori e l'entusiasmo di un'epopea. Tuttavia la storicità sostanziale del nucleo degli avvenimenti riportati da tutte le antiche tradizioni ( J-E-D-P ), dalla preghiera (Sal 7-7 e 7-8 , ad es.), dalle professioni di fede (Dt 26, 5-9 ; Gs 24, 2-13 ; Sal 1-36), dalla meditazione posteriore (Sap 11-19) è sostenuta da tutte le moderne scuole storiografiche.
A conferma di questa esperienza storica restano nomi egiziani persino nell'ambito del sacerdozio israelitico, come Hofni e Pinhas, figli di Eli, il sacerdote del santuario di Silo, maestro di Samuele ( 1 Sam 2, 3-4 ) e come nel nome stesso della grande guida dell'esodo, Mosè.
In realtà il nome Mosè è il suffisso mose che si aggiungeva ai nomi delle divinità egiziane (Amose, Tutmose, Ramesse) e significava figlio.
Resta, quindi, un dato certo: questa vicenda dai contorni oscuri, vissuta forse solo da alcune tribù di Israele e poi applicata idealmente all'intero popolo che parzialmente poteva essere rimasto in Palestina, è stata l'avvio per una pagina fondamentale della storia di Israele.
L'esodo è come uno spartiacque: da questo momento Israele passa da una struttura ancora confusa costituita da un agglomerato disparato di clan ad una forma più esplicita di popolo unito e libero.
Sottraendosi alla superpotenza occidentale di allora, non potrà totalmente evadere dalla spartizione bipolare del mondo (Egitto-Assiria) che anche allora vigeva, ma avrà compiuto un passo decisivo per conquistare quell'amore alla sua libertà e alla sua terra che non si spegnerà mai nell'ebraismo.
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