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Luca: Storico o Teologo?

a) Nella Chiesa Antica
La completezza del vangelo lucano (più ampio di quello matteano anche se la suddivisione posteriore gli ha assegnato 24 capitoli rispetto ai 28 di Matteo) contribuì ad assicurargli un posto di grande rispetto nella vita ecclesiale e nella liturgia.
Soprattutto alcune pagine esercitarono grande influsso nella vita spirituale e liturgica, spesso quasi inavvertitamente. Da Luca-Atti è ricavata la struttura liturgica del tempo pasquale:
Pasqua-Ascensione-Pantecoste; da Lc 1-2 sono tratti gli inni che scandiscono la giornata liturgica: il Benedictus (lodi), il Magnifìcat (vespri), il Nunc Dimittis (compieta).


b) Nell'esegesi moderna
  In epoca moderna i due aspetti dell'opera lucana, storico e teologico, tenuti tranquillamente insieme dalla Chiesa antica, vengono avvertiti in modo conflittuale. Si assiste così ad un'alternanza di posizioni, ad una continua oscillazione pendolare dal Luca storico al Luca teologo.
La celebre scuola di Tubinga, fondata da Ferdinand Christian Baur (1792-1860), introduce il sospetto sul-l'opera di Luca e dichiara che la sua ricostruzione storica è tendenziosa.
Luca omette varie cose che Paolo invece menziona e di altre offre una versione alquanto diversa (cf soprat-tutto At 15,20-29 con Gai 2,6). Inoltre tende a glorificare sia Pietro che Paolo: li presenta entrambi aperti ai pagani; anzi, significativamente, l'apertura ai pagani è inaugurata da Pietro (At 10,1-11,18). D'altro canto, il Paolo di Atti si mostra ben disposto verso le tradizioni ebraiche: accetta le clausole del concilio di Gerusalemme, fa circoncidere Timoteo (At 16,1-3), fa voto di nazireato (At 18,18). Ma tutto ciò tradisce le intenzioni teologiche di Luca: egli vuole superare il conflitto tra giudeo-cristiani ed etnico-cristiani, invitandoli alla moderazione sull'esem-pio dei loro rispettivi capi storici.
A farne maggiormente le spese è la figura di Paolo che risulterebbe troppo giudaizzata nella ricostruzione lucana. Altro che fedele compagno e interprete di Paolo! Luca sarebbe piuttosto l'iniziatore di quel compromesso che sfocia nel cattolicesimo.
Nei decenni a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento si ritorna ad un approccio prevalentemente storico. A. von Harnack (1851-1930) si mostra entusiasta di Luca: ne rivaluta le pretese letterarie e torna a considerare gli Atti come un'opera essenzialmente storica, "ganz ohne Tendenz", senza implicite tendenze storiche (Lukas der Arzt, der Verfasser des dritten Evangeliums und der Apostelgeschichte: Beitrage zur Einl. in das NT, 1, Leipzig 1906, p. 117).
L'opera di Luca esprime ottimismo verso la cultura umana, si avvicina maggiormente allo spirito greco e contribuisce a quella cristianizzazione dell'ellenismo che sta all'origine nella nostra civiltà.

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