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Luca: Storico o Teologo? Interpreta-zione nell'esegesi contemporanea

c) Nell'esegesi contemporanea
Gli studi di H.J. Cadbury (The Style and Literary Method of Luke, Cambridge 1920, ristampa: New York 1969) hanno contribuito a mettere in luce l'unità linguistica e stilistica dell'opera lucana. Lo stesso Dibelius dovrà convenire che il libro degli Atti non è una semplice raccolta di episodi preesistenti nella tradizione orale.
Grande influsso sugli studi lucani ha esercitato l'opera di Hans Conzelmann, Die Mitte der Zeit. Studien zur Theologhie des Lukas, Tùbingen 1954 (tr. it. Il centro del tempo; traduzioni anche in inglese e spagnolo). In continuità con le premesse poste da Bultmann, Conzelmann sostiene che la teologia lucana ha il suo punto di partenza in un problema centrale e decisivo: il ritardo della Parusia. Luca intende risolvere il cruciale problema una volta per tutte, mostrando le ragioni del ritardo, ovvero il perché la Parusia non può venire a breve scadenza.
Il suo cavallo di battaglia è At 1,6-8. Non solo Gesù respinge l'attesa a breve scadenza (come in Lc 17,20;19,11 e 21,7) e ribadisce l'incertezza del momento (spetta al Padre!), aggiunge anche una risposta avversativa:

"ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi..."

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Per Conzelmann quel "ma" di At 1,8 esprimerebbe una decisiva "sostituzione". Alla domanda sulla Parusia si risponde con la necessità di un "tempo della Chiesa".
Nasce così una "ristrutturazione" dell'attesa esca-tologica: l'originario schema binario (promessa­compimen-to) si ristruttura in uno schema ternario: promessa-Gesù-Chiesa. Non importa tanto la venuta del Regno (il quando), quanto il suo esserci.
Anche Ernst Käsemann vede nel ritardo della parusia il punto di partenza della teologia lucana, ma, diversamente da Conzelmann, ritiene che Luca abbia accentuato il già più che il non-ancora. In altre parole, Luca avrebbe introdotto un'idea di Chiesa piuttosto trionfalistica, una Chiesa detentrice della salvezza e che in certo senso soppianta il Regno.

d) Verso un maggiore equilibrio
  La fase più recente dell'esegesi è su posizioni di maggiore serenità anche se, a giudizio del prof. Fusco "certe simpatie per Luca appaiono ancor più preoccupanti della ostilità dei suoi detrattori", riferendosi con ciò a una tendenza neo-liberale che vorrebbe rifarsi direttamente al Gesù prepasquale, accantonando le inquietanti tematiche paoline del peccato e della redenzione.
Gli studi di J. Dupont e di G. Lohfink ripropongono il problema del rapporto Chiesa-Israele, sollevato a suo tempo dalla scuola di Tubinga. J. Fitzmyer solleva la riconsiderazione dei dati della tradizione circa la stessa identità di Luca. Riferendosi all'articolo di W. C. van Unnik ("Luke-Acts: a Storm Center in Contem-porary Scholarship", SLA 1966, 15-32), in cui il neotestamentarista olandese faceva riferimento all'autore del terzo vangelo come al reverendo Sig. Luca, Fitzmyer dichiara che oggi "sembra imporsi una rinnovata visione critica della documentazione sul reverendo Sig. Luca" (Luke the Theologian, Aspects of His Teaching (1989; traduz. it.: Luca teologo. Aspetti del suo insegnamento, Queriniana, Brescia 1991, p. 9).
Cosa possiamo concludere da questa rapida panoramica?
Generalmente i problemi intravisti non sono fittizi. Ma talora vengono visti in maniera unilaterale ed esasperata e così finiscono con l'essere distorti e fraintesi.
Nella conclusione del suo libro sulla teologia di Luca, E. Rasco osserva che il nostro evangelista rappresenta:

"un invito urgente a non abbandonare facilmente nessuno degli aspetti che si incontrano nella sua opera; che, se ad un primo confronto possono apparire marginali e preoccupanti, in verità possono arricchire la teologia attuale.
Luca non sarà forse, e non è, uno spirito creatore, un estremista in un modo o nell'altro, ma la sua opera costituisce uno specchio, una cima che si apre verso le sorgenti diverse del NT: verso Gesù da una parte, attualizzato per la Chiesa; verso Paolo dall'altra; un Paolo comple-mentario di quello ai Romani o ai Galati, ma non incompatibile con la "vida vivida", che non si può ingabbiare in schemi puramente teologici o letterari, un "Paolo lucano” , se si vuole, che ci prepara al Paolo delle grandi lettere.
Da qui l'attualità di Luca, da qui le sue possibilità, il suo fascino, se non addirit-tura la passione con la quale dobbiamo dedicarci alla sua opera.
La sua teologia non è un lavoro termi-nato, come ad esempio la concepisce Con-zelmann nei suoi studi. poiché la com-prensione dell'uomo cresce senza saziarsi, e la Parola di Dio, anche in Lc-At, è ine-sauribile" (La Teologia de Lucas, p. 182).

E' una splendida indicazione che facciamo nostra mentre ci apprestiamo a dirigere ormai tutta l'attenzione sul testo stesso del terzo Vangelo.

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