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di David Rossi - Gen. 2001

Milan-Roma, un anno fa. La tribuna autorità è come al solito piena zeppa di volti noti, di politici antipaticamente presenzialisti e di una pletora di starlet perennemente a caccia di prede prestigiose. Le immagini televisive ci mostrano addirittura l'arrivo di Nicolas Cage, l'attore americano bravo quanto scontroso. Guardie del corpo, posti di primissima scelta riservati dal Milan, invito a fine partita di Galliani per una cena con il Cavaliere, onorato di averlo al suo tavolo. Tutto sembrava nella norma, la classica serata mondana in concomitanza con una partita di calcio di alto livello. Salvo poi scoprire il giorno dopo che non si trattava di Cage ma di un simpaticissimo attore di teatro, Paolo Calabresi, tifosissimo della Roma e costretto dalla mancanza di un biglietto per la partita a inventarsi questo scherzo per entrare a San Siro. Scherzo riuscito, partita vista e Milano gabbata. Lazio-Roma, 17 dicembre scorso. Per Paolo si ripropone il problema del biglietto: da Vienna, città in cui risiede da un po' di tempo per lavoro, non è facilissimo reperire il prezioso tagliando, in più stavolta è la Lazio la società da gabbare e così scatta il piano diabolico. In un batter d'occhio Paolo Calabresi si trasforma in Jerome de Rosset, segretario della famiglia reale del Principato di Monaco. Jerome (spiegherà poi Paolo che il nome è stato scelto perché composto dalle parole francesi "Je" e "Rome", ovvero "io" e "Roma") chiama la Lazio comunicando che il figlio di Carolina di Monaco, il quattordicenne Andrea, vuole recarsi all'Olimpico per assistere al derby dei derby. Dopo un fitto scambio di fax e soprattutto di telefonate con un cinematografico accento francese, Paolo riesce a fare accreditare il fantomatico principino, lui stesso, sotto le mentite spoglie di Jerome, e la scorta. Il simpatico attore già pregusta la poltroncina nel settore autorità, per lui e per i suoi amici, finte guardie del corpo. E il principino? Qualche ora di panico, poi la soluzione. Paolo si reca all'uscita di un liceo sulla Cassia, una scuola francese, e recluta Michelangelo, un quattordicenne che vanta una impressionante somiglianza con il nobile ragazzo di Montecarlo. Sgombrato il sospetto dell'adescamento dalla mente della mamma, Paolo prepara mentalmente e non solo il giovane, tra le altre cose tifosissimo della Roma. Un salto dal barbiere, un vero e proprio copione da rispettare e tutto è pronto. La serata del derby è un successo strepitoso. Mentre Leonardo Di Caprio colpisce l'attenzione di tutti per la sua ciccionesca antipatia e la splendida Cameron Diaz finge di accettare una maglietta biancoceleste col suo nome stampato salvo poi abbandonarla sul seggiolino a fine partita, il principino fende la folla tra lo stupore generale, salutando D'Alema, la ministro Melandri, il Mito Dino Zoff che per l'occasione muove le labbra per un rigoroso saluto regale, Cragnotti e via dicendo. Il tutto documentato da una telecamerina, sapientemente affidata a una delle finte guardie del corpo e giustificata ai presenti come un capriccio del principe Andrea, desideroso di un ricordo dell'esperienza allo stadio. Andrea-Michelangelo interpreta la parte senza sforzo, dato che la paura di essere scoperto lo paralizza: il suo mutismo e il suo impaccio vengono interpretati come la tipica spocchia dei nobili e Jerome, ovvero l'istrionico Paolo, svolazza e ricama intorno a questa situazione dando davvero il meglio di sé.
Ancora una volta tutti fregati, tutti gabbati. Il buon Calabresi ha addirittura il tempismo e la voglia di recarsi il giorno dopo a "Striscia la notizia" e mostrare a tutta Italia il filmato della preparazione, con tanto di sala trucco e l'intero svolgimento della serata, documentato dalla piccola telecamera. Fra tutti quelli che avuto la possibilità di incontrare la sgangherata comitiva del Principato, ce n'è stato solo uno che, memore dello scherzo di Milano, ci ha messo un secondo a "sgamare" l'inganno: quando Paolo è entrato nello spogliatoio della Roma, Francesco Totti ha guardato il sedicente Jerome negli occhi e ha esclamato: "Ma lo vuoi pagare una volta il biglietto o no?". Non c'è niente da fare, al capitano non la si fa...

 


  1. Alla romana o alla milanese. Basta che il piatto non pianga più

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