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  Lasciapassare


 

di David Rossi - Mag. 2001

In teoria non bisognerebbe mai usare un mezzo di comunicazione per esprimere i fatti propri. Questo vale per chi appare in televisione, per chi parla alla radio o per chi scrive per una rivista o un quotidiano. Daniele, mio compagno d'avventura fin dalla creazione di questo mensile, ha cercato di inculcarmi nella testa i principi basilari che regolano l'espressione prettamente giornalistica e fra questi c'è, ad esempio, il divieto dell'utilizzo (tranne specifiche esigenze) della prima persona singolare nei discorsi che si fanno o negli articoli che si scrivono. Bel problema per un esibizionista come il sottoscritto, abituato ad essere al centro dell'attenzione fin da quando leggevo il Corriere dello sport al bar sotto casa all'età di 4 anni, per la gioia di papà. Però il dovere impone certe cose e uno, pur di coronare certi sogni, si adegua per forza. Poi però… Poi però uno (lo stesso di prima) si gira intorno e guarda a quelli che dovrebbero rappresentare i punti di riferimento della professione che vorrebbe intraprendere e i conti davvero non tornano. Ora la scelta si fa ardua: faccio i nomi, creandomi nuovi nemici oppure glisso, parlando in maniera generica e diplomatica di fantomatici operatori della comunicazione nella speranza che un giorno possano ricordarsi della mia omertà? Faccio i nomi. Quante volte Furio Focolari pronuncia la parola "Io" in un discorso? Più o meno quante il grande Pluto Aldair si allaccia le scarpe in una partita. L'ex cronista Rai dello sci (preso in giro per anni dalla Gialappa's per la sua intempestività nei racconti delle evoluzioni dei protagonisti azzurri del Circo Bianco: insomma, portava sfiga) personalizza anche una punizione di Batistuta o un gol di Totti, riconducendolo a qualcosa da lui detta o fatta in precedenza. Tanto che probabilmente dovrebbe firmarsi Fur"Io" Focolari. Le cose peggiorano quando in campo entra Tony Damascelli, un signore calvo con i capelli lunghi che scrive di calcio per Il Giornale. O meglio scriveva, visto che recentemente lo sport di cui si occupa è il "Totting", ovvero l'arte di parlar male del numero dieci della Roma e della Nazionale italiana (meglio ricordarglielo, magari è ancora convinto che sia Del Piero). Sport che si è rivelato affascinante per il compagno di testata Cristiano Gatti, capace di dare della "Carogna" a Totti nella pagella dell'ultimo derby, facendo un uso, quello sì, carognesco della carta stampata per sviscerare le proprie antipatie per un calciatore che evidentemente mortifica le ambizioni da tifoso del giornalista stesso. Tornando all'"io facile" come trascurare il grande Ivan Zazzaroni, l'unico direttore del Guerin sportivo che ha avuto il coraggio di apparire in televisione con un paio di pantaloni arancioni? Zazzaroni non fa altro che raccontare come "lui" conosce Capello, come "lui" è amico di Baggio, come "lui" apprezza il bolognese Cipriani... È talmente preso da questa pratica che qualche tempo fa ha addirittura pubblicato una collana di articoli scritti da prestigiosi collaboratori del settimanale (poi raccolti in un volumetto) intitolati "Io e...", culminati nel suo "Io e Baggio" di cui si sentiva francamente la mancanza. E caso strano fanno tutti parte dello stesso teatrino dell'assurdo, quando si dice la sapienza delle scelte. Ma ci sono anche le mezze cartucce, quelli che non li vede, non li sente e non li legge nessuno. Basta "ravanare"con la manopola della radio tutti i giorni a tutte le ore per cogliere l'italiano (?) sgrammaticato di improvvisati conduttori che cercano di percorrere la via di chi ha realmente inventato qualcosa, basta lasciar scorazzare il proprio pollice sul telecomando per cogliere l'essenza dell'inutilità fatta televisione. Qualche esempio: Rocco Ilaria, vero e proprio esempio di genio involontario. Uno che, spacciandosi per conduttore televisivo, si affanna a contenere il suo odio anti-romanista: "A tutti quei tifosi della Lazio che si sono scusati con i tifosi della Roma per la coreografia del derby ricordo che un tifoso laziale non deve mai chiedere scusa a un romanista!". Un cherubino. E la Melandri che ancora manda i celerini nelle curve. E come dimenticarsi di Giovanni Lacagnina, l'uomo più interrotto d'Italia, il mediatore che trascorre la maggior parte del suo tempo a dissociarsi da quello che dicono i "corrosivi" Mughini, Crosa, Martino e compagnia bella (si fa per dire)? Scusate, voi che comprate rosso&giallo, con la speranza di non trovare mai sfoghi come questo. Scusa Daniele per questo attentato al tempo che hai generosamente investito nel cercare di spiegarmi quello che non andrebbe mai fatto. Sarà che se ne sentono e se ne vedono troppe. Ma uno avrà pure il diritto di dolersi del fatto che tutti parlano di Biscardi pochi rimpiangono Melidoni, o che tanti leggono Imparato sulla Gazzetta dello Sport e non hanno mai visto un libro di Galeano manco da lontano? E poi mi chiedono perché tifo Roma...

 


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