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Dentro Cassano di David Rossi - Dic. 2001

Antonio Cassano, genio e sregolatezza. Apparente somma dei luoghi comuni che dipingono come rompipalle quelli che salendo dal gradino più basso della scala sociale vengono proiettati in un mondo fatato, ricco, affettato, luccicante. Antonio Cassano, gioia e dolore di Bari Vecchia, che lo ha visto nascere, crescere, esplodere e andare via, mentre la squadra della città retrocedeva. Proprio Cassano, quello che ha fatto impazzire migliaia di pugliesi con le sue piroette, i suoi gol d'autore, come quello segnato all'Inter alla seconda partita in serie A, in una serata indimenticabile, finita con i festeggiamenti sui vialoni del porto a base di "pinne" col motorino. Poi Roma, la grande squadra ma soprattutto la Grande Città, il palcoscenico che conta. Una scelta che ha suscitato entusiasmo in chi non crede nell'egemonia settentrionale nel calcio ma non solo: il folletto ha scelto il centro sud e non Torino, la Juventus e Luciano Moggi, ovvero i soliti noti, prepotenti e arroganti come sempre. Stavolta il boccone è andato per traverso al buon Lucky, ma lui ha chiamato subito a raccolta i vecchi amici: d'incanto quello che fino ad un paio di mesi prima era un fenomeno in rampa di lancio si è tramutato in un guappetto da due soldi, capace solo di rovinare spogliatoi e infastidire i compagni di squadra. Questo è almeno quello che ci ha raccontato Claudio Gentile, commissario tecnico dell'Under 21 ed ex suddito sabaudo: "Gheddafi" ha subito risposto presente all'appello lanciato dagli amici della Vecchia Signora bianconera, e Cassano si è ritrovato di botto in panchina, per far spazio a Maccarone, Bonazzoli e Gilardino. Tutto lecito, per carità, ma la curiosità di sapere cosa sarebbe successo se il bell'Antonio (si fa per dire...) avesse scelto la casacca a strisce bianconere non ce la toglieremo mai. Il risultato ottenuto è un personaggio creato ad arte da giornali e mass media: Cassano il guastafeste, quello che gira senza patente, quello capace solo di fare scherzi idioti ai compagni. Ma chi è realmente questo diciannovenne che accende la fantasia dei tifosi romanisti? Come si muove in questo mondo per lui assolutamente nuovo?
Il primo approccio con Trigoria è stato facilitato dalla più volte dichiarata ammirazione del ragazzo per Francesco Totti. Il capitano della Roma lo ha preso sotto la sua ala protettrice, introducendolo allo spogliatoio come un suo protetto. Il rapporto si è allargato anche alla vita fuori dal campo: Cassano ha trascorso interamente a casa Totti il primo periodo romano, proprio per questo ha preso una villa all'Axa, a poche centinaia di metri da Mamma Fiorella. Sempre insieme, stesso ristorante, stessi negozi per comprare vestiti, addirittura la libertà di rispondere al cellulare di Francesco per dire: "Sono un amico, il capitano ha da fare". Una frequentazione ai limiti della simbiosi, con Totti che dopo un po' di tempo confessa scherzosamente: "Tra un po' viene pure al bagno con me...". Risultato: Antonio si è un po' "allargato" nei modi, cedendo alla tentazione di strafare per cercare di essere accettato. Sdraiato sul bordo della piscina privata, in una serata estiva Antonio grida "A Ma' (Fiorella, ndr) sono le 2, è tardi. Perché non vai a dormire?". Questo uno dei tanti episodi un po' fuori dal seminato che abbastanza velocemente hanno offuscato un rapporto partito forse troppo in quarta. La svolta, negativa, dopo la partecipazione al programma televisivo "C'è posta per te", con un imbarazzatissimo Cassano che, al termine di uno sketch sulla sicurezza stradale con Totti vestito da vigile che lo rimprovera per il suo spericolato comportamento in macchina (anche senza patente), afferma: "Seguirò il capitano fino a che Dio non mi chiamerà". Frase che lì per lì testimoniava l'immensa soggezione del ragazzo nei confronti del compagno di squadra, ma che ha generato una discussione post rem che ha cambiato le cose. Sì, perche il barese si è rivisto in televisione e la cosa non gli è piaciuta, ha avuto l'impressione di aver fatto la figura del fesso, il ruolo del fratellino sciocco del campione. Lo Iago di turno ha soffiato sulla brace ed ecco che da quel momento le cose sono cambiate: il giovane attaccante ha allentato la presa sul Bimbo de Oro, dedicandosi all'altra operazione di inserimento del gruppo, quella a più ampio respiro, iniziata nel ritiro di Kapfenberg. Obiettivo: conquistare il rispetto e la considerazione della squadra tutta, ma con modalità tutte particolari. I tunnel irriverenti ad Aldair in allenamento, sottolineati con decisione dal vecchio Pluto, che non ha per niente gradito; i giochini con la palla fatti ai danni di Zebina, costretto a placcarlo su un campetto di Trigoria per fargli capire che certe cose ai compagni non si fanno, sono fatti noti: Antonio ha cercato di farsi apprezzare tramite il suo talento, ma i "vecchi" non sono impazienti di scoprire che un ragazzetto butterato è più veloce e tecnico di loro.

Allora la strategia si è spostata su altri campi, quello del presunto mix appeal che il pugliese esibisce per accattivarsi le simpatie altrui. Ecco allora che la "vittima" preferita di Antonio diventa il signor Gabriel Omar Batistuta. "Hai sentito il vecchietto? Vuole segnare venti gol..." e via con una risatina isterica. Batigol non ha apprezzato la battuta detta a voce alta dal giovane collega e un'occhiataccia non è bastata a sanare il torto subito. L'argentino, nei giorni successivi, si è divertito a pungolare Cassano in allenamento, sul suo modo di correre, sul modo di parlare. Motti, scherzetti, lazzi che non susciterebbero il sospetto di nessuno se non scaturissero da un personaggio con cui normalmente è meglio non esagerare. E poi partite di calcio tennis, con il Re Leone da una parte e Cassano dall'altra: "Guarda il vecchietto come schiaccia.... Prendi 'sto pallonetto del vecchietto..." e così via. Una situazione di allegra tensione che si è protratta per parecchio tempo. Intanto, il ragazzo non ha trascurato i compagni, soprattutto Montella. Con la punta di Pomigliano d'Arco è nato un legame favorito dalle affinità linguistiche, tutte meridionali. Legame che i bene informati raccontano continui anche al di fuori del campo di allenamento, e che vede come collante il fisioterapista personale dell'Aeroplanino rossogiallo, il napoletano Conta.

Intanto il tempo è passato, le partite pure, ma di Cassano in campo nemmeno l'ombra, anche quando in cui il suo utilizzo sembrava necessario. Ma non per Capello. Il tecnico goriziano si è messo in testa di dosare il talento barese, sfruttandolo solo quando necessario o quando il risultato non è importante ai fini della competizione (vedi Roma-Anderlecht). L'allenatore romanista tratta il giovane come un padre-padrone: è lui il destinatario preferito degli urlacci del mister, a Trigoria e all'Olimpico. Lui, ovviamente, incassa senza discutere, anche perché proprio Capello è stato il primo a difendere il suo pupillo dagli attacchi firmati Gentile-Moggi-Juventus. Ma l'esigenza del ragazzo di entrare nel gruppo è, col passare del tempo, aumentata, e quindi anche gli scherzi, le moine, e i richiami all'attenzione mascherati da sciocchezze tipo scuola elementare. Come quando Cassano è passato più volte davanti alle telecamere del Roma Channel mentre era in onda un'intervista a Fuser. Il cameraman, incuriosito da una capoccia che passava ogni dieci secondi davanti al giornalista e al giocatore, non ha resistito e ha "staccato" dall'intervista per cercare con l'occhio della telecamera il "colpevole", trovando Cassano in un angoletto nascosto che se la rideva tipo ragazzino con la faccia sporca di Nutella. Stupidaggini, giochini senza senso. Fino a quando non coinvolgono personaggi permalosi. Sì, la scena torna su Batistuta. Qualche giorno prima di Roma-Piacenza di Coppa Italia, Bati sta prendendo il caffè nel bar di Trigoria, Antonio si avvicina, mette il dito indice nella tazzina dell'argentino, poi se lo succhia e fa: "Buono!". I successivi cinque minuti non sono stati sicuramente i più sereni nella breve vita dell neoacquisto rossogiallo. Fortunatamente per lui l'episodio deve aver fatto riflettere più di una persona nell'entourage romanista. Primo fra tutto proprio Batistuta, che da fratellastro arcigno si è trasformato in zio burbero ma benevolo, prodigo di consigli ma capace di sgridate solenni al momento opportuno. La svolta nel rapporto è stata visibilmente sancita dal gol messo a segno da Cassano proprio in coppa col Piacenza. Due dediche: prima il gesto dell'aeroplano in onore a Montella, poi la corsa verso la panchina, verso Bati, col dito indice puntato, come se l'argentino glielo avesse predetto. Abbracci e baci e poi risate davanti alle telecamere inopportune della diretta. Accoglienza definitiva? Forse ancora no, qualche particolare da limare ancora c'è, per un diciannovenne che preso com'è dall'ansia di essere benvoluto dai compagni, spesso si dimentica di dire buongiorno o buonasera agli uscieri di Trigoria oppure gioca con la fascia nera a lutto per il papà di Zago sul braccio sbagliato. La fretta è cattiva consigliera, forse qualcuno dovrebbe spiegargli che per ottenere credibilità e rispetto da tutti, non solo a Roma, ci vuole pazienza, sacrificio e la capacità di mandare giù parecchi bocconi amari. Per informazioni può tranquillamente chiedere a Francesco Totti. Magari dopo aver ricominciato daccapo l'amicizia con lui.

 


  1. Alla romana o alla milanese. Basta che il piatto non pianga più

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