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di David Rossi - Feb. 2001

E poi mi vengono a dire l'ambiente. È una cosa che odio, non posso farci nulla. Odio qualsiasi tipo di discriminazione, figuriamoci una che tocca da vicino Roma e la Roma. Dicono: "Nella Capitale non vinceranno mai nulla, non c'è l'ambiente giusto. Dopo un paio di vittorie consecutive si esaltano, dopo qualche sconfitta o pareggio interno si deprimono e contestano". Eppoi: "Gli stessi giocatori subiscono questa mentalità e non riescono a dare il meglio per i facili entusiasmi e le dure contestazioni". Roba da matti.
Allora, fatemi capire bene. Logicamente i punti di riferimento per questo tipo di discorso sono Torino e Milano, segnatamente gli "ambienti" intorno a Juventus, Inter e Milan. Ma non mi sembra di ricordare recentemente episodi che supportano tali teorie. A Torino, mi risulta, uno striscione recante la scritta "Un maiale non può allenare la Juventus" all'indirizzo di Carlo Ancelotti è stato esposto regolarmente per un anno, nei sei mesi di dopo-Lippi e nei primi sei della scorsa stagione, sia allo stadio (trasferte comprese), che al campo d'allenamento. E questo solamente perché il buon Carletto vantava un passato rossonero e rossogiallo. Un vero esempio di equilibrio da parte dell'"ambiente" bianconero. Senza contare poi l'irruzione di alcuni tifosi juventini nella sala stampa del Delle Alpi, con tanto di slogan minacciosi e imminenti provvedimenti fisici comunicati ai giocatori presenti. Un po' quello che è successo allo stadio Meazza dopo una sconfitta interna dell'Inter, l'ennesima. I supporters più agitati dei nerazzurri hanno forzato i blocchi delle forze dell'ordine e del servizio di sicurezza privato, e sono arrivati ai margini dello spogliatoio interista con intenzioni non proprio amichevoli. Tentativo rintuzzato con molta fatica grazie anche alla mediazione di qualche dirigente paziente. Un comportamento totalmente in linea con la tradizione meneghina, come testimoniato dalle dichiarazioni a caldo dello stesso presidente Moratti: "Hanno fatto bene". Sull'altra sponda, il mega-superpresidente Berlusconi, vera e propria icona milanista viene costantemente e ferocemente contestato dai propri tifosi con striscioni e slogan sul tema : "Berlusca tira fuori i soldi". Eh già, d'altronde come non avallare una protesta contro una figura come quella dell'ex presidente del Consiglio, capace di mettere in piedi una squadra allenata prima da Sacchi e poi da Capello, basata sui vari Gullit, Rijkaard, Van Basten, Donadoni, Baresi, Maldini; una squadra che ha dominato la scena mondiale per quasi un decennio vincendo tutto quello che c'era da vincere e che dopo una logica fase di transizione ha inaugurato l'era Zaccheroni con uno scudetto e un terzo posto e l'acquisto, tra gli altri, di Shevchenko, il più forte attaccante del futuro. Giusto contestare, soprattutto: equilibrato.
Per non parlare poi della capacità di allenatori e giocatori di non assorbire le pressioni dall'esterno, come nel caso di Lippi, dimissionario dalla Juventus dopo un paio di risse con Deschamps (ammesse dallo stesso francese dopo il suo passaggio al Chelsea) e esonerato dall'Inter dopo le scaramucce con Panucci e commenti post-partita del tipo "Fossi il presidente ci prenderei tutti a calci nel culo". Questo sì che è un "ambiente" fatto apposta per vincere, equilibrato sereno. È quello che devono aver pensato Simoni, Hodgson (due volte), Suarez, Marini, Lippi e Tardelli, i tecnici che si sono alternati sulla panchina interista negli ultimi anni. E questo è quello che hanno pensato i 79 (leggasi settantanove) calciatori che hanno transitato per Interello nell'era Moratti: qui si sta proprio bene, è l'ambiente giusto per vincere. Due considerazioni finali. Se quando a Milano i giocatori delle squadre del Nord vanno in discoteca o alle sfilate dell'alta moda non lo dice (giustamente) nessuno e quando lo fanno Totti e Batistuta diventa oggetto di un servizio al vetriolo all'interno di un tg nazionale non è certo colpa dell'"ambiente" romano. Se troviamo solamente trenta persone al campo d'allenamento juventino e mille a Trigoria non dipende dall'"ambiente" romano, ma dal fatto che a Torino di juventini ce ne sono davvero pochi (a differenza della situazione tra la città di Roma e il numero di tifosi rossogialli presenti). Non sarà un caso se Bettega è stato costretto a far giocare le partite di Coppa della Juventus a Palermo per poter vedere qualche tifoso allo stadio. O no?

 


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