Sea stories > Studiare il mare > 7° congresso EEA

Alla Direzione per la Conservazione della Natura, Ministero dell'Ambiente

A nome del Gruppo Ricercatori Italiani per lo Studio e la conservazione degli elasmobranchi (GRIS) della Società Italiana di Biologia Marina, esprimo viva preoccupazione nei confronti della regolamentazione, in via di definizione a livello europeo, su una pratica di pesca distruttiva diretta a squali e altri pesci cartilaginei. La pratica è nota col termine specifico di 'finning': squali e altri pesci cartilaginei vengono pescati al solo scopo di asportarne le pinne che sono quindi vendute a prezzo elevatissimo su mercati dell'Est asiatico, come specialità dalle ipotetiche virtù afrodisiache. Durante il 'finning', gli squali catturati vengono mutilati delle pinne e ancora vivi (ma privati di organi essenziali e quindi destinati a morte sicura) sono ributtati in mare.

L'Unione Europea risulta il maggior esportatore di pinne di squalo ed ha la responsabilità di controllare l' utilizzo sostenibile di questa risorsa. Infatti, a prescindere da considerazioni di carattere bioetico, tale attività di pesca contribuisce ad aggravare la situazione già estremamente critica in cui versano la maggior parte delle popolazioni di questi vertebrati marini, a livello globale. Attualmente una iniziativa legislativa della Comunità Europea ('EU finning regulation'), lodevole nei contenuti propositivi iniziali ed entrata nelle fasi finali di discussione, rischia di essere stravolta da una serie di emendamenti.

Infatti , ponendo come presupposto che la vendita delle pinne debba essere possibile soltanto quando l'intero animale viene posto in commercio, le due regole fondamentali originalmente proposte, prevedevano (1) che lo sbarco delle pinne e degli esemplari di squalo da cui queste provengono deve avvenire contemporaneamente; (2) che il prodotto 'pinne di squalo' non può superare il 5% del peso eviscerato degli squali di provenienza, garantendo così un controllo quantitativo del pescato e un utilizzo più razionale degli animali commercializzati

Tali regole, che sono anche state adottate negli Stati Uniti e in Australia, sono invece state emendate a livello EU perché giudicate troppo restrittive.

Ritengo invece che l'eliminazione di tali regole comprometterebbe la possibilità di una efficace azione di salvaguardia delle popolazioni di squali attualmente minacciate e che pertanto l'Italia si debba adoperare con decisione, nelle sedi opportune, per mantenerle attive nella regolamentazione EU in via di definizione.
Distinti saluti,
Marino Vacchi
GRIS,Gruppo Ricercatori Italiani per lo Studio e la conservazione degli elasmobranchi

Dr. Marino Vacchi

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