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 Sezione VI
SEZIONE VI - Roma christiana: liturgia e cerimoniale

 

A cura di Paolo Castellani

Del ruolo fondamentale giocato dalla liturgia nella realtà medievale, in quanto momento privilegiato di avvicinamento con il divino e uno dei fondamenti dell'organizzazione sociale, sono testimonianza numerosi oggetti necessari allo svolgimento della liturgia stessa o riproducenti immagini allusive più o meno esplicitamente ad azioni liturgiche. Tra i primi figurano ovviamente i paramenti sacri, spesso arricchiti di decorazioni figurate, come nel caso dei fregi in lino ricamato in oro, argento e seta, forse pertinenti a una pianeta (n. 119), provenienti dalla cattedrale di Velletri, opera presumibilmente di una bottega romana della fine del Duecento. Tra gli oggetti liturgici recanti figurazioni allusive all'uso dell'oggetto stesso è esemplare il caso del cofanetto eucaristico decorato in vetro e smalto (n. 120), degli inizi del Trecento, recante sul lato posteriore l'immagine di Cristo-sacerdote nell'atto di elevare l'ostia, formula iconografica sviluppata dopo l'istituzione della festa del Corpus Domini (1264). Partecipano soltanto, invece, a un'azione liturgica i tre diaconi scolpiti, il primo (della fine del Duecento, pertinente alla bottega di Arnolfo di Cambio; n. 121) sorreggente una cortina a testimoniare la sua provenienza dalla zona centrale, con la "camera sepolcrale", di un monumento funebre; i restanti due reggenti il fusto di un cero e la base di un candelabro (nn. 122-123) e provenienti anch'essi con tutta probabilità da un monumento funebre della seconda metà del secolo XIII.   119 .jpg

Tra gli oggetti necessari allo svolgimento della liturgia sacra e a loro volta rappresentanti azioni liturgiche figurano alcune particolari tipologie di codici miniati, a volte anche vere e proprie copie di lusso, per la loro veste particolarmente raffinata e sontuosa: il Pontificale, un compendio di testi e prescrizioni rituali, come per esempio le formule per la consacrazione di persone o di edifici e oggetti, di specifica pertinenza del vescovo (e di conseguenza del Papa), il Sacramentario, che raccoglie le orazioni recitate dal celebrante nel corso della messa, il Messale, derivante dal Sacramentario, e l'Exultet, contenente, solitamente in forma di rotulo, la formula di benedizione del cero pasquale. La serie di codici miniati esposti esemplifica le diverse tipologie suddette di testi e illustra lo stato della miniatura a Roma tra la seconda metà del secolo XIII, gli anni di Bonifacio VIII e i primi anni della cosiddetta "cattività" avignonese della curia pontificia. Il Pontificale romano (n. 124) realizzato alla fine del Duecento presenta una decorazione estremamente raffinata, in particolare nell'iniziale figurata esposta (la D di dilectissimi), opera di un maestro di stile decisamente umbro, che conferisce espressività e notevole finezza ai volti, abilmente ombreggiati e modellati di bruno, e venne realizzato appositamente per la curia papale a Roma o forse proprio durante il soggiorno della curia stessa a Perugia. Il Messale romano (n. 125) venne invece realizzato presumibilmente per un convento francescano e si dimostra essere un codice destinato all'uso e non una copia di lusso per la qualità della stessa pergamena, mentre la decorazione pittorica è opera di un miniatore dalle ottime capacità disegnative, guastate però da una tecnica pittorica mediocre e da una tavolozza di colori priva di sfumature, cui spetta anche la decorazione del codice (del 1264 circa) contenente l'Officium et missa per la festa del Corpus Domini (n. 128), appartenente alla biblioteca pontificia almeno dal 1295. Il Pontificale ad uso della curia (n. 126), del 1270 circa, mostra invece uno stile fortemente francesizzante, e fa parte di un gruppo omogeneo di codici che mostrano tutti una forte adesione al gusto figurativo e decorativo della miniatura gotica francese127 .jpg. Questo gruppo è opera di un maestro Nicolaus che appone la sua "firma" in forma di invocazione alla Vergine ("Ricordati di maestro Nicola miniatore") all'interno del Sacramentario di Anagni (n. 130), decorato con 58 iniziali istoriate che evidenziano strettissime somiglianze con i codici miniati a Parigi tra 1255 e 1260. L'opera di Nicolaus, attivo anche nel Sacramentario della curia romana (n. 129), mostra dunque l'apertura in senso europeo dell'ambiente culturale romano tardoduecentesco, che comunque alla fine del secolo guarda ancora anche alla produzione miniata umbra come dimostrano i due Pontificali della curia (nn. 131 e 132) e ancora all'inizio del Trecento il Pontificale di Avignone (n. 127), tutti prodotti a Roma. L'Exultet vaticano (n. 133) sembra invece rientrare nell'ambito della corrente culturale cavalliniana vista per i codici prodotti per il cardinale Iacopo Stefaneschi (sez. III).


Fregi in lino ricamato in oro, argento e seta, fine sec. XIII, Velletri, Museo Diocesano

Pontificale romano, sec. XIII-XIV, Avignone, Bibliothèque municipale

 

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