Alcuni dati sulla Danimarca:

superficie  43.084 km²
abitanti  5.113.800
densità media  118,6 ab./km²
capitale  Copenaghen

altre città

 Aarhus, Odense, Aalborg,

 Esbjerg

forma istituzionale  monarchia costituzionale
lingua  danese
religione più diffusa  protestantesimo
unità monetaria  corona danese
aeroporti principali  Copenaghen, Aalborg, Odense
porto principale  Copenaghen

isole principali

 Sjaelland, Fionia,

 Lolland, Falster

altitudine massima

 Ejer Bavnehøj (172 m)

fiumi  Gudenå, Skive

Divisione amministrativa:

Contea  Capoluogo
Aarhus  Aarhus
Bornholm  Rønne
Copenaghen  Copenaghen
Fionia (Fyn)  Odense
Frederiksborg  Hillerød
Nordjylland  Aalborg
Ribe  Ringkøbing
Roskilde  Roskilde
Sønderjylland  Aabenraa
Storstrøm  Nykøbing Falster
Vejle  Vejle
Vestsjaelland  Sorø
Viborg  Viborg
Copenaghen (città)  -
Frederiksberg  -

Un po' di storia:

Alcuni storici, in base al ritrovamento di reperti archeologici, ritengono che i danesi, stanziati nella regione meridionale della penisola scandinava, tra il V e il VI secolo d.C. migrarono verso lo Jutland e le isole adiacenti del mar Baltico. I resti di grandi opere pubbliche come un canale, un lungo ponte e bastioni fortificati, testimoniano la presenza, nell’VIII secolo, di una società bene organizzata. Nell’arco di un secolo dalla loro prima incursione nelle isole britanniche (780 ca.), i danesi conquistarono quella parte d’Inghilterra nota allora come Danelaw. Nel IX secolo il re Aroldo Klatz chiamò il frate benedettino Anscario ad evangelizzare il paese, ma la religione cattolica fu introdotta nel secolo successivo da Aroldo II, figlio di Gorm il Vecchio, che ampliò il regno includendo la Norvegia e l’Holstein. Il figlio Svend intraprese una potente politica espansionistica che lo portò tra il 1013 e il 1014 a conquistare l’intera Inghilterra. A quest’ultimo succedette Canuto II, detto il Grande che, fattosi proclamare re d’Inghilterra, conquistò anche la Norvegia, diventando sovrano di un vasto regno.

Nel XII e nel XIII secolo, durante i regni di Valdemaro I il Grande e dei suoi successori, i danesi iniziarono a espandersi verso est conquistando le coste del Baltico fino all’Estonia. Il regno danese, organizzato in base a un sistema di tipo feudale, conobbe in questo periodo un vivace sviluppo produttivo e commerciale, oltreché territoriale, raggiungendo così l’apice dello splendore nonostante le tensioni che opponevano la corona danese alla nobiltà e al clero. Nel corso del XIV secolo la Danimarca andò incontro a un temporaneo declino, fino a quando Vladimiro IV (1340-1375), pur perdendo l’Estonia e dovendo accettare l’egemonia commerciale della Lega anseatica, ristabilì la potenza del regno.

Nel 1380 Danimarca e Norvegia formarono un’unione sotto un unico re, Olav II, alla quale si unirono ben presto l’Islanda e le isole Fæ Øer. Dopo la morte di Olav nel 1387 salì al trono Margherita I, figlia di Vladimiro IV, la quale riuscì a far incoronare re di Svezia il nipote Erik di Pomerania, dando così vita all’Unione di Kalmar (1397) che riuniva i troni di Danimarca, Svezia e Norvegia. I nobili svedesi manifestarono presto la loro insofferenza nei confronti della supremazia danese che si protrasse tuttavia fino al 1523 quando, a causa del dispotismo e della crudeltà del sovrano Cristiano II la Svezia, guidata dal futuro re Gustavo Vasa, si ribellò fino a conquistare la propria autonomia. Durante il regno Cristiano III (1534-1559) andò affermandosi la religione protestante e il luteranesimo divenne in breve la religione ufficiale. Negli stessi anni la Danimarca accentuò il controllo sulla Norvegia e intraprese una serie di conflitti con la Svezia, culminati nella cosiddetta guerra nordica dei Sette anni (1563-1570) e nella guerra di Kalmar (1611-1613). Nel 1620, l’intervento di Cristiano IV nel conflitto religioso in Germania a sostegno della causa protestante coinvolse il paese nella guerra dei Trent’anni mentre le continue rivalità con la Svezia per la supremazia nel Baltico sfociarono nelle guerre svedesi (1643-1645 e 1657-1660), in cui la Danimarca fu duramente sconfitta e perse gran parte dei suoi possedimenti baltici.

Le ripercussioni economiche di queste sconfitte non tardarono a farsi sentire; la borghesia mercantile – duramente colpita dalla perdita dei traffici commerciali sul Baltico – appoggiò nel 1661 la nascita di una monarchia di tipo assoluto, con lo scopo di ridurre i poteri e i privilegi fiscali dei nobili. Nel XVII secolo fu intrapresa la colonizzazione della Groenlandia (già dominio danese dal 1380), si diffusero gli scambi commerciali con l’Estremo Oriente e vennero organizzate varie compagnie di commercio nelle Indie Occidentali. Nel corso del secolo la Danimarca, oltre a rafforzare politicamente ed economicamente la propria autorevolezza in politica estera, promosse una serie di riforme assai avanzate, incluse la ridistribuzione delle terre e la proclamazione delle libertà di stampa e di culto. Durante le guerre napoleoniche, i danesi aderirono alla lega dei Neutri, provocando la reazione armata dell’Inghilterra, la cui flotta giunse a bombardare duramente per ben due volte Copenhagen (nel 1801 e nel 1807); la Danimarca, dal canto suo, si alleò a Napoleone, scelta che, nel 1814, costò la perdita della Norvegia, ceduta alla Svezia, in seguito alla pace di Kiel. Nel periodo post-bellico il paese conobbe una fase di prostrazione economica, risollevandosi solo nel 1818 con la costituzione di una banca centrale.

Nel 1848, Cristiano VIII emanò la prima costituzione danese, sostituita l’anno seguente da una carta assai più liberale promossa dal suo successore Federico VII; il paese divenne così una monarchia costituzionale in cui erano garantite le libertà civili. Nel frattempo, i ducati filo-prussiani di Schleswig e Holstein (vedi Schleswig-Holstein) iniziarono a rivendicare la propria indipendenza; la diatriba venne temporaneamente placata grazie all’intervento diplomatico delle potenze europee (soprattutto la Russia) che attraverso il trattato di Londra (1852) decisero di lasciare invariati i confini danesi. Tuttavia, nel 1864, Prussia e Austria dichiararono guerra alla Danimarca che, sconfitta, fu costretta a cedere il ducato di Holstein all’Austria e quelli di Luenburg e Kiel alla Prussia (che ottenne anche lo Schleswig in amministrazione). Nel 1866, in seguito a un emendamento costituzionale, vennero costituite due camere: il Landsting (eletto a suffragio ristretto) e il Folketing in cui prevalevano i partiti popolari; le tensioni e gli scontri fra questi due organi costituzionali animarono per trent’anni la vita politica del paese, dominata in prevalenza da forze conservatrici. Solo nel 1901 i partiti della sinistra, moderati e radicali, vinsero le elezioni e costituirono un governo.

Nel corso della prima guerra mondiale la Danimarca si dichiarò neutrale. Nel 1918 fu concesso il suffragio universale e nello stesso anno il paese riconobbe l’indipendenza dell’Islanda. Nel 1920, in base a un plebiscito, lo Schleswig settentrionale tornò a far parte del territorio danese. Nonostante il patto di non aggressione sottoscritto nel 1939, la Germania nel 1940 occupò la Danimarca, la quale dal 1943 organizzò una solida resistenza cui seguì, dopo la liberazione, un governo socialdemocratico che si assunse la responsabilità di risollevare il paese dalla prostrazione post-bellica. Nel 1949 il paese divenne membro della NATO, nel 1959 dell’EFTA e nel 1972 della CEE (ora Unione Europea). Nel 1953 fu adottata una nuova costituzione che modificò il parlamento in direzione unicamerale. Al lungo periodo di egemonia parlamentare socialdemocratica (quasi quattro decenni), seguì nel 1968 un breve governo di coalizione tra liberali e conservatori fino a quando nel 1971 l’ex-primo ministro socialdemocratico, Jens Otto Krag, tornò in carica, sostenuto dai socialisti oltre che dal suo partito. L’anno successivo, in seguito alla morte di re Federico IX, salì al trono la figlia, Margherita II. Dopo una fase di transizione che vide alternarsi brevi governi social democratici, liberali o eventualmente di coalizione, nel 1982 Poul Schlüter presiedette una coalizione di centro-destra riconfermata in seguito nel 1984, nel 1987, 1988 e nel 1990. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, il paese ha assistito a una forte limitazione dei progetti di sviluppo nucleare e al varo di rigorosi provvedimenti per la tutela dell’ambiente. Nel 1992, attraverso un referendum, il popolo danese non approvò il trattato di Maastricht e la conseguente integrazione politica e monetaria all’interno dell’Unione Europea. Solo nel 1993 il paese si pronunciò a favore del trattato previa la concessione di autonomia in materia di unità monetaria, cittadinanza europea e difesa comune. Nel 1993, in occasione di uno scandalo scoppiato a causa di una questione riguardante visti di immigrazione, il primo ministro Schlüter fu costretto a dimettersi; venne quindi formato un nuovo governo di coalizione, guidato a partire dal 1994 dal socialdemocratico Poul Nyrup Rasmussen.


Geografia: Enciclopedia Bompiani © 1984
Storia: Microsoft Encarta © 1998