Alcuni dati sulla Finlandia:

superficie  337.000 km²
abitanti  4.481.000
densità media  14,3 ab./km²
capitale  Helsinki

altre città

 Tampere, Turku, Espoo, Vantaa,

 Lahti, Oulu, Poi, Kuopio

forma istituzionale  repubblica parlamentare

lingua

 finnico, svedese

religione più diffusa  protestantesimo
unità monetaria  markka

aeroporti principali

 Helsinki, Oulu, Vaasa,

 Turku, Kuopio

porti principali

 Kotka, Helsinki, Turku,

 Naantali, Pori, Maarianhamina

rilievi

 Haltiatunturi (1324 m),

 Pallastunturi (807 m),

 Ounastunturi (762 m),

 Paistunturi (642 m)

fiumi

 Tornio-Muonio, Kemi, Kymi, Inari,

 Päijänne, Oulu

laghi  Saimaa, Kallavesi

Divisione amministrativa:

Provincia  Capoluogo
Ahvenanmaa  Maarianhamina
Hämeen  Hämeenlinna
Keski-Suomen  Jybäskylä
Kuopio  Kuopio
Kymen  Kotka
Lapin  Rovaniemi
Mikkelin  Mikkeli
Oulun  Oulu
Pohjois-Karjaln  Joensuu
Turun-Porin  Turku
Uudenmaan  Helsinki
Vaasan  Vaasa

Un po' di storia:

Le prime tracce di insediamenti umani in Finlandia risalgono all’epoca dell’ultima glaciazione, quando gruppi di cacciatori (lapponi) giunsero probabilmente dalle regioni dell’est. Altri resti testimoniano l’esistenza di comunità risalenti all’età della Pietra (a partire dal 3000 a.C.). Successivamente (negli ultimi secoli precedenti la nascita di Cristo) dall’est e dall’Estonia migrarono nella regione popolazioni di lingua ugro-finnica (finni) che si stanziarono soprattutto nella regione meridionale del paese, in piccole comunità (suomi) di cacciatori e allevatori dediti anche all’agricoltura.

Nel corso del X secolo, i finni vennero a contatto con i vichinghi, che si stanziarono sulle isole Åland (colonizzate dagli svedesi nel VI secolo) da dove intrapresero le loro scorrerie nel mar Nero e attività commerciali con la Russia, e con i mercanti provenienti dalla Svezia e dalla terra dei goti che posero stazioni commerciali lungo la costa. Alla fine dell’XI secolo i finni si erano stanziati nelle regioni a sud-ovest (alcune tribù si erano spinte a nord del 62° parallelo), i tavastiani nella zona interna dei laghi, i carelici a est, mentre i saami popolavano le foreste del nord. Le popolazioni erano divise tra di loro, non esistendo né un governo né uno stato unitario.

A partire dal XII secolo Svezia e Russia manifestarono il loro interesse nei confronti del territorio finlandese, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello religioso: la conversione delle tribù finniche alla cristianità venne infatti attuata sia dai russi, ortodossi, sia dagli svedesi, cattolici-romani. Il processo di evangelizzazione del paese perdurò per oltre un secolo. Nel 1155, Nicholas Breakspear, cardinale inglese, divenuto in seguito papa con il nome di Adriano IV, incoraggiò il re svedese Eric IX ad attraversare il Baltico a capo di una crociata. L’iniziativa, oltre a mirare alla conversione delle popolazioni, aveva anche una finalità economica e politica: la sconfitta di alcune tribù finniche consentì infatti lo stanziamento di coloni svedesi sulle coste occidentali. Una bolla papale del 1172 dispose la creazione di fortezze con guarnigioni permanenti al fine di assoggettare le popolazioni locali. In un breve arco di tempo gli svedesi sottomisero i finni e i tavastiani, controllarono il commercio del paese e il cattolicesimo romano divenne la religione dominante, soprattutto dopo la fondazione di una sede episcopale a Turku nel 1209 e di un monastero domenicano nel 1249; nel 1216 il papa confermò agli svedesi l’autorità sulle regioni del paese già in loro possesso.

Quando il reggente del principato russo di Novgorod invase la Tavastia nel 1293, gli svedesi inviarono un’armata per cercare di conquistare tutto il territorio della Carelia sino all’altezza del fiume Neva. Gli scontri durarono sino al 1323 quando, in seguito al trattato di Pähkinäsaari, fu tracciato il confine tra le sfere di influenza svedese e russa: la Carelia venne divisa in parti uguali, mentre il resto del territorio rientrava nel regno svedese. Nel 1362 furono concessi alla popolazione locale gli stessi diritti degli svedesi e quando la regina Margaret I fondò l’Unione di Kalmar nel 1397, la Finlandia fu sottoposta alla politica dinastica dei paesi scandinavi. Durante i secoli XV e XVI, gran parte del paese fu amministrata come un feudo da parte di nobili svedesi che imposero pesanti tasse alla popolazione.

Il re Gustavo I Vasa tentò di attuare alcune riforme economiche e amministrative e durante la Dieta di Västeras nel 1527 gli svedesi ruppero i legami con il papato, anche se le dottrine di Martin Lutero non furono accettate se non diversi anni più tardi. Nel corso di un conflitto (1555-1557) contro lo zar Ivan IV di Russia, la Finlandia divenne un ducato svedese sotto il futuro re Giovanni III e fino alla fine del secolo il paese fu al centro degli scontri tra Svezia e Russia. Sotto il regno di Gustavo Adolfo (1611-1632) la Finlandia divenne parte integrante del regno svedese. I recenti scontri con la Russia si conclusero con la pace di Stolbovo (1617) che allargò i confini della Finlandia a est verso l’Ingria. Un grande numero di soldati finlandesi combatté durante la guerra dei Trent’anni (1618-1648). La "riduzione" (restituzione di terre date ai nobili da parte della corona come compenso per i servizi resi) attuata da Carlo XI avvantaggiò i contadini finlandesi, ma i cattivi raccolti tra il 1695 e il 1697 causarono la morte di un quarto della popolazione; alla difficile situazione si aggiunse la grande guerra del Nord (1700- 1721), durante la quale i russi occuparono la Finlandia (1713 -1721); la pace di Nystadt (1721) pose termine al conflitto e tolse alla Svezia vaste aree della Finlandia sudoccidentale a favore della Russia, che conquistò altri territori tra il 1741 e il 1743. In questo periodo cominciò a prendere corpo l’idea dell’indipendenza finlandese dalla Svezia, avanzata nella dichiarazione dell’imperatrice russa Elisabetta Romanova, desiderosa di fare del paese uno stato separato sotto la sovranità russa, che accusava la Svezia di non essere in grado di proteggere il territorio finlandese.

A un anno di distanza dall’accordo con Napoleone a Tilsit nel 1807, lo zar Alessandro I attaccò e occupò la Finlandia che fu proclamata granducato dell’impero russo nel 1809. Con la pace di Hamina (svedese, Fredrikshamn), nel settembre dello stesso anno, la Svezia cedette la Finlandia e le isole Åland alla Russia. Dal 1809 al 1863 la Finlandia venne amministrata da un governatore russo, con sede a Helsinki, la nuova capitale, e il paese godette di un periodo di relativa pace e prosperità; nel 1863 fu ricostituito il Lantdag (parlamento), che non si riuniva dal 1809, e il finlandese divenne lingua ufficiale, come lo svedese. Nel 1894, nel tentativo di legare maggiormente i territori alla madrepatria, fu introdotto l’uso della lingua russa nella politica e nell’amministrazione, mentre il potere fu concentrato nelle mani dei governanti russi e i cittadini finlandesi persero molti dei loro diritti costituzionali. Dopo lo scoppio della guerra russo-giapponese nel 1904 la Russia, temporaneamente indebolita, in risposta a una rivolta della popolazione finlandese avviò radicali riforme quali la creazione di un parlamento unicamerale (Eduskunta) e la concessione del diritto di voto a tutti i cittadini - uomini e donne - di età superiore ai 25 anni, facendo di quello finlandese il sistema parlamentare più moderno dell’epoca. Il paese non fu direttamente coinvolto nella prima guerra mondiale, anche se le truppe russe stazionarono sul suo territorio. Durante i disordini interni seguiti alla Rivoluzione russa del 1917, il parlamento finlandese approfittò della situazione e nel novembre dello stesso anno assunse "tutti i poteri in precedenza esercitati dallo Zar". Il 6 dicembre votò a favore dell’istituzione di una repubblica indipendente. Lenin e il nascente governo sovietico non poterono che riconoscere la sovranità finlandese, pur continuando a fornire di armi le guarnigioni russe rimaste sul territorio.

La popolazione, stremata dalla difficile situazione economica e politica, era divisa tra i socialisti radicali e il governo di destra; due eserciti, le Guardie rosse e le Guardie bianche, si schierarono nel paese le une contro le altre. La tensione sfociò in violenza aperta: il 28 gennaio del 1918 le Guardie rosse, in reazione all’ordine del governo di espellere dal paese le truppe russe, occuparono Helsinki e alcune città della Finlandia meridionale. Il governo si ritirò a Vaasa, da dove venne organizzato un contrattacco da parte del generale Carl Gustav Mannerheim che, a capo delle Guardie bianche, assistite dalle truppe tedesche, riprese Helsinki; a maggio la rivoluzione era stata spenta. Nel luglio del 1919 il parlamento adottò una nuova costituzione repubblicana e Kaarlo J. Stahlberg diventò il primo presidente della repubblica. Gli anni Venti e Trenta furono caratterizzati dal succedersi di diversi governi di coalizione composti da partiti di destra e dal partito agrario (l’attuale partito di centro), il quale rappresentava gli interessi di oltre 90.000 piccoli proprietari che avevano ottenuto le loro terre in seguito alle riforme agrarie del 1922. Nel 1918 il 70% della forza lavoro era impiegato nel settore agricolo e forestale: nel 1940 la percentuale era scesa al 60%. Il partito comunista fu dichiarato illegale e da esso nacque il Partito socialdemocratico. Nel 1932 venne concluso con l’Unione Sovietica un trattato di non aggressione.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939, la Finlandia dichiarò la propria neutralità. L’URSS, preoccupata di proteggere le zone nei pressi di Leningrado, chiese al paese la cessione di alcuni territori in cambio di parti della Carelia sovietica. Al rifiuto, i russi risposero con l’invasione del paese, il 30 novembre del 1939, dando così inizio alla guerra d’Inverno. I finlandesi, guidati da Carl Mannerheim, vinsero numerose battaglie decisive ma la potenza sovietica, a conclusione del conflitto, ottenne la Carelia e una parte della Lapponia. Quando la Germania attaccò l’URSS nel 1941, i finlandesi proclamarono nuovamente la propria neutralità ma quando la Russia bombardò alcune città del paese per frenare l’avanzata delle truppe tedesche dalla Finlandia settentrionale, furono costretti a intervenire, ribadendo che il paese non era un alleato della Germania; ciò nonostante, l’Inghilterra dichiarò guerra alla Finlandia nel dicembre del 1941 e gli Stati Uniti ruppero le relazioni. Mannerheim venne eletto presidente nel 1944, con il compito di garantire la pace, e il 19 settembre dello stesso anno fu siglato un armistizio. La Finlandia dovette cedere all’URSS il fiordo di Petsamo, ricco di miniere e unico sbocco del paese sui mari artici, e concedere in affitto per 50 anni la base navale di Porkkala, presso Helsinki.

Il trattato di pace tra Finlandia e Russia fu siglato nel 1947; le riparazioni di guerra furono estinte nel 1952 e tre anni dopo la penisola di Porkkala rientrò in possesso finlandese. Nel 1948 fu stipulato tra i due paesi un Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza, successivamente rinnovato nel 1983.

La politica estera del paese si basò sulla ricerca di rapporti amichevoli con l’URSS, sull’impegno per la pace e per la distensione tra Est e Ovest. Questa politica venne definita linea Paasikivi-Kekkonen dal nome del presidente Juho Kusti Paasikivi che la iniziò e del suo successore, Urho Kaleva Kekkonen. Forse più di ogni altro uomo politico, Kekkonen ha determinato la vita politica del paese; primo ministro dal 1950 al 1956 (con due brevi intervalli) e presidente dal 1956 al 1981 egli dissolse i timori dell’URSS relativi a una politica a essa sfavorevole e non intraprese attività contrarie agli interessi russi, anche se durante il periodo della Guerra Fredda il paese rimase fermamente orientato verso gli altri paesi scandinavi e i paesi dell’occidente: dopo la dissoluzione dell’URSS, la Finlandia riaffermò questo orientamento sviluppando legami con l’Unione Europea e le ex repubbliche sovietiche.

Nessun partito politico gode nel paese della maggioranza e la regola è rappresentata da governi di coalizione che si susseguono con una media di uno all’anno dal 1917, provocando una certa instabilità politica. La maggioranza dei governi del dopoguerra è stata guidata da leader dei partiti socialdemocratico e di centro. Nel gennaio del 1982 Mauno Koivisto, un socialdemocratico, successe a Kekkonen. Le elezioni del marzo del 1987 portarono al potere un altro governo di coalizione composto da partiti conservatori, eletti per la prima volta in più di vent’anni, e Holkeri divenne il primo ministro conservatore dal 1946. Il presidente Koivisto fu rieletto nel febbraio del 1988. Durante gli anni Ottanta, il tasso di crescita del PIL registrò un incremento annuo pari al 4% e tuttavia, agli inizi degli anni Novanta, la crescita economica subì una drastica diminuzione, dovuta in parte all’andamento negativo del commercio con l’ex Unione Sovietica e in parte all’ingente debito estero finlandese che consisteva in una somma pari al 22% del PIL.

Nel 1991 il Partito di centro sconfisse i socialdemocratici che si schierarono con l’opposizione; il leader centrista Esko Aho formò un governo di maggioranza che escludeva i socialisti e attuò un programma di austerità che prevedeva tagli ai servizi sociali, tasse più elevate e riduzione dei salari. Questi provvedimenti, combinati con la fluttuazione del markka finlandese, provocata per favorire gli scambi commerciali con l’estero, aiutarono la ripresa economica del paese, determinando tuttavia il tasso di disoccupazione più alto dell’Europa occidentale (1993). Il malcontento popolare verso il governo di centro portò, nel febbraio del 1994, alla scelta del candidato socialdemocratico Martti Ahtisaari alla presidenza della repubblica. Nel marzo del 1992 la Finlandia fece domanda di ammissione alla Comunità Europea (ora Unione Europea). La richiesta fu approvata dal Parlamento Europeo nel maggio del 1994 e il paese ne divenne un membro effettivo nel 1995.


Geografia: Enciclopedia Bompiani © 1984
Storia: Microsoft Encarta © 1998