Alcuni dati sull'Islanda:

superficie  102.830 km²
abitanti  230.000
densità media  2,2 ab./km²
capitale  Reykjavík

altre città

 Akureyri, Hafnafjördur, Kópavogur

forma istituzionale  repubblica presidenziale

lingue

 islandese

religione più diffusa  protestantesimo
unità monetaria  corona islandese

aeroporto principale

Reykjavík

altitudine massima

Hvannadalshnúkur (2119 m)

maggiori fiumi

 Thjórsá, Skialfandafliót, Jökulsá

maggiori laghi  Thingvallavatn, Thiórisvatn, Mývatn

Divisione amministrativa:

Distretti  km²
Est  21.991
Nord-Est  22.368
Nord-Ovest  13.093
Ovest  8.771
Penisola dell'Ovest  9.470
Reykjanes  1.982
Sud  25.214

Un po' di storia:

I primi a raggiungere l’Islanda intorno all’VIII secolo furono probabilmente alcuni monaci irlandesi. In base alla tradizione i primi colonizzatori furono vichinghi; sul luogo dell’attuale città di Reykjavik il norvegese Ingólfr Arnarson e la sua famiglia fondarono il primo insediamento stabile nell’874. Nei sessant’anni successivi diverse ondate migratorie portarono in Islanda coloni provenienti da diversi paesi nordici, in particolare dalla Norvegia e dalle isole britanniche.

Fin dal 930 l’Islanda diede vita a un parlamento chiamato Althing a cui erano demandati il potere legislativo e quello giudiziario, mentre l’applicazione delle leggi era affidata alla classe dominante, coadiuvata dai rappresentanti del potere religioso (godar). Grazie alle risorse naturali (in particolare pesca e abbondanza di pascoli) e agli intensi scambi commerciali con la Scandinavia, le isole britanniche e alcune regioni dell’Europa continentale, l’Islanda conobbe un lungo periodo di prosperità che favorì lo sviluppo culturale del paese e la nascita della letteratura nazionale. Alla fine del X secolo l’Islanda diede inizio alla colonizzazione della Groenlandia e, secondo la tradizione, nell’XI secolo Leif Ericson, esploratore islandese, riuscì a raggiungere le coste dell’America settentrionale.

Cristianizzata intorno all’anno 1000, l’Islanda rimase indipendente fino alla metà del XIII secolo, anche se la diffusione del cristianesimo portò alla progressiva destabilizzazione del potere secolare, sostituito definitivamente dall’autorità religiosa dell’arcivescovo norvegese di Nidaros (oggi Trondheim). Tra il 1262 e il 1264, approfittando dei contrasti politici interni all’Islanda, Håkon IV re di Norvegia riuscì ad annettere l’isola al suo regno.

Passata con la Norvegia sotto il dominio danese nel 1380, l’Islanda conobbe un rapido declino; la Danimarca impose infatti severe misure restrittive per limitare le attività commerciali dell’Islanda con Inghilterra e Germania, arrivando alla metà del XVI secolo a proibire qualsiasi forma di commercio estero. L’imposizione del luteranesimo permise alla corona danese di rafforzare il proprio dominio in Islanda la cui popolazione, nonostante la strenua resistenza, fu costretta a convertirsi in seguito al processo e alla condanna a morte del vescovo cattolico Jón Arason, nel 1550. Dal 1602 la Danimarca monopolizzò completamente l’attività commerciale dell’Islanda e istituì un sistema basato su licenze costosissime, concesse a pochi mercanti costretti ad alzare i prezzi dei propri prodotti per poter recuperare gli investimenti; sottoposta a questo regime fino al 1787 e costretta a importare quasi tutti i generi di prima necessità, fu talmente oppressa economicamente da essere ridotta alla povertà.

Sottomessa all’assolutismo imposto nel 1661 da Federico III, re di Norvegia e Danimarca, l’Islanda fu totalmente privata di ogni possibilità di autogoverno con l’abrogazione del potere legislativo e giudiziario dell’Althing.

L’Islanda registrò nel XVIII secolo il periodo più oscuro della sua storia; la popolazione, che nel 930, all’epoca della prima colonizzazione, era stimata tra i 60.000 e i 90.000 abitanti, venne praticamente dimezzata dalle epidemie di vaiolo nel 1707-1709; secondo il primo censimento ufficiale dell’inizio del XVIII secolo, era inferiore ai 50.000 abitanti; le carestie e l’eruzione del vulcano Laki ridussero ulteriormente il numero degli abitanti (35.000 nel 1783), tanto che la Danimarca prese seriamente in considerazione la possibilità di trasferire nella penisola dello Jutland la popolazione islandese, ormai ridotta alla completa povertà.

La seconda metà del XVIII secolo segnò una svolta importante per la storia economica dell’Islanda. In quel periodo infatti, vennero fondati nei dintorni di Reykjavík i primi centri manifatturieri, che diedero un significativo impulso alla ripresa del paese, e nel 1787 vennero modificate le condizioni di monopolio che avevano regolato precedentemente il commercio; ai mercanti vennero inoltre concessi liberi scambi commerciali senza obbligo di pagamento di costose licenze.

L’avvento del nuovo secolo, nonostante la totale sospensione dell’Althing, segnò l’inizio della ripresa. L’eco dei moti rivoluzionari dell’Europa continentale costrinse la Danimarca a mutare la propria politica e spinse gli islandesi a rivendicare l’indipendenza e i pieni diritti politici della propria nazione. Le rivendicazioni nazionaliste, guidate dall’eroe nazionale Jón Sigurdsson, portarono nel 1843 a una graduale ripresa dell’attività parlamentare dell’Althing. Nel 1854 vennero totalmente liberalizzati gli scambi commerciali e vent’anni più tardi fu promulgata una nuova costituzione che restituiva all’Althing il parziale controllo sulle finanze del paese.

La modernizzazione del paese andò di pari passo con la lotta per l’indipendenza: nel 1904 l’Islanda conseguì la piena autonomia interna e nel 1918 venne proclamata stato sovrano sotto la corona danese, secondo il Trattato d’Unione per il quale la Danimarca avrebbe continuato a mantenere il controllo sugli affari esteri islandesi per venticinque anni. Il periodo tra le due guerre mondiali coincise con la rapida crescita economica della nazione.

L’invasione tedesca della Danimarca nell’aprile 1940 separò l’Islanda, occupata dalle truppe britanniche, dalla corona danese. Nel maggio 1941 il governo islandese nominò reggente del paese Sveinn Björnsson, precedentemente ministro del governo danese.

Nel 1943 l’Islanda rescisse unilateralmente il Trattato d’Unione e, ratificando il risultato del referendum nazionale, ruppe, all’inizio del 1944, le relazioni diplomatiche con la Danimarca. Il 17 giugno 1944 a Thingvöllur fu proclamata la Repubblica d’Islanda e Sveinn Björnsson ne divenne il primo presidente.

Paradossalmente l’Islanda celebrò la propria indipendenza dalla Danimarca mentre era ancora occupata dalle forze britanniche. Nel 1941 su richiesta del governo islandese gli Stati Uniti inviarono in aiuto le proprie truppe ma, contrariamente a quanto stabilito, alla fine della guerra rifiutarono di lasciare le basi islandesi, chiedendo di trasformarle in presidio militare permanente; l’Islanda oppose un netto rifiuto e la questione fu risolta solo nel 1946 con un compromesso che concedeva agli Stati Uniti il controllo dell’aeroporto di Keflavík per sei anni e mezzo. Membro fondatore dell’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico (NATO) dal 1949, l’Islanda ospitò le truppe americane nuovamente nel 1951, durante la guerra di Corea. La presenza ininterrotta degli Stati Uniti sul territorio islandese dal 1941 ha creato non pochi problemi di equilibrio tra i blocchi dello scacchiere nordeuropeo. Nel 1985 l’Althing ha adottato all’unanimità la risoluzione di mettere al bando le armi nucleari dal territorio islandese.

Un altro grave problema è stato recentemente la questione sorta con la Gran Bretagna per la delimitazione delle acque territoriali e delle aree di pesca che ha provocato la cosiddetta "guerra del merluzzo", iniziata nel 1964 con un’azione del governo islandese che ampliò il limite delle proprie acque territoriali. Nel 1976 l’Islanda arrivò a rompere temporaneamente le relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna, che fu costretta alla fine dell’anno ad accettare le condizioni imposte dal governo islandese per porre fine al conflitto.

Dopo la grave crisi economica degli anni Ottanta, dal 1993 il tasso di inflazione si è attestato sotto il 4% e gli islandesi hanno oggi un tenore di vita tra i più alti del mondo.


Geografia: Enciclopedia Bompiani © 1984
Storia: Microsoft Encarta © 1998