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Sant'Andria


Bambini con le zuccheFra le tante feste che si celebrano a Bono quella di Sant’Andria è senz’altro fra le più originali e le più antiche.Non esistono documenti a cui attingere, di conseguenza non possiamo attribuire alla festa una datazione storica. 
Per gli studiosi la festa di Sant’Andria è da annoverare, fra le normali feste di questua e, in quanto tale, particolarmente cara ai bambini che attendono con ansia l’ultimo giorno di Novembre, data in cui la chiesa festeggia appunto Sant’Andrea apostolo e martire.
In passato Sant’Andrea non deve essere stata nell’isola una ricorrenza di poco conto se si considera che nelle varie espressioni della lingua sarda il mese di Novembre viene concordemente citato con il nome di “Sant’Andria”. 
Un’altra considerazione della quale tenere conto è il fatto che Bono è l’unico paese del Goceano nel quale la festa abbia luogo e questo, complica maggiormente il tentativo di risalire alle origini della festa stessa. Tuttavia vi sono altri paesi piuttosto lontani uno dall’altro che celebrano lo stesso rituale . Uno di questi è Martis , in Gallura, un altro è Orani nel Nuorese.
La festa , in passato, era destinata ai ragazzi e non ai bambini che invece ne erano esclusi . Al contrario, oggi si nota che proprio i bambini, ne sono i maggiori protagonisti e che i ragazzi più grandi si sono messi un po’ da parte .
Il rituale della festa aveva inizio con la ricerca di una zucca , grande e di forma allungata ; essa veniva svuotata e quindi scolpita . Quest’ultima operazione richiedeva , oltre alla bravura nell’intaglio , una certa fantasia . Con un coltello si scolpivano gli occhi , il naso, la bocca e la zucca assumeva così le sembianze del volto di una persona . A volte la bocca larga aperta al sorriso e gli occhi rotondi davano l’impressione di un clown , a volte gli occhi , la bocca e i denti scolpiti in modo geometrico davano un senso di orrido e ispiravano un certo timore.
Dentro la zucca veniva fissata una candela accesa che ne illuminava il volto e le dava vita . Attraverso quattro fori praticati sulla zucca e sul coperchio si faceva , quindi , passare uno spago robusto che , legato intorno al collo del ragazzo , dava la possibilità di camminare e manteneva la zucca stessa nella posizione migliore .
Era sufficiente avere una zucca per gruppo e il gruppo era solitamente formato da sei o sette ragazzi . Chi portava la zucca era un po’ il capobanda , ma soltanto momentaneo , poiché la zucca passava spesso di compagno in compagno . 
Quando calavano le prime ombre della sera i gruppi s’incamminavano cercando di studiare le strategie migliori per fare un buon bottino . Nel sacco finivano fichi secchi , melecotogne , melegrane , noci, papassini . In quegli anni non si raccoglievano soldi perché ne circolavano pochi . Gli uomini , a volte, offrivano un bicchiere di vino che i ragazzi bevevano per sentirsi grandi . 
Spesso bisognava fare i conti col vento che spegneva la fiammella nella zucca e con il freddo che gelava il viso e le mani . E allora si riaccendeva e si cercava di proteggere la fiammella . 
Oggi nelle case non si offrono più fichi secchi e melecotogne , ad essi i bambini preferiscono i soldi , con il quale comprare poi ciò che più fa piacere .

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