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La festa di Sant'Antonio 


Il falò di Sant'AntonioIl Santo nacque a Coma nel medio Egitto verso la metà del III secolo. In vita accolse al suo fianco numerosi discepoli ed è considerato uno dei più illustri cristiani della chiesa antica.
S. Antonio viene venerato come il protettore degli animali. La leggenda narra che in tempi remoti nella terra mancasse il fuoco e lui in compagnia del suo porcellino e del proprio bastone di "ferula" prese la via degli inferi per sottrarre il fuoco al diavolo. Il santo riuscì nel proprio intento e alla sua risaliti la tradizione popolare vuole che egli abbia detto : "Fogu fogu (fuoco, fuoco), peri su logu (in ogni luogo), peri sa idda (nel paese), a d'onzi domo (ad ogni casa) una ischintidda (giunga una scintilla).
A Bono i festeggiamenti in onore del santo iniziano il giorno 16 gennaio. Qualche settimana prima, un presidente designato e un comitato organizzatore, al quale si aggiunge la disponibilità dei giovani del paese, si occupa di organizzare su "Fagarone" (il falò) che verrà acceso dopo i vespri. Tutti si occupano del taglio della legna, sfrondando gli alberi da sughero, nei quali è presente "su erdone" che brucia facilmente e aumenta la fiamma. Oltre a questi rami si sceglie un grosso tronco che servirà da supporto a tutti gli altri formando un cono, alla sommità del quale si fissa una croce ornata da arance. Al momento dell'accensione i ragazzi più piccoli si arrampicano sul falò per prenderle come simbolo di sfida come il santo sfidò i diavoli e le fiamme dell'Inferno.
Alla sera verso le 17, le campane cominciano a diffondere per il paese i loro rintocchi per annunciare i vespri solenni. Ragazzi, giovani donne e anziani si recano nella chiesa dedicata al santo per assistere alla cerimonia religiosa. In chiesa, sul tavolo ricoperto da una tovaglia ricamata, le donne depositano i dolci, precedentemente preparati. Tutte le famiglie usano preparare "sas tiliccas" e Cogones de Sant'Antoni "sas cogones" preparate con "su pistiddu", un ripieno di mosto cotto a cui si aggiungono aromi ricavati dalla scorza di arance, limone grattugiato e un po' di semola.
La pasta detta in dialetto "pasta violada" preparata con farina 00, acqua, un pizzico di sale e strutto per renderla morbida." Sas cogones", sono formate da una sfoglia circolare con ai bordi una sottile frangitura "su tortillu". Queste sono decorate con la pasta tagliata in modo tale da raffigurare spighe di grano, fiori, foglie, grappoli d'uva e altri simboli religiosi (calice) per chiedere l'abbondanza di un'annata prosperosa. Le decorazioni vengono realizzate utilizzando la punta sottile di un coltello e rotelle d'acciaio.
Secondo un'antica consuetudine i dolci vengono sistemati in cesti di vimini (sas canisteddas) abbellite con centri finemente ricamati.
Pezzi di questi dolci vengono conservati in casa, perché si crede che il dolce benedetto applicato alle scottature o su parti malateSas tiliccas del corpo dia un sollievo all'inferno.
Terminati i vespri il sacerdote benedice il falò con l'acqua lustrale. Prima che le fiamme si levino alte, i devoti girano intorno al falò compiendo sei giri, tre in senso orario e tre in senso antiorario. Le donne tengono in mano i canestri ricolmi di dolci, gli uomini il fiasco di vino. Si continua a festeggiare fino a quando riducono la legna in brace.
A questo punto le donne di una certa età provvedono a portare a casa qualche tizzone acceso in segno di augurio e prosperità. Tutti i presenti si imprimono vicendevolmente sulla fronte una crocetta nera dopo aver toccato con le mani i rami ormai spenti. Nel passato vi era una curiosa tradizione: i giovani esprimevano il loro interesse per le ragazze, cercando di imprimere la croce sulla fronte della ragazza desiderata, la quale pur schermendosi era molto contenta dell'attenzione.
Nota caratteristica.
La festa di S. Antonio è tipica di tutti i paesi del Goceano, ma a Bono presenta caratteristiche diverse: negli altri paesi si prepara un unico grande falò sul sagrato della chiesa e lì convergono tutti gli abitanti per festeggiare insieme. A Bono si preparano vari falò uno , il più grande sul sagrato della chiesa del Santo e gli altri nei vari rioni del paese.
Il primo viene organizzato dal presidente del comitato, gli altri vengono allestiti da persone che vogliono ringraziare il santo per una grazia ricevuta. Alle 17, dopo i vespri, il presidente da fuoco al falò principale. Appena il fumo sale nell'aria e viene avvistato dagli abitanti vengono accesi tutti gli altri falò. 
La tradizione popolare vuole che per 17 giorni dal 1 gennaio al 17 gennaio (sos deghesettes) donne e ragazze si rechino nell'omonima chiesa per recitare preghiere affinché il Santo protegga la famiglia e doni prosperità.



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