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Storia dell'Ecstasy Psicosi e MDMA Attacchi di Panico
Neurodegenerazione Fenomenologia Overdose da Ecstasy
  Ecstasy dall'Olanda  

ECSTASY DALL'OLANDA
- Netherland Institute of Alcohol and Drugs, Hard Drugs Policy -

    L'ecstasy in salsa olandese ha la sigla XTC; ha cominciato a circolare nel 1985 inizialmente come droga ricreativa sia come promozione di incontri spirituali e di avvio di un rapporto con lo psicoterapeuta, quindi si e' diffuso soprattutto nella popolazione giovanile con dichiarazioni di consumo più o meno nello stesso ordine della cannabis e con dati che provengono soprattutto da Amsterdam. In genere in consumo da week-end si limita ad una pillola il cui costo va da 20 a 30 fiorini (il fiorino e' vicino a 1000 lire). Naturalmente si vendono composizioni le piu' svariate che contengono oltre alla Mdma (metamfetamina), l'Mdea ad azione piu' rapida, l'Mda con lieve azione allucinogena, il Dob, francamente allucinogeno, ed il Mdoh ad effetto meno prolungato. Come contaminanti si può trovare la caffeina, ma anche il lievito di birra ed il paracetamolo; si descrivono intossicazioni collettive nel corso di un party ma su 27.000 nuovi clienti dei Centri anti-droga solo 22 lamentavano come droga primaria l'XTC mentre non esistono dati statistici separati per le ammissioni ai pronto soccorso psichiatrici raccolte sotto la voce generica "psicostimolanti" (trattasi comunque globalmente di una percentuale ridotta, lo 0,5%).
    L'ecstasy è stata collocata recentemente sulla lista prima delle sostanze stupefacenti cioè insieme all'eroina, cocaina, ecc., ma se ne prevede un impiego ristretto ed autorizzato per scopi di ricerca scientifica.
    Interessanti appaiono le indicazioni delle autorità sanitarie circa le misure ambientali che i gestori di discoteche ed altri luoghi di incontri giovanili devono adottare: disponibilità di bevande fresche gratuite, di personale in grado di effettuare misure di pronto intervento in caso di intossicazione acuta, adeguata ventilazione, controlli all'ingresso per sequestrare droga ed armi, ingresso di emergenza per la polizia, i vigili del fuoco e le autoambulanze e disponibilità di automezzi pubblici per il trasporto a casa di giovani in evidente stato di eccitazione psicomotoria.

(tratto da "Bollettino per le farmacodipendenze e l'alcoolismo" n• 2 anno XIX 1996
Corriere della Sera  Sabato, 15 Marzo 1997 CRONACHE ITALIANE - L' ESPERTO)
 
    «Si comincia con queste pillole ma poi si finisce con l'eroina»
 
    NAPOLI - Hanno nomi soprattutto di animali come piccione, cavallo, delfino. Ma si chiamano anche come i sette nani (Pisolo e Cucciolo) o come marche automobilistiche (Mercedes, Wolkswagen) a indicare l'effetto veloce del prodotto.
I colori variano. Gialle, verdi, beige, arancioni o azzurrine. Ma sotto ognuna di queste versioni ingentilite, che farebbero pensare a pillole per il mal di gola, si nasconde un veleno ingannatore: l'ecstasy.
Questa droga artificiale, proveniente da laboratori clandestini soprattutto dell'Est e appartenente alla stessa famiglia delle anfetamine, nasconde un'insidia forse più temibile di tutti i danni psichici e fisici che alla lunga può provocare. Chi ne abusa, e in genere sono giovani dai 14 ai 20 anni, non si sente tossicodipendente né avverte su di sé la minaccia di una schiavitù che, con buone probabilità, lo condurrà a sostanze più forti ancora.
    Per Massimo Barra, responsabile della fondazione Villa Maraini, le previsioni sono scontate: «E' un fenomeno ciclico. I proseliti dell'ecstasy sono i futuri eroinomani. Dopo due anni di assunzione di questa roba il consumatore si sente "flippato" e avverte la necessità di spegnere il cervello con un sedativo. E il sedativo migliore che c'è è il buco. Prepariamoci a curare un nuovo flusso di eroinomani».
    Per ora la «generazione chimica» legata alle dannate pillole sfugge a ogni controllo. Chi si impasticca e va alla ricerca dello sballo immediato è difficile che poi finisca ai Sert (i servizi pubblici dove si distribuisce metadone) o ai centri attrezzati per accogliere gli sbandati della strada. E non c'è ragione che cerchi asilo in comunità a meno che non abbia dipendenze di altro tipo. «L'ecstasy fa parte di un rito, in un certo senso di una moda - è l'analisi di don Licinio Albanesi -. Si comincia con una birra, poi si passa alle pasticche e, in certi casi si conclude con lo spinello. Un circuito che dura 24 ore».
    I luoghi ideali per farsi sono le discoteche dove la musica «sparata» lavora in sinergia con l'effetto chimico. L'identikit del cliente dell'ecstasy (ma in gergo le pasticche vengono spesso chiamate «girelle» o «brioche») identifica ragazzi che cominciano già a 13-14 anni, titolo di studio: scuole medie inferiori o superiori, in genere senza particolari problemi di inserimento socio-familiare. Giovani che dopo il «viaggio» anfetaminico, si rimettono alla guida e - se non incappano in incidenti automobilistici - tornano a casa a dormire, senza vagare per strada. Il giorno dopo, smaltita l'eccitazione, li trovi normalmente a scuola o al lavoro. Convinti che potranno continuare a cercare gli stessi piaceri a volontà «perché tanto non fa male».

RITO DELL'ECSTASY E DISCIPLINA DEL LAVORO

    Ricerca sull'atteggiamento riguardo alla cannabis da parte dei frequentatori dei Centri Sociali:
la Ricerca svolta in collaborazione dal consorzio di indagini sociali AAS.Ter. e dai Centri Sociali milanesi Cox 19 e Leoncavallo, sarà pubblicata integralmente dalle edizioni Shake Multimedia. Una parte dell'indagine e dei relativi questionari sottoposti al campione di circa 1500 frequentatori dei due Centri Sociali si è focalizzata sul fenomeno ecstasy. ... continuiamo la riflessione sui risultati della ricerca in questo caso per la parte relativa all'ecstasy.

    Le risposte a questa sezione di domande forniscono un quadro contradditorio. Solo il 13 % risponde infatti che l'ecstasy accresce le energie e gli stati emotivi, mentre più cospicuo è l'atteggiamento critico; il 46 % definisce questa techno droga roba da maratoneti da discoteca e il 14 % la definisce una droga organica al sistema. Qui l'apparente ritorno di appeal politico ideologico è più agito come necessità di difesa e di orgogliosa rivendicazione di una differenza di scelte che non come un processo effettivo di identità politica, essendo lo stesso dato in consistenete contradizione con il tono generale delle risposte. Appare però certo che nei confronti di questa sostanza le contradizioni sono assai più tormentate di quanto non appaia in questo primo dato. Alla successiva domanda, infatti concernente il consumo di ecstasy nei Centri Sociali, se è vero che solo l'1,2 % dichiara che ne va " incoraggiato il consumo " il 20,2 % ritiene che vada tollerato e il 5,9 % che " bisogna organizzare forme di vendita controllata". E, pur rimanendo molto forte la quota di coloro che dichiarano che bisogna "scoraggiare il consumo ", solo il 17,9% dichiara decisamente che bisogna impedirne il consumo. Mi sembra di poter dire che la contraditorietà di queste risposte, se raffrontata con l'unanimismo riscontrato nelle risposte legate al consumo di "fumo" segnali sia l'attraversamento di questa sostanza da una parte non irrilevante dei frequentatori dei Centri, sia la difficoltà di sottrarvicisi nel panorama complessivo delle loro esistenze quotidiane.
    Ciò è tanto più vero se alle riflessioni di questa ricerca, che nella sua parzialità è però unica nel suo genere, si aggiungono alcune brevi note su un altra indagine, assai più approssimativa, che mi è capitato di fare a margine della lunga inchiesta sulla Lega Nord fatta dal Consorzio AAS. Ter. qualche tempo fa. I luoghi dell'indagine erano in questo caso, una ventina di discoteche del Nord Est comprese fra le province di Como, Brescia, Mantova, Cremona Verona, Vicenza.
In tale situazione, non poteva certo essere usato lo strumento questionario e si tratta quindi essenzialmente di appunti e registrazioni orali. Va però notato che il soggeto intervistato aveva quasi sempre le stesse caratteristiche di composizione sociale di quellodei Centri Sociali, mentre i suoi stili di vita erano caratterizzati da consistenti diversità. Un primo dato da segnalare è legato al tempo di lavoro. La gran parete degli intervistati (circa 250 quasi sempre però in gruppo) dichiarava un tempo settimanale di lavoro superiore di circa 50-55 ore con alcune punte di 60. Affermava inoltre che la spesa media fra i sabato sera e la domenica sia aggirava intorno alle 200-250 mila lire. Un totale quindi di 800-1 milione di lire al mese, cui andavano aggiunti i costi per le rate ed il mantenimento dell'automobile. Il 25 % di loro svolgeva "lavori Autonomi" il 45 % lavori dipendenti e il 15 % erano studenti e i restanti figli di proprietari di piccole e medie aziende, nelle quali quasi sempre svolgevano la loro attività lavorativa. Qui quasi tutti gli intervstati dichiaravano di fare uso di ecstasy, ma quasi esclusivsmente nel periodo che intercorre fra il sabato e la domenica sera; l'uso di questa sostanza appare qui, in tutta evidenza con la necessità di un divertimento, di un tempo vissuto da ritagliare in uno spazio brevissimo e nella maniera più intensa possibile. Necessità, queste strettamente intrecciate con il bisogno quasi disperato "stati di socialità" negati dal formidabile disciplinamento produttivo. E' ovvio che l'ecstasy in questa direzione fornisca quello "stato momentaneo di alterazione della coscienza" funzionale a favorire questi bisogni. Tanto che la tentazione di definire l'uso di questa sostanza come perfettamente corrispondente alla condizione post-fordista appare evidente, così come sono evidenti l'uso del luogo discoteca, l'after hours, i rave, con cui il consumo di ecstasy si incrocia in un binomio indissolubile, sostenuto dall'emergere delle nuove tendenze musicali. Alla base, una ricerca forte di " sensazioni estreme". Ed estremismo in questo caso significa ballare tutta la notte e all'alba ricominciare per finire il pomeriggio successivo. Significa che il DJ è un maestro di cerimonia tribale ed il ballo diventa trance significa dare corpo e mente a stadi pericolosi, oltre il limite, a stati alterati di coscienza. Come non vedere in questo bisogno di velocità alterata del vissuto, in questa ricerca di gesti estremi, nei riti officiati dai vocalist e dai DJ , l'espressione del tentativo di sottrarsi all'anomia e, anche in questo caso ma con segno diverso, all'identificazione con il dominio pieno e incontrastato del "produrre per competere" e delle necessità di piegare il proprio corpo e la propria mente ai criteri di flessibilità, abilità, destrezza indispensabili per rimanere nel circuito produttivo ?

    Concludendo; ci sono quindi affinità tra i bisogni dei frequentatori dei centri Sociali e l'immensa massa dei fruitori delle discoteche. Affinità che segnalano un disagio dai contorni diversi, non legato ne alla marginalità, ne all'esclusione nella loro accezione classica, ma strettamente intrecciato con l'angosciante transizione che tutti attraversiamo.
(di Primo Moroni)
 

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