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Storia dell'Ecstasy Psicosi e MDMA Attacchi di Panico
Neurodegenerazione Fenomenologia Overdose da Ecstasy
  Ecstasy dall'Olanda  

PSICOSI CRONICA ATIPICA ASSOCIATA ALL'ABUSO DI MDMA

    L'uso della 3,4 metilene diossimetamfetamina (MDMA, "ecstasy") si è diffuso sempre di più nel Nord Italia. Viene venduta sotto forma di compressa che contiene 100-150 mg di ingrediente attivo. L'MDMA ha proprietà sia allucinogene che amfetaminiche. Il suo uso è stato associato all'ansia, all'insonnia, alla confusione, al flashbacks e, di recente, anche alla psicosi paranoidea cronica.
 
    Presentiamo un paziente che ha sviluppato una psicosi cronica atipica parallelamente ad un complesso profilo comportamentale dopo assunzioni di MDMA.
    Un uomo di 24 anni è stato invitato al nostro Centro per il trattamento delle tossicodipendenze dopo aver violentemente assalito la propria madre. Da quattro anni assumeva MDMA ed ha riferito di averne fatto uso in circa 150 occasioni. Il dosaggio tipico quotidiano era di 100-300 mg; presupponendo un dosaggio medio quotidiano di 200 mg, questo corrisponderebbe a 2,8 mg/kg. Faceva passare 1-14 giorni tra le varie assunzioni di MDMA e prendeva sempre la sostanza sottoforma di compresse. Ha riferito l'assunzione occasionale di altre sostanze (alcool, benzodiazepine, cannabis, cocaina).
    Fino a quando ha iniziato ad usare l'MDMA non ha mai lamentato disturbi psicologici, ma, come confermato dai suoi parenti, negli ultimi tre anni si è convinto che la gente lo fissasse e lo prendesse in giro quando usciva da un posto. Ha sofferto di allucinazioni ipnagogiche e di inversione del ritmo sonno-veglia (i sintomi erano iniziati circa 4 anni prima). La perdita di appetito si è accompagnata ad una forte perdita ponderale e negli ultimi 2 anni ha avuto episodi intermittenti di forte desiderio di alimenti che contenessero cioccolata. Ha riferito una marcata diminuzione della propria attività sessuale per un anno. Negli ultimi tre anni ha sofferto di frequenti cambiamenti di umore, anche se mai sufficientemente importanti da un punto di vista clinico da diagnosticare un disturbo affettivo. Nei parenti di primo e secondo grado non si sono riscontrati disturbi di natura psicotica. Aveva causato 5 gravi incidenti automobilistici che erano correlati ad episodi di ingestione acuta di MDMA. Nel corso dei 4 anni precedenti si erano registrati vari episodi di aggressività. L'esame del suo stato mentale mostrava deliri paranoidei, alti livelli di ansia, e deliri relativi a modifiche corporee (il suo cervello era stato rubato; gli occhi non erano i suoi) ed era convinto di avere l'AIDS. Gli esami di routine, la tomografia computerizzata del cervello ed i test sul siero alla ricerca di sifilide e HIV sono risultati normali. Al momento dell'invio i test delle urine risultavano positivi soltanto per il cannabis. Sulla base del DSM-III-R è stata fatta una diagnosi di psicosi cronica atipica. Il paziente è stato ricoverato per breve periodo di tempo in una unità psichiatrica in cui gli sono state somministrate decanoato di flufenazina, clotiapina e promazina. Il trattamento farmacologico ha avuto effetti benefici soltanto sulla aggressività. Nel corso dei tre mesi successivi ha continuato ad assumere una terapia neurolettica ma il suo stato mentale non è migliorato; i test delle urine sono risultati a volte positivi per MDMA.
    Negli animali l'MDMA causa un rilascio iniziale di serotonina (5-HT) seguito dalla degenerazione delle terminazioni serotoninergiche, gli assoni sottili del rafe dorsale, associati ai ricettori 5-HT 2 risultano particolarmente vulnerabili. Il dosaggio minimo efficace di MDMA necessario per produrre una deplezione a lungo termine della 5-HT corticale nei primati è di 2,5 mg/kg. La concentrazione del 5HIAA (metabolita del 5-HT) nel fluido cerebrospinale lombare risulta sostanzialmente ridotto in coloro che hanno una storia di assunzione di MDMA. Si verificano fenomeni di neurotossicità se viene rilasciato un quantitativo sufficiente di dopamina. Sebbene non si possono escludere la possibilità che nel nostro paziente la psicosi cronica sia stata accellerata dalla sua pesante e prolungata assunzione di MDMA e/o dalla assunzione occasionale di altre sostanze noi riteniamo che l'MDMA possa avere indotto di nuovo la psicosi cronica (forse attraverso le vie dopaminergiche e/o serotoninergiche). Il paziente ha mostrato anche notevolissimi cambiamenti in varie aree funzionali in cui è implicata la serotonina, e cioè il sonno, il comportamento sessuale, l'aggressività, la regolazione del tono dell'umore, l'appetito e le preferenze alimentari. Non ci risulta che tale complesso quadro-clinico associato alla assunzione di MDMA sia mai stato descritto in precedenza.
(di F. Schifano Drug Dependency Unit, Padova Italy)
 

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