Presentation   News Events   Archives    Links   Sections Submit a     paper Mail

FRENIS  zero 

Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

  Home Frenis Zero

        

 

SPAZIO ROSENTHAL 

      

 

 

 

"IL CORPO DELLA PSICOANALISI" di Laura Montani 

 


 


Laura Montani, psicoanalista e membro ordinario della SPI (Società Psicoanalitica Italiana), è nata a Roma dove vive e lavora. Si è formata presso il CPdR (Centro Psicoanalitico di Roma) dove dal 2009 svolge attività di formazione per candidati analisti. Da anni si occupa di ricerca , teorica e clinica, sulla sofferenza adolescenziale e femminile nella contemporaneità. Il testo qui presentato è quello di una conferenza tenuta dall'Autrice ai docenti di un liceo romano.

            

Who was Tatiana Rosenthal?

 

  Presentazione della curatrice

 

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

clicca qui per la ricerca nel sito/Search in the website
A.S.S.E.Psi. web site (History of Psychiatry and Psychoanalytic Psychotherapy ) 

 

A.S.S.E.Psi.NEWS (to subscribe our monthly newsletter)

 

Ce.Psi.Di. (Centro di Psicoterapia Dinamica "Mauro Mancia") 

 

Maitres à dispenser (Our reviews about psychoanalytic congresses)

 

Biblio Reviews (Recensioni)

 

Congressi ECM (in italian)

 

Events (art  exhibitions)

 

Tatiana Rosenthal and ... other 'psycho-suiciders'

Thalassa. Portolano of Psychoanalysis

 

PsychoWitz - Psychoanalysis and Humor (...per ridere un po'!)

 

Giuseppe Leo's Art Gallery

Thalassa. Portolano of Psychoanalysis

EDIZIONI FRENIS ZERO

 "Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

Click here to order the book

"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 30,00

Click here to have a preview 

Click here to order the book

 

 

"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-0-4

Anno/Year: 2008

Prezzo/Price: € 18,00

Click here to order the book

OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

Click here to order the book

 

 

Prima di inoltrarmi, in questa breve esposizione, forse non è superfluo ricordare che la psicoanalisi inaugura nell’orizzonte epistemico contemporaneo uno specifico metodo di ricerca che fa di elementi apparentemente accessori

(il lapsus, l’atto mancato, la dimenticanza) uno dei cardini della sua costruzione teorica, come pure lo strumento terapeutico principe per raggiungere, nella cura, ciò che dietro quei lapsus, quegli atti mancati, quelle dimenticanze, si cela  della sofferenza segreta di chi a lei si rivolge.

Questo metodo che con pazienza e tenacia gli analisti, individuali e di gruppo, continuano a praticare, rappresenta a tutt’oggi uno dei più potenti strumenti contro la perdita di senso, sia soggettiva che gruppale.

Il corpo  in questo orizzonte epistemico assume un suo particolare statuto.

Come le parole assumano valore semantico a seconda del contesto lo mostra R. Barthes in una conferenza tenuta nel 1973 all’Associazione Culturale Italiana (“ La guerre des languages”).

Dice Barthes:,

….sul piano del messaggio più semplice il linguaggio (il discorso) esplode, si fraziona, si distingue: esiste una divisione dei linguaggi di cui una semplice scienza della comunicazione non può rendere conto; la società, con le sue strutture socio-economiche e nevrotiche, interviene a costruire il linguaggio come un «teatro di guerra» (la sottolineatura è mia)”.

Anche intorno al corpo, a seconda degli orizzonti disciplinari da cui lo si è guardato, si sono svolti teatri di guerra.

Il corpo della medicina non è infatti il corpo della biologia, per esempio , ed il corpo della fisica non è quello della chimica, pur mantenendosi queste discipline, tutte e ugualmente, in un orizzonte nomotetico che ne ricerca le leggi. Se cambia infatti l’orizzonte epistemico, cambia, inevitabilmente, anche il profilo del suo oggetto.

L’approccio interdisciplinare, da più fonti invocato nella contemporaneità , per quello che riguarda il corpo tenta di ricomporre  la complessità di tale corpo in frammenti senza per questo negare ai vari ambiti disciplinari la propria specificità. Anche il lavoro di cui oggi parliamo qui, è animato da simile desiderio

 

  

La psicoanalisi e il corpo

 

Per parlarvi di questo, del corpo della psicoanalisi, così come io l’ho scoperto, comincerò da un brevissimo ricordo personale.

Una mattina di gennaio al liceo Tasso, a Roma, in via Sicilia. Abbiamo tutti tra i diciassette e diciotto anni, siamo irrequieti, attraversati dall'adolescenza che ci separa dall'infanzia (noi crediamo, speriamo, per sempre; ma così non sarà).

Un omino scuro di capelli e di pelle, il nostro insegnante di filosofia, dopo essersi, come sua abitudine, tenuto la testa fra le mani per qualche minuto, ci dice, sollevandola di scatto: ”Oggi vi parlo  di inconscio”.

Poi, rivolgendosi ad uno di noi chiede: ” Mi sai dire perché stai seduto in quella posizione ?” Stupefatto il mio compagno di scuola risponde:”NOoo!”. “Ecco , l’inconscio è proprio questo. Inconscio è il corpo” ci svela l’omino scuro. Alcuni di noi risero, passarono oltre e dimenticarono.

Per me non fu così.

Il mio incontro con la psicoanalisi infatti comincia lì, in una mattina fredda di gennaio di molti, veramente di molti anni fa. Questo, che come tutti gli incontri di destino, sarà una passione, comincia lì, nel liceo Tasso di Roma, e continua ancora, adesso che i miei diciotto anni sono molto lontani: un incontro che non finisce, una passione che non tramonta.

All'adolescente che ero, alla donna matura che sono, quell'incontro, per me epocale, come epocale fu per l'intero Novecento, offrì la possibilità innanzitutto di sopportare e, in seconda battuta, di comprendere, che quello che a volte ci pare insensato, la sofferenza umana nelle sue declinazioni di sofferenza soggettiva e di follia collettiva (la guerra e le torture che gli esseri umani si infliggono), ha un senso.

Inaccettabile per la “ragione” classica, questo senso che Freud chiamò “la peste”, è quello che da analizzanda prima e da analista poi, mi ha aiutato ad uscire dalle secche dell'insensato, nei momenti in cui la sofferenza umana sembrava travolgermi. Mi ha aiutato ad aiutare i miei pazienti, a sostenerli, ad abituarli a convivere con l’alterità che li abita, quando non è stato possibile trasformarla. Non parlo di senso come un che di immediatamente intelligibile. Parlo di senso come un continuo rimando all'irriducibile che lo produce, l’inconscio,  vale a dire il nostro corpo vivente, attingibile solo dai resti e dai segni che lascia: i sintomi, i lapsus, il sogno.

Lo stupore della scoperta, ai tempi per me straordinaria, di un’altra realtà dentro di me, continua ancora a tutt’oggi ed è questa meraviglia, questo stupore che spero, credo, di trasmettere ai miei pazienti con cui sono coinvolta nel lavoro vicendevole e comune del “prendersi cura”.

Come l'omino scuro che insegnava filosofia al liceo Tasso, e che raccontò a noi allievi di essere stato uno dei primi analizzati d'Italia, ci trasmise, o almeno mi trasmise, la sua passione, io oggi trasmetto, o almeno spero di trasmettere ai miei pazienti, ai miei allievi, la mia passione per le “parole che curano”, le “parole che toccano”, come Danielle Quinodoz intitola il suo bel libro che ho recentemente tradotto1.

Ma dunque, cosa vuole dire che l’inconscio è il corpo?

Quale corpo, dei tanti che ho sopra nominato?  Per comprenderlo è necessario introdurre accanto al nome, un aggettivo. Pulsionale. Corpo pulsionale.

Questo è il corpo della psicoanalsi.

 

Il corpo pulsionale

 

Trieb è il termine tedesco usato da Freud per indicare quel quid in cui si articola il “misterioso salto dal corpo alla  psiche”, così come egli stesso ne definisce la nozione.

Non usa il termine instinct, con cui disgraziatamente le traduzioni inglesi di Freud traducono la parola, svisandone completamente il senso (nelle lingue anglosassoni questo termine freudiano, tradotto dapprima con "instinct", divenne ben presto "drive" e più recentemente  “motivation”) e allontanandosi sempre più dalla complessità della formulazione freudiana.

Trieb, pulsione, è ciò che fonda l’umano nella sua differenza dall’animale e fa la differenza tra il corpo biologico e quello psicoanalitico.

Trieb è la rappresentanza del corpo non come animale, ma  come specificamente umano; è la marca del desiderio, che  condanna l’umano a distaccarsi dal suo puro essere animale. Ma l’essere umano, come l’animale rispetto ai suoi istinti, nulla sa delle sue pulsioni. Esse sono inconsce, così come inconscio è il corpo che organizzano quale corpo desiderante. L’organizzazione pulsionale non è ordinata alla sopravvivenza, come  invece per gli animali quella degli istinti,e non si cura dei grandi bisogni fondamentali, come la fame e la sete, tantè che un neonato può smettere di piangere se appena gli si da un ciucciotto:gli importa di succhiare più che di mangiare.

La pulsione orale la fa in questo caso evidentemente da padrona. Il piacere ricavato dal mero succhiare va al di là  del bisogno di sopravvivere.

Il corpo della psicoanalisi è uno strano corpo, organizzato secondo un principio di piacere che travalica il principio di realtà. Oscar Wilde, richiesto sul perché fumasse, rispose:”perché è un piacere…inutile”.

 

La pulsione

 

La pulsione non è rappresentazione del corpo. Essa è rappresentanza del corpo, è il modo in cui il corpo si presenta come psichico e dunque come inconscio.

La psicologia corrente ci ha abituato all’illusione che, attraverso la rappresentazione, si possa giungere a risolvere i nostri conflitti, ma con la psicologia siamo fuori del territorio oscuro della psicoanalisi freudiana. Con le varie psicologie , comportamentiste, gestaltiane ed infinite altre che sorgono ad ogni piè sospinto,siamo fuori dalla part maudite dell’essere umano; ritorniamo in fondo alla filosofia della coscienza, delle idee cartesiane chiare e distinte che la rivoluzione freudiana ha spazzato via una volta per tutte.

Il corpo pulsionale,luogo dell’inconscio freudiano, è un fare ed il primo fare inconscio è questa rappresentanza del corpo:la pulsione. Un corpo ben diverso, quello della psicoanalisi -lo si vede bene- dal corpo biologico e anatomico.

L’altro corpo che la psicoanalisi ci presenta,lo rende altro da tutti i vari corpi che le diverse scienze ci  rappresentano:è il corpo desiderante. Nella stanza d’analisi esso diventa parlante attraverso i sintomi,i lapsus, le paraprassie che emergono nel racconto. L’ osserviamo, lo vediamo questo corpo pulsionale al lavoro sempre, costantemente, anche fuori della stanza d’analisi:basta guardare, per esempio, della gente che chiacchiera. Eccola lì, in bella vista ,la pulsione fonica.

La pulsione dunque è la chiave di volta per potere accedere al corpo così come la psicoanalisi freudiana  ce lo presenta.

In “Tre saggi sulla teoria sessuale” (1905) viene difatti articolato da Freud un corpo pulsionale percorso dall’oralità, dalla analità, dal fallicismo.

La pulsione genitale,l’ultima ad essere nominata, dovrebbe riorganizzare in sé , armonicamente , gli altri tre tipi di pulsioni, orale , anale, fallica.

Dico dovrebbe, in quanto la mia esperienza di analista rispetto ai moventi inconsapevoli che condizionano le condotte umane in termini di processi inconsci, mi ha messo di fronte all’evidenza che l’organizzazione pulsionale genitale è l’ultima  delle mire del corpo desiderante.

Freud stesso, d’altronde, fu il primo a non illudersi che questo stadio possa essere facilmente raggiunto, come mostra nel suo “Disagio della civiltà” del 1929.

 Le varie pulsioni - che hanno caratteri comuni: l’origine in una zona erogena del corpo,la spinta, lo scopo, cioè la soddisfazione, e l’oggetto, strumento di questa soddisfazione - sono dette “forze peregrine” da Freud che così le definisce in “Pulsioni e loro destini”(1915), e quasi per caso si mettono al servizio della vita nel senso della riproduzione.

Sappiamo che oggi, però, nonostante  la rivoluzione che  scompigliò i vari saperi in seguito alla comparsa di Freud sulla scena, il suo nome non coincide più, all’interno dell’universo psicoanalitico, con “la Psicoanalisi”, per lo meno in certi ambiti  sempre più vasti d’ indirizzi di pensiero e di scuole. 

Il corpo pulsionale, che nella concezione freudiana  è un corpo erogeno e campo di battaglia di eros e tanatos, viene sostituito da un corpo relazionale dalla maggior parte delle scuole psicodinamiche attuali,che si sono trasformate nella direzione di approcci più "relazionali"

Un movimento ‘resistenziale’ sotterraneo tende a riportare infatti la nozione di inconscio ad una formulazione prefreudiana ed articola il paradosso di un mondo della cura, che pure continua a dirsi psicoanalitica, che si regge in buona parte sul misconoscimento della forza epistemica della metapsicologia, intendendo per metapsicologia “quell’al di là della psicologia” che Freud aprì come orizzonte alla ricerca della cura.

Questo paradosso, che si declina nel proliferare di scuole ed istituti che prendono forza ed avvio proprio dal “nascere al di là” di Freud e di un suo superamento, ignorano la forza affermativa della negazione e pertanto, andando oltre Freud, non  fanno che affermarne perciò stesso la forza teorica.

 

Così, se da una parte i più recenti studi sulle neuroscienze sembrano riconfermare la potenza trasformativa  della parola sulla mente (l’antica nozione di epigenesi ripresa da G.Edelmann a partire da metà degli anni Settanta) , d’altro canto c’è il rischio che  proprio le neuroscienze banalizzino la scoperta freudiana dell’inconscio come corpo pulsionale all’opera  riducendone lo spessore , come sta accadendo con l’uso e abuso della nozione di “neuroni specchio” con cui  si darebbe  dato scoperto una volta per tutte il segreto del fare inconscio umano.

Tantè che, udite udite, uno studio pubblicato sull’American Journal of Psychiatry e condotto su 45 pazienti affetti da depressione lieve-moderata senza trattamento farmacologico, ha riportato che l’utilizzo di programmi computerizzati durante la psicoterapia, migliora la sintomatologia depressiva, con risultati analoghi alla terapia tradizionale, proprio sulla scorta del carattere mimetico dell’apprendimento dovuto alla teoria dei neuroni specchio.

Non importa che ci sia un corpo vivente o una macchia a dialogare con chi soffre, tanto i neuroni fanno comunque il loro lavoro.

Non commento…

 

Ma tornando all'inizio di quella fredda mattina di gennaio, a quella lezione che mi incantò, a quell'omino scuro che, come un pifferaio magico, mi portò via per sempre dalla terra  ferma, piena di fiducia nella “coscienza” e nelle “idee chiare e distinte” verso le profondità accidentate dell'inconscio e le sue derive, mi accorgo, a posteriori, che la mia storia, come tutte le storie del resto, è marcata da un tema di destino, e concludo queste note con una constatazione: la mia analisi mi ha insegnato a riconoscerlo, ma non a conoscerlo, mi ha insegnato ad interrogare ciò che via via andavo riconoscendo e a non considerarlo un patrimonio di sapere acquisito. Mi ha insegnato in definitiva che l’enigma della persona, come quello delle istituzioni che essa fonda e di cui ha bisogno per esistere, non si scioglie e che il desiderio, come la sfinge, continua a porre domande ma, a differenza del mito, non accetta risposte.

 

1 Danielle Quinodoz, Le parole che toccano. Borla

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli altri articoli dello Spazio Rosenthal:  

 
 
 
 
   

 

 

"Sublime  Negativo" di Laura Montani

 

"La persona dell'analista nei passaggi istituzionali" di Laura Montani

 

"Le emozioni di un incontro con un soccorritore" di Ambra Cusin

 

"Primavera tunisina" di Lidia Tarantini

 

 

 

   

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

   
 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

Copyright - Ce.Psi.Di. - Edizioni "FRENIS ZERO" All right reserved 2004-2005-2006-2007-2008-2009-2010-2011