LATINA/LITTORIA
e la realtà ascoltata:
Conversazione con Gianfranco Pannone
All'edizione
del 2001 del Torino Film Festival è stato premiato
il film Latina/Littoria, una città di Gianfranco Pannone
con il riconoscimento assegnato al miglior documentario. Il film,
distribuito in Italia dalla Fandango di Domenico Procacci,
è un singolare esempio di documentario in cui la realtà
di una città è osservata con occhio critico e sarcastico
che ricorda l'approccio sociale e politico della commedia all'italiana
dei tempi migliori. La capacità di Pannone di caratterizzare
gli attori della scena politica latinense non tralascia però
lo sguardo controverso di chi cerca di capire la propria realtà,
con distacco e senza invettive. Pannone osserva librai, politici,
scrittori e giornalisti. Li scruta nei loro impeti e nelle loro
riflessioni. In maniera molto personale, Pannone da uno sguardo
alla città guardando però agli umori dei suoi abitanti
nello spazio di un'inquadratura. Non li sgancia dalla realtà
a cui appartengono, ma li alleggerisce avvicinandoli alla loro storia,
portando la storia alle dimensioni di cittadino. Un piano regolatore
può diventare oggetto di dispute e discussioni, quanto l'insegna
di un'osteria o lo stile di un centro commerciale.
Il documentario si carica di cinema proprio sbrigliando le situazioni,
seguendole senza sosta per accumulazione e provocazione, fino a
farsi sbattere una porta in faccia. Con Latina/Littoria, una
città Gianfranco Pannone è riuscito a dare uno sguardo
appassionato alla sua città, caricando, anche in maniera
controversa, situazioni e persone reali di vitalità e passione,
a chi per la propria storia e per gli ideali, a chi per la facciata
e per degli interessi particolari.
Hai
sentito l'esigenza di fare due versioni del film, una per la televisione
e una per il cinema?
Beh si. Diciamo che al cinema abbiamo voluto dare un taglio molto
d'impatto con la macchina perché dovevamo cercare di non
condizionare la realtà, per cui con Tarek Ben Abdallah, il
direttore della fotografia, e operatore data la troupe ridotta,
abbiamo dato un impatto con la camera a spalla molto forte. Però
allo stesso tempo abbiamo lavorato più cinematograficamente
sul montaggio, cercando di dilatare i tempi. Il montaggio televisivo
è di solito più disteso. Questo è un montaggio
che sfrutta le potenzialità delle singole inquadrature, con
dei tagli più netti nei passaggi da una scena all'altra.
Già in corso d'opera avevamo pensato di fare una versione
per la televisione e una versione cinematografica nel tentativo
di fare una piccola distribuzione. Su quella cinematografica la
fotografia è stata raffreddata, saturando i colori, e sono
stati aggiunti alcuni minuti con delle brevi inquadrature.
Quindi
la tua intenzione è stata quella di uscire dal ritmo televisivo.
Dare una impostazione cinematografica e raccontare una storia
Questo è dato anche dal fatto che il film è stato
coprodotto da Tele + , che lo manderà in onda il 15 Gennaio,
una televisione più attenta al cinema. Ho sempre pensato
ad un' approdo cinematografico per i miei film e quindi questo significa
lavorare meno con la voce fuori campo, con l'intervista tradizionale,
con i tempi ammorbiditi di una certa televisione, certo non di Mtv,
ma di alcuni prodotti Rai o Mediaset.
La
tua volontà di raccontare attraverso i luoghi ti ha riportato
a Latina per raccontarne il presente o per una tua esigenza personale?
Io penso che un regista, a meno che non abbia le capacità
di un maestro come Bertolucci, debba cominciare a raccontare le
realtà che conosce meglio. Bertolucci stesso ha cominciato
da Parma per poi allargasi al resto del mondo.
In
rapporto ad altre personalità cinematografiche come Ferreri
o Bertolucci che hanno girato a Latina, qual' è stato lo
stato d'animo nel tuo approccio con la città?
Nelle piccole cose che faccio il mio approccio con la città
è quello di una persona che in anzitutto ci ha vissuto, che
però non ci abita da quattordici anni e quindi ne ha un distacco.
Credo che sia una situazione molto vantaggiosa
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