20
agosto 2001
Coming out e
omofobia tra le pareti di casa
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Omofobia.
Non si scappa. Fa parte dell'esperienza di ogni donna lesbica.
Tutte, almeno una volta nella vita, ne hanno sperimentato gli
effetti.
La
paura dell'omofobia è il lucchetto che tiene chiusa la porta
dell'arma- dio di molte vite.
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L'omofobia interiorizzata poi, influisce pesantemente a livello di
identità.
Quando si
parla di omofobia, si tende ad immaginare situazioni di
assurda violenza, si pensa a vittime come Rebbeca Wight, Matthew Shepard o Brandon Teena.
Omosessuali uccisi solo perché omosessuali. Si pensa al ragazzo di
15 anni di Orbassano che è stato aggredito dai compagni di scuola e
ai fatti di Verona avvenuti qualche giorno prima delle elezioni.
Si pensa a
qualcosa simile al razzismo o all'antisemitismo.
E
gli atti di violenza purtroppo confermano che il fenomeno è molto
pericolo e grave.
Ma c'è un
aspetto dell'omofobia più sottile, meno impattante che è quello che
viene dalle persone che si amano.
E' quello
che impedisce a molte donne lesbiche e a molti ragazzi gay di
dichiarare la propria scelta sessuale ai propri familiari perché
temono di non essere accettate/i.
Angela, mi
racconta la sua esperienza in un caldo pomeriggio torinese di Luglio.
Dopo 10 anni
di convivenza con Marisa le due donne si separano. Entrambe avevano
informato le rispettive famiglie, amici e vivevano come una coppia
di fatto, erano 'out'. Si sentivano accettate da tutte le persone
che conoscevano. Entrambe le famiglie, molto religiose, vivevano
apparentemente con serenità la situazione e e i genitori di Marisa avevano anche
partecipato ad un paio di Pride.
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Quando però
le due donne entrarono in crisi nel loro rapporto, le reazioni delle
famiglie furono alquanto bizzarre. I genitori di Marisa non
esitarono un attimo a sostenere economicamente la figlia in modo
che potesse acquistare una nuova casa e lasciare la sua compagna.
Una reazione
molto diversa da quella mostrata qualche anno prima alla luce di una
crisi matrimoniale del fratello, al quale fu consigliata una terapia
di coppia per 'salvare il matrimonio'.
Perché una
reazione così diversa? Perché non hanno avuto perlomeno un
atteggiamento più neutro?
Marisa visse
l'episodio come una doccia fredda e acquisì la consapevolezza che i
suoi genitori in realtà non avevano accettato il suo essere
lesbica. La reazione dei genitori di Angela fu molto simile,
sdrammatizzarono sostenendo che in fondo si trattava di
una 'amica', e non poteva essere così grave...
Anche
Angela, si sentì totalmente negata e non riconosciuta.
L'omofobia
tra le pareti domestiche è la più dolorosa, si insinua in ogni
cellula di chi ne vive gli effetti.
Che
fare per combatterla?
Chiudersi
nel silenzio, negandosi la possibilità di una condivisione profonda con le persone che si amano di più?
A
ognuna/o la sua scelta ma sicuramente, come sottolinea Angela: il
coming out è un processo che accompagna tutta la vita, e come
nel mio caso, probabilmente è un atto che va
ripetuto più volte. Non mi arrendo.
Sono conversazioni difficili quelle con i
genitori e i familiari ma probabilmente è
il luogo migliore dove iniziare.
I
genitori amano i figli, investono su di loro, possono e dovrebbero
sostenerli per abbattere i pregiudizi di società fortemente
eterocentrate.
Possono anche,
a loro volta essere disorientati davanti a dichiarazioni così
destabilizzanti per loro.
Possono
avere una percezione di se stessi nuova quali genitori di figli
omosessuali. Possono e dovrebbero scegliere di influire
con i loro comportamenti e atteggiamenti nell'ambito delle loro
relazioni sociali, contribuendo così a creare solidi presupposti
per un abbattimento dei pregiudizi.
Angela
mi raccontò di un episodio che fu decisivo nella sua vita.
Furono le parole della madre di una sua cara amica che era
tossicodipendente e in comunità a farle decidere che il
coming out era un atto importante, che aveva valore a più livelli.
A
cuor leggero questa signora le disse . ' beh, meglio una figlia
tossica che lesbica...ti immagini ,Angele?'
Sono
discorsi imbarazzanti, a volte dolorosi, ma probabilmente necessari
e importanti sia su un piano personale che politico, perché
in ultima analisi forse Robin Morgan aveva ragione: personale è
politico.
Mary
Nicotra
La
redazione di DonneInViaggio ringrazia Angela per averci permesso di raccontare la sua storia ai fini
di questo articolo.
Per
saperne di più:
Agedo
Associazione
di genitori, parenti e amici di omosessuali
Via Bezzecca 3 20135 Milano
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