Atto II
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Aldo Capasso
su Santa Maria della Spina

Lucio D'Ambra su
La Spada d'Orlando

La Barunissa di Carini: Introduzione, traduzione e note di 
F. D. M.

Diario di guerra
(Libia, 1911)

 

Queste pagine sono in corso di allestimento

La piazza accanto al palazzo di Saint Remy. In fondo, verso la
destra,una strada in capo alla quale si suppone sia il mare. A destra
una stradetta angusta. Tra questa e il proscenio in bottega di Matteo
l'armaiuolo: una gran porta divisa dalla strada da un gradino e
chiusa da una spranga con un bancone di pietra che ne occupa la
metà. Vi si vedono disposti in bella guisa trofei d'arme e d'ogni
sorta di arnesi di guerra. A sinistra è il palazzo del gran giustiziere,
di bella architettura gotica, con una sola finestra a griglia, alta dal
suolo due volte un uomo, Sotto la quale sporge una grondaia in
forma di lupo. Fra il palazzo e il fondo della piazza s'apre un'altra
strada, dinanzi alla quale arde una lampada.

E' prossimo il coprifuoco. La piazza lentamente si abbuia, finché
verso la fine dell'atto si farà notte. Qualche viatore passa ogni tanto.
Nella bottega dell'armaiuolo attendono alla vendita ed al lavoro
Matteo e due suoi garzoni, i quali battono metallo sull'incudine.
foggiando armi. Seduto sul gradino sta Jacopo, con la fronte e
mezzo viso nascosti da una benda. Due soldati francesi (uno dei
quali è Droetto) discutono con Matteo.

MATTEO

Ed io vi dico che a Damasco solo
ed a Toledo, forse,
si tempera un acciaio pari ai mio.

DROETTO

E' ferro, questo, che si piega al primo
colpo.

MATTEO

indignato

Ferro? non fora le corazze
ch'io fabbrico, perché
son d'andanico eguale; ma provate
su la vostra gorgiertì, e la trapassa
da parte e parte

L'ALTRO SOLDATO

Prova, meglio, su l'ossa della tua
schiena…

MATTEO

                    Guardate, a voi!
dà un colpo di pugnale su la spranga di
legno che chiude la bottega. e l'arme vi
rimane conficcata sino a metà.

DROETTO

E che dimandi tu del tuo sferrazzo?

MATTEO

Perch'egli è si sferrazzo, io ve lo cedo
per un mezzo agostaro.

DROETTO

                                    Tu vuoi dire
per mezza burba. Dove
vuoi tu pescare ancora
agostari, s'e' son morti da pezza?

JACOPO

a mezza voce

Nello scrigno privato del tuo re.

Droetto si volge vivamente. Egli zufola
facendo l'indiano.

DROETTO

Che dici, cane?

Jacopo non risponde. Egli gli batte su
la spalla.

                            A te parlo.

JACOPO

                                                Ah, credevo
che parlaste fra voi. Nulla: è un mio canto.

DROETTO

Bada a le spalle,
perchè io suono se tu canti.

Jacopo zufola senza rispondere.

MATTEO

per mutare

                                            Pure,
fate la vostra offerta: io voglio vendere.

IL 2° SOLDATO

Io ti pago un tarì
d'argento

DROETTO

                    Ah!ah! é troppo!...

MATTEO

E l'argento di sì fatti tarì
val egli il mio metallo?

DROETTO

prendendo il pugnale

Taci là, barbalacchio!
Non cercan le mie armi per la loro
punta le flosce carni
di voi siciliani
nati alla verga: questa tua mondiglia
é forse buona
per voi, ma guarda s'essa regge a' colpi

dà un colpo sulla pietra viva. Il pugnale
si frange.

Saldane ora i frammenti
e vendilo alla Kalsa
per sbuzzar pesce

Entra dal fondo della strada Gualtiero

IL 2° SOLDATO

E impara a fare stocchi pe' franzesi

egli e Droetto escono ridendo e
beffeggiando.

MATTEO

Vi roda il vermocane,
corsari

JACOPO

Poco monta: pagheranno
più tardi pure il tuo pugnale

GUALTIERO

                                            Alcuno
di lor più alto pagherà per tutti:
e pagherà uno scotto
maggior di molto a quello che tu chiedi!
Matteo, vendi a me pure
uno stile, paraggio
a quello che il francese
à infranto. Io voglio, giuro a Dio, provarlo
sopra un altro macigno, ch'é nel petto
di chi so io:
ma l'odio mio lo temprerà di nuovo.

MATTEO

Tacete: siamo qui presso del covo
dell'avvulture...

GUALTIERO

                            Non
può udire...

JACOPO

cupamente sarcastico

                    Orecchie à solo
ed occhi, ora, per una
colomba...

GUALTIERO

con voce strozzata
Orecchie che odono,
occhi che guardan, mani
ch'ànno sfiorato, io voglio
scerpare, e far mio pasto di quel core
maledetto. Il pugnale,
il pugnale, Matteo...

MATTEO

piano e guardingo

                                Eccone un fascio

JACOPO

balzando

Io li conosco bene: voglio scegliertelo
io

GUALTIERO

guardando fra i pugnali

Questo è troppo lezioso

MATTEO

                                            Questo
ebbe la punta intrisa in seme caldo
di basilisco...

anche i due garzoni interrompono il lavoro e vengono ai banco su cui tutti son curvi a cercare febbrilmente.

UN GARZONE

E questo, guarda, io stesso
lo foggiai: ve' la lama
a triangolo, fatta
per uccidere, senza
dar sangue.

JACOPO

                        No: non dente
di serpente, ma zanna di leone.
Né questo, no, Matteo:
a spatola, coltella da beccaio…
Né questo, no, Gualtiero:
lama piatta e volubile, stiletto
da traditori...

prendendone uno

                        Io l'ò
trovato! eccolo! Guardalo, Gualtiero:
tutto d'un pezzo, manico elsa lama:
tutto d'acciaio. Appena tu l'impugni
si riscalda dal pomo
a la punta dell'odio tuo. Lo tendi
— ecco —e il tuo core allunga il suo pulsare
fino a l'acuta cima.
E' pare la vendetta
divenuta metallo.
Sottile, agile, pare che ferisca
con l'aspetto. Quando esso cercherà
fra pelle e pelle, e tra il costato, e tra le
vene, bevendo sangue
per la scanalatura ingorda, il core
nemico e lo raggiungerà, il tuo core
ne sentirà il supremo
palpito lungo il sensitivo acciaro.
In suo linguaggio ferreo ei dice: «Uccidi!»

GUALTIERO

baciando l'arme

Che io non mora, senza
averlo insanguinato.

MATTEO

Occhio ai sergenti:
celalo, se non vuoi danno. Ma come
tu speri di raggiungere il nemico?
Come l'ammazzerai?

GUALTIERO

Non so. L'ammazzerò.

JACOPO

                                    L'ammazzeremo.

GUALTIERO

Jacopo, l'ài tu vista?

JACOPO

No: ma ò grandi speranze.
Catarina, chè femina e dà meno
di noi sospetto, sarà qui tra breve.
Parlerà con madonna
e saprà il mezzo d'involarla. Tu
non mostrarti, che sei
ben noto ai paltonieri che la vegliano.
Me, pochi mi ravvisan tra le bende
che mi coprono il volto...

GUALTIERO

Noi potremo partire
stanotte istessa. E voi,
mastro Matteo, che avete
fatto dell'uomo che vi fu affidato?

MATTEO

indicando la viuzza

E lì sempre al sicuro,
nel fondaco; nessuno può sorprenderlo
s'odono squilli di tromba

UN GARZONE

E che? di già il segnale
del coprifuoco?

MATTEO

guardando verso sinistra

                                No:
s'adunano le genti d'arme; forse
il gran giustiziere
esce in corteo

GUALTIERO

vivamente a Jacopo

                            S'egli esce
a noi sarà più facile rapirla.

JACOPO

Da quest'angolo parmi che il palagio
sia meno vigilato.

GUALTIERO

esaltato

                                Jacopo! Jacopo!
riaverla! averla!

JACOPO

trasalendo

                            Averla si...

nuovo squillo di trombe. Cominciano
ad entrare popolani. Entrano anche,
ammantellati Mastrangelo. Ebdemonia
e Palmiero Abate

POPOLANI

                                                    Che accade?

MATTEO

Oh, messer Nicolò... messer Ruggero...

RUGGERO

gli fa cenno di tacere e va verso
Gualtiero e Jacopo

Ancora nulla? ancora
non sapete ov'è lei ?

JACOPO

indicando la finestra

La sua finestra è quella.

GUALTIERO

Padre, stanotte
noi la riavremo. Basteremo, se
voi concedete, Jacopo ed io. Egli esce,
tutto è propizio.
Spira un buon sussolano, il mare è liscio.
I kalsitani sanno aprir le vele
come gli alcioni aprono le ali. La
saettia entro un'ora
potrà spannare, e noi saremo a bordo
con lei. Voi penserete a messer Procida

RUGGERO

Correte ora voi stesso
ed avvisate i marinai, che vengano
recando una schiavina
pel fuggitivo.

GUALTIERO

a Jacopo

                        Vado
E tu veglia.

JACOPO

Se i miei occhi potranno
forare i muri, le apriranno un varco.

Gualtiero esce di corsa dal fondo. Si
odono squilli di tromba e un mormorio
di folla che appressa. Tutti i personaggi
si aggruppano presso la bottega

MATTEO

Messer Ruggero, come
venite a fare mostra
di voi, qui, presso la tana del lupo?

RUGGERO

Perché il lupo frattanto
forse sbrana l'agnella...
l'agnella mia!

scalpito di cavalli appressantisi

PALMIERO

                        Copritevi, barone;
fate che non vi scorgano

Ruggero si ammanta, coprendosi a
metà il volto

POPOLANI

assembrandosi sotto il palazzo, con
odio e terrore

I franzesi! i franzesi!

LA VOCE DI SAINT REMY

Tacete, cani
lebbrosi ! udite la legge del re!
E tu raglia, che intendano

nuovo squillo di tromba: poi
l'ARALDO, dall'interno legge a voce
alta il bando reale

In nome del gran sire cristianissimo
Carlo d'Angiò, re di Sicilia e Puglia,
re di Gerusalemme e d'Albania,
conte di Forcalquier e di Provenza,
vicario di Toscana,
senatore romano, sotto l'egida
del Santo Padre, ordiniamo ai vassalli
di Palermo e castella
limitrofe, di apparecchiarsi all'arme
onde far oste
contra l'imperatore Paleologo
di Grecia e di Peloponneso, cui
moviatno guerra per sua fellonia.
L'impresa, benedetta
dal Pontefice Sommo, richiede oro
molto e il re anticipa
la riscossione dei tributi. Da
domani ed ogni giorno la fedele
cittade verserà
once d'oro dugencinquanta

mormorio

                                                fino
a dì cinque d'aprile.
Gli armati che Palermo
appresterà, saranno diecimila,
sotto pena d'ammenda
per sopperire alla mancanza con
saccomanni ed archieri mercenari.
Firmato per il sire:
Giovan di Saint Rerny, gran giustiziere.

Tumulto, agitazione vivissima,
imprecazioni. S'odono le voci stridule
delle donne

RUGGERO

Ladroni!

SAINT REMY

entrando in iscena, a cavallo, armato,
con tutto il corteggio, dice ai suoi

                        Sbarattate
la ciurmaglia! Su, a casa, saracini,
e vi bollo la schiena con i ferri
dei miei giannetti

premuta dagli uomini d'armi la folla si sbanda, Saint Remy si volge a una forma femminile apparsa alla finestra e le manda un bacio sulla punta delle dita

Ritraetevi, mia
tortorella selvatica: sarò
mite, ve l'è promesso

JACOPO

a Matteo piano

                                        Ella è là!

RUGGERO

con un grido

                                                            Bianca!

Bianca si ritrae vivamente

SAINT REMY

venendo su lui, con noncuranza

Oh, messer di Mastrangelo, cercavo
di te: tu mi ti celi ed io ti sono
amico. Bene ti rivedo. M'ài
trovato, dunque, il Procida?

RUGGERO

Che ài fatto di mia figlia?

SAINT REMY

beffardo

Giuro di nuovo al cielo che disposto
sempre a lo scambio tu mi trovi. Ma
non tardare. Ella prospera.
Però in qualche ora della sua giornata
sbadiglia, senza gente amica a lato.
Mandale la sua ancella: io son magnanimo.

RUGGERO

Aggiungi, si, lo scherno
all'onta. Ma ricorda
che ai tuoi soprusi già i siciliani
soggiunsero: Saprai per fatti, a meno
d'un anno la risposta nostra! .... L'anno
non é compiuto....

SAINT REMY

Ed io penso che tu no l' vegga compiere.
Largo, ohè, paterini!

Il cavallo urta qualcuno: i suoi lo se
guono: i popolani si disperdono impre-
cando.

UNA DONNA

Ci dà la Santa Pasqua!

TUTTI

                                        Croce! croce
e passione all'angioino!

UNA DONNA

sollevando un lattante dinanzi al tabernacolo

                                            Vergine
santa, i figlioli nostri in olocausto!
Rendici il grembo sterile, disseccaci
il seno, ma disperdi il malo seme
franzese!

ALTRE DONNE

strappandosi i capelli

                            Ora e per sempre!

JACOPO

inginoccbiandosi sul punto dove è stato
fermo Saint Remy, si strappa la benda e mette
a nudo la ferita della fronte, v' intride un
dito col quale segna una croce sul suolo.

Pasqua di sangue
a chi è passato sopra questa polvere!
una stilla spremuta a le mie vene
dietro i suoi passi si tramuti in fiume!

RUGGERO

Datemi la sua vita
anche a prezzo di mia dannazione!

Abate ed Ebdemonia accorrono a calmare
lui e Jacopo, trascinandoli verso la bottega.

EBDEMONIA

Barone, vi perdete.....

PALMIERO

                                La vendetta,
non urla così prima di colpire!

RUGGERO

Ebdemonia... Matteo... presto... che il Procida 
parta, che vada in Catalogna, a Tunisi;
e guidi armati senza indugio.

MATTEO

                                                Quando
verranno i pescatori?

RUGGERO

Presto. Sia tutto acconcio. Io con Guillone
de Miraldo che vien da Corleone
e con Fimetta aspetteremo a bordo
o veglieremo presso la Marina.

l'aria si fa scura. S'ode, la squilla del co-
prifuoco. Di qua, di là, lontano, le squille
si ripetono

EBDEMONIA

E' d'uopo esser solleciti, messere
ed amico.

RUGGERO

                        Si, vengo.

A Jacopo

                                            Io torno.

a Matteo

                                                            Io torno.

esce con Palmiero ed Ebdemonia

MATTEO

ai garzoni

E' il coprifuoco; orsù,
affrettiamoci a chiudere

i garzoni cominciano a chiudere la porta
della bottega. Egli, torna a Jacopo

                                            Stanotte
porterà di gran fatti.
Ricordate, però, che l'uomo nostro
deve passare sotto la veletta
che sta alla torricella di quell'angolo,

JACOPO

Il cielo già caliga
Pria che affacci la luna avremo tempo.
Gualtiero tarda.

entra da sinistra circospetta Catarina chiusa
in uno zendale

MATTEO

                                    Tu ansimi.

JACOPO

scorgendo la donna

                                                E' lei.
Catarina.

CATARINA

venendo a lui

                    Il palagio
pare deserto.

UN GARZONE

a Matteo dandogli le chiavi

                                    Chiuso, mastro.

JACOPO

                                                        Pure
C'è ancora qualche fiera che sonneggia

MATTEO

Andiamo allora.

a Jacopo

                        Quando
giungeranno i baroni
o i pescatori, tu
dirai che vengano alla porta bassa
e che picchino all'uscio con un dito,
sommesso, ed io li introdurrò.

JACOPO

                                                    Così
dirò. Buona fortuna,
mastro Matteo.

MATTEO

                                    Buona fortuna, Jacopo

egli e i garzoni escono per la viuzza a
destra.

JACOPO

a Catarina

Lesta, date una voce. Io qui starò
a vigilare

va all'angolo di fondo guardando pel trivio

CATARINA

                                    Madonna!... Non ode.

JACOPO

La vostra voce le è ben nota. Tutto 
è solitario. Chiamate.

CATARINA

                                        Madonna
Bianca.

BIANCA

affacciandosi dietro la griglia

                        Sei tu, Catarina?

JACOPO

dal suo posto, vivamente commosso

                                                    E' apparita !...

CATARINA

Mi udite?

BIANCA

                    M'àn lasciatà
sola un momento. Il vigile
non tarderà d'assai. Guardati

CATARINA

                                                State
senza pensiero per me. Vostro padre....

BIANCA

Che fa egli, mio padre?

CATARINA

                                        Non é gaio
certo.... — e lo sposo vostro, questa notte voglion
vedervi....

BIANCA

                    Anche messer Gualtiero?

CATARINA

Affè! lui pure. V'è marito....

BIANCA

                                            No,
Catarina, non dirmelo. Fa ch'egli
non venga, ch'egli a me non pensi...

CATARINA

                                                    E il padre
vostro che si sta in grande pensamento
per voi? S'ei non vi vede, temo forte
che dia in mattezze....

BIANCA

                                Ch'egli venga solo
Stanotte…. e mi vedrà.... mi parlerà....

CATARINA

Quando?

BIANCA

                    Ancora non saccio,
tra un istante saprò. Vattene.... taci!
torna l'uomo.

si ritrae vivamente

CATARINA

                                    Che bel pastrocchio !

JACOPO

                                                                        Adunque?

CATARINA

Caro fratel di latte
di messere il marito, io non so più
far l'Arianna in questo laberinto.

JACOPO

Che dice ella, Madonna?

CATARINA

                                        Male cose
dice pel vostro povero barone….

JACOPO

impallidendo

Male cose?

CATARINA

                    Oh, madonna
del lume! non avete ancora inteso
ch'ella non sente
alcun tenero al core per quel vostro
troppo biondo e gentile
fratello?

JACOPO

afferrandola rudemente per un braccio

                            Ella non l'ama? Chi ama allora?

CATARINA

Buono, messere,
pacatevi! Non ama, a saper mio,
nessuno.… uno ella avrebbe
amato, forse.... Un sortilegio disse
una volta che si sarebbe presa
per un feroce….Ahi, forse
sarete voi che mi stroppiate!

JACOPO

                                                Mozzati
lo scilinguagno e va, che non mi servi
oltre….

CATARINA

andando

            Vo, sconoscente....
e cieco !... Uomini fidi, uomini probi,
eroi, eroi, come di mente siete
scemi

JACOPO

richiamandola

                Udite un mio prego,
Catarina: non ditelo a Gualtiero,
statevi accorta; ei ne avrebbe gran pasmo.

CATARINA

beffarda

Si, mamma, si, guerriero
dal cuore di nutricia....
Il cuor ti si fa d'acqua
di fior d'arancio. Acchiappa le tue mosche
da solo. Addio

fugge ridendo

JACOPO

pensoso

Non l'ama? Chi amerà? Ohi sarà degno
di coglier tutto il miele
da la sua bocca?…. Oh folle
adultero ch'io sono!

la figura di Bianca appare di nuovo alla
finestra. Egli balza

Madonna Bianca, son qui... udite? Quale
sarà l'ora più acconcia a vostro padre ?...

ella gli fa cenno di tacere e lascia cadere
una rosa; quindi si ritrae

Com'è lucente! Ella pare e dispare
a me sempre in tal guisa,
quasi ad un barbaglìo degli occhi miei.

si china a raccogliere il fiore, lo guarda
sotto la lampada del tabernacolo e legge
su d'un petalo

« A nona » — Ella sarà libera a nona.
Il bel messaggio! — Fiore di serrame
che non conosci brina nè acquitrina,
se il mio cuore stillasse,
che rugiada per te i... Dove à toccato?
Nel gambo? nelle foglie ?….Oh, non è questo anche il
profumo della sua persona?

bacia follemente il fiore, quando entra sollecito
Gualtiero

GUALTIERO

Ebbene?

JACOPO

smarrito

                            Si... ella t'attende a nona….

GUALTIERO

Tu le ai parlato?

JACOPO

                            No.. per te... ella à scritto
su questo fiore.... è tuo... prendilo.... leggi....

GUALTIERO

Ma questo fiore è ancora
umido di tue labbra……

Jacopo trema e non sa rispondere; egli esita
— lo trae sotto la lampada, lo guarda in viso
— poi con voce soffocata

Tu?!

JACOPO

supplichevole

            No! no!...

GUALTIERO

con furore represso, scrollandolo

                                    La mia donna!

JACOPO

Ascolta

GUALTIERO

                Tu, nutrito
con me d'un latte istesso.... tu, bastardo
raccòlto in mezzo al fango e fatto figlio
di mio padre ?... tu, mio fratello ?..,

JACOPO

prostrandosi e abbracciandogli le ginocchia

                                                                No,
non rampognarmi, odimi prima.... Io nulla
mai feci, nulla ardii...
non la guardai più che non guardi il sole.... 
Questa saetta. intossicata stava
dentro il mio cuore, senza abento, senza
abento !... E poi che non sapevo reggere
fermo ero d'ammazzarmi
la notte stessa del tuo maritaggio.
Vedi, batto la fronte a terra e imploro 
perdonanza se sono ancora vivo. 
M'amrnazzerò, m'ammazzerò
al tuo cenno!

GUALTIERO

Levati., ella non è per anco mia.

JACOPO

levandosi con entusiasmo

Tu l'avrai questa notte. Ecco, il mio sangue
bogliente sarà fiume al vostro andare:
io non dimando
che di morire a farvi baluardo
in questa notte di salute.

GUALTIERO

                                        Sia
di salute, per Dio;
e che tu non sia tatto a me nimico.

JACOPO

L'ultima gioia ch'io ti chiedo è questa:
di salvarla con teco.

GUALTIERO

                                Odi, ò il mio piano.
Io monterò là, fino a lei: con una
scure spaccherò il legno della griglia,
la leverò da terra
e stretta ad una fune
a te la porgerò.... la prenderai….

JACOPO

rabbrividendo

Fra le mie braccia?

GUALTIERO

                                            Poi la strada è breve.

JACOPO

Sia tosto. O' febbre, Gualtiero, di dartela,
di sapere ch'è tua,
di strapparla a colui!
Oh, come tu mi chiami tuo nemico
s'ella è là, la divina
invocata nel sogno, e il maledetto
nibbio dilania in lei la nostra carne,
l'amore nostro forsennato e muto?

GUALTIERO

Le carni mi si aggricciano a un pensiero:
e s'egli me l'avesse già ghermita?

JACOPO

No! no! non è possibile! Se donna
non vuole, preferisce anche d'uccidersi
prima dell'onta, oppur non sopravvive
a la nemica
violenza: e lei vive, là, prigione.

GUALTIERO

Si, si, fa ch'io non pensi
all'orribile cosa, perché allora
preferirei riprenderla
morta…..

JACOPO

cupo

                        Scerper due cuori e non un solo.

GUALTIERO

Orsù, fa notte. Gli uomini
della Kalsa ci attendono.

JACOPO

Presto sarà il momento buono.

GUALTIERO

                                                Io vado.
qui, da Pierotto da Caltagirone,
a domandargli l'azza
e la fune. Tu guarda
i militi. Io la voglio questa notte.

JACOPO

con voce velata

Si, Gualtiero.

GUALTIERO

che s'allontanava, ritorna e l'abbraccia

                            Fratello, non penare:
domani ella sarà tua suora

Jacopo tace. Egli lo guarda, esita, poi strappa un petalo
al fiore e glielo dà

                                            E' come
s'io stesso lo togliessi dal suo cuore,
mio tutto

esce rapidamente da destra

JACOPO

solo, pensoso, guardando il petalo

                    Un petalo,
solo un petalo pu6 essere mio.
Ahimè, ma tutto il fiore e questa sola
fogliolina, non son pari per lei?

Entra dal fondo Droetto e lo sorprende col
fiore in mano — si slancia su lui

DROETTO

Chi vive?

JACOPO

liberandosi con una stratta

                            Un uomo

DROETTO

guardandolo sotto la lampada

                                        Brutta deformata
faccia, io t'ò già veduto. Dove t'ò
veduto?

JACOPO

serbando il fiore nel seno

                    Forse in casa
di tua madre, che mio padre conobbe.

DROETTO

cavando il pugnale

Dona a me tosto
quel che ài cacciato in seno.

JACOPO

                                            Ah no, non posso:
è un amuleto per tare cessare.
I dolori cardiaci io ne soffro.

DROETTO

lo afferra alla gola, puntandogli l'arme agli occhi

Dimmi, can paterino, il nome tuo.

JACOPO

Se tu mi nomi, perché vuoi saperlo?

DROETTO

Ah, tu motteggi? Io ti darò di tali
dolori, se tu non adempi l'ordine
da farti cessar subito
quelli che ài detto.

JACOPO

Vuoi uccidermi? Ebbene? E ti par tanto?
Pensi ch'io debba chiederti
l'elemosina della
vita? tra un'ora, se ripassi, io stesso
bacerò la tua mano
da beccaio..,. ti dirò: grazie, fratello

DROETTO

esitando

Sei forsennato o sei ebbro?

JACOPO

afferrandogli repentinamente il braccio armato e
immobilizzandolo

                                                Ma ora
no! Fossi pure Ferraù o Mambrino,
non mi salasserai,
no, con cotesta tua
lesina. D'assai più ferro abbisogna
il mio cuore per essere trafitto!

Alcune meretrici, dal velo giallo, sono apparse agli
angoli delle straile, e guardano
in silenzio, con interesse.

DROETTO

facendo vani sforzi per liberarsi

Egli è ossesso!…. il dimonio
à in corpo! Camerati!….

JACOPO

con una stratta potente lo disarma lo stringe
al muro

Non sei tu quel gigante che potrebbe 
or soverchiarmi. M'ài
dato follia di morte: va, precedi
il tuo padrone
da messer Belzebù !...

lo colpisce replicatamente, ma il pugnale si
spunta sull'armatura

DROETTO

                                            A me! a me!

JACOPO

continuando a colpire

Dov'è dunque il tuo sangue? dov'è il rosso
che m'ubbriachi? Vuote
son le tue vene?

UNA MERETRICE

da un angolo

Non vedi, à la corazza.

UN'ALTRA

Egli è eroico come la tartuca
Insaccata nel guscio invulnerabile.

UN'ALTRA

Se i suoi compagni accorrono, tu sei
perduto…..

DROETTO

perdendo i sensi

                            A me! a me!

le femine accorrono a strapparlo dalle mani
di Jacopo

UNA MERETRICE

Fanne a noi dono…. lo trafugheremo.

UN'ALTRA

Quante monete, guarda, nella borsa!

UN'ALTRA

Andiamo, trasciniamolo qui, presso
Il Chemonia, buttiamolo
tra il fango; poi si desterà all'olezzo...

alcune di esse portano via Droetto per la
sinistra

UNA MERETRICE

a Jacopo che è rimasto come attonito

Fuggi adesso, o ti scannano.

JACOPO

come allucinato, con gli occhi alla finestra

Fuggirò poi, mi scanneranno poi....
ora ò altra bisogna ….

ALTRA MERETRICE

                                Io ti conosco:
tu sei il colosso dei Baverii.... sei
il fratello di sire Gualtiero

UN 'ALTRA

                                                Del più bello dei garzoni
di Sicilia, ch'è sposo a la più bella 
vergine di Sicilia....

UN'ALTRA

Tu vuoi rapirla; e noi saremo teco.

s'ode di lontano una canzone di pescatori

JACOPO

trasalendo

Tacete, accattamori
Essi vengono...

UNA MERETRICE

                                        Vengono i franzesi?

UN'ALTRA

su l'angolo del palazzo

No.., non li odo....

Entrano dal fondo Ebdemonia, Abate o al-
cuni pescatori

EBDEMONIA

                                    Siam noi, Jacopo !….

JACOPO

concitato

                                                                Via,
alla porta del fondaco, bussate
con un dito…. messere
Giovanni è là... su ; noi vi seguiremo

la brigata entra rapida nella viuzza

LA MERETRICE

che sorveglia

I franzesi!

JACOPO

balzando fuor di sè

Ah, per l'anima di mio
padre, al momento buono!

LE MERETRICI

traendolo indietro

Va, tu, celati!

UNA MERETRICE

Stutate quella lampa! e più che un sole!

spengono la lampada dinanzi al tabernacolo
e obbligano Jacopo a cacciarsi sotto di que-
sto. Le altre femine tornano da sinistra confabulando
piano con le presenti. Irrompono da destra quattro
soldati francesi.

UN SOLDATO

Chi strepita, sonato
Il coprifuoco?

UN ALTRO

                        Peste! vedo buio
come nel ventre di mia madre.

L'ARCIERE

che sta di scolta sulla torricella, affaccian-
dosi dai merli

                                                Ehi là !
tacete e andate, o vi saetto.

UNA MERETRICE

appressandosi ai soldati

                                            Sono
le notturne

l° SOLDATO

                        A l'inferno
le baldracche !

L'ALTRA MERETRICE

cingendolo con le braccia

                            Ma se tu vieni meco
io ti saprò mandare in paradiso!

L'ARCIERE

Camerati, guardatevi: son donne
di fuora! sono streghe, non bagasce!

UNA MERETRICE

O l'uomo dalle frecce. Sei Cupido?
Lanci dardi d'amore'?

L'ARCIERE

Lancio ferri di morte
per chi non sa la legge del dormire.

ALTRA MERETRICE

La tua saetta non ci può ferire:
noi siamo le immortali!

UN SOLDATO

sghignazzando

Ah! ah! gli è il vino, o dessa è veramente
bella ed ornata come Melusina?

ALTRA MERETRICE

Vieni ove io dico.... al buio
fiorisce la bellezza nostra.

ALTRO SOLDATO

                                            Voglio
una vergine….. non ò più l'usaggio
alle tue pari.

MERETRICE

Babbaccio, nella notte non c'é femina
che ci superi.... siam quella che vuoi!

SOLDATO

Mi seducono: sentono
anch'esse di quel vino
ch'io preferisco e, un poco, anche di capra.

ALTRO SOLDATO

Che odor caldo!

le meretrici li cingono coi loro veli che fan-
no volteggiare come ali, li prendono in mez-
zo e li trascinano danzando in giro tondo
attorno a loro

UNA MERETRICE

                                Noi siamo bélle, vergini,
giovinette e odorose

ALTRA

Conosciamo ogni gioia, conosciamo
ogni delizia

ALTRA

                        E' in noi
il sapore di tutto il mondo!

ALTRA

                                                Su,
pezzenti, non vogliam monete! Siamo 
imperatrici
e vi vogliamo fare imperatori!

TUTTE

Evviva l'orgia

tra le risa dei soldati e le urla e le danze
esse s'allontanano a destra. La scena resta
vuota un momento, poi ripassano quasi di
corsa, tornando da sinistra, Ebdemonia, Ab-
bate, i pescatori, con Giovanni da Procida
travestito, e scivolano furtivamente lungo
i muri, sparendo pel fondo. Jacopo sorge
dal suo nascondiglio e resta alle vedette.
S'ode sempre la gazzarra delle donne e dei
soldati. Poi un coro di femine che gridano

                                Bianca di Mastrangelo!
Siamo a te!

Bianca è apparsa dietro la griglia e ascolta Dopo un
istante entra da sinistra

GUALTIERO

Sei tu, Iacopo?

JACOPO

                                    Io, Gualtiero.

GUALTIERO

                                                            Ebbene?

JACOPO

indicando commosso la finestra

Madonna è là.

GUALTIERO

con slancio

                                        Mia sposa!

BIANCA

con voce malsicura

                                                                Siete voi?

GUALTIERO

febbrilmente a Jacopo

La piazza é buia…… qui nessuno veglia.

JACOPO

Occhio a la scolta della torricella.

GUALTIERO

Non vedrà: prima, che la luna arrivi
a la finestra, avremo tempo. Aiutami.

JACOPO

Su, presto.

si appressano al muro del palazzo e Gual-
tiero comincia ad arrampicarsi, aiutato
da Jacopo

BIANCA

che non li vede più

                                Che tentate?

GUALTIERO

pervenendo alfine alla grondaia in cui
accavalla una gamba, e sorgendole di-
nanzi

                                                            Rapirti !

BIANCA

con terrore

Ah no!

GUALTIERO

dando un primo colpo d'azza all' assito della griglia

                    Ti fa paura?

BIANCA

affannosamente

                                                Vigila
più d'un soldato... presto il giustiziere
farà ritorno, e voi….. vi ammazzeranno !

GUALTIERO

dando colpi

Non prima ch'ìo t'abbia fra le mie braccia

BIANCA

Udite….. udite….. per pietà, messere!

GUALTIERO

Chiamami sposo: lo sarò stanotte.
Vedi come la mia forza centuplica
la sua possa ?.... Mia sposa! sposa mia !

dà colpi. La luce lunare scende, lambe
già la finestra

JACOPO

dall' angolo della strada, senza vedere
nè udire

Saldo! saldo Gualtiero! Mena saldo !

BIANCA

al colmo della disperazione

Folle voi siete, ed io, no, non son degna
di ritornare a la casa paterna,
d'entrare nella vostra
casa.... Non sono più la sposa vostra!

la luna illumina Gualtiero

GUALTIERO

interrompendo 1' opera sua, con terrore

Che dici tu?

JACOPO

appressandosi

                            Sollecita, Gualtiero!

s'ode dall' interno un grido d' allarme.
Un sibilo taglia l'aria e Gualtiero, tra-
fitto da una freccia, barcolla, si lascia
scivolare afferrandosi malamente alla
grondaia e cade pesantemente al suolo

BIANCA

Madre! Madre di Dio! Gli arcieri l'ànno 
saettato!

JACOPO

precipitandosi sul ferito

                        Gualtiero, sorgi! parla!

GUALTIERO

Ahj ! ahi ! non mi, toccare... Jacopo! Jacopo...
ò una freccia nel seno...

VOCE DI DENTRO

                                        Montjoye!
Montjoye!

GUALTIERO

                    Gli angioini! Anche tu sei
perduto !....

JACOPO

                            Vieni.… io ti potrò portare!

GUALTIERO

No, troppo acerba è la mia piaga.... uccidimi, 
Jacopo.... fa che non mi trovin vivo….. 
Strappami all'agonia
terribile

JACOPO

                    Gualtiero, vieni....

GUALTIERO

                                        È inutile:
la vita fugge... e soffro troppo.... salvati !
Ecco il pugnale; aiutami
a conficcarlo nel mio cuore.... e giurami
di non amarla più, fin ch'io non sia
vendicato…..

JACOPO

                            Ti giuro di serbartela !

BIANCA

Gualtiero.... fate ch'io vi sappia vivo!

GUALTIERO

alzando la mano alla finestra

Viva è la mia vendetta !...

appoggiandosi il pugnale sui cuore senza
avere forza di conficcarlo

                                            Premi !…..

JACOPO

singhiozzando, abbraccia Gualtiero e pre-
me col proprio petto sul pomo del pu-
gnale che trafigge il caduto

                                                        Oh mio
fratello!

GUALTIERO

spirando

                            Troppo poco fa dolore!

Jacopo strappa il pugnale dalla ferita e
fugge per la viuzza, disperandosi. S'ode
da lontano la canzone dei pescatori. Ap-
pare dal fondo la cavalcata francese che
ritorna con fiaccole. Bianca, attaccata
alla finestra, grida ancora

BIANCA

Scampa, Gualtiero!

tornano le meretrici, attorniano il cada-
vere con ululi terribili, da lupe

MERETRICI

                                            Te l'ànno scannato !


 
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