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Cultura


Le pagine dell'arte cinese

Arte tra Cina ed Europa

LA MODA CINESE E LE "CINESERIE" IN EUROPA NEI SECOLI XVII E XVIII.

di Guido Magnoni

 

  • 1. La formazione della moda. La Francia di Luigi XIV.
  • 2. La diffusione della moda in Europa. Il periodo barocco, 1670-1715.
  • 3. L'esplosione del gusto delle cineserie. La moda in Europa dal periodo rococò fino al tardo Settecento.
  • 4. La produzione cinese di oggetti per l'esportazione.
  • 5. La moda cinese e le "cineserie" in Italia.
  • 6. Epilogo.

     

    3. L'ESPLOSIONE DEL GUSTO DELLE CINESERIE. LA MODA IN EUROPA DAL PERIODO ROCOCÒ FINO AL TARDO SETTECENTO.

    Le cineserie Rococò differiscono da quelle del XVII secolo per il fatto che sono dominate da modelli francesi. Artisti della levatura di Watteau, Boucher o Pillement, rimuovendo gli elementi grotteschi e dando nuova sostanza e grazia al soggetto, fecero propri i decori con pagode dei mobili laccati e gli esotici uccelli delle carte da parati.
    Questi modelli iconografici furono riprodotti od echeggiati su ogni mezzo, in tutta Europa. Stanze, e persino interi edifici, di stile cineseria godettero di grande popolarità durante tutto il regno di Luigi XV e furono altrettanto copiati in tutta Europa. Padiglioni e pagode sorsero nei parchi e giardini delle dimore della nobiltà o della ricca borghesia, tardi successori del distrutto Trianon di Versailles.
    La scoperta del segreto della produzione della porcellana 6 così come la produzione di stoffe e carte per parati, pannelli di lacca e mobili di stile esotico, e la nuova concezione spaziale applicata ai giardini, furono i contributi più importanti al genere della cineseria.
    Per più di mezzo secolo l'Europa sarà pervasa da questa moda che correrà parallela al gusto per le antichità, subendone anche forti contraccolpi dalla contemporanea moda del Grand Tour in Italia e dagli scavi in Etruria, a Roma, ad Ercolano e Pompei.
    Per comodità di lettura illustrerò i vari settori influenzati dalla moda cinese raggruppando gli esempi nei vari paesi europei per grandi correnti artistiche e di costume.

    PORCELLANE Nell'intento di detenerne il monopolio, la Sassonia cercò di mantenere il segreto sulla tecnica di produzione di porcellana della fabbrica di Meissen. Il tentativo fu inutile; prima del 1719 due tecnici fuggirono a Vienna dove aprirono una fabbrica di porcellana; uno dei due si trasferì a Venezia nel 1720 dove collaborò all'avvio della produzione.
    In pochi anni vennero aperte fabbriche di porcellane in diverse città della Germania di cui a Nymphenburg fu la più importante, in Danimarca, in Francia a Saint Claude, Chantilly, Mennecy e Vincennes, 7 in Gran Bretagna, dopo il 1744, a Bow, Chelsea, Derby, Worcester ed altre città, in Italia a Doccia e Capodimonte, in Russia a San Pietroburgo. Da tutte queste fabbriche uscirono enormi quantità di oggetti di ogni formato ed uso, la cui decorazione fu per la maggior parte copiata da originali cinesi o giapponesi oppure realizzata in stile cineseria.
    A parte le figure modellate a tutto tondo, di cui le più famose furono quelle di Meissen, Sèvres, Doccia e Capodimonte, lo stile cineseria applicato alla ceramica può essere diviso in tre gruppi: i soggetti con paesaggi di diretta provenienza cinese, l'uso di motivi orientali di diversa provenienza mischiati tra di loro, e l'uso di cineserie in una cornice di stile grottesco.
    L'enorme aumento di prodotti in porcellana disponibili sul mercato influenzò anche il gusto per l'arredamento: la formazione di innumerevoli collezioni di porcellane, cinesi od europee, determinò la creazione di apposite stanze per contenerle. 8

    LACCHE Se la Cina prestò il suo nome alla porcellana (China) il Giappone diede il suo nome ai tentativi europei di imitare la lacca, Japan, e nel XVII e XVIII secolo il termine Japan fu usato sia per indicare le lacche importate dall'Oriente che per le imitazioni europee.
    Nonostante l'arte della laccatura fosse originaria della Cina è in Giappone dove la qualità era migliore; per questo motivo venne probabilmente associato alla lacca il nome del paese del Sol Levante, anziché della Cina, da dove proveniva la maggior parte degli oggetti importati e l'iconografia per le imitazioni.
    Come per la produzione di porcellane anche per la lacca sorsero fabbriche in tutta Europa. Fino al 1660, anno in cui sono ricordate esportazioni di prodotti veneziani, non era però ancora uso comune tentare di produrre imitazioni di oggetti laccati.
    Nel 1667 fu istituita a Les Gobelins la manifattura reale dei mobili della Corona, dove già dal 1672 venivano prodotti mobili e pannelli laccati à la façon de Chine. Già prima del 1680 in Gran Bretagna furono attivi laccatori e l'arte d'imitare le laccature orientali era non solo alla moda ma era diventata un occupazione, quasi un passatempo, per le giovani dame inglesi.
    Alla fine del XVII secolo la Gran Bretagna, l'Olanda e la città di Spa in Belgio erano i maggiori centri europei di produzione di lacche. Nei primi anni del Settecento iniziarono imitazioni di lacche orientali anche in Germania, a Berlino e Dresda.
    In Francia fu avviata una particolare lavorazione che consistette nel tagliare oggetti laccati importati per adattarli, così divisi, ad altri supporti, fossero mobili, pannellature od oggetti più piccoli. La Francia dopo il 1747, con i fratelli Martin, divenne il centro di miglior produzione di lacche d'imitazione cinese.
    Proprio i piccoli oggetti, quali scatole, vassoi e persino bottoni, tutti decorati in stile cineseria, così come le porcellane di piccola dimensione, furono i mezzi per la diffusione su vasta scala del gusto per le cineserie.
    Particolare importanza ebbe inoltre la produzione di pannelli di lacca da utilizzare per i gabinetti alla cinese di ville e palazzi. La moda per le laccature d'imitazione orientale declinò lentamente dopo la metà del secolo quando l'interesse si spostò sulla produzione di mobili senza la copertura decorativa della laccatura.
    Solamente a Venezia la moda per le laccature durò ininterrottamente per tutta la durata del secolo.

    LA "STANZA DELLE PORCLLANE", IL "GABINETTO CINESE" E LA DECORAZIONE D'INTERNI. Numerose 'stanze delle porcellane' sorsero in tutta Europa per contenere le grandi collezioni di originali orientali e cineserie prodotte nelle varie fabbriche europee.
    Il prototipo di 'stanza della porcellana', nel senso di un ambiente concepito appositamente per la mostra di oggetti in porcellana, si ebbe ad Hampton Court ed a Kensington con gli ambienti fatti realizzare dalla regina Maria II d'Inghilterra, tornata in Gran Bretagna dall' Olanda quando il marito Guglielmo d'Orange salì al trono.
    Essa fu probabilmente influenzata dal periodo trascorso in Olanda e forse già in quel paese ebbe occasione di poter dar libero sfogo alla sua passione per le porcellane cinesi, con ambienti ad esse dedicati. Fu però nei due palazzi inglesi in cui essa realizzò gallerie arredate con numerosi scaffali e mobili costruiti appositamente, pieni di porcellane, di cui abbiamo una descrizione nell'inventario effettuato alla sua morte nel 1694 ed in alcune pagine, decisamente critiche, di Daniel Defoe.
    Poco fuori Berlino, nel palazzo di Oranienburg, Federico III elettore di Brandeburgo fece realizzare la più fantastica delle 'stanze delle porcellane': da un'incisione del 1733 è possibile vedere che l'intera sala, dal pavimento al soffitto, in ogni parete e persino nelle scanalature delle colonne corinzie, era letteralmente incrostata di piatti, tazze, coppe e vasi cinesi.
    La stanza di Oranienburg fu ben presto insufficiente e l'Elettore, divenuto nel frattempo re Federico I di Prussia, fece costruire il palazzo di Charlottenburg dove furono realizzate ben due splendide 'stanze delle porcellane', nelle quali le porcellane ivi collocate letteralmente coprivano ognuna delle pareti a specchi, dal pavimento al soffitto.
    A Dresda, per dare degna collocazione alla sua immensa collezione di decine di migliaia di pezzi, Augusto il Forte fece ristrutturare il palazzo olandese di Pillnitz, da allora chiamato palazzo giapponese, dove progettò personalmente delle sale per le sue collezioni, di cui ancora tre, per quanto rimaneggiate ed incomplete negli arredi, ancora esistono.
    Questi tre esempi, forse i maggiori, che testimoniano la forte ammirazione, spesso trasformatasi in mania, per le porcellane cinesi, furono ripresi in tutta Europa. Dopo gli anni Trenta del secolo, con il migliorare della produzione di porcellana, in alcune di queste le pareti furono rivestite di mattonelle di porcellana, appositamente prodotte, dal disegno in stile cineseria.
    Il primo esemplare degno di rilievo fu realizzato a Vienna, dove la fabbrica di porcellana di Du Paquier produsse il rivestimento decorativo, così come i candelieri ed i pezzi per il caminetto, per la stanza cinese del palazzo Dubskychen.
    Ma i capolavori del genere saranno il salotto cinese della villa Reale di Portici e quello del Buen Retiro di Aranjuez, realizzati dalle maestranze della manifattura reale di Capodimonte.
    Questa evoluzione della 'stanza della porcellana', che non si limitava quindi più ad essere un semplice contenitore di oggetti in porcellana ma era essa stessa realizzata con quel materiale, avvicinava dal punto di vista dell'utilizzo, la stanza al 'gabinetto cinese'. Se delle pareti coperte di porcellana davano uno splendido effetto, altrettanto poteva essere per pareti pannellate con lacche, importate o d'imitazione.
    Il primo esempio di 'gabinetto cinese' fu realizzato nel 1690 per il castello di Rosenborg in Danimarca; la stanza era laccata con motivi presi dal trattato di Stalker e Parker.
    Questo ambiente fu capostipite di molti altri 'gabinetti cinesi', pannellati interamente o parzialmente con lacche, in Gran Bretagna, Francia, Italia, Russia, Moravia, Portogallo e, più di tutti, Germania.
    Gli esempi migliori furono i 'gabinetti' di Praga, per il Conte von Sternberg, del palazzo Reale di Torino, disegnato da Filippo Juvarra, dell'Eremitage vicino a Bayreuth e poi a Potsdam, Nymphenburg, Stoccolma, fino a Tsarskoe Selo vicino a San Pietroburgo.
    La moda per questi 'gabinetti' durò fino alla fine degli anni Sessanta ma ebbe il suo massimo sviluppo negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo. In Francia, anche se sono conosciuti alcuni esempi, la moda per la pannellatura con lacche non ebbe grande diffusione, probabilmente perché fu di gran voga pannellare od affrescare le pareti delle 'camere cinesi' con carte disegnate con cineserie e grottesche con elementi tratti dal repertorio classico della Domus Aurea di Nerone con altri d'ispirazione cinese ed orientale. Questo tipo di decorazione nella maggior parte dei casi fu rappresentato dalla variante detta singerie, dove delle scimmie sostituiscono i personaggi umani.
    La scimmia sembrò a quei tempi ben rappresentare l'idea di esotismo derivante dalla passione per gli oggetti cinesi ed orientali in genere. Il maggior esempio di singerie fu dato dal pittore Cristophe Huet che decorò due ambienti, uno più grande dell'altro, nel castello di Chantilly. Le singeries di Chantilly ebbero notevole influenza come modello iconografico e furono riprese in molti altri 'gabinetti cinesi' europei.
    La singerie fu un'evoluzione dello stile pittorico cineseria che influenzò parecchi pittori europei, ed ebbe come precursore Antoine Watteau. La pittura, che aveva già subito influenze iconografiche sin dal Trecento, fu fortemente condizionata dal gusto per la Cina, dalle immagini che decoravano le porcellane i tessuti e le lacche importati e dalle incisioni di scene cinesi, prime fra tutte quelle del Nieuhoff e dei vari testi sulla Cina.
    Decorazioni cineseria furono realizzate da Watteau già all'inizio del Settecento, nel castello di la Muette. Consistevano per la maggior parte di figure di garbo orientale molto 'europeizzate' e, almeno nei soggetti maschili, di fisionomia cinese. Di queste pitture rimangono delle incisioni che, nei titoli, denunciano la loro derivazione da fonti cinesi, forse tratti da testi di proprietà di Luigi XIV, in quanto la traslitterazione dei caratteri cinesi è molto buona.
    Fu però François Boucher che per primo dipinse scene di cineseria comparabili con gli idillici paesaggi cinesi. La sua lezione fu immediatamente ripresa in tutta la Francia ed ebbe notevole influenza sul resto d'Europa, in Germania in particolare.
    Boucher non si limitò solamente alla decorazione di interni ma produsse anche i cartoni per una serie di arazzi della manifattura di Beauvais, le Tenture chinoise, che furono eseguiti nel 1742 ed ebbero immediata diffusione europea. Alcuni di questi furono persino donati da Luigi XV all'imperatore Qian Long, e dovettero in qualche modo piacere alla corte se, ancora nel 1860, almeno uno era ancora appeso alle pareti del palazzo imperiale di Pechino.
    L'apice nello stile pittorico decorativo cineseria si ebbe con Jean Baptiste Pillement. Non più scene con voluttuose signorine cinesi ed idillici paesaggi, ma assurdi sapienti, pagodi (così chiamati gli idoli in porcellana od altro materiale spesso tratti da immagini di Buddha benevolente), astronomi in ridicoli ed irreali ambienti cineseria.
    Quest'ultima evoluzione influenzò la decorazione 'alla cinese' di gabinetti, incisioni, ecc., della seconda metà del secolo.
    Nell'ambito della decorazione d'interni deve essere ricordato anche l'utilizzo di carte e di tappezzerie per parati, utilizzate molto spesso, specialmente nella prima metà del secolo, per decorare non solo necessariamente la 'stanza delle porcellane' od il 'gabinetto cinese' ma anche diversi ambienti d'uso frequente, quali spogliatoi, camere da letto, stanze da lettura, ecc.
    Le carte ed i tessuti, riccamente decorati con scene di vita o con paesaggi cinesi, furono importati sin dalla fine del XVII secolo ed imitati in Europa da industrie nate per soddisfare la crescente domanda e supplire dal punto di vista quantitativo carte da parati e tessuti per arredamento.
    I prodotti europei avevano inoltre un costo minore che permise ad un maggior numero di persone di utilizzare questo particolare tipo di decorazione. Appoggiate su pannelli, per poter essere facilmente rimossa e riadattata ad altri ambienti, le carte o le tappezzerie furono diffusissime, principalmente in Gran Bretagna, Olanda, Italia e Germania ed ancora ne rimangono numerose testimonianze in ambienti di numerosi palazzi europei.

    ARCHITETTURA Il primo esempio di edificio cineseria fu il Trianon de Porcelain di Luigi XIV. Ma, sebbene pretendesse di imitare il disegno di edifici cinesi, anche nella disposizione dei cortili, si trattò di fatto di un edificio semi classico pesantemente decorato con piastrelle di maiolica blu e bianca. L'idea del rivestimento derivò probabilmente dalla descrizione della pagoda di porcellana di Nanjing fatta da Nieuhoff che la vide nel 1635, che tanto affascinò i contemporanei.
    Dopo il Trianon la successiva costruzione cineseria può essere considerata il palazzo giapponese che Augusto il Forte si fece sistemare nel 1717 a Pillnitz. Ma l'effetto 'orientale' all'edificio viene dato principalmente con la sostituzione di cariatidi 'cinesi' per i pilastri della facciata sul cortile principale. Diversi altri edifici furono costruiti in Europa seguendo la stessa idea.
    Nei primi trenta anni del secolo quindi, bastava 'vestire' un edificio per trasformarlo in una costruzione cinese, e la pratica continuò poi ancora per lungo tempo.
    La casa da tè costruita per il Sans Souci di Potsdam negli anni Cinquanta presentò alcune diversità di rilievo, con elementi considerevolmente autonomi nell'impianto anche se, ancora, la decorazione esterna, piuttosto che la sua architettura, la rende 'cinese' nell'aspetto.
    La Gran Bretagna sviluppò un tipo di architettura dal carattere meno legato al tardo barocco continentale od al neoclassicismo, e più simile allo stile architettonico cinese. Negli anni Quaranta e Cinquanta sorsero nei parchi e nei giardini inglesi numerose costruzioni di stile cineseria, che si diffusero rapidamente nel resto dell'Europa. 9 Numerosi esemplari sono tuttora conservati in Gran Bretagna, Francia, e Germania spesso in un composito stile in cui sono mischiati elementi gotici, cinesi e Rococò a formare quella che, entusiasticamente, veniva considerata un'imitazione dell'architettura cinese.
    Ma i contemporanei si spinsero oltre: non fu sufficiente riprodurre edifici isolati od elementi architettonici, meglio un intero villaggio. E così sinomani come il principe di Ligne in Francia od il Langravio Federico II di Hassen-Cassel in Germania fecero costruire interi villaggi con abitazioni, templi, ecc. nei loro possedimenti. Persino Caterina la Grande, nella lontana Russia, fece riprodurre un intero villaggio 'cinese' a Tsarkoe Selo.
    Ovviamente i villaggi cinesi che furono realizzati in Europa non avevano nulla a che vedere con gli originali in Cina. I villaggi, così come le altre costruzioni 'cinesi' europee, fatta eccezione per alcuni casi isolati, quale ad esempio la pagoda nei giardini di Kew di W. Chambers, altro non furono che cineserie portate alle massime dimensioni.
    L'architettura 'cinese' fu utilizzata anche per costruire ponti, come quello sul Tamigi ad Hampton Court, distrutto da un incendio appiccatosi durante uno spettacolo pirotecnico con fuochi d'artificio cinesi, oppure per costruire imbarcazioni.
    In sostanza si può però sostenere che l'architettura di stile cineseria fu maggiormente connessa alla nuova concezione che si era affermata nella realizzazione di parchi e giardini.

    GIARDINO ANGLO-CINESE Nonostante il nome dato dai contemporanei, forse le uniche caratteristiche che ebbero in comune i giardini cinesi con quelli europei del tardo Settecento furono l'interesse per lo scenario e la mancanza d'insistenza sulla simmetria.
    Fino alla prima metà del XVIII secolo, l'Europa era ancora principalmente influenzata dal tipo di giardino italiano rinascimentale e barocco, nel riadattamento, a più consone dimensioni di grandeur, operato nella Francia di Luigi XIV.
    Nel 1740 circa gli inglesi, stanchi di questa simmetrica visione, reinterpretarono la natura nei loro giardini, o meglio parchi, senza più alcuna delle limitazioni dovute al canone fino ad allora in voga.
    Le teorie di Chambers furono applicate dallo stesso autore nella realizzazione di alcuni grandi parchi nei quali disseminò numerose costruzioni cineseria, la più famosa delle quali fu la pagoda nel parco di Kew, sistemato intorno al 1760 per la vedova del Principe di Galles. Al testo di Chambers si ispirarono moltissimi degli architetti di giardini di tutta Europa.
    La moda dei giardini inglesi ebbe ampia diffusione in tutta Europa, anche per un certo senso di reazione alla formalità dei giardini francesi.
    L'arte di dare un aspetto naturale a parchi e giardini, spesso popolati, quasi obbligatoriamente, da padiglioni, grotte, cascate templi e pagode in stile miscellaneo, divenne di gran voga in Svezia e Germania, particolarmente sensibili al nuovo modello d'interpretazione della natura.
    In Francia, però fu negata la primogenitura inglese alla nuova idea. Nel tentativo di non riconoscere nella Gran Bretagna il paese d'origine della nuova moda architettonica applicata alla realizzazione di giardini in gran parte d'Europa, i francesi costruirono, utilizzando il 'mito' cinese, un precedente anteriore ed extraeuropeo all'innovazione inglese, che fu ampiamente accettato in tutta Europa, dando così vita alla tradizione del giardino anglo-cinese. 10
    La moda inglese rompeva con gli schemi tradizionali del giardino all'italiana; il giardino in Cina, invece, potrebbe essere in qualche modo paragonato, almeno nell'impianto ideale, molto di più al giardino all'italiana che a quello all'inglese, o anglo-cinese.
    Dato che le case cinesi erano costruite in uno spazio costituito da cortili intercomunicanti, spesso attraversati da rivoli d'acqua, l'effetto che si veniva a creare era quello di una serie di stanze (padiglioni), ognuna con il proprio giardino. Come per il giardino all'italiana gli unici alberi o cespugli erano quasi sempre invasati ed estremamente curati nelle forme mentre erano frequenti statue su basi di marmo. In molti giardini cinesi furono spesso ricreate grotte di proporzioni esagerate ed in molti c'è una piacevole, attenta e ricercata asimmetria che non può però essere paragonabile a quella inglese.
    Solamente alcuni attributi del giardino cinese entrarono a far parte dell'uso comune europeo ed è probabile che, specialmente in Francia, fosse stata cercata una primogenitura cinese alla nuova impostazione inglese, anche per la familiarità che si aveva con modelli iconografici di giardini cinesi, asimmetrici rispetto al canone di rigorosa proporzionalità e simmetria europeo, che era possibile vedere quotidianamente nelle decorazioni di carte e tessuti da parati oppure su vasi e piatti di porcellana.

    ALTRE INFLUENZE CINESI L'influenza cinese e delle cineserie non si limitarono solamente agli aspetti descritti, ma si estesero anche al costume e alle arti minori, quali, ad esempio, l'argenteria.
    L'utilizzo che fece l'aristocrazia di portantine per spostamenti urbani derivò direttamente dall'uso cinese e, in alcuni paesi europei, fu addirittura codificato nel Settecento, come già era avvenuto parecchio tempo prima in Cina.
    Il tè divenne la bevanda nazionale inglese, e non solo, e la cerimonia del tè coinvolse la società fino ai livelli più bassi della borghesia cittadina; letteratura e teatro furono anche coinvolti dal gusto per la Cina.
    Nel complesso è possibile affermare che sotto numerosi punti di vista l'influenza cinese sull'Europa del XVIII secolo ha avuto notevoli influssi sul gusto e sulla moda con importanza pari, se non a volte addirittura superiore, al gusto per le antichità classiche.
    Abbiamo visto come la moda influenzasse l'Europa; ma anche la Cina subì alcune marginali influenze dalla voga europea, almeno per quanto riguarda l'adattamento delle proprie produzioni da destinare all'esportazione.

    nota 6: La scoperta del modo di produrre la porcellana fu di notevole importanza per tutta l'Europa; tutte le principali nazioni si dotarono di industrie nel settore, considerato remunerativo e prestigioso. L'alchimista Johann Friederich Böttger, al servizio di Augusto il Forte, Elettore di Sassonia e Re di Polonia, riuscì, dopo numerosi tentativi, ad amalgamare in giusta dose i componenti e, finalmente, nel 1709 produsse a Dresda la prima porcellana europea di pasta dura d'alta qualità. La fornace fu spostata a Meissen nel 1710, dove venne allestita una fabbrica che, in pochi anni, divenne famosa in tutta Europa. La produzione della fabbrica iniziò con pezzi decorati con motivi derivati, o direttamente copiati, dalle porcellane cinesi della collezione del Sovrano. Del resto tale era la fama della porcellana cinese per i contemporanei che la sua produzione, così come la sua decorazione, potevano essere immaginate solamente in connessione alla Cina. Nel mon do anglosassone la porcellana ara conosciuta, ed è tuttora così chiamata, per antonomasia, col termine China dal nome del paese di provenienza originaria. Per la Sassonia la nuova industria divenne in poco tempo una delle più ricche fonti di reddito tanto che, quando Federico il Grande pose le sue mani sulla Sassonia, durante la guerra dei sette anni (1756-1763), fece largo uso delle porcellane di Meissen per pagare i suoi debiti.

    nota 7: La fabbrica di Vincennes fu fondata nel 1738 e divenne ben presto la più importante della Francia per aver detenuto il monopolio assoluto della manifattura reale. Nel 1741 la fabbrica fu trasferita a Sèvres.
    La manifattura di Sèvres diventerà la più importante di tutta Europa, per qualità di produzione, dopo che la fabbrica di Meissen, che fino al 1756 era considerata la migliore, con la conquista della Sassonia operata da Federico il Grande, iniziò una lenta decadenza.

    nota 8: Enormi collezioni di porcellane erano ammassate nei principali palazzi della nobiltà europea. La passione sfrenata ed incondizionata di principi e monarchi per le meravigliose porcellane cinesi può essere esemplificata da Augusto il Forte che ammassò a Dresda un'immensa collezione, probabilmente la più grande di tutta Europa, di decine di migliaia di pezzi, sia originali cinesi o giapponesi che prodotti nella sua fabbrica di Meissen , accuratamente registrata in un inventario iniziato nel 1721 e terminato con la morte del re nel 1733, prosciugando le risorse economiche della Sassonia.

    nota 9: D'importanza fondamentale per la storia della cineseria in genere, e dell'architettura di stile cineseria in particolare, fu la pubblicazione avvenuta a Londra nel 1756 del Designs of Chinese buildings, furniture, dresses and machines, di William Chambers. In questo libro l'autore teorizzava che "nei parchi o nei giardini molto vasti, che richiedono una gran varietà di scenari, o nei palazzi immensi, che contengono una numerosa serie di appartamenti, non mi sembra sbagliato introdurre, in qualcuno dei meno importanti, qualche tocco di stile cinese".

    nota 10: In Francia, centro della diffusione del gusto per le cineserie, fu teorizzato che l'asimmetrismo del nuovo impianto dei giardini inglesi fosse di derivazione cinese, rifacendosi all'opinione comune europea che l'asimmetrismo architettonico fosse una peculiarità cinese.


    © del testo Guido Magnoni




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