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La viticoltura nella zona della pianura padana denominata Oltrepò affonda le sue radici nell'epoca preistorica. Ritrovamenti di legno fossile riconducibile alla famiglia dell'attuale Vitis Vinifera datano all'età del bronzo la sua comparsa nella nostra zona. Il territorio, venne occupato nell'epoca più remota dalle popolazioni dei liguri: la zona a sud del Po offriva nelle alture una notevole facilità di difesa e grazie alla fertilità del suolo la possibilità di una fertile agricoltura. La vocazione alla viticoltura di questa striscia di terra si è tramandata fino ad oggi, affinandosi sempre più, nelle tecniche di coltivazione e di vinificazione grazie anche all'influenza della civiltà greca ed ellenica. Polibio e Tito Livio e il geografo greco Strabone (60 a.C. - 20 d.C.), indicano che l'attività della zona già proponeva un prodotto di qualità; qualità mantenuta anche sotto l'influenza dell'impero romano che attribuiva grande valore al vino, bevanda principe in tutti i ceti sociali, compreso quello degli schiavi. L'imperatore Domiziano nel 92 d.C. emanò un editto per tutelarne la produzione e la qualità, leggi severe sul furto di uva e sanzioni per gli osti che annacquavano il prodotto. Un inizio di salvaguardia del vino che nei secoli è giunta fino a noi con l'istituzione dei vini D.O.C.. La vite era allevata in modo promiscuo insieme ad altre coltivazioni: olivo, gelsi e piante da frutto, erano utilizzate come tutore ai tralci di vite, che venivano regolati con i primi tagli di potatura. Questa tecnica architettonica di allevamento, introdotta dai Liguri e dalle prime popolazioni etrusche, prende il nome di maritata ed è tipica della pianura padana. In contrapposizione, l'allevamento della vita a basso ceppo di origine greca presente in collina e nel meridione, sfrutta i vigneti in modo non estensivo ed era ancora presente in Italia fino all'inizio del secolo. Le prime varietà coltivate derivano probabilmente dall'ibridazione naturale di vitigni spontanei con vitigni provenienti dalla Grecia e assecondati sul territorio in funzione delle loro attitudini vegetative e produttive. Il vitigno denominato Lambrusco, deriva dal termine indoeuropeo Labrum, che indica appunto luoghi pietrosi e selvaggi. Sempre da racconti storici, ci giunge anche un'altra importante notizia: si tratta dell'introduzione, nelle zone dell'attuale Oltrepò delle botti in legno per la conservazione dei vini, in sostituzione dei contenitori in terracotta usati nella maggior parte del territorio europeo dell'epoca. Grazie all'invecchiamento in botti, il vino rivela profumi e sapori caratteristi. La caduta dell'impero romano si ripercosse negativamente sulla produzione di vini, la popolazione, abituata ad elevati consumi si dovette accontentare di surrogati ottenuti da mele, fichi e more. La fine dell'impero aprì l'Oltrepò alle invasioni di tutte quelle popolazioni barbare che ebbero forte influenza sull'economia delle nostro territorio. L'insediamentodei benedettini avvenuto nel VI secolo diede un grande impulso alle attività sociali e alla viticoltura. Introdussero la selezione dei vitigni e nuove pratiche enologiche, ma solo in favore di una ridotta classe nobile-eclesiastica. L'epoca comunale, favorì la bonifica ed il ripopolamento delle campagne, affiancando la produzione enologica riservata alla nobiltà, la libera produzione legata al commercio. Si creò così nell'alto Medio Evo, una viticoltura borghese, proiettata verso l'attività mercantile. Nell'Evo Antico e nel Medio Evo il vino occupa un posto importante nella vita religiosa e feudale. E' proprio nel Medio Evo, che si trovano i primi cenni di un luogo riconducibile all'attuale Cigognola e alla sua viticoltura. Il borgo di Cigognola venne fondato dai fratelli Giorgio e Alessandro Aicardi Visconti Scaramuzza che già conoscevano la qualità del vino prodotto in zona. Un documento del 1458 riporta il fatto del signore locale,che cede il feudo al fratello, ma si riserva il diritto di alcune delle migliori botti. Sempre nello stesso scritto, si fa riferimento alla qualità di un ottimo vino bianco (ormai scomparso), dato utile per ricostruire la nostra tradizione enologica. Nel corso dei secoli e delle vicende storiche, i feudi legati ai grandi signori locali vengono frazionati e sostituiti da piccole proprietà terriere. L'agricoltura modifica il terrritorio e, pian piano, i boschi di macchia mediterranea vengono rimpiazzati dai vigneti, destinati a produrre vini di qualità sempre crescente. L'800 è legato ad un periodo negativo per la viticoltura. Una politica commerciale sbagliata nei confronti di altre nazioni produttrici di vini, sopprattutto la Francia, relegò l'Italia ad una produzione di "vino buono per la servitù". Nella seconda metà dello stesso secolo, viene avviato l'allevamento specializzato della vite, facendo della qualità un principio iderogabile. La rivoluzione industriale, offre nuove tecnologie di coltivazione, di lavorazione e di produzione, permettendo uno sviluppo positivo del settore.  

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