Mobilitazione patriottica
Su Torino Manifestazione Uomini e associazioni Campagna interventista Guerra e necessità Febbraio 1915 Prima Guerra Mondiale Mobilitazione patriottica Condizioni di vita Ritratto italiano

 

La mobilitazione patriottica:

istituzioni, attività pubbliche e private

 

L'immagine di Torino, neutralista e pacifista si è conservata nel corso del tempo e ha finito per cancellare la mobilitazione sia pubblica che privata di assistenza civile e di propaganda patriottica che si era dispiegata negli anni della guerra.

Si corre il rischio che prevalga l'immagine di una città molto fredda, estranea ai doveri umani di solidarietà verso i suoi soldati e le loro famiglie, verso i feriti, verso i profughi.

Soltanto alcuni tra i vari richiami difensivi permettono di sfatare questa immagine di Torino come estranea all'impegno patriottico in negativo e perdente in confronto al dinamismo delle altre città.

A Torino i mutevoli aspetti della mobilitazione civile esprimono una nuova dinamica sociale e istituzionale con evidenti risvolti politici in tutto il paese.

Il Comune ha una posizione di centralità nell'ambito della mobilitazione civile: esso, infatti, cerca di mantenere un'azione attiva e coordinatrice. L'élite politica locale di governo è consapevole del fatto che la mobilitazione sia un terreno privilegiato di formazione del consenso cui non è opportuno rinunciare, con un'attiva presenza operaia in netta maggioranza schierata su posizioni pacifiste, contro la guerra.

La Giunta Comunale si costituisce come Comitato permanente di assistenza pubblica a favore delle famiglie. Si cercò presto lo scioglimento di tale Comitato ma quando venne fatta tale proposta l'idea interventista e nazionalista si batté e vinse per evitare la fine del Comitato e si formò un nuova Commissione Esecutiva che non comprendeva nemmeno un membro della vecchia.

Il nuovo Comitato era ora formato da importanti avvocati, professori, soprattutto di presenza nazionalistica e si dedicava con una gran cura all'attività di mobilitazione propagandistica soprattutto a sostegno dell'esercito.

Il Comune oltre che le spese di amministrazione richieste dal continuo stato di guerra stanziò non poco denaro per i bilanci di assestamento dal 1915 al 1918.

Le famiglie bisognose sono in Torino ben 25.000 e per distribuire i fondi la città viene divisa in 24 zone corrispondenti a 24 sezioni delle guardie municipali dove i commissari predisposti ricevono due o tre volte alla settimana le domande valutando e deliberando sui referti delle indagini condotte dagli agenti erogando i fondi attraverso un contatto personale con i cittadini che ne fanno richiesta.

Il Comune riuscì a dare strutture di assistenza basate sul contatto diretto sulla popolazione: sono decine le associazioni volontarie per bambini, malati, feriti, mutilati.

Il tutto costituisce una testimonianza di un grande volontario impegno personale e collettivo sia di un numero cospicuo di individui raggiunti da una mobilitazione assistenziale che richiama e riscopre antiche tradizioni cittadine di beneficenza.

Come spettro di iniziative si affiancarono anche le attività assistenziali promosse dalla Chiesa Cattolica come il Cottolengo, l'Opera Diocesana di assistenza ai profughi. Richelmy promise a proposito numerose funzioni propiziatorie e di ringraziamento con ampia partecipazione popolare. Frequenti sono le preghiere per i soldati di guerra o le cerimonie per i soldati sopravvissuti al fronte.

Grande risonanza le feste per la beatificazione del Cottolengo così come grande fu la partecipazione ai tridui solenni in occasione dell'entrata delle truppe alleate a Gerusalemme e della vittoria finale nel 1918.

 

Il Gruppo di Lavoro per tale relazione si è avvalso del libro: "La grande guerra" (1914-1918) di Castronovo.