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Il giallo al cinema.
Criminali senza scrupoli che rapiscono il figlio di una donna, banditi all'assalto di un treno per rapinarlo, pericolosi serial killer pedofili, agguerriti gangster impegnati in conflitti a fuoco con le forze dell'ordine, malviventi d'ogni genere che gestiscono la prostituzione, truffe, ricatti e tutto il sottobosco del malaffare, e ancora poliziotti, detective, avventurieri e investigatori alle prese con le mille facce e tracce del crimine organizzato (o più spesso disorganizzato), senza dimenticare agenti, malfattori ed eroi improvvisati protagonisti di esilaranti quanto movimentate gag: ecco alcuni degli ingredienti che danno pepe e sale al cinema a cavallo tra gli anni del muto e l'avvento del sonoro, rendendo reale la dimensione del giallo come genere nell'opera di grandi autori come Chaplin, Clair, Griffith, Lang, Murnau, Roach, Sennett, Vidor, Walsh, Hitchcock e tanti altri.

Il bene e il male.
Direttamente ispirato dal feuilletton popolare e dal teatro del guignol, dalla pagina scritta e dall'arte del palcoscenico, il giallo approda al cinema sotto forma di vera produzione seriale come dimostrano le opere o addirittura i cicli dedicati a personaggi quali Sherlock Holmes, Fu Manchu', Za La Mort, Arsenio Lupin, Fantomas, Mabuse e successivamente Dick Tracy, Philo Vance, Charlie Chan, Batman, Miss Marple e Hercules Poirot. Il cinema giallo in effetti ben si presta ad una tra le più semplici e dirette rappresentazioni dell'eterno scontro tra bene e male: un confronto che netto e definito nell'immaginario d'inizio secolo scivolerà quasi inconsapevolmente, alle soglie del nuovo millennio, verso una definizione sempre più ambigua e confusa, diretta metafora delle trasformazioni e del malessere di una società sempre più orientata verso un'egoistica avidità umana e materiale e sempre meno certa dei suoi valori spirituali più profondi.

I maestri del giallo al cinema.
Questa definizione dall'avvento del sonoro fino ai nostri giorni sarà abilmente colta e raccontata in modi diversi da autori americani come Robert Aldrich, John Badham, Sidney Lumet, Sidney Pollack, Ridley Scott, da cineasti francesi quali Henri-Georges Clouzot, François Truffaut, René Clément e Claude Chabrol, dai registi inglesi Michael Powell, Neil Jordan e Mike Hodges, dai tedeschi Rainer Werner Fassbinder e Wim, da maestri italiani del calibro di Dario Argento, Vittorio De Seta, Elio Petri e Carlo Lizzani. Si, perché il giallo, con le sue connotazioni manichee, ben si presta a definire universi facilmente riconoscibili da tutte le fasce di spettatori. Il crimine (delitto di qualsiasi natura veniale o mortale sia), quale atto deviante dalle abitudini e dalle norme della società umana civile (qualunque e dovunque essa sia), si trasforma così in stigmatizzata allegoria morale nella sua trasposizione al cinema, così come in qualsivoglia altro media: dal teatro, ai pulps, alla radio e successivamente ai fumetti e alla televisione.

TIPI, CARATTERI E PECULIARITÀ DEL CINEMA GIALLO

 


 

 

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