Romanzi

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Breve nota del webmaster : Nel corso di questi quattro anni di Nara B. Piero Cavallotti ha pubblicato 3 romanzi a mio parere molto belli. Ora ve li riproponiamo con la possibilità di scaricarli direttamente sul vostro Pc.

Quelli che seguono sono i tre incipit. Un piccolo antipasto per stuzzicarvi l'appetito.


Piero Cavallotti "il seme"

L'aria della stanza è quasi rarefatta, e i rumori sono attutiti. Sei rimasto sulla soglia, andavi quasi di corsa, ma appena hai messo il piede dentro, ti sei fermato. Filippo è sul primo letto, quello di fronte a te. E' disteso su un fianco, ti dà le spalle, ma tu lo riconosci subito. I capelli corti e radi, biondo rossicci, e l'orecchio a sventola che sporge dal cuscino. Ti sei fermato e hai quasi paura ad avvicinarti. Forse se Alberto non ti avesse fatto un cenno, te ne saresti rimasto fermo lì all'entrata per ore e ore. Muovi i tuoi passi a fatica, e più ti avvicini più senti il suo respiro ansimante, quasi faticoso. Ecco, sei accanto a lui, ti sporgi un po' in avanti per guardarlo in faccia, e con un sospiro di sollievo stupido ti accorgi che fuori non è cambiato. Entrando temevi che ci fosse in lui qualche segno clamoroso e nuovo del male, e invece no, fuori è rimasto come prima. La stessa magrezza dell'ultima volta, lo stesso affanno nel respiro. Se non fosse per la flebo attaccata al braccio, potresti dire che è come l'ultima volta che l'hai visto. No, fuori non è cambiato. Forse è proprio il tuo stupido sollievo che ti dà la forza di parlare, anzi, di sussurrare:

"Ciao, Pippo, come va? Mi riconosci?"

I suoi movimenti sono lentissimi, come se invece che su un letto d'ospedale fosse dentro un acquario, e nuotasse lentamente verso di te. E anche tu ti senti dentro un acquario, anche tu nuoti lentamente verso di lui, e lentamente gli prendi la mano scheletrica che ti porge, e senti il sibilo che esce dalla sua bocca. Non riesci a capire il suo sibilo, allora insisti:

"Che cosa dici?"

Stavolta riesci a capire quelle parole che escono da lui lente come i suoi movimenti:

"Sei Federico. Come stai?"

Ha rivolto lo sguardo verso di te, lo sguardo spento e privo d’espressione degli ultimi mesi, degli ultimi suoi mesi di buio totale. E anche gli occhi non sembrano occhi, sembrano due grandi gocce d'acqua azzurra e fredda.

"Sì, sono Federico, e sto bene, grazie. Tu, piuttosto, come stai?"

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Piero Cavallotti "i perdenti"

Mademoiselle Aurora Grimaldi

Institut Albert Schweitzer

32, Rue du Leman

Vevey  Svizzera

 

Bologna, 6 giugno 1993

 

Cara dolcissima Aurora, splendida luce dei miei occhi, come stai? L'altro ieri ho telefonato al tuo istituto; purtroppo tu non eri presente (non ho capito se fossi a scuola o a fare non so quali esami), ma ho parlato con la dottoressa e con una tua insegnante. Ho avuto delle splendide notizie: la dottoressa Duval mi ha detto che la salute è migliorata tanto che puoi andare regolarmente a scuola e che puoi partecipare a tutte le attività extrascolastiche, mentre la signorina Vincent mi ha parlato del tuo ottimo profitto. Una cosa mi ha fatto particolarmente piacere: il tuo interesse (oltre che la tua bravura) per le lingue straniere e per la geografia. Questo vuol dire che sei una persona curiosa, una persona che ha voglia di andare oltre il suo piccolo orticello e conoscere altra gente, altri popoli, altre terre. Non ho mai avuto dubbi al riguardo, ma tutto questo mi dà la conferma che la mia piccola amica Aurora è già una persona splendida, e che di qui a qualche anno diventerà una grandissima donna. Continua così, amore mio, continua così. Ti prometto che quando sarà possibile, ti metterò nelle condizioni di guardare con i tuoi occhi, di toccare con le tue mani e di ascoltare con le tue orecchie, tutto quello che ora puoi guardare, toccare e ascoltare solo attraverso i libri e qualche video. Ne avremo tantissimi, di posti da vedere, tu ed io, ed avremo anche tantissime persone da incontrare.

Purtroppo se tu hai dato buone notizie a me, non altrettanto posso fare io..

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Piero Cavallotti "Colonna sonora"

 

Il 'Parador Nacional de Puerto Lumbreras' si trova esattamente sulla strada statale che da Murcia porta ad Almeria o a Granada, a seconda che si voglia fare la costa o l'interno. Quando uno esce dal cancello del Parador si trova di fronte ad un doppio cartello: quello rivolto verso sinistra ti indica la direzione di Murcia, il nord, il ritorno, la tranquillità, il dimenticare una volta per tutte questa assurda faccenda, come se niente fosse avvenuto; quello rivolto verso destra ti indica la direzione di Almeria o Granada, il sud, il mistero, il tuffarmi una volta per tutte in questo intricato guazzabuglio che con il passare delle ore e dei chilometri mi confonde e mi spaventa sempre di più. Ma, ahimè, mi affascina e mi attira pure. Sono qui, alle sei del mattino, in uno sperduto angolo di Spagna, noto solo per darti questa opportunità di scelta, sud o nord, destra o sinistra, tranquillità o mistero, ed io che, intirizzito dal freddo nella mia macchina, spaventato, angosciato, ma anche con una gran voglia di arrivare a capo di questa storia, non so che direzione prendere.

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