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TOM WAITS - Swordfischtrombones (1983)
T. W. è uno di quei cantanti
che ho sempre snobbato. Mi piaceva la voce ma non ho mai sentito
un disco tutto intero. Questo disco è molto bello. E' del
83 ma potrebbe essere stato registrato dieci anni prima o dieci
anni dopo. Comincia in modo indefinibile, assolutamente disorientante:
una canzoncina strampalata (Underground) voce grossa grossa, tromboni
e marimbe. La seconda traccia è un recitativo con sottofondo
atonale di percussioni, flauto e le amate marimbe che ogni tanto
inciampa in un ritornellino orecchiabile. Poi una musichetta da
circo suonata su un organetto da fiera, pestando i tasti come
un bambino deficiente. Frammenti di Casablanca. Bluesacci al catrame.
Una marcia meravigliosa che si intitola In the Neighborhood. Peccato
che dopo l'inizio assolutamente scioccante e imprevedibile, tutto
si assesti su una forma strana ma tuttosommato prevedibile di
jazz intimista e blues. Ascoltando le prime tre canzoni sembrava
un disco di avanguardia; poi diventa musica surreale da night-club
che imita il pianoforte nero dei bei tempi andati. Ricorda un
po' certe cose di Beefheart (soprattutto i blues e la voce)ma
sembra Paolo Conte impazzito. Penso che gente come Vinicio Capossela
dovrebbero nascondersi per quanto gli hanno rubato. Tom Waits
riempie le sue canzoni con un senso di "vita vissuta"
e di "autenticità" molto forte; in questo sta
tutta la potenza persuasiva della sua musica. Ma anche lui talvolta
sembra un imitatore e questo stona con la sincerità che
cerca di venderci. Soprattutto negli arrangiamenti. Ci sono troppi
colori. Una foto autentica è una foto in b/n.
NIRVANA - 20 great songs (1996)
Lo so, è un greatest hits
del cazzo. Dei Nirvana conoscevo molto bene Nevermind e Incesticide.
Il primo mi era piaciuto tanto, lo trovavo molto "nuovo"
e "inusuale" quando uscì. Incesticide non mi
piacque; c'era troppo rumore per nulla e per me all'epoca il rumore
era ancora solo rumore. Questa antologia non è fatta male.
Presenta in ordine quasi cronologico 20 brani dai quattro album
pubblicati: Bleech, Nevermind, Incesticide e In Utero. Bleech
sembra una cagata. Delle cinque canzoni presentate solo About
A Girl ha una sua personalità (e infatti la riproposero
all'MTV unplugged). Le altre sono i tipici pezzi insignificanti
che tonnellate di giovincelli di tutto il mondo suonano nelle
loro puzzolenti cantine: quattro giri stronzi di accordi, urla
e distorsioni caricate con l'orologio. Riascoltato oggi (e paragonato
agli altri) Incesticide suona molto più estremo e forse
ingenuo, ma anche più vero; si capisce che Nevermind è
stato un disco costruito in fase di "produzione", molto
arrangiato, con i suoni iper-curati. Tutto il contrario di quello
che erano i Nirvana dal vivo. Incesticide è più
rozzo e impreciso ma è più bello e coraggioso. Aneurism
è davvero una grande canzone. In Utero è un disco
fiacco e sbiadito; Kurt Cobain aveva trovato un suo stile di scrivere
canzoni (infatti Dumb sembra proprio On A Plain!) e forse qualcosa
da dire ce l'aveva. O forse no, sennò non si sarebbe sparato.
Comunque a ragion veduta mi pare che l'uso del rumore dei Nirvana
è molto ostentato e superficiale. Tutte le canzoni finiscono
con qualche schitarrata di sbieco, qualche rumorino e ronzio.
Ci sono feedback qui e lì, ma - davvero - sembra tutto
così orchestrato e di maniera.
LEONARD COHEN - I'm your Man
(1987)
Snobbato pure lui. Non solo perché
un cantautore (e si sa - dicono i musicisti - che i cantautori
di musica capiscono ben poco) ma anche perché il disco
è degli anni 80 e si sa - dicono sempre i musicisti - negli
anni 80 si è fatta solo musica di merda, con batterie elettroniche
e tastierine. Pure i dischi di Zappa degli anni 80 si sente che
sono stati fatti negli anni 80! Beh, questo disco è stato
fatto con batterie elettroniche e tastierine. Però è
proprio bello. Che cos'è che lo rende così bello,
cos'è che mi fa superare il ribrezzo per i suoni sintetici,
le vocine femminili decorative, i ritmetti ghiutti? Leonard Cohen.
Una voce bassa, piena, diretta che vibra di su frequenze sessuali.
Tutto all'altezza delle palle. Le sue e le nostre. Non so come
sia a letto Leonard Cohen ma ha l'aria di uno che porta le donne
nel ristorante più caro della città e poi se le
tromba in una bettola. Sembra una persona viva che ti racconta
la sua vita. E non è interessante perché dorme in
una camera iperbarica o perché è andato in Tibet
dal Dalai Lama. Sarà anche una maschera, ma ti pare di
poter dire che è davvero la sua, quella che indossa di
solito. E cazzo che belle canzoni che scrive. Chi ti terrebbe
sei minuti incollato a sentire First We Take Manhattan con sei
o sette strofe e due misere variazioni? Oggi di strofe se ne scrivono
al massimo tre e l'ultima è una ripetizione della prima.
Ricordo che quando la sentii allora non la sopportavo...ma già
ero affascinato dal suo cappotto. Un uomo affascinante che scrive
musica affascinante; forse sto diventando gay. Ma queste canzoni
sono affascinanti e non solo perché sono "strane"
e i testi "profondi". Certe le leggi e pensi "che
stronzata", poi le senti e ti conquistano. A chi concederesti
di dire "non c'è cura per l'amore"? Solo a uno
che intitola un pezzo Jazz Police e le cui melodie anche quando
sono banali sembrano scritte per la prima volta. D'altronde quando
scrive melodie originali ti pare di averle già sentite.
E pochi avrebbero il coraggio di dire "pago l'affitto e me
ne sto qui sulla torre della canzone"?
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