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  DAMIANO TAVOLIERE
di Valerio Cruciani, febbraio 2002
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Damiano Tavoliere...

 

Conversazione con DAMIANO TAVOLIERE
autore di PROSTITUTE,
STAMPA ALTERNATIVA - PECCATI, ROMA 2001, Euro 9.29

La voce di Damiano mi ricorda vagamente quella del mio primo maestro di chitarra: una voce calda, abituata a toni riflessivi, appena arrochita dal fumo di qualche sigaretta.
Mi apre la porta un signore con dei lunghi capelli grigi ed una camicia rosa; mi parla dei suoi due gatti, uno decisamente misantropo, l'altro pronto a ricevere tutto l'affetto che il compagno sembra rifiutare (formano una strana coppia, a dire il vero; potrebbero ricordare certi personaggi dei romanzi ottocenteschi, distinti per carattere e ceto sociale). Ci sediamo ad un tavolo nel suo salotto, dove campeggia una grande libreria stracolma di volumi, riviste ed oggetti vari. Io tiro fuori dalla borsa il mio piccolo registratore, il foglio con le domande ed una penna. Ma subito mi rendo conto, con estremo piacere, che le domande servono appena come traccia, da smentire o confermare nel corso della conversazione.
Damiano lascia in me l'impressione di una persona libera, di un intellettuale che vive e studia con la passione intatta del Damiano ventenne; a dispetto delle meschinità burocratiche che pare aver incontrato nei comitati di lettura di molte grandi case editrici, e non solo.

Ho qui riprodotto fedelmente il tono colloquiale con cui mi parlava Damiano, correggendo alcune cose per adattare un minimo la forma orale a quella scritta e spostando brani di discorso, senza rispettare l'ordine non organizzato con cui procedeva la nostra chiacchierata.

- Quali saranno i tuoi prossimi lavori?

- Ci sono idee letterarie e un'idea cinetelevisiva: la prima è quella dei bambini maltrattati, seviziati, sfruttati: c'è un quadro molto più grosso e nascosto dei casi venuti alla luce con la pedofilia. Mi ha detto un'amica che 4 su 5 dei bambini o delle bambine che telefonano (al telefono per uscire dalla prostituzione, N.d.R.) sono italiani che patiscono questa forma di rabbuio totale; all'interno della famiglia vengono violentati e spinti a prostituirsi, e sono cose abbastanza sconosciute queste… comunque queste violenze psichiche e fisiche mi interessano molto proprio perché costituiscono un fenomeno di massa, perché mi piace sondare le frontiere e perché mi piace scoprire maledettamente che frontiere non sono, sono anzi molto spesso al centro di quello che è il comportamento medio dell'individuo all'interno di questa società: ci sono famiglie cosiddette insospettabili nelle quali si vivono forme di violenza terrificanti... Potremmo dire, parlando di Erica e Omar, che queste sono punte di iceberg molto grossi, che sono problemi sociali molto diffusi. Come 20 anni fa, insegnando all'università a un corso per assistenti sociali, mi dicevano delle mie allieve del Nord che in posti come la Valtellina e il Friuli era normale che una ragazza d'albergo fosse anche una prostituta, e i gestori di albergo le prendevano anche più volentieri; ed era diffusa anche la violenza all'interno della famiglia… Molti anni fa si tenne un processo per stupro in Veneto, uno dei primi processi del genere in Europa: la madre dell'imputato andò dalla ragazza nell'aula del tribunale e le propose mezzo milione, "perché tanto tutte noi donne siamo così, quindi mio figlio è una persona normale." Ne dedussi che lo stupro era talmente abituale all'interno della famiglia e considerato così ovvio nel senso comune... Sono cose che tendiamo a dimenticare ma probabilmente ancora molto diffuse, ma se noi colleghiamo queste cose con il problema dell'insoddisfazione esistenziale, tu vedi che è normale che una persona repressa si scarichi violentemente sulla moglie o il figlio quando chiedono un po' di tenerezza... E' un totale sfasamento delle nostre potenzialità in rapporto a sé e agli altri... E le prime vittime di queste forme di pensiero piccole, meschine, sono proprio quelli che le producono (vedi dichiarazioni successive, N.d.R.).
Per la TV vorrei tornare a occuparmi degli anziani in forma libera e gioiosa, per scoprire le tante potenzialità che sono represse, soprattutto oggi che il concetto di anziano si va estendendo sulla capacità di mantenere le proprie qualità fisiche e intellettive. Poi vorrei occuparmi del problema dei bambini anche in un documentario.
C'è inoltre l'ipotesi di fare con Einaudi un video: "Col cuore in gola", allegato a un libro, e nel libro avevamo intenzione, con gli amici di Amnesty che si occuperanno della parte saggistica, di prendere in esame una di queste persone, una trans brasiliana venuta in Italia che parla di ciò che avviene in Sud America in maniera molto più atroce che altrove. Ci sono delle aggressioni sistematiche impunite da parte di bande, non solo di poliziotti, di bande associate ai poliziotti, che hanno a che fare con i famosi squadroni della morte, che non sono finiti dopo che i regimi sono cambiati in Brasile e altrove. Servono anche a difendere i quartieri ricchi dall'assalto dei poveri. Se le vedi, certe case ricche, sembrano proprio delle carceri... Hai presente l'organo? Ci sono delle case con questi cilindri di metallo sopra i muri di cinta con telecamere, con poliziotti privati che non costano quasi niente: questi fanno anche parte degli squadroni della morte.

(Damiano dice che da un paio di anni si sta interessando anche alle bande di minorenni della grande borghesia milanese):
- Sono sorte a Milano, ma adesso ci sono anche a Roma; per combattere la noia picchiano, strappano un telefonino... Gesti completamente gratuiti, che denunciano un malessere esistenziale di una radicalità sconosciuta.

- E le cause?

- Mah, non so... la noia derivata dal fatto che si può avere tutto senza il minimo sforzo, senza il minimo coinvolgimento psichico.
A mio avviso questo disagio è costituito proprio dal non senso della quotidianità che si conduce, dal fatto di non avere neanche un valore forte al quale aggrapparsi per tentare di sfuggire a questa triste elaborazione delle nostre energie.

- Pensi che questo fenomeno sia favorito dalla silenziosa indifferenza della gente?

- Io credo che la gente non dica niente soprattutto per paura. Ho letto sul Corriere di Roma una cosa tutto sommato bella. C'erano due ragazzi sul tram che si baciavano e un signore ha cominciato a sbraitare, mentre tutti gli altri passeggeri difendevano i ragazzi. Il macchinista del tram si è fermato per 50 minuti chiamando i carabinieri. La reazione dei passeggeri è stata di liberalità e di libertà... Che non ci sia comunicazione questo lo do ormai per scontato, anche se siamo nella civiltà della comunicazione... Però, come hanno detto parecchi, lì dove c'è qualcosa di iper, come l'iper-comunicazione, c'è anche qualcosa di opposto. C'è una battuta in un filmetto che ho fatto io, "I colori della memoria", un piccolo film-documento sulle passioni e sulle cose belle o brutte che quelli che adesso sono i nostri "fratelli maggiori" avevano quando avevano vent'anni, ed è girato in un microcosmo molto significativo (come ogni microcosmo): nell'hinterland milanese, un paese che ha una storia anche propria, che non è solo periferia... Ed io insistevo a strappare dall'anima delle persone che coinvolgevo il senso ultimo di queste cose che stanno accadendo, come appunto questo scollamento tra le generazioni. E dice un anziano: "Come fanno i miei figli, che al loro bambino, purché non li scocci, gli dicono cos'è che vuoi? Cosa vuoi? La bicicletta? Eccoti la bicicletta, basta che la smetti di frignare!" E aggiungeva questo signore: "Invece il bambino vuole solo stare un po' con i genitori, avere qualche chiacchiera e qualche coccola." Lo scambio fisico forse è la cosa che c'è meno in questa società della comunicazione e della fisicità.
Questa società ostenta tutti questi eccessi provocando poi la paura della loro elementarità; c'è la paura dello scambio fisico, e non è un caso la cattiva qualità, la scarsa funzionalità (invenzioni, gioco, coinvolgimento) dei rapporti sessuali oggi tra le coppie stabili. Si capisce dal libro (PROSTITUTE, N.d.R.) che la gran parte dell'attività che svolgono molte di queste ragazze con i clienti non nuovi, è soprattutto di parola, parola che vuol dire scaricarsi un peso da parte di chi manifesta la propria insofferenza, il cliente, ed è una forma di "terapia rapida", di approccio per un'amicizia possibile. Questo naturalmente dipende molto dalla prostituta, se è nei suoi orizzonti mentali: nel suo divertirsi (nel senso originario del termine divertirsi vuol dire cambiare), nella capacità di ascolto, la prostituta trae una gratificazione in più. Non a caso gli psicologi più bravi sono quelli che sanno ascoltare, che ti danno gli strumenti di superamento. La capacità di accoglienza è la prima forma di contatto che c'è tra due persone che si conoscono, anche per una potenziale amicizia; la capacità di accoglienza e di ascolto è una forma dell'amore, della quale se veniamo privati da piccoli qualcosa in noi si rompe... Se non ti metti in gioco e cerchi di accudire le mostruosità che ti sono state indotte da piccolissimo o addirittura in fase prenatale, diventi un portatore di quelle malattie che sono le malattie del futuro (la depressione, la nevrosi diffusa...).
Il fatto di Cogne mi ha colpito per questo: tu sai che tutti i mammiferi hanno la tendenza ad accudire i cuccioli di tutti gli altri mammiferi di qualsiasi altra specie, e la cosa che mi ha fatto riflettere è che questa deve essere una persona schizofrenica in misura notevolissima, perché non è possibile con freddezza e determinazione uccidere un bambino, non è nella nostra natura. Io conosco criminali terribili che non farebbero male ad un insetto indifeso, conosco dei criminali incalliti che si fanno affascinare da un filo d'erba che cresce nel cortile di Rebibbia, perché è una forma di vita, è l'unica prepotenza bella, la prepotenza della vita che vuole vivere, che non vuole essere annullata; la vita è una lotta contro la morte, compresa quella che portano nel petto alcuni di quelli che vanno a prostitute (9 milioni circa in Italia, N.d.R.). Per scuotere la morte che la solitudine ti lascia dentro cerchi un approccio qualsiasi, può essere anche con una prostituta, oppure può essere anche la non comunicazione degli adolescenti che sono turbati dalla mancanza di comunicazione reale, perché molta di questa è virtuale, è finta, è recitata.
Credo che si possano capire certe cose, come il disagio o il tentativo di superarlo, proprio attraverso l'analisi delle parole che vengono usate in un primo approccio, così com'è possibile capire attraverso l'espressione dei nervi facciali che cosa è veramente una persona.

- Parlaci del libro.

- L'idea è nata un paio di anni prima che il libro uscisse: volevo fare dei racconti cercando di cogliere la normalità di queste persone e il loro rapporto con la "straordinarietà" del lavoro che fanno (tra virgolette perché la prostituzione è molto più diffusa di quello che si sostiene).
Sono rimasto stupito in ottobre-novembre, quando in Germania è uscita una legge per la legalizzazione della prostituzione e si parlava di 400.000 prostitute, poi penso che qui stanno litigando per stabilire se qui sono 40-50-60 mila; ma se sono 400.000 in una società parametrabile alla nostra come la Germania, qui devono essere almeno 250-300 mila, (in rapporto alla popolazione, N.d.R.). Mi è stato risposto che in Italia non si tiene conto della prostituzione part-time: significa che alcune donne lo fanno quando devono ristrutturale l'appartamento, o altro del genere... Poi ci sono quelle forme di vendita del proprio corpo per un avanzamento di carriera, che sembrano molto diffuse... Per risponderti con le parole con cui mi ha accolto Helga, "in effetti nessuno si è mai rivolto a noi per capire qual è la vita reale, cosa c'è dietro, quali sono le ragioni personali e la storia di una persona o anche semplicemente quali sono le alternative rispetto ad un lavoro consueto". Per me non si può rendere conto al lettore del senso più compiuto di una testimonianza, se non si raccoglie la vita intera di questa persona, e le relazioni che ha avuto con il resto della società; e credo che raccogliere la vita intera di persone che comunque sono particolari, consente al lettore dei parziali momenti di identificazione, perché gli stati d'animo e la quotidianità di queste persone sono assai simili a quelli degli altri, le loro sensazioni sono le nostre, persino le forme di innamoramento, di esaltazione, sono assolutamente simili alle nostre; queste non sono persone strane, sono persone.

- Il libro mi pare costituisca un'inchiesta, ma non è scritto con piglio giornalistico, bensì come un romanzo. Hai semplicemente trascritto le parole delle donne intervistate o c'è un tuo lavoro personale?

- C'è un lavoro... Il libro ha l'ambizione di essere un libro letterario, di non essere un'inchiesta, perché questa richiede dei rapporti relativi alla quantità... Io ho contattato e visto centinaia di persone e ho anche fatto una sorta di preselezione rispetto al mio immaginario su quello che mi dicevano le persone che mi hanno aiutato; Leila ad esempio è stata la persona che più mi ha capito quando ho avuto questa idea di andare a scavare dietro il paravento (come tutti i miei lavori letterari, il libro è nato da una mia idea). Voglio portare alla luce del sole quanto è oscurato, interdetto, nascosto, per arrivare magari alla scoperta del re nudo... Quando dicevo che sono andato a "caccia" (termine privato che Pasolini usava quando andava a cercare i ragazzi), lo dico in generale: quando vado a osservare o contemplare una tempesta nel deserto vado a caccia di stimoli, di cose sconosciute, di sensazioni nuove, per soddisfare l'elemento costitutivo della curiosità umana, per allargare le proprie conoscenze... Ho scelto nove storie particolarmente ricche perché su quelle potevo impiantare i miei racconti: sono dei racconti in cui io non violo assolutamente la purezza e la verità oggettiva delle cose dettemi, e neanche la purezza del linguaggio delle persone che coinvolgo, però faccio una scrematura e un rimontaggio e a volte una sostituzione di termini, rispettando quello che è l'humus originario di queste persone... Poi c'è una cosa molto poco praticata: cioè io faccio leggere le cose alle persone coinvolte prima di pubblicarle, come quando lavoro per immagini su cose terribili, come la tortura, le faccio prima vedere alle persone interessate: questo perché la letteratura come le altre arti dovrebbe parlare a tutti e lavorare sull'immaginario e sulle emozioni. Non tradisco le storie reali ma cerco di proporle in una forma scritta che poi è la mia interiore, e in questo senso qualcuno parla di poeticità. Mi piace molto coniugare la realtà oggettiva con un modo letterario di esprimere questa realtà che possa parlare a tutti. Ad una persona più fragile e apparentemente più elementare, quando gli leggo il racconto che ho costruito sulla sua vita (questo mi è successo anche con LE OMBRE DELL'ANIMA, un libro sulle nuove povertà e i nuovi homeless, scritto 5 anni fa), questa persona ti capisce, si intreccia con te, ti sposa a sua volta attraverso la musicalità o la ritmicità delle cose che hai dipinto e che loro ascoltano.

- Cosa ne pensi delle "case chiuse"?

- Io sulle "case chiuse" ho dei pareri negativi, come contro qualsiasi forma di ghettizzazione e di autoghettizzazione: credo nella libera gestione di se stesse da parte delle prostitute che desiderano essere indipendenti e libere. Mi ricordo di una prostituta olandese specializzata ad andare con gli handicappati gravi... Parlava disé con un linguaggio quasi burocratico: "Il mio è un lavoro, queste persone hanno bisogno di fare sesso." Parlava come se fosse un'infermiera, gestiva se stessa in una maniera encomiabile... Non credo nei ghetti, mi fanno schifo le case chiuse, le tapparelle abbassate... Questo non significa che non mi piaccia, speculando con la fantasia, l'ambiente delle case chiuse come l'ha immaginato Fellini: un ambiente affumato, dove queste signore si comportano come tu hai solo immaginato fino ad ora, fanno ballare le loro carni con dei veli che sono puro divertimento... Ma questa è letteratura. E' una forma di libertà gioiosa... Tutte le forme di autogestione sono meglio della gestione... Le case chiuse non è vero che risolvono la prostituzione clandestina, è demagogia, dettata dall'ignoranza di personaggi politici gretti... Don Benzi in questo senso è una manifestazione medievale della cultura cattolica e platonica che ha scisso l'interezza umana colpevolizzando il corpo... Le prostitute autogestite ed ufficiali potrebbero costituire addirittura una goccia di libertà all'interno della società, perché ci potrebbe essere una forma di approccio, da parte dei ragazzi, meno ansiosa, e poi - ma questo è un mio sogno che diverse protagoniste del mio libro condividono, per es. Leila - questo sogno unisce in un filo rosso ideale la cortigiana rinascimentale, la maestra d'amore indiana e la geisha giapponese: erano delle donne colte che avevano rapporti completi globalmente soddisfacenti con il partner, assai simili ad un rapporto ricco (qualitativamente non parziale, non a senso unico, raro nella vita quotidiana) che si può avere con una non prostituta... Se esistessero queste gocce di libertà e queste figure di donne complete, e se ci fosse una donna che ti inizia al sesso con tutta le capacità di professione ma anche di stimolazione, riassumendo in sé le figure di madre, sorella, amica e amante, questo farebbe nascere delle generazioni più belle, libere, più in pace col mondo, meno angosciate... Non credo che siano molte le donne che odiano le prostitute, invece molte sono le donne che invidiano il loro modo di spendere il proprio tempo e il proprio corpo... Credo che queste gocce di libertà sarebbero significative anche per le altre donne, anche per l'esercizio del sesso o il completamento di un rapporto... Credo che una donna intelligente come la signora Ciampi, della quale condivido l'affermazione che la televisione è stupida, non direbbe che un bordello è negativo se all'interno di questo ci fossero degli incontri umani, sebbene mediati dal denaro... Il denaro media delle cose molto peggiori, le armi, gli assassinii, lo sfruttamento di 150 milioni di bambini che lavorano nel mondo...
Credo che sia terribile e stupefacente pensare al fatto che i torturatori di professione, quelli che vanno dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18 in carcere a torturare, giocano con i bambini e la suocera quando a casa tornano per il pranzo... Nel caso del torturatore si può parlare di sdoppiamento, oppure si può parlare di assimilazione bestiale del dovere e del concetto di dovere, è una forma di scissione, non schizofrenia, ma una scissione consapevole, come quella di una prostituta che distingue nettamente l'uso di una parte del proprio corpo e di una parte del proprio tempo, rispetto a tutte le altre manifestazioni di sé. Alcune, pochissime, non hanno neppure vergogna a dirlo ad amici, ma la maggior parte mantengono ancora questa forma comprensibile di separazione. Che ci sia una possibilità di gratificazione questo è molto vero, ma d'altra parte a me sembrerebbe che se sei costretto o scegli di fare un certo lavoro, ti conviene trovare le mediazioni più belle perché questo lavoro ti risulti il meno faticoso e il più gradito possibile, ed allora io trovo ragionevole che una prostituta lì dove può trarre piacere lo tragga; mi sembra come, non so, una persona che vive in una cella o un bambino in un collegio, che devono trovare una forma di mediazione per sopportare una forma di vita coatta.
Io credo che la tendenza alla libertà sia in generale un desiderio insopprimibile nell'Uomo: può essere negata temporaneamente, anche per lunghi tempi storici, ma che ci sia poi di nuovo una rottura delle tenebre per cercare di aumentare la propria libertà è innegabile. Io penso che anche sul piano del comportamento fisico-sessuale ci sia in noi un desiderio di raggiungere vette sempre più alte, di perlustrare territori sconosciuti, che poi puoi manifestare in una maniera perversa, attraverso l'accumulazione di denaro, oppure in forma non perversa, attraverso una libertà sessuale sempre maggiore, cosa che oggi non è facile. Ho sentito alla radio di una ricerca del 2° semestre del 2001, in cui traspare che il 35% dei ragazzi fanno la prima volta l'amore con le prostitute. E' tanto il 35%, credo che sia molto di più di quando io avevo trent'anni... Negli anni Settanta c'era sicuramente una forma di curiosità nei confronti del mondo, e c'è stata una forma di emancipazione delle donne che ha consentito il gioco del sesso, e in generale l'investimento dell'eros, in maniera molto più libera, più positiva, più divertita... Credo che oggi siamo in una fase che io chiamo di contrazione dell'intierezza dell'essere umano, della sua capacità fantastica, della sua capacità d'immaginazione, persino dei suoi desideri, di contaminazione tra campi di attività; credo che ci sia una forma di restrizione nella capacità d'immaginazione, dovuto alla parcellizzazione sia dei processi produttivi sia della cultura, del sapere... Oggi, nelle cosiddette esigenze economiche produttive, c'è una estremizzazione di una capacità nel proprio settore, e poi ci sono poche curiosità e ci sono poche possibilità di soddisfare queste curiosità, perché la competizione estremizzata ti porta ad assorbire la tua intierezza psicofisica.
Credo che tale fase di contrazione abbia avuto inizio quando queste forme di libertà sono state violentemente attaccate per motivi di controllo sociale, che è un mezzo per gestire la società e può essere ridotto al minimo o portato al massimo... Le conquiste non sono mai date una volta per tutte... Il controllo sociale ha fatto partire una serie di campagne psicologiche di massa: credo che campagne di massa ripetute portino addirittura a quella che io chiamo "colonizzazione dell'inconscio di massa"... Penso che ci sia stata una forma di colonizzazione in questi ultimi vent'anni, in cui persone molto tristi come Don Benzi sono i portatori principali, perché mentono... Siamo arrivati a toccare il fondo, almeno su un piano pubblico spettacolare (si riferisce all'incontro tra Don Benzi e Berlusconi, il quale ha donato dieci milioni a due prostitute sottratte alla strada, N.d.R.): il Presidente del Consiglio italiano che si permette di dare la mancia di 5 milioni alla prostituta che lo va a trovare, è qualcosa di molto peggio di quando cento anni fa il padrone di una masseria pugliese o di una cascina lombarda dava le uova alla madre di famiglia, perché era un gesto dotato di senso e non spettacolare... Questo è un gesto calcolato, politico, non umano... Però vince su un piano popolare, perché tutta la sceneggiata si è svolta per proporre al telespettatore comune la magnificenza del potere e dei martiri che rischiano la propria vita per liberare delle ragazze; in realtà questo fenomeno qui (sfruttamento e schiavizzazione, N.d.R.) non è affatto il fenomeno di tutta la prostituzione... La maggior parte delle nigeriane vengono qui consapevolmente, saldano il proprio debito e poi alcune continuano a dare volontariamente una somma alle organizzazioni di assistenza... Le ragazzine schiavizzate sono anche difficili da vedere: Francesco Cacchieri (presidente della Parsec) dice che sono tra le 800 e le 1200: vengono violentate, sequestrate, schiavizzate e sfruttate, una prassi che è di difficile immaginazione per noi. Queste forme di violenza avvengono nel maggiore disagio esistenziale... Invece ci sono tante altre forme di intermediazione che sono anche accettate, come alcune agenzie che aiutano quelle persone che vengono a prostituirsi stagionalmente; ma ci sono anche dei casi, assolutamente minoritari, di agenzie che agenzie non sono, di delinquenti, minoritari così come i casi delle italiane sfruttate che sono pochissime... Se mai, ci sono delle forme di dedizione, di altruismo, di aiuto che sono forme di amore, come quelle di un cliente che aiuta una prostituta ad uscire dal giro, come anche sono forme di amore quelle di Don Luigi Ciotti a Torino o Don Andrea Gallo a Genova, che aiutano le prostitute nel senso di dire: "Di cosa hai bisogno?", come le unità di strada... Oppure c'è un rapporto semplicemente strumentale, ci sono le mediatrici culturali che fanno da interpreti... Leila è una di queste persone che fa la mediatrice culturale, ci sono molte prostitute che non sanno parlare italiano o magari si sanno rapportare meglio con prostitute che conoscono o con le quali si relazionano superando le proprie paure, e a queste manifestano i propri bisogni...

- Quindi tutto dovrebbe essere rimesso nelle mani della responsabilità e della libertà dell'individuo?

- Sì, e penso che una delle cose che oggi si insegnano meno ai bambini è la responsabilità. Mi scandalizza molto di più sentire che 300.000 persone si sono fatte raggirare da una come Vanna Marchi, piuttosto che sapere dei 9 milioni di italiani che vanno con le prostitute, dovuti alla mancanza di sesso, di libertà e di parola gratificante.
C'è molta più chiusura, esistono dei pregiudizi, delle rigidità interiori... Se è vero che le idee sono le idee della classe dominante, è vero anche che pure i pregiudizi sono quelli della classe dominante, quelli ufficiali.

- Perché non indagare il campo della prostituzione violenta?

- Perché se ne è parlato e se ne parla a sufficienza... Potrebbe essere una brutta parola in questo caso dire "troppo", però se ci sono fenomeni come quello dell'incontro tra Don Benzi e Berlusconi vuol dire che se ne è parlato troppo; inoltre se io su questo tavolo continuo ad illuminarti il solito decimetro quadrato, tu avrai in mente solo questo e non tutto il tavolo.

Io cerco di vedere ciò che condivido fraternamente con tutte queste persone di cui mi occupo, dalle prostitute agli homeless a chi ha consumato la sua vita nel crimine.

Credo che con strumenti che sono in parte artistici sia più facile andare a titillare l'anima degli altri, attraverso il racconto di esperienze che ci interessano, che ci obbligano a pensare, perché non è vero che ci sono i buoni e i cattivi: come se ognuno di noi non avesse scheletri nell'armadio o cose belle, magari anche inconsce.

Valerio Cruciani e Damiano Tavoliere

 


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