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Conversazione con DAMIANO TAVOLIERE
autore di PROSTITUTE,
STAMPA ALTERNATIVA - PECCATI, ROMA 2001,
Euro 9.29
La voce di Damiano mi ricorda vagamente
quella del mio primo maestro di chitarra: una voce calda, abituata
a toni riflessivi, appena arrochita dal fumo di qualche sigaretta.
Mi apre la porta un signore con dei lunghi capelli grigi ed una
camicia rosa; mi parla dei suoi due gatti, uno decisamente misantropo,
l'altro pronto a ricevere tutto l'affetto che il compagno sembra
rifiutare (formano una strana coppia, a dire il vero; potrebbero
ricordare certi personaggi dei romanzi ottocenteschi, distinti
per carattere e ceto sociale). Ci sediamo ad un tavolo nel suo
salotto, dove campeggia una grande libreria stracolma di volumi,
riviste ed oggetti vari. Io tiro fuori dalla borsa il mio piccolo
registratore, il foglio con le domande ed una penna. Ma subito
mi rendo conto, con estremo piacere, che le domande servono appena
come traccia, da smentire o confermare nel corso della conversazione.
Damiano lascia in me l'impressione di una persona libera, di un
intellettuale che vive e studia con la passione intatta del Damiano
ventenne; a dispetto delle meschinità burocratiche che
pare aver incontrato nei comitati di lettura di molte grandi case
editrici, e non solo.
Ho qui riprodotto fedelmente
il tono colloquiale con cui mi parlava Damiano, correggendo alcune
cose per adattare un minimo la forma orale a quella scritta e
spostando brani di discorso, senza rispettare l'ordine non organizzato
con cui procedeva la nostra chiacchierata.
- Quali saranno i tuoi prossimi
lavori?
- Ci sono idee letterarie e un'idea
cinetelevisiva: la prima è quella dei bambini maltrattati,
seviziati, sfruttati: c'è un quadro molto più grosso
e nascosto dei casi venuti alla luce con la pedofilia. Mi ha detto
un'amica che 4 su 5 dei bambini o delle bambine che telefonano
(al telefono per uscire dalla prostituzione, N.d.R.) sono italiani
che patiscono questa forma di rabbuio totale; all'interno della
famiglia vengono violentati e spinti a prostituirsi, e sono cose
abbastanza sconosciute queste
comunque queste violenze psichiche
e fisiche mi interessano molto proprio perché costituiscono
un fenomeno di massa, perché mi piace sondare le frontiere
e perché mi piace scoprire maledettamente che frontiere
non sono, sono anzi molto spesso al centro di quello che è
il comportamento medio dell'individuo all'interno di questa società:
ci sono famiglie cosiddette insospettabili nelle quali si vivono
forme di violenza terrificanti... Potremmo dire, parlando di Erica
e Omar, che queste sono punte di iceberg molto grossi, che sono
problemi sociali molto diffusi. Come 20 anni fa, insegnando all'università
a un corso per assistenti sociali, mi dicevano delle mie allieve
del Nord che in posti come la Valtellina e il Friuli era normale
che una ragazza d'albergo fosse anche una prostituta, e i gestori
di albergo le prendevano anche più volentieri; ed era diffusa
anche la violenza all'interno della famiglia
Molti anni
fa si tenne un processo per stupro in Veneto, uno dei primi processi
del genere in Europa: la madre dell'imputato andò dalla
ragazza nell'aula del tribunale e le propose mezzo milione, "perché
tanto tutte noi donne siamo così, quindi mio figlio è
una persona normale." Ne dedussi che lo stupro era talmente
abituale all'interno della famiglia e considerato così
ovvio nel senso comune... Sono cose che tendiamo a dimenticare
ma probabilmente ancora molto diffuse, ma se noi colleghiamo queste
cose con il problema dell'insoddisfazione esistenziale, tu vedi
che è normale che una persona repressa si scarichi violentemente
sulla moglie o il figlio quando chiedono un po' di tenerezza...
E' un totale sfasamento delle nostre potenzialità in rapporto
a sé e agli altri... E le prime vittime di queste forme
di pensiero piccole, meschine, sono proprio quelli che le producono
(vedi dichiarazioni successive, N.d.R.).
Per la TV vorrei tornare a occuparmi degli anziani in forma libera
e gioiosa, per scoprire le tante potenzialità che sono
represse, soprattutto oggi che il concetto di anziano si va estendendo
sulla capacità di mantenere le proprie qualità fisiche
e intellettive. Poi vorrei occuparmi del problema dei bambini
anche in un documentario.
C'è inoltre l'ipotesi di fare con Einaudi un video: "Col
cuore in gola", allegato a un libro, e nel libro avevamo
intenzione, con gli amici di Amnesty che si occuperanno della
parte saggistica, di prendere in esame una di queste persone,
una trans brasiliana venuta in Italia che parla di ciò
che avviene in Sud America in maniera molto più atroce
che altrove. Ci sono delle aggressioni sistematiche impunite da
parte di bande, non solo di poliziotti, di bande associate ai
poliziotti, che hanno a che fare con i famosi squadroni della
morte, che non sono finiti dopo che i regimi sono cambiati in
Brasile e altrove. Servono anche a difendere i quartieri ricchi
dall'assalto dei poveri. Se le vedi, certe case ricche, sembrano
proprio delle carceri... Hai presente l'organo? Ci sono delle
case con questi cilindri di metallo sopra i muri di cinta con
telecamere, con poliziotti privati che non costano quasi niente:
questi fanno anche parte degli squadroni della morte.
(Damiano dice che da un paio
di anni si sta interessando anche alle bande di minorenni della
grande borghesia milanese):
- Sono sorte a Milano, ma adesso ci sono anche a Roma; per combattere
la noia picchiano, strappano un telefonino... Gesti completamente
gratuiti, che denunciano un malessere esistenziale di una radicalità
sconosciuta.
- E le cause?
- Mah, non so... la noia derivata
dal fatto che si può avere tutto senza il minimo sforzo,
senza il minimo coinvolgimento psichico.
A mio avviso questo disagio è costituito proprio dal non
senso della quotidianità che si conduce, dal fatto di non
avere neanche un valore forte al quale aggrapparsi per tentare
di sfuggire a questa triste elaborazione delle nostre energie.
- Pensi che questo fenomeno sia
favorito dalla silenziosa indifferenza della gente?
- Io credo che la gente non dica
niente soprattutto per paura. Ho letto sul Corriere di Roma una
cosa tutto sommato bella. C'erano due ragazzi sul tram che si
baciavano e un signore ha cominciato a sbraitare, mentre tutti
gli altri passeggeri difendevano i ragazzi. Il macchinista del
tram si è fermato per 50 minuti chiamando i carabinieri.
La reazione dei passeggeri è stata di liberalità
e di libertà... Che non ci sia comunicazione questo lo
do ormai per scontato, anche se siamo nella civiltà della
comunicazione... Però, come hanno detto parecchi, lì
dove c'è qualcosa di iper, come l'iper-comunicazione, c'è
anche qualcosa di opposto. C'è una battuta in un filmetto
che ho fatto io, "I colori della memoria", un piccolo
film-documento sulle passioni e sulle cose belle o brutte che
quelli che adesso sono i nostri "fratelli maggiori"
avevano quando avevano vent'anni, ed è girato in un microcosmo
molto significativo (come ogni microcosmo): nell'hinterland milanese,
un paese che ha una storia anche propria, che non è solo
periferia... Ed io insistevo a strappare dall'anima delle persone
che coinvolgevo il senso ultimo di queste cose che stanno accadendo,
come appunto questo scollamento tra le generazioni. E dice un
anziano: "Come fanno i miei figli, che al loro bambino, purché
non li scocci, gli dicono cos'è che vuoi? Cosa vuoi? La
bicicletta? Eccoti la bicicletta, basta che la smetti di frignare!"
E aggiungeva questo signore: "Invece il bambino vuole solo
stare un po' con i genitori, avere qualche chiacchiera e qualche
coccola." Lo scambio fisico forse è la cosa che c'è
meno in questa società della comunicazione e della fisicità.
Questa società ostenta tutti questi eccessi provocando
poi la paura della loro elementarità; c'è la paura
dello scambio fisico, e non è un caso la cattiva qualità,
la scarsa funzionalità (invenzioni, gioco, coinvolgimento)
dei rapporti sessuali oggi tra le coppie stabili. Si capisce dal
libro (PROSTITUTE, N.d.R.) che la gran parte dell'attività
che svolgono molte di queste ragazze con i clienti non nuovi,
è soprattutto di parola, parola che vuol dire scaricarsi
un peso da parte di chi manifesta la propria insofferenza, il
cliente, ed è una forma di "terapia rapida",
di approccio per un'amicizia possibile. Questo naturalmente dipende
molto dalla prostituta, se è nei suoi orizzonti mentali:
nel suo divertirsi (nel senso originario del termine divertirsi
vuol dire cambiare), nella capacità di ascolto, la prostituta
trae una gratificazione in più. Non a caso gli psicologi
più bravi sono quelli che sanno ascoltare, che ti danno
gli strumenti di superamento. La capacità di accoglienza
è la prima forma di contatto che c'è tra due persone
che si conoscono, anche per una potenziale amicizia; la capacità
di accoglienza e di ascolto è una forma dell'amore, della
quale se veniamo privati da piccoli qualcosa in noi si rompe...
Se non ti metti in gioco e cerchi di accudire le mostruosità
che ti sono state indotte da piccolissimo o addirittura in fase
prenatale, diventi un portatore di quelle malattie che sono le
malattie del futuro (la depressione, la nevrosi diffusa...).
Il fatto di Cogne mi ha colpito per questo: tu sai che tutti i
mammiferi hanno la tendenza ad accudire i cuccioli di tutti gli
altri mammiferi di qualsiasi altra specie, e la cosa che mi ha
fatto riflettere è che questa deve essere una persona schizofrenica
in misura notevolissima, perché non è possibile
con freddezza e determinazione uccidere un bambino, non è
nella nostra natura. Io conosco criminali terribili che non farebbero
male ad un insetto indifeso, conosco dei criminali incalliti che
si fanno affascinare da un filo d'erba che cresce nel cortile
di Rebibbia, perché è una forma di vita, è
l'unica prepotenza bella, la prepotenza della vita che vuole vivere,
che non vuole essere annullata; la vita è una lotta contro
la morte, compresa quella che portano nel petto alcuni di quelli
che vanno a prostitute (9 milioni circa in Italia, N.d.R.). Per
scuotere la morte che la solitudine ti lascia dentro cerchi un
approccio qualsiasi, può essere anche con una prostituta,
oppure può essere anche la non comunicazione degli adolescenti
che sono turbati dalla mancanza di comunicazione reale, perché
molta di questa è virtuale, è finta, è recitata.
Credo che si possano capire certe cose, come il disagio o il tentativo
di superarlo, proprio attraverso l'analisi delle parole che vengono
usate in un primo approccio, così com'è possibile
capire attraverso l'espressione dei nervi facciali che cosa è
veramente una persona.
- Parlaci del libro.
- L'idea è nata un paio di
anni prima che il libro uscisse: volevo fare dei racconti cercando
di cogliere la normalità di queste persone e il loro rapporto
con la "straordinarietà" del lavoro che fanno
(tra virgolette perché la prostituzione è molto
più diffusa di quello che si sostiene).
Sono rimasto stupito in ottobre-novembre, quando in Germania è
uscita una legge per la legalizzazione della prostituzione e si
parlava di 400.000 prostitute, poi penso che qui stanno litigando
per stabilire se qui sono 40-50-60 mila; ma se sono 400.000 in
una società parametrabile alla nostra come la Germania,
qui devono essere almeno 250-300 mila, (in rapporto alla popolazione,
N.d.R.). Mi è stato risposto che in Italia non si tiene
conto della prostituzione part-time: significa che alcune donne
lo fanno quando devono ristrutturale l'appartamento, o altro del
genere... Poi ci sono quelle forme di vendita del proprio corpo
per un avanzamento di carriera, che sembrano molto diffuse...
Per risponderti con le parole con cui mi ha accolto Helga, "in
effetti nessuno si è mai rivolto a noi per capire qual
è la vita reale, cosa c'è dietro, quali sono le
ragioni personali e la storia di una persona o anche semplicemente
quali sono le alternative rispetto ad un lavoro consueto".
Per me non si può rendere conto al lettore del senso più
compiuto di una testimonianza, se non si raccoglie la vita intera
di questa persona, e le relazioni che ha avuto con il resto della
società; e credo che raccogliere la vita intera di persone
che comunque sono particolari, consente al lettore dei parziali
momenti di identificazione, perché gli stati d'animo e
la quotidianità di queste persone sono assai simili a quelli
degli altri, le loro sensazioni sono le nostre, persino le forme
di innamoramento, di esaltazione, sono assolutamente simili alle
nostre; queste non sono persone strane, sono persone.
- Il libro mi pare costituisca
un'inchiesta, ma non è scritto con piglio giornalistico,
bensì come un romanzo. Hai semplicemente trascritto le
parole delle donne intervistate o c'è un tuo lavoro personale?
- C'è un lavoro... Il libro
ha l'ambizione di essere un libro letterario, di non essere un'inchiesta,
perché questa richiede dei rapporti relativi alla quantità...
Io ho contattato e visto centinaia di persone e ho anche fatto
una sorta di preselezione rispetto al mio immaginario su quello
che mi dicevano le persone che mi hanno aiutato; Leila ad esempio
è stata la persona che più mi ha capito quando ho
avuto questa idea di andare a scavare dietro il paravento (come
tutti i miei lavori letterari, il libro è nato da una mia
idea). Voglio portare alla luce del sole quanto è oscurato,
interdetto, nascosto, per arrivare magari alla scoperta del re
nudo... Quando dicevo che sono andato a "caccia" (termine
privato che Pasolini usava quando andava a cercare i ragazzi),
lo dico in generale: quando vado a osservare o contemplare una
tempesta nel deserto vado a caccia di stimoli, di cose sconosciute,
di sensazioni nuove, per soddisfare l'elemento costitutivo della
curiosità umana, per allargare le proprie conoscenze...
Ho scelto nove storie particolarmente ricche perché su
quelle potevo impiantare i miei racconti: sono dei racconti in
cui io non violo assolutamente la purezza e la verità oggettiva
delle cose dettemi, e neanche la purezza del linguaggio delle
persone che coinvolgo, però faccio una scrematura e un
rimontaggio e a volte una sostituzione di termini, rispettando
quello che è l'humus originario di queste persone... Poi
c'è una cosa molto poco praticata: cioè io faccio
leggere le cose alle persone coinvolte prima di pubblicarle, come
quando lavoro per immagini su cose terribili, come la tortura,
le faccio prima vedere alle persone interessate: questo perché
la letteratura come le altre arti dovrebbe parlare a tutti e lavorare
sull'immaginario e sulle emozioni. Non tradisco le storie reali
ma cerco di proporle in una forma scritta che poi è la
mia interiore, e in questo senso qualcuno parla di poeticità.
Mi piace molto coniugare la realtà oggettiva con un modo
letterario di esprimere questa realtà che possa parlare
a tutti. Ad una persona più fragile e apparentemente più
elementare, quando gli leggo il racconto che ho costruito sulla
sua vita (questo mi è successo anche con LE OMBRE DELL'ANIMA,
un libro sulle nuove povertà e i nuovi homeless, scritto
5 anni fa), questa persona ti capisce, si intreccia con te, ti
sposa a sua volta attraverso la musicalità o la ritmicità
delle cose che hai dipinto e che loro ascoltano.
- Cosa ne pensi delle "case
chiuse"?
- Io sulle "case chiuse"
ho dei pareri negativi, come contro qualsiasi forma di ghettizzazione
e di autoghettizzazione: credo nella libera gestione di se stesse
da parte delle prostitute che desiderano essere indipendenti e
libere. Mi ricordo di una prostituta olandese specializzata ad
andare con gli handicappati gravi... Parlava disé con un
linguaggio quasi burocratico: "Il mio è un lavoro,
queste persone hanno bisogno di fare sesso." Parlava come
se fosse un'infermiera, gestiva se stessa in una maniera encomiabile...
Non credo nei ghetti, mi fanno schifo le case chiuse, le tapparelle
abbassate... Questo non significa che non mi piaccia, speculando
con la fantasia, l'ambiente delle case chiuse come l'ha immaginato
Fellini: un ambiente affumato, dove queste signore si comportano
come tu hai solo immaginato fino ad ora, fanno ballare le loro
carni con dei veli che sono puro divertimento... Ma questa è
letteratura. E' una forma di libertà gioiosa... Tutte le
forme di autogestione sono meglio della gestione... Le case chiuse
non è vero che risolvono la prostituzione clandestina,
è demagogia, dettata dall'ignoranza di personaggi politici
gretti... Don Benzi in questo senso è una manifestazione
medievale della cultura cattolica e platonica che ha scisso l'interezza
umana colpevolizzando il corpo... Le prostitute autogestite ed
ufficiali potrebbero costituire addirittura una goccia di libertà
all'interno della società, perché ci potrebbe essere
una forma di approccio, da parte dei ragazzi, meno ansiosa, e
poi - ma questo è un mio sogno che diverse protagoniste
del mio libro condividono, per es. Leila - questo sogno unisce
in un filo rosso ideale la cortigiana rinascimentale, la maestra
d'amore indiana e la geisha giapponese: erano delle donne colte
che avevano rapporti completi globalmente soddisfacenti con il
partner, assai simili ad un rapporto ricco (qualitativamente non
parziale, non a senso unico, raro nella vita quotidiana) che si
può avere con una non prostituta... Se esistessero queste
gocce di libertà e queste figure di donne complete, e se
ci fosse una donna che ti inizia al sesso con tutta le capacità
di professione ma anche di stimolazione, riassumendo in sé
le figure di madre, sorella, amica e amante, questo farebbe nascere
delle generazioni più belle, libere, più in pace
col mondo, meno angosciate... Non credo che siano molte le donne
che odiano le prostitute, invece molte sono le donne che invidiano
il loro modo di spendere il proprio tempo e il proprio corpo...
Credo che queste gocce di libertà sarebbero significative
anche per le altre donne, anche per l'esercizio del sesso o il
completamento di un rapporto... Credo che una donna intelligente
come la signora Ciampi, della quale condivido l'affermazione che
la televisione è stupida, non direbbe che un bordello è
negativo se all'interno di questo ci fossero degli incontri umani,
sebbene mediati dal denaro... Il denaro media delle cose molto
peggiori, le armi, gli assassinii, lo sfruttamento di 150 milioni
di bambini che lavorano nel mondo...
Credo che sia terribile e stupefacente pensare al fatto che i
torturatori di professione, quelli che vanno dalle 8 alle 12 e
dalle 14 alle 18 in carcere a torturare, giocano con i bambini
e la suocera quando a casa tornano per il pranzo... Nel caso del
torturatore si può parlare di sdoppiamento, oppure si può
parlare di assimilazione bestiale del dovere e del concetto di
dovere, è una forma di scissione, non schizofrenia, ma
una scissione consapevole, come quella di una prostituta che distingue
nettamente l'uso di una parte del proprio corpo e di una parte
del proprio tempo, rispetto a tutte le altre manifestazioni di
sé. Alcune, pochissime, non hanno neppure vergogna a dirlo
ad amici, ma la maggior parte mantengono ancora questa forma comprensibile
di separazione. Che ci sia una possibilità di gratificazione
questo è molto vero, ma d'altra parte a me sembrerebbe
che se sei costretto o scegli di fare un certo lavoro, ti conviene
trovare le mediazioni più belle perché questo lavoro
ti risulti il meno faticoso e il più gradito possibile,
ed allora io trovo ragionevole che una prostituta lì dove
può trarre piacere lo tragga; mi sembra come, non so, una
persona che vive in una cella o un bambino in un collegio, che
devono trovare una forma di mediazione per sopportare una forma
di vita coatta.
Io credo che la tendenza alla libertà sia in generale un
desiderio insopprimibile nell'Uomo: può essere negata temporaneamente,
anche per lunghi tempi storici, ma che ci sia poi di nuovo una
rottura delle tenebre per cercare di aumentare la propria libertà
è innegabile. Io penso che anche sul piano del comportamento
fisico-sessuale ci sia in noi un desiderio di raggiungere vette
sempre più alte, di perlustrare territori sconosciuti,
che poi puoi manifestare in una maniera perversa, attraverso l'accumulazione
di denaro, oppure in forma non perversa, attraverso una libertà
sessuale sempre maggiore, cosa che oggi non è facile. Ho
sentito alla radio di una ricerca del 2° semestre del 2001,
in cui traspare che il 35% dei ragazzi fanno la prima volta l'amore
con le prostitute. E' tanto il 35%, credo che sia molto di più
di quando io avevo trent'anni... Negli anni Settanta c'era sicuramente
una forma di curiosità nei confronti del mondo, e c'è
stata una forma di emancipazione delle donne che ha consentito
il gioco del sesso, e in generale l'investimento dell'eros, in
maniera molto più libera, più positiva, più
divertita... Credo che oggi siamo in una fase che io chiamo di
contrazione dell'intierezza dell'essere umano, della sua capacità
fantastica, della sua capacità d'immaginazione, persino
dei suoi desideri, di contaminazione tra campi di attività;
credo che ci sia una forma di restrizione nella capacità
d'immaginazione, dovuto alla parcellizzazione sia dei processi
produttivi sia della cultura, del sapere... Oggi, nelle cosiddette
esigenze economiche produttive, c'è una estremizzazione
di una capacità nel proprio settore, e poi ci sono poche
curiosità e ci sono poche possibilità di soddisfare
queste curiosità, perché la competizione estremizzata
ti porta ad assorbire la tua intierezza psicofisica.
Credo che tale fase di contrazione abbia avuto inizio quando queste
forme di libertà sono state violentemente attaccate per
motivi di controllo sociale, che è un mezzo per gestire
la società e può essere ridotto al minimo o portato
al massimo... Le conquiste non sono mai date una volta per tutte...
Il controllo sociale ha fatto partire una serie di campagne psicologiche
di massa: credo che campagne di massa ripetute portino addirittura
a quella che io chiamo "colonizzazione dell'inconscio di
massa"... Penso che ci sia stata una forma di colonizzazione
in questi ultimi vent'anni, in cui persone molto tristi come Don
Benzi sono i portatori principali, perché mentono... Siamo
arrivati a toccare il fondo, almeno su un piano pubblico spettacolare
(si riferisce all'incontro tra Don Benzi e Berlusconi, il quale
ha donato dieci milioni a due prostitute sottratte alla strada,
N.d.R.): il Presidente del Consiglio italiano che si permette
di dare la mancia di 5 milioni alla prostituta che lo va a trovare,
è qualcosa di molto peggio di quando cento anni fa il padrone
di una masseria pugliese o di una cascina lombarda dava le uova
alla madre di famiglia, perché era un gesto dotato di senso
e non spettacolare... Questo è un gesto calcolato, politico,
non umano... Però vince su un piano popolare, perché
tutta la sceneggiata si è svolta per proporre al telespettatore
comune la magnificenza del potere e dei martiri che rischiano
la propria vita per liberare delle ragazze; in realtà questo
fenomeno qui (sfruttamento e schiavizzazione, N.d.R.) non è
affatto il fenomeno di tutta la prostituzione... La maggior parte
delle nigeriane vengono qui consapevolmente, saldano il proprio
debito e poi alcune continuano a dare volontariamente una somma
alle organizzazioni di assistenza... Le ragazzine schiavizzate
sono anche difficili da vedere: Francesco Cacchieri (presidente
della Parsec) dice che sono tra le 800 e le 1200: vengono violentate,
sequestrate, schiavizzate e sfruttate, una prassi che è
di difficile immaginazione per noi. Queste forme di violenza avvengono
nel maggiore disagio esistenziale... Invece ci sono tante altre
forme di intermediazione che sono anche accettate, come alcune
agenzie che aiutano quelle persone che vengono a prostituirsi
stagionalmente; ma ci sono anche dei casi, assolutamente minoritari,
di agenzie che agenzie non sono, di delinquenti, minoritari così
come i casi delle italiane sfruttate che sono pochissime... Se
mai, ci sono delle forme di dedizione, di altruismo, di aiuto
che sono forme di amore, come quelle di un cliente che aiuta una
prostituta ad uscire dal giro, come anche sono forme di amore
quelle di Don Luigi Ciotti a Torino o Don Andrea Gallo a Genova,
che aiutano le prostitute nel senso di dire: "Di cosa hai
bisogno?", come le unità di strada... Oppure c'è
un rapporto semplicemente strumentale, ci sono le mediatrici culturali
che fanno da interpreti... Leila è una di queste persone
che fa la mediatrice culturale, ci sono molte prostitute che non
sanno parlare italiano o magari si sanno rapportare meglio con
prostitute che conoscono o con le quali si relazionano superando
le proprie paure, e a queste manifestano i propri bisogni...
- Quindi tutto dovrebbe essere
rimesso nelle mani della responsabilità e della libertà
dell'individuo?
- Sì, e penso che una delle
cose che oggi si insegnano meno ai bambini è la responsabilità.
Mi scandalizza molto di più sentire che 300.000 persone
si sono fatte raggirare da una come Vanna Marchi, piuttosto che
sapere dei 9 milioni di italiani che vanno con le prostitute,
dovuti alla mancanza di sesso, di libertà e di parola gratificante.
C'è molta più chiusura, esistono dei pregiudizi,
delle rigidità interiori... Se è vero che le idee
sono le idee della classe dominante, è vero anche che pure
i pregiudizi sono quelli della classe dominante, quelli ufficiali.
- Perché non indagare
il campo della prostituzione violenta?
- Perché se ne è parlato
e se ne parla a sufficienza... Potrebbe essere una brutta parola
in questo caso dire "troppo", però se ci sono
fenomeni come quello dell'incontro tra Don Benzi e Berlusconi
vuol dire che se ne è parlato troppo; inoltre se io su
questo tavolo continuo ad illuminarti il solito decimetro quadrato,
tu avrai in mente solo questo e non tutto il tavolo.
Io cerco di vedere ciò che condivido fraternamente con
tutte queste persone di cui mi occupo, dalle prostitute agli homeless
a chi ha consumato la sua vita nel crimine.
Credo che con strumenti che sono in parte artistici sia più
facile andare a titillare l'anima degli altri, attraverso il racconto
di esperienze che ci interessano, che ci obbligano a pensare,
perché non è vero che ci sono i buoni e i cattivi:
come se ognuno di noi non avesse scheletri nell'armadio o cose
belle, magari anche inconsce.
Valerio Cruciani e Damiano
Tavoliere
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