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La Sapienza come invito |
Dunque non c'è imposizione perché si tratta di insegnare a vivere e non si puo vivere bene se non si vive dal di dentro; non si può vivere bene se si vive solo in conformità ad una legge esterna, ma bisogna trovare la legge interiore, la legge del cuore.
Allora sì la vita è felice perché è saggia. Si tratta d'insegnare a vivere nella libertà, nell'identità di ciascuno. Il saggi non dà comportamenti prefabbricati, non dà risposte già date, ma piuttosto aiuta a porsi le giuste domande per trovare le giuste risposte.
Il proverbio sembra dare una legge, ma in realtà è qualchecosa con cui bisogna confrontarsi per capire dove sta il senso e allora, poi, applicarlo alla propria vita e alla propria situazione. Insomma, la Sapienza è appello non legge.
La Sapienza è invito, dono. Anche perché la realtà è molto complessa. Sacro e profano sono uniti, mescolati, gli eventi che si presentano sono sempre ambigui, possono sempre essere interpretati da destra verso sinistra e viceversa. Tutti gli eventi, anche i più evidenti, i più definitivi.
Pensate alla morte di Gesù, che rappresenta un momento che più totale non c'è, eppure è ambiguo cioè che può essere interpretato in diversi modi; non s'impone in modo totale, per cui i sommi sacerdoti vedono Gesù che muore e dicono che non è il figlio di Dio perché se lo fosse stato sarebbe sceso dalla croce, invece, il centurione vede Gesù che muore e crede che è il figlio di Dio. |
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