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Home > Vangeli > Materiale narrativo e discorsivo


Lo studio delle forme (FG): materiale narrativo e discorsivo

Il materiale dei Sinottici si lascia suddividere anzitutto in materiale narrativo e discorsivo.

Materiale narrativo
1. racconti brevi e vivaci, chiamati:

- paradigmi da Dibelius, perché sarebbero serviti nelle prediche cristiane come esempi da raccontare;

- apoftegmi da Bultmann perché, come egli spiega:

"nella loro redazione sono abbastanza affini a narrazioni della letteratura greca, che tradizionalmente sono chiamati apoftegmi" (Storia dei Vangeli Sinottici, Bologna, 1969, 57).

2. racconti più diffusi, chiamati:

- novelle, leggende, mito (Dibelius)
- miracoli, storie, leggende (Bultmann)

3. storia della passione, è il racconto più compatto.

Materiale discorsivo
(classificazione di Bultmann)

1. apoftegmi
a) di contesa
b) didattici

2. logia (diversi dagli apoftegmi perché meno elaborati)
a) detti sapienziali
b) detti profetici
c) detti sulla legge
d) detti in prima persona

3. parabole
In base alle sue caratteristiche, una determinata forma è classificabile come miracolo, parabola ecc. Ad esempio, la forma miracolo si lascia riconoscere da questa serie di elementi (vedi Mc 1,40-45 e 8,22-26):

- incontro (o presentazione) del malato
- richiesta di guarigione
- ordine (o gesto) del guaritore
- effetto di guarigione sul malato
- reazione dei presenti

La forma disputa presenta il seguente schema (vedi Mc 11,27-33):

- domanda degli avversari
- controdomanda di Gesù
- risposta di compromesso da parte degli avversari
- risposta di Gesù (o rifiuto di rispondere) sulla base della precedente risposta degli avversari

Materiale Discorsivo
Un miracolo che mette in evidenza non tanto la guarigione quanto la supremazia di Gesù nella polemica con gli avversari, è considerato un apoftegma (Bultmann). La scena narrata serve da quadro per un detto importante; quel miracolo è raccontato propriamente per dire altro. Cosi, nella guarigione del paralitico, il punto centrale è costituito dalla domanda:

"Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?" (vedi Mc 2,1-12 e par).

A Betsaida (Mc 8,22-26) Gesù prende l'uomo cieco, lo porta fuori del villaggio, gli mette la saliva sugli occhi, lo interroga e, costatato l'effetto parziale, ripete l'intervento finché il malato vede chiaramente anche da lontano. Se si confronta questa narrazione con Mc 10,46-52 si notano vistose differenze: nel primo caso ci sono tutti gli elementi fondamentali della forma "miracolo", nel secondo invece mancano quasi tutti: manca il gesto e la parola del guaritore e sprattutto manca l'effetto sulla folla. Il confronto permette di concludere che Marco ha raccontato la guarigione del cieco di Gerico non tanto come miracolo, quanto come storia di discepolato. Riacquistata la vista, Bartimeo infatti segue Gesù sulla strada che sale a Gerusalemme (Mc 10,52).
Le diverse forme non nascono a caso, ma sono generate da una specifica funzione. L'analisi sociologica dovrebbe spiegare la rispettiva funzione, individuando l'originario ambiente vitale (Sitz Im Leben). Ma questa operazione è stata il punto cruciale della FG.

 


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