Titolo
Reflessologia Zu
"Morfologia"
Autore
A. E. Baldassarre
Pagine: 148


INDICE
(click sui capitoli)

- Morfologia Riflessa Zu
-
L'alluce
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Le Dita
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Parte alta
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Parte centrale
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Parte bassa
-
Alterazioni morfologiche..
- Sudorazione e odore
-
Sintesi

Elenco libri

 

 

 

 

ALTERAZIONI MORFOLOGICHE E POSTURALI

Prendiamo ora in considerazione alcuni dei significati che la forma dei piedi possono assumere in relazione agli atteggiamenti posturali e loro manifestazioni patologiche. È comune incontrare persone alle quali viene diagnosticato un piede piatto o cavo, in queste situazioni la podologia e l’ortopedia classica abusano nell’uso di plantari.

Sovente hanno dei costi esorbitanti, che vengono giustificati dall’alta tecnologia utilizzata dalla diagnostica, fatta di luci e colori per abbagliare l’ignaro paziente. Il costo si rivela comunque eccessivo in quanto, nella maggioranza dei casi, il problema dolore non viene affatto risolto. Prova ne è che molti pazienti, dopo essersi rivolti ai centri specializzati, si presentano a noi con sacchetti pieni di plantari che evidentemente non hanno dato apprezzabili risultati.

Nei suddetti centri specializzati si invita il paziente a camminare su un tapis roulant con quattro sensori per centimetro quadrato, gli input vengono inviati ad un computer che registra la pressione esercitata dai piedi durante la deambulazione. Ottima tecnologia, sicuramente valida per la valutazione della camminata, della corsa, dello stacco per il salto in campo atletico. La pressione viene interpretata termograficamente: sul monitor appaiono zone rosse o arancione, comunque colori caldi, nelle aree di maggior pressione e zone blu, verdi, grigie o colori neutri per le aree di minor carico. Nell’immediatezza si può valutare il tipo di deambulazione attraverso le immagini del monitor e ragionare sul risultato stampato.

Eccellente metodo diagnostico finché viene applicato nell’ambito dell’atletica e del movimento, quando però l’uso di questa tecnologia viene ridotta, all’ottenimento di un plantare, si è persa di vista la totalità dell’individuo. Tuttora, in alcuni studi si usa una vaschetta contenente del materiale adatto a produrre un calco della pianta dei piedi. Certo che i materiali sono cambiati nel tempo, dal calco di gesso si è giunti al silicone, alla fine però si approda allo stesso risultato: la produzione di un plantare. Anche i materiali con cui si producono i plantari sono cambiati con il passare degli anni, dal rigido plantare di ferro rivestito di cuoio di ieri, si è giunti oggi alle moderne solette leggere, rigide, semirigide, di plastica, di silicone, ad aria, traspiranti, molleggiate e chi più ne ha più ne metta... nelle scarpe.

Quando una persona cammina su un tapis roulant si analizza un video: una soletta invece, nonostante tutta la tecnologia impiegata nel produrla, alla fine rappresenterà solo un fotogramma di tutta la pellicola. Se ho una statua instabile e la piazzo su una vaschetta di gesso, ritaglio i contorni dell’orma dei piedi avrò ottenuto la stabilità della statua, noi però non siamo statue, ma persone vive, dinamiche e con delle emozioni.

Ricordo che ogni piede è costituito da ventisei ossa che si muovono per mezzo di trentadue articolazioni, di cui almeno tredici considerate le fondamentali. I nostri vissuti emozionali li somatizziamo anche a livello osteoarticolare e per effetto della forza di gravità verranno scaricati sui piedi.

L’uso del plantare può essere giustificato per quei lavoratori costretti a lavorare in piedi in spazi ristretti: barman, parrucchieri, commesse. Naturalmente ci sono anche casi in cui il plantare è fondamentale e risolutivo, ma sono casi davvero rari in proporzione alle patologie per cui viene prodotto.

Un piede può essere cavo o piatto, patologicamente o morfologicamente. Il termine patologico l’associamo a quelle situazioni in cui i movimenti fisiologici del piede sono limitati e provocano dolore o limitazione funzionale rilevante. Casi comunque estremamente rari, infatti sono una moltitudine le persone che pur avendo un piede che viene definito piatto o cavo, assolvono ai loro compiti quotidiani normalmente.  

Piede piatto

A volte mi capita di visitare un bambino al quale, durante la visita scolastica è stato diagnosticato un piede piatto. Le prime domande che rivolgo sono: "Ti fanno male i piedi?" "Ti limitano nelle azioni quotidiane?" La risposta è spesso negativa. "Puoi correre? Puoi salire e scendere le scale normalmente?" La risposta solitamente è affermativa, ecco, questi sono i piedi che considereremo morfologicamente piatti. È evidente che il piede è piatto, non abbiamo alcuna necessità di fare una radiografia per dimostrarlo, ma è il suo piede ed è funzionale alla sua struttura. Questo tipo di piedi si riscontra più facilmente in quei bambini e adulti, purtroppo in aumento, che tendono ad essere in sovrappeso. Nel trattamento di piedi piatti in cui è presente anche un’evidente pronazione, con la sporgenza del primo cuneiforme o dello scafoide, agiremo in modo da tonificare i muscoli mediali del piede e disperdere quelli esterni; suggeriremo in questi casi un plantare di sostegno alla nostra azione. Qualora si ricorresse a uno dei più moderni e sofisticati interventi chirurgici, verrà inserito un dispositivo a espansione tra lo scafoide ed il muscolo flessore del primo dito, in questo modo è stata fortunatamente superata la vecchia procedura chirurgica che accorciava tendini e muscoli. Spesso purtroppo si presentano i plantari e gli interventi chirurgici come miracolosi, con la garanzia che i problemi della schiena e quelli viscerali verranno risolti.

Poiché la forza di gravità va dall’alto verso il basso e non viceversa ogni alterazione della struttura del piede si ripercuoterà anche sulla colonna, passando attraverso l’ammortizzazione di tutte le articolazioni interessate: tibioastragalica, ginocchio, coxofemorale, intervertebrali. È più facile quindi ottenere una modifica della postura e della colonna e di conseguenza anche del piede, agendo sulla masticazione attraverso un buon intervento di ortodonzia, che tenga conto delle moderne conoscenze, anziché con un plantare.

Piede piatto visione plantare  

Colonna laterale piede piatto  

Piede piatto visione laterale

I piedi morfologicamente piatti ci riportano a persone tendenzialmente immobili, stagnanti. Se ai cavi mancano le vie di mezzo, i piatti sembrano avere solo le mezze misure, sono soggetti quindi che non gioiscono né soffrono in maniera esagerata: sono un’unica mezza misura. Quando li descrivo penso a uno specchio rotto in cento pezzi: in ogni pezzo c’è una parte di essi, ma la persona intera non è in nessuno dei pezzi, hanno difficoltà a dir di no, sono sempre disponibili: "Si fanno in cento per gli altri!". Spesso il loro altruismo è un modo di fuggire a sé stessi, una fuga dalle proprie responsabilità; diventa più facile fare qualcosa per gli altri che impegnarsi per sé stessi. Non hanno mai tempo per sé e la tendenza è quella di centrifugarsi continuamente.

Da un punto di vista energetico sono soggetti taiyin, terra, ma terra in vuoto. La terra rappresenta il centro, il giallo, loro sono come la terra che sta franando, incontenibile. In queste persone è utile tonificare il movimento legno di cui sono carenti. Gli alberi con le loro radici evitano frane e smottamenti, il Movimento Legno per antonomasia è movimento, l’energia cosmica è il vento che spazza via l’umidità, energia cosmica del Movimento Terra. Altra alterazione comune relativa ad una sporgenza ossea, che può creare delle complicanze con certi tipi di calzature, è quella laterale del primo cuneiforme o dello scafoide, dovuta al cedimento dell’arco plantare longitudinale, tipica di soggetti dal piede piatto/prono.

I disegni illustrano chiaramente come la forma del piede dipenda dalla struttura della colonna vertebrale, sia nella visione laterale che nella visione plantare. Il bacino, basculandosi antero-superiormente o postero-inferiormente, genera l’accentuazione o l’appiattimento delle curve cifotiche o lordotiche, determinando un piede cavo o piatto.  

Piede cavo

I piedi morfologicamente cavi si presentano contratti, con callosità diffusa e con un appoggio instabile e limitato. I soggetti con piedi cavi sono persone che non hanno con i piedi per terra, infatti poggiano e scaricano tutto il peso del corpo nella parte posteriore e anteriore del piede. Questa situazione ci suggerisce l’immagine di persone senza mezze misure, basta una parola positiva per far sì che il loro umore salga alle stelle o una negativa per farli sprofondare. Sono soggetti emotivamente instabili o molto controllati. Il loro procedere si articola tra il da farsi e il già fatto: manca loro il presente. Questi piedi sono costantemente contratti, come le persone che devono sostenere. Solitamente sono rigidi e manifestano callosità diffuse. Un piede morfologicamente cavo può diventare patologicamente cavo, per il progressivo irrigidimento dell’articolazione tarso/metatarsica. La cresta distale del secondo cuneiforme che slitta sempre più verso l’alto provoca difficoltà nel calzare scarpe accollate.

Non ho trovato problematiche emozionali o energetiche relative alla manifestazione morfologica, il sintomo appare esclusivamente podalico locale.  

Piede apparentemente cavo

Il piede si definisce apparentemente cavo quando da sdraiati la lassità legamentosa è tale da far apparire il piede notevolmente cavo o addirittura equino, ma se lo portiamo a novanta gradi rispetto all’asse tibiale, ci rendiamo conto di avere in mano un piede senza tono, molle, lasso, come disossato.

La diagnosi morfologica pertanto, ci mostra due aspetti differenti del paziente, a seconda che sia sdraiato sul lettino o stia in piedi. Infatti da sdraiato ci appare una persona che non ha i piedi per terra, che tende ad esasperare le emozioni e in effetti è così, ma solo nell’ambito degli ideali, delle fantasie, perché quando si alza torna talmente con i piedi per terra da sembrare rammollito come un budino. Portare il piede a novanta gradi in rapporto all’asse tibiale ci serve per valutare la resistenza del tendine di Achillle che per sua natura si oppone alla manovra. Il test di verifica prevede un movimento attivo e uno passivo: se chiediamo al paziente di sollevare il piede volontariamente, lo farà senza alcuna difficoltà, se gli chiediamo di essere passivo e lasciarsi portare il piede in flessione ci renderemo conto di quanta resistenza involontariamente opporrà.

Piede cavo visione plantare

Colonna laterale piede cavo (speculare)

Piede cavo visione laterale

Piede equino

L’esasperazione del piede cavo porta a un altra forma che il piede può assumere ed è cosi detto piede equino, immagine che richiama lo zoccolo del cavallo. Ovviamente, come per le definizioni precedenti, anche questa verrà distinta in piede morfologicamente o patologicamente equino. Gli equini patologici si presentano iperestesi, come quando si balla il valzer: "In punta di piedi!". Troveremo pertanto, un’estensione accentuata del muscolo tibiale anteriore e dell’estensore lungo delle dita, ai quali si contrappone la retrazione dei muscoli posteriori della gamba. I muscoli anteriori sono percorsi dallo zu yangming (meridiano dello stomaco), il 45 Lidui punto jing, è situato sull’angolo ungueale esterno del secondo dito del piede. Lo stomaco, inteso come organo, per motivazioni di origine energetica, tende ad allungarsi e a prolassarsi. I soggetti in questione hanno una digestione lenta e difficile, soprattutto in quei diciotto giorni e sei ore nel periodo di transizione tra una stagione e l’altra. Sappiamo che per il mantenimento dell’equilibrio, se un muscolo si estende il suo antagonista si accorcia, e nel caso sopra descritto il meridiano antagonista interessato, è quello della vescica che, nel tratto terminale della gamba, attraversa centralmente il gastrocnemio e lateralmente il tendine di Achille. Questa tendenza interpretativa deve essere utilizzata per la maggior parte dei casi dove siano interessate le attività muscolari. In questo caso l’origine del problema potrebbe non essere l’estensione dei muscoli anteriori della gamba, anche se apparentemente essi ci appaiono come i responsabili dell’equinismo, ma in realtà è il tibiale anteriore e l’estensore delle dita che hanno ceduto alla contrazione dei muscoli posteriori della gamba. Avremo una manifestazione di vuoto dello stomaco, sia a livello organico che energetico e una manifestazione di pieno organico ed energetico della vescica. In questo caso abbiamo due diverse manifestazioni sintomatiche: lo stomaco si allunga e determina una digestione lenta e lunga, la vescica si contrae generando l'esigenza di minzioni frequenti.

Piede normale ed equino

Quando i bambini piangono di un pianto isterico contraggono i muscoli anteriori del corpo e compensano contraendo quelli posteriori. Ciò determina l’accorciamento dei muscoli dorsali con la conseguente retrazione del tendine di Achille: ecco perché piangono pigiando le punte dei piedi per terra.

Se vi è capitato di essere salutati da persone che per qualche motivo hanno una forma di soggezione nei vostri confronti, avrete notato che quando vi salutano, si alzano in punta di piedi. Ciò avviene certamente non perché si sentono superiori a voi, al contrario, come viene definito nel linguaggio del corpo, questo atteggiamento è caratteristico di chi non si sente alla vostra altezza, per cui l’ansia, la tensione, li porta a compensare contraendo i muscoli posteriori e ad alzarsi sulle punte dei piedi.

È comune incontrare donne, che non possono più fare a meno dei tacchi alti per camminare pena dolore alla schiena. Il tacco va a riempire lo spazio virtuale che si è formato tra il calcagno e il suolo, il tacco in questa condizione riempie il vuoto e non fa sentire la retrazione del gastrocnemio.

Chi invece indossa occasionalmente scarpe con un tacco alto al quale non è abituato, l’estensore lungo delle dita e il tibiale anteriore subisce un’estensione forzata che provoca dolori nella parte anteriore della gamba.  

Piede talo

La situazione opposta, determinata dalla contrazione dei muscoli anteriori della gamba, fa sì che il piede assuma un atteggiamento con la punta verso l’alto, questo movimento è definito di dorsoflessione; in questo caso il calcagno ha l’appoggio maggiore ed è quasi impossibile appoggiare le punte. Pertanto avremo un accorciamento dei muscoli interessati del meridiano dello stomaco e un allungamento di quelli del meridiano della vescica, condizione comunque raramente riscontrabile.  

Piedi maschili, piedi femminili

Se tracciamo una linea ideale che percorra la tibia longitudinalmente, parallela all’asse della colonna vertebrale, dovrebbe terminare tra il secondo e terzo dito. Se il piede tende ad avvicinarsi all’asse ideale della colonna, il movimento viene definito di adduzione, se invece tende ad allontanarsene si definisce di abduzione. Il piede è una struttura tridimensionale, quindi esistono altri due piani di movimento: la pronazione/supinazione e la flessione/estensione, questi movimenti sono sempre tutti presenti. Nell’interpretazione dei piedi maschili e dei piedi femminili mi soffermo a prendere in considerazione solo i movimenti di adduzione/abduzione.

Alcuni pazienti nonostante calzino i plantari prescrittigli dagli ortopedici, per riportare i piedi in asse lamentano dolori, frequenti vittime di questo disagio sono i bambini.

Il piede ci può apparire ruotato verso l’interno ma non sempre è dovuto all’adduzione patologica del piede. È frequente riscontrare il movimento verso l’interno nonostante questo sia in asse con la tibia; la causa a volte sta nel cedimento dei legamenti del ginocchio o ancora più frequentemente, nella contrazione dei muscoli e tendini dell’interno della coscia, quindi con un interessamento dell’articolazione coxofemorale.

Il significato che diamo ai movimenti dei piedi determinati dalla contrazione dei muscoli che controllano l’anca, è relativo all’andare. Se i piedi, interpretati come coppia, sono inclinati a sinistra il soggetto ha una predisposizione nel portarsi più istintiva, se i piedi si spostano verso destra, il comportamento è quello di una persona che tende ad andare per la strada più razionale.

Con le definizioni piedi maschili, piedi femminili, sicuramente riduttive ma funzionali alle nostre esigenze di comunicazione, non intendo assolutamente fare una classificazione o esprimere giudizi tra uomini e donne attraverso i loro piedi, ma ripartire da concetti già enunciati precedentemente quali: la destra è yin, la sinistra è yang.

L’emisfero cerebrale sinistro elabora le funzioni inerenti la parte razionale del nostro maschile: i processi matematici, le elaborazioni logiche, la decodificazione della scrittura dei caratteri latini, la computerizzazione, l’organizzazione della nostra vita nel così detto senso logico, le funzioni analitiche. L’emisfero cerebrale destro elabora le funzioni inerenti i processi istintivi, il femminile, il sogno, l’associazione d’idee, la creatività, i processi analogici, i sentimenti, la decodificazione della scrittura ideografica dei cinesi.

Nella sintesi estrema, per comodità d’identificazione, diremo che l’emisfero cerebrale destro elabora le funzioni al femminile, l’emisfero cerebrale sinistro elabora le funzioni al maschile. Nell’ambito della simbologia del linguaggio l’uomo si è sempre identificato con il principio solare del capo, inteso sia come testa che autorità, maschile, costante come il sole.

La donna invece si identificava con il principio femminile lunare, rappresentato dal seno materno: l’utero, mutevole come le fasi lunari, la trasformazione del corpo, nel periodo della gravidanza, e dell’umore in relazione al ciclo ormonale che determina le mestruazioni. Mi rendo conto che sono affermazioni desuete da farsi oggi, ma che comunque fanno ancora parte della simbologia archetipa associata al femminile e al maschile.

L’emisfero destro controlla la muscolatura volontaria della parte sinistra del nostro corpo e l’emisfero sinistro ne controlla l’emilato destro. Quando un emisfero è sottoposto a stress acuti o a fatiche prolungate, la lateralità da esso controllata ne risente manifestando disturbi di vario genere come: rigidità o ipotonia muscolare, problemi circolatori, alterazioni articolari, eruzioni cutanee, gonfiori, dolori, limitazioni funzionali, eccetera.

Nella diagnosi energetica associamo il sintomo manifestato allo strato corporeo corrispondente, che ci permette di identificare il movimento principalmente interessato e da questo risalire allo shen disturbato.

Rispetto ad un asse centrale i piedi, in teoria, dovrebbero avere un’apertura simmetrica. Se il piede destro è normalmente rilassato e il piede sinistro addotto, possiamo interpretare la configurazione dei due piedi insieme come parallelamente inclinati verso destra rispetto ad un asse centrale.

Interpretando le inclinazioni assiali dei piedi non più individualmente ma considerandoli un tutt’uno, possiamo vedere quindi i piedi inclinati parallelamente verso sinistra o verso destra.

Prendendo questi dati e riferendoli all’asse ideale della colonna vertebrale incontriamo differenti atteggiamenti posturali.

Piedi in clinch

A volte i pazienti, appena si sdraiano sul lettino, incrociano i piedi in atteggiamento di difesa. Si trovano in un ambiente a loro sconosciuto: musiche cinesi, odori di incensi, terapisti vestiti con kimono, tappeti e arredi orientali. Tutto completamente diverso dalle solite sale di aspetto del medico della mutua, con sedie di plastica o di metallo, muri originariamente bianchi, vecchie stampe alle pareti per non dare un senso di vuoto assoluto, quel tipico odore di disinfettante e soprattutto quell’atmosfera di attesa che si incrocia negli sguardi dei sofferenti, con un foglietto in mano.

Nel nostro Centro si trovano in un angolo d’oriente incastonato nel centro della città, dal di fuori nulla farebbe presupporre qualcosa di simile. Cosa li aspetta? I loro piedi ci comunicano una situazione di disagio e di chiusura. È già un primo elemento dignostico: il primo atteggiamento di questa persona, ogni qual volta deve affrontare una situazione nuova, sconosciuta, é di chiusura, in clinch appunto, come quello del pugile sul ring.

Dopo si vedrà quel che succederà... Quello che succederà dopo in realtà dipenderà gran parte da noi, dal nostro primissimo approccio per fargli superare questo atteggiamento timoroso. I piedi in clinch sono la manifestazione di una contrazione muscolare anteriore.

Queste persone per stare in piedi dovranno forzosamente decontrarre i muscoli anteriori e contrarre i posteriori.

Altri atteggiamenti di insicurezza e stress sono il mettersi a braccia conserte, quando il timore o la resistenza è soprattutto mentale, l’accavallare le gambe invece quando il timore e l’insicurezza sono inerenti anche alla sessualità.

In ogni caso è buona regola, se il paziente è una donna e indossa la gonna, qualunque sia la sua età, coprirle le gambe con un asciugamano bianco.

Presso il nostro centro, i terapisti vestono di bianco e indossano l’akama. Il bianco è un colore definito asessuato, quindi non sollecita nessuna particolare emozione, dà garanzia di pulizia e igiene, poiché la più piccola macchia si noterebbe. L’akama è un ampio pantalone nero giapponese che viene utilizzato anche nell’aikido (arte marziale giapponese). La parola akama significa senza desideri, e questo è molto importante nell’ambito del rispetto per il paziente; kamasutra invece sono i sutra (versetti) del kama (desiderio).

Il concetto guarire è strettamente connesso al concetto potere, cosa che tendiamo a rimuovere in quanto non siamo noi coloro che guariscono, ma mettiamo in movimento le capacità di autoguarigione di ogni individuo.

Il contadino, quando irriga i campi, sposta la terra per far defluire l’acqua dove ritiene opportuno, ma egli non è l’acqua/energia, ne è solo il gestore momentaneo.

Per ben curare bisogna entrare in un’ottica di rispettoso distacco emotivo, porsi come dei tecnici professionalmente preparati e non come guaritori. Noi infatti non elargiamo niente di particolare, non siamo dispensatori di energie, fluidi o cose strane, ma offriamo la nostra professionalità, svuotiamo i pieni e riempiamo i vuoti, rimuoviamo quegli ostacoli che determinano la nonsalute.

Ricordate cosa diceva Michelangelo quando gli chiedevano come facesse a fare delle statue cosi belle?

La risposta era: "La statua nel blocco di marmo c’è già, basta togliere ciò che c’é attorno!"

Atteggiamenti posturali

Se i piedi e anche la testa sono inclinati verso sinistra, la colonna vertebrale si presenta convessa verso il lato destro, e provoca la compressione delle vertebre e delle radici nervose che si originano sul lato sinistro. A seconda dell’intensità della compressione possiamo giungere ad avere uno schiacciamento dei dischi intervertebrali che a secondo dell’acutezza o della gravità e della cronicità, possono degenerare in ernia del disco.

Lo schiacciamento delle radici nervose, oltre al dolore locale, provoca una sofferenza generalizzata e poco evidenziabile dagli organi che esse raggiungono, anche se a livello sintomatico, non sempre importante. A volte dolori o insufficienze funzionali che vengono denunciati a livello toracico e addominale hanno origine dalla sofferenza della colonna vertebrale, migliorando la postura possiamo risolvere sintomatologie a essa legata.

Una persona con la testa e i piedi inclinati verso sinistra presenta una rigidità muscolare primaria di questo lato. La conseguente riduzione dell’attività osteoarticolare diventa la manifestazione di sofferenza a livello emotivo. Questi soggetti hanno difficoltà a comunicare con il corpo, ad esempio si sentono impacciati se devono abbracciare una persona.

Se l’arco generato dalla colonna vertebrale è convesso sul lato sinistro, quindi con una compressione dal lato destro, significa che le problematiche primarie del soggetto sono determinate da una sofferenza che va ricercata in un’origine nella sfera razionale, al lavoro, al rapporto con il quotidiano più ripetitivo, organizzativo.

Nel prendere in considerazione gli atteggiamenti posturali di un soggetto sdraiato sul lettino, la testa con la sua inclinazione (destra/sinistra) ci indica se la persona è in un atteggiamento di recettività e metabolizzazione delle informazioni che gli stiamo trasmettendo attraverso l’emisfero cerebrale destro o sinistro.

Se mentre gli stiamo parlando la testa è inclinata a sinistra significa che i muscoli del lato sinistro del collo, soprattutto trapezio e sternocleidomastoideo sono più contratti, quindi gli omologhi del lato destro stanno subendo una iperestensione. La testa inclinata a sinistra comporterà una compressione delle arterie e vene di questo lato riducendo l’afflusso e il deflusso del sangue al/dal cervello con tutto quanto ne consegue: riduzione relativa dell’ossigenazione, dei sali minerali e di tutte le sostanze di cui il cervello ha bisogno. Avere la testa inclinata a sinistra significa anche che le radici nervose di questo lato stanno subendo una compressione con l’interessamento del plesso cervicobrachiale e dei nervi cranici.

Se radiografiamo questa persona dall’alto la colonna vertebrale ci apparirà destroconvessa, con una ridotta ventilazione del polmone sinistro e una aumentata ventilazione del destro. Possiamo quindi dire che ha un atteggiamento recettivo emozionale, perché il suo emisfero cerebrale destro sta ricevendo un maggior apporto di sangue ossigenato, sta mettendo a fuoco le immagini con l’occhio destro e ci sta ascoltando con l’orecchio destro. Questa postura, che non ha nulla di patologico perché è momentanea, ci sta dando comunque delle indicazioni di come questa persona si pone nei confronti di una situazione nuova o inconsueta, quale potrebbe essere l’incontro con noi. La persona che abbiamo di fronte affronta le nuove situazioni che gli si propongono di volta in volta con un atteggiamento istintivo, primordiale, rinoencefalico.

Quando cambieremo discorso, portandolo verso qualcosa di più scientifico o che comunque richiede un’elaborazione più razionale, potrebbe portare la testa dall’altro lato, invertendo completamente la polarità.

Sarà la sensibilità e l’esperienza del terapista a valutare questi movimenti. Quindi testa a destra o testa a sinistra ci indica se la persona che abbiamo di fronte ha una predisposizione ad affrontare le situazioni nuove o inconsuete con un atteggiamento che può essere più razionale o più emozionale. Ovviamente nell’arco di tempo della seduta, la persona può rimanere sempre con lo stesso atteggiamento o variarlo più volte; il nostro obiettivo terapeutico sarà quello di stabilizzare la sua testa nella posizione più dritta possibile, agendo sulla contrazione e decontrazione dei muscoli che la controllano attraverso l’azione riflessa dai piedi.

Comunemente incontreremo persone che hanno i piedi parallelamente inclinati verso sinistra e le spalle e la testa inclinate verso destra o viceversa. Queste persone presentano un atteggiamento scoliotico, in quanto la metà superiore del loro corpo è contratta da un lato, e la metà inferiore è contratta dal lato opposto. L’atteggiamento scoliotico è indice di una tendenza allo sdoppiamento della personalità, con un rapporto distonico nei confronti del mondo circostante. Sono quelle persone che pensano una cosa e ne fanno un’altra o dicono cose che non pensano. Questi soggetti ci danno l’emozione e la sensazione di distonia: è il nostro inconscio, infatti, a decodificare quegli atteggiamenti che raggiungono il nostro cervello razionale sotto forma di disagio. Una delle frasi classiche che si sentono in queste circostanze è per esempio: "In quella persona c’è qualcosa che non mi convince!...".

La spiegazione di un evento che quella persona ci ha dato è logica, plausibile, ma il nostro inconscio ha decodificato uno stato conflittuale, distonico, che appunto ci viene comunicato fisicamente con un atteggiamento torsivo/scoliotico.

La colonna vertebrale ha la funzione, come in un edificio, di sostenerne la struttura. Ricordiamo ancora una volta che le ossa non si muovono da sole ma vengono mosse dai muscoli, che a loro volta soffrono in corrispondenza degli organi sottostanti. Quando un soggetto è sdraiato, la colonna, essendo coricata, non sta più assolvendo la sua funzione primaria di sostegno della struttura, per cui i muscoli possono finalmente assumere la postura di rilassamento fisiologico che è loro più consona.

Se un soggetto, sdraiato, tende a contrarsi dal lato destro, significa che i muscoli di questo lato sono più rigidi, il che significa che si accorciano per la probabile sofferenza funzionale del fegato loro sottostante. Quando questa persona si rimetterà in piedi non manterrà l’atteggiamento posturale che aveva da sdraiata, altrimenti camminerebbe tutta inclinata dal lato destro, ma forzosamente dovrà decontrarre i muscoli di questo lato e tonificare quelli del lato opposto.

Questi movimenti non avverranno su un solo piano, ma su una struttura tridimensionale, il che comporterà una torsione della colonna, ossia l’atteggiamento scoliotico. Le radiografie, che queste persone vi porteranno, avranno una descrizione completamente opposta alla visione che si ha di loro da sdraiati.

Per cui se il paziente da sdraiato vi apparirà con la colonna destroconvessa o sinistroconvessa, le radiografie daranno una descrizione completamente opposta perché eseguita in posizione ortostatica.

Possiamo avere diversi tipi di atteggiamenti scoliotici con delle caratteristiche in comune: ognuno di essi avrà una contrazione primaria e una di compensazione. Avendo origini dal tronco, possiamo dividere le diverse aree contratte in: alto, basso, destra, sinistra, avanti e dietro. In ogni situazione comunque, ci saranno più muscoli implicati. Le combinazioni possibili quindi sono tante (basso/dietro/destra, alto/dietro/destra, basso/dietro/sinistra, alto/davanti/sinistra, basso/avanti/destra, alto/dietro/sinistra, etc.).

Nella realtà riscontreremo che, gran parte dei soggetti, manifesterà una contrazione primaria in basso/dietro/destra e di compensazione in alto/avanti/sinistra. Quella basso/dietro/destra la possiamo facilmente attribuire ad una sofferenza funzionale del fegato, organo di controllo, quindi a tutte le situazioni che quotidianamente non riusciamo ad esprimere, con il conseguente risentimento alto/avanti/sinistra associabile al cuore.

Quando tocchiamo queste persone verifichiamo due tipi di dolori: il primo è quello che ci denunciano sintomaticamente, per cui sicuramente sono state indagate radiograficamente, e un altro a sorpresa è quello che gli generiamo quando sollecitiamo la struttura muscolare antagonista, che ci rivela un dolore addirittura superiore a quello spontaneo, che in realtà è di compensazione. Le diverse posture che determinano una torsione della colonna hanno in comune il fatto che generano una compressione nei punti cerniera della colonna, rappresentati dalle articolazioni: atlante/epistrofeo, C7-D1, D12-L1, L5-S1. Per esempio dalla dodicesima dorsale prima lombare dipartono quel gruppo di radici nervose che vanno a innervare lo stomaco: quando la madre picchietta la schiena del bambino per fargli fare il ruttino, in realtà in quel momento sta esercitando una forma di vertebroterapia. Sollecitando le radici nervose che vanno ad innervare lo stomaco, il picchiettamento diventa una sollecitazione riflessa vertebrale. Questa situazione ci porta quindi ad una parziale conclusione: in tutte le forme scoliotiche esiste una sofferenza dello stomaco di origine riflessa.

Lo stomaco è costituito da tre tuniche muscolari l’una dentro l’altra. Non sempre le patologie sono evidenziabili con le radiografie o con la gastroscopia, perché lo squilibrio potrebbe non essere determinato dall’alimentazione, che a sua volta può essere una medicina o un veleno, ma da un problema d’innervazione dall’esterno. La sofferenza che denunciano queste persone, ripeto, non è quindi sempre riscontrabile con una gastroscopia o una radiografia.


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