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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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 Frenis Zero  Publisher

       In ricordo di Arnaldo Ballerini

 

 

 

 Prefazione di Mario Rossi Monti del libro di A. Ballerini "LA VERITA' PRIVATA: RIFLESSIONI SUL DELIRIO" (Fioriti, 2008)

 



Il 21 settembre 2015 è morto Arnaldo Ballerini, psichiatra fiorentino, già Direttore dei Servizi Psichiatrici dell'Area fiorentina. Per commemorarlo ri-pubblichiamo la prefazione ad un suo libro, "La verità Privata: riflessioni sul delirio" (Fioriti Editore, Roma 2008), scritta da Mario Rossi Monti. Si ringrazia sentitamente l'editore Fioriti per averne concesso la ri-pubblicazione.

            

 

 

  

   

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

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EDIZIONI FRENIS ZERO

 

Ultima uscita/New issue:

"L'uomo dietro al lettino" di Gabriele Cassullo

 Prefaced by/prefazione di: Jeremy Holmes                                                         Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2015

Pagine/Pages: 350

ISBN:978-88-97479-07-9

Prezzo/Price: € 29,00

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(per Edizione rilegata- Hardcover clicca qui)

 

"Neuroscience and Psychoanalysis" (English Edition)

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Georg Northoff                                            Writings by/scritti di: D. Mann               A. N. Schore R. Stickgold                   B.A. Van Der Kolk  G. Vaslamatzis  M.P. Walker                                                 Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Psicoanalisi e neuroscienze

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 300

ISBN:978-88-97479-06-2

Prezzo/Price: € 49,00

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Vera Schmidt, "Scritti su psicoanalisi infantile ed educazione"

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Alberto Angelini                                             Introduced by/introduzione di: Vlasta Polojaz                                                   Afterword by/post-fazione di: Rita Corsa

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 248

ISBN:978-88-97479-05-5

Prezzo/Price: € 29,00

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Resnik, S. et al.  (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica" 

Writings by:A. Ambrosini, A. Bimbi,  M. Ferri,               G. Gabbriellini,  A. Luperini, S. Resnik,                      S. Rodighiero,  R. Tancredi,  A. Taquini Resnik,       G. Trippi

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della Psicoanalisi

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 156

ISBN:978-88-97479-04-8 

Prezzo/Price: € 37,00

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Silvio G. Cusin, "Sessualità e conoscenza" 

A cura di/Edited by:  A. Cusin & G. Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 476

ISBN:  978-88-97479-03-1

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura di G. Leo e G. Riefolo (Editors)

 

A cura di/Edited by:  G. Leo & G. Riefolo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 426

ISBN: 978-88-903710-9-7

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor) 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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La “verità privata” a cui si riferisce il titolo di questo libro è quella del delirio. Una “verità” alla quale la persona si aggrappa facendone l’asse portante della sua vita: per tutta la vita o almeno per un tratto di essa. In questo volume Arnaldo Ballerini raccoglie una serie di riflessioni elaborate intorno al delirio, nelle sue varie possibili declinazioni: dal delirio schizofrenico, che è delirio per eccellenza, al delirio melanconico, al problema del delirio in quelle psicosi in cui manca una esperienza di rivelazione che frantuma gli abituali modi di stare con gli altri e nel mondo, al rapporto tra ossessioni e delirio e, ancora, tra identità e delirio. Una serie di contributi che trasporta all’interno di un sapere psicopatologico che si colloca alla base di ogni possibile ulteriore riflessione sul delirio e di ogni possibile intervento terapeutico. Nonostante i recenti contributi della psicopatologia cognitiva forniscano una serie di dati utili alla conoscenza dei meccanismi che sono alla base dei deliri, ogni approccio terapeutico ha bisogno di una rappresentazione del mondo nel quale il delirante vive e, appunto, delira. La rappresentazione di questo radicale cambiamento nel modo di esperire e concepire il rapporto con gli altri, se stessi ed il mondo non si può fondare solo su conoscenze parcellari relative a distorsioni di specifici meccanismi cognitivi. Se anche si esprime sul piano della credenza – ricordava Jaspers - il delirio nasce sul piano della esperienza. Alla conoscenza di questo piano la psicopatologia di ispirazione fenomenologica ha portato il suo contributo.

Da oltre 30 anni Arnaldo Ballerini, come psichiatra e psicopatologo che ha lavorato nei servizi di psichiatria comunitaria, confronta e mette in tensione le conoscenze e le intuizioni della psicopatologia di ispirazione fenomenologia con la clinica. Ma non con una clinica rarefatta, lontana dalla gestione dei casi multiproblematici che si incontrano nei Servizi. Al contrario, una clinica psichiatrica che emerge dalla presa in carico diretta da parte di un Servizio di Psichiatria comunitaria di una determinata area geografica. Una area geografica ed una utenza che confrontano con tutta la gamma possibile dei “pazienti gravi”: termine generico e un po’ confusivo oggi invalso per indicare quell’insieme di fenomeni clinici che si colloca tra i più gravi disturbi di personalità e l’area delle psicosi funzionali. Questo è il terreno sul quale Arnaldo Ballerini ha coltivato la psicopatologia di ispirazione fenomenologica ed, in particolare, un suo modo di intendere questo approccio alla clinica. Insomma, la psicopatologia fenomenologica di cui ci parla Arnaldo Ballerini non è una psicopatologia “sognata” a tavolino, ad occhi chiusi. A tavolino – ricordava anni fa Gaetano Benedetti – si può avere ragione di qualsiasi psicosi, riconducendola con successo in uno schema comprendente-esplicativo apparentemente congruo. Senza i limiti che la presenza concreta del paziente e della sua tragica condizione ci impone, la psicopatologia fenomenologica (come anche la psicoanalisi) possono librarsi in volo alla volta di qualsiasi meta. E conseguire dei successi: comprendere e/o spiegare quasi tutto. Chi segue questa strada, tuttavia, tradisce la vera origine di queste discipline. Discipline che sono nate, per così dire, “al letto del paziente” o, nel caso della psicoanalisi, nella relazione con un paziente sdraiato su un “lettino”. Se si perdono i contatti con questa dimensione della clinica, che ha bisogno della testimonianza del paziente e delle sue stesse parole, si rischia davvero di rimanere impigliati, come Freud scriveva polemicamente a Binswanger, negli artigli del diavolo filosofico. Una psicopatologia (fenomenologica o psicoanalitica) che invece di valorizzare e proteggere il patrimonio di conoscenze originato dalla ricerca intorno alle esperienze vissute tipiche delle forme più gravi, ne disperda i contenuti per suggestionare, attrarre o sedurre aspiranti psicopatologi si condanna alla esclusione dalla ricerca, dalla formazione e dalla prassi.

Nella psichiatria comunitaria le ipotesi, le idee, i concetti devono trovare una loro declinazione operativa. Se la trovano sono utili e sopravvivono. Se non la trovano, dovrebbero cadere in disuso. La psicopatologia fenomenologica, nella misura in cui non è riuscita a confrontarsi con la operatività dei Servizi e con la formazione, è spesso rimasta ai margini del panorama psichiatrico. Anche per l’immagine che ne veniva proposta da parte di alcuni dei suoi autorevoli esponenti, la psicopatologia si offriva come disciplina di carattere prevalentemente estetico, atta ad abbellire e nobilitare il lavoro psichiatrico. Ma non a modificarne la sostanza. Allo psicopatologo illustre si chiedeva di inaugurare congressi di psichiatria. Ma raramente gli si chiedeva di assumere la gestione di una clinica o di un servizio. La psicopatologia di ispirazione fenomenologica ha finito per essere da un lato ammirata e idealizzata, dall’altro svilita a inutile esercizio di riflessione filosofica privo di legami con le pratiche della psichiatria: una psicopatologia non idonea ad incidere sul lavoro psichiatrico o meglio ancora a tradursi in lavoro psichiatrico.

E’ questa invece la declinazione della psicopatologia alla quale Arnaldo Ballerini ha dedicato il suo lavoro, clinico e di riflessione, sviluppando una sua accezione di psicopatologia di ispirazione fenomenologica: una psicopatologia che fa delle psicosi il suo ambito privilegiato e che costituisce un recinto di anomalie, a contatto con incoerenze, zone grigie, aree problematiche che sollecitano la ricerca di strumenti per avvicinare e conoscere esperienze e mondi molto lontani da quelli della vita psichica normale. Uno psicopatologo eterno principiante, ma anche, allo stesso tempo, guastafeste: nel senso che si interroga e mette in questione tutto ciò che viene troppo frettolosamente dato per risolto. A partire dalla stessa nozione di delirio. Una nozione che la psichiatria clinica da sempre liquida in maniera superficiale e generica. Il delirio sarebbe una “credenza falsa e incorreggibile”. Ma questa definizione non contenta nessuno, sempre che si abbia una qualche coscienza epistemologica e sia incuriositi dai fenomeni che si osservano. Si tratta di una pseudo-definizione che serve solo a trasmettere false rassicurazioni: l’illusione di sapere di cosa stiamo parlando, quando invece, evidentemente, continuiamo a non saperlo. Una definizione insomma della quale non ci si deve accontentare. Ne sono, del resto, insoddisfatti gli psicopatologi cognitivisti che in questi ultimi dieci anni hanno fortemente investito in termini di ricerca sui modelli esplicativi del delirio. Ma una definizione della quale non si possono accontentare nemmeno gli psichiatri o gli psicologi clinici che lavorano sul campo: poiché prendere per buona questa sbrigativa definizione lascia in ombra tante sfaccettature del fenomeno delirio che rappresentano invece altrettante “maniglie” attraverso le quali entrare è possibile entrare in relazione con persone fortemente disturbate e sofferenti. In questo senso, non si tratta solo di una questione di definizione. Si tratta piuttosto di farsi una idea del delirio che sia utile nella relazione con una persona delirante. Prendere per buona la definizione tradizionale di delirio, vuol dire, da questo punto di vista, lasciare cuocere i nostri nel loro brodo!

La psicopatologia fenomenologica che Arnaldo Ballerini propone ha perso quell’aria di mistero che affascina tanti giovani. Ma ha acquistato in termini di strumenti conoscitivi e operativi. Strumenti davvero indispensabili ad un serio lavoro psichiatrico. Diventa insomma un modo per comprendere meglio le esperienze ed il mondo in cui vivono le persone di cui ci occupiamo. Una comprensione che non è fine a se stessa. Che non serve a rassicurare lo psicopatologo rispetto alle sue capacità di comprensione e di empatia. Ma che serve piuttosto come guida nell’avvicinamento e nell’accompagnamento del paziente in un percorso terapeutico. Un percorso che ha bisogno di una bussola: sia per quanto riguarda il versante farmacologico, sia per quanto riguarda il versante psicoterapeutico, sia per quanto riguarda il versante riabilitativo. Questi sono i versanti sui quali la psicopatologia di ispirazione fenomenologica ha da giocare un suo ruolo. Un ruolo fondato su una preliminare assunzione di responsabilità: la presa in carico del paziente e del suo progetto terapeutico.

Attraverso il tema del delirio Arnaldo Ballerini torna ad uno dei suoi primi amori. Quando lo ho conosciuto ero un giovane studente di medicina che aspirava a diventare uno psichiatra. Avevo iniziato un tirocinio, come studente di medicina, nella prima metà degli anni ‘70, nel reparto dell’Ospedale Psichiatrico di Firenze (S.Salvi) che lui dirigeva. Si chiamava “reparto aperto”. Una definizione che ne metteva in risalto la particolarità, all’interno di un manicomio chiuso. Un reparto assolutamente diverso dai tradizionali reparti manicomiali. Era appunto “aperto”: le porte non erano chiuse a chiave e, ai miei occhi di studente ancora ignaro di psichiatria, sembrava qualcosa che stava a metà strada tra una pensione marina a gestione familiare e una clinica svizzera. Non era però un reparto per pazienti meno gravi o selezionati, come quelli che riempiono le cliniche svizzere. Lì ho conosciuto i primi pazienti psicotici. Tutte persone che mi sono rimaste in mente perché sono state le prime figure di una galleria di persone che mi ha accompagnato nella formazione e nel lavoro clinico: una giovane donna che riusciva con estrema angoscia e sofferenza a mettere in fila poche parole sconclusionate; una ragazza che viveva in un mondo popolato da figure diaboliche dalle quali aveva cercato più volte di fuggire buttandosi dalla finestra; un giovanotto verboso e appiccicoso, intellettivamente poco dotato; una donna di 60 anni che diceva di non avere più nessuno e di essere condannata a vivere così per l’eternità.

La psicopatologia delle psicosi era al centro degli interessi e delle pratiche degli psichiatri che lavoravano in quel reparto. I riferimenti teorici erano in primo luogo rappresentati dalla Psicopatologia Generale jaspersiana e dalla Psicopatologia Clinica di Kurt Schneider. Un piccolo libretto che cominciai a leggere in quegli anni e che ho riletto tante volte in questi anni (fino a riproporlo in questa stessa collana). Il modello jaspersiano – schneideriano delle psicosi, all’epoca, appariva come l’unico in grado di garantire un qualche rigore diagnostico, in un’epoca in cui troppo spesso la psicosi veniva ridotta alle sue sole determinanti sociali. Chi non si basava sui presupposti metodologici della psicopatologia finiva per assumere i comportamenti come elementi guida per la diagnosi. Si utilizzavano termini vaghi, sfuggenti (poco operazionalizzabili, diremmo oggi) come sindrome dissociativa o autismo che potevano essere tirati, come la trippa, in tutte le direzioni.

Per lungo tempo ho pensato di avere conosciuto il pensiero di un autore come Kurt Schneider attraverso Arnaldo Ballerini. Molti anni dopo mi sono accorto che lo Schneider che avevo conosciuto non era Schneider ma Schneider letto ed interpretato da Ballerini. Uno Schneider nel quale, in maniera inapparente, Arnaldo Ballerini aveva inoculato concetti e intuizioni che ne trasformavano l’impostazione, piegandola alla prassi operativa dei Servizi. Questa capacità di vedere dentro il pensiero di un autore fino a trascenderne i limiti ha permesso ad Arnaldo Ballerini di declinare la psicopatologia clinica di Kurt Schneider in una dimensione nuova, adatta alla clinica che si praticava nei servizi. Quali erano gli aspetti della clinica di Schneider che Arnaldo Ballerini aveva sviluppato in maniera personale? Mi limito a citarne due:

 

1) La psicopatologia di Kurt Schneider è marcata da radicali differenze e dure dicotomie. La percezione delirante segna uno di questi invalicabili confini: dove c’è percezione delirante c’è vero delirio, dove non c’è percezione delirante non c’è vero delirio. Ancora, la distinzione tra personalità psicopatiche e psicosi endogene non ammette equivoci né punti di passaggio. E si potrebbe continuare. La psicopatologia schnederiana che Ballerini trasmetteva era invece una psicopatologia attenta alle gradazioni, ai punti di articolazione e di passaggio. Che non rinunciava certo alle differenze ma che ammetteva ed anzi valorizzava le zone grigie, i casi di mezzo, le aree problematiche capaci di stimolare una riflessione. Quindi non una psicopatologia statica e fissista ma una psicopatologia dinamica, interessata alle forme cliniche in evoluzione. Nella quale non si adottano tanto contenitori ermetici che impongono un ordine irreale, quanto piuttosto - per riprendere una immagine cara ad Arnaldo - boe di galleggiamento che orientino la navigazione. Uno dei termini chiave, introdotto da Araldo Ballerini, in questa sua accezione della psicopatologia clinica è il termine “percorso”. Un termine che incontrerete in molte delle pagine che seguono e che Arnaldo Ballerini ci ha insegnato ad usare non solo per cogliere la concatenazione delle esperienze interne (sulla scia della comprensione genetica jaspersiana) ma anche il carattere di convenzionalità e provvisorietà dei limiti che le moderne nosografie si affannano a tracciare e ri-tracciare tra un quadro nosografico e l’altro. Ed ancora per cogliere le possibilità trasformative insite in ogni essere umano, e quindi anche nelle sue manifestazioni psicopatologiche. Le esperienze interne dei pazienti che avevamo potuto seguire negli anni nel lavoro territoriale ci avevano infatti messo di fronte una varietà di fenomeni clinici ben più ampia di quella chiusa nelle categorie alle quali i nosografi consegnano la clinica. Persone seguite nel tempo per disturbi della serie nevrotica venivano incontrate, in momenti successivi della loro vita, nel pieno di un esordio psicotico acuto, con sintomi di primo rango schneideriani. Una volta guariti dall’episodio psicotico (allora si parlava di bouffée delirante), tornavano a mostrare il loro assetto nevrotico. I confini della nosografia, rigidamente intesi, si rivelavano spesso un limite che impediva di cogliere in tutta la loro portata alcuni percorsi clinici. Il concetto di percorso permetteva invece di recuperare una visione laica della clinica, libera da un atteggiamento di venerazione dei dogmi della nosografia. Un concetto utile a valorizzare la dimensione nosodromica insita in ogni quadro clinico. Quindi non semplice comorbidità, intesa come descrizione un po’ ipocrita di fenomeni paralleli, ma sforzo di comprendere le concatenazioni tra differenti livelli di funzionamento mentale in ambito psicopatologico.

 

2) Schneider aveva con grande lucidità tracciato i limiti della sua operazione conoscitiva, limitandosi ad una definizione pragmatica dei sintomi di primo rango. Una definizione operativa ante litteram, assolutamente aliena da ogni aspirazione a sviluppare una teoria della schizofrenia. Arnaldo Ballerini, sottolineando come questi sintomi siano in realtà esperienze, ha fatto dei sintomi di primo rango non soltanto un indicatore diagnostico, ma anche il primo punto di repere di un modello di funzionamento mentale psicotico. I sintomi di primo rango diventavano così (e sono diventati nella mia mente e in quella di molti altri colleghi che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui) il segnale dell’affiorare di un modello di mente psicotico, molto diverso da quello della vita psichica normale. Un modello di mente i cui organizzatori Ballerini illustra nel primo capitolo di questo volume: Psicosi e delirio. Il delirio come icòna della psicosi ? I sintomi di primo rango restano così, nella accezione di Ballerini, schneideriani in senso pieno, in quanto indicatori pragmatici per la diagnosi, ma diventano anche una sollecitazione a pensare i modi di funzionamento della mente psicotica.

 

Nel complesso i sintomi di primo rango in quanto sintomi-esperienze fissati nella loro definizione da Schneider erano visti come punti in un continuum, sulla scia della sollecitazione di John Strauss della fine degli anni ’60. Inseriti in un contesto dinamico i sintomi di primo rango si rivelavano come qualcosa di molto diverso da ciò di cui parlava Schneider. Diventavano fenomeni da considerare in una visione dimensionale. In questo continuum lo snodo centrale era rappresentato dalla esperienza del come-se, individuabile sia nella fase di ingesso al delirio, ma anche nella fase di uscita e guarigione dal delirio. Uno snodo che ha sempre rappresentato per Arnaldo Ballerini un punto di repere fondamentale della psicopatologia “dinamica” del delirio. Attraverso il concetto di percorso, la serie di esperienze che va verso la psicosi può essere pensata nei due sensi: verso la esternalizzazione psicotica estrema, ma anche a ritroso, verso il recupero della dimensione del “come-se”. I modelli elaborati da Koehler e più recentemente da Klosterkoetter hanno dato forma a questa intuizione clinica, mostrandone le più sottili articolazioni, all’insegna della comprensione genetica. Ma questa concezione dinamica dei sintomi schneideriani di primo rango Arnaldo Ballerini la proponeva, sommessamente, in un’epoca in cui la concettualizzazione di Klosterkoetter sul continuum di esperienze che va da esperienze “come se” a sintomi psicotici di primo rango era ancora di là da venire. Di questa capacità di elaborazione di concetti complessi, come quello di percezione delirante o di esperienza di rivelazione, troviamo molti esempi nelle pagine che seguono. Pagine che testimoniano della originalità e profondità del contributo di Arnaldo Ballerini, uno dei maestri della scuola di psicopatologia di ispirazione fenomenologica in Italia.

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

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