Tratto da: "I miti nordici" di Gianna Chiesa Isnardi, edizioni Longanesi&C., 1991; 1997

Durante la guerra fra gli Asi e i Vani il possente muro di Ásgarðr, riparo e difesa degli dei, era stato gravemente danneggiato. Quando la pace fu conclusa, gli Asi decisero dunque di costruire un nuovo recinto robusto e sicuro contro gli attacchi dei giganti, quand'anche essi fossero riusciti a penetrare nel mondo degli uomini avvicinandosi pericolosamente alle loro dimore. In quell'occasione si presentò loro un fabbro e si offrì di costruire in diciotto mesi una fortezza salda e possente. In cambio del lavoro però pretendeva Freyja, il sole e la luna. Gli dei si riunirono a consiglio e deliberarono che il fabbro avrebbe ottenuto quanto chiedeva se avesse saputo portare a termine il lavoro in un inverno [...] non avrebbe dovuto ricevere aiuto alcuno nel lavoro. Il fabbro accettò le condizioni; grazie all'intercessione di Loki ottenne tuttavia di poter utilizzare il suo cavallo Svaðilfœri. [...] di giorno lavorava e di notte trasportava le pietre con il cavallo. [...] Il lavoro procedeva dunque spedito e la fortezza appariva così alta da essere giudicata inattaccabile. Quando mancavano solo tre giorni all'estate, essa era arrivata quasi al cancello. Allora gli dei si riunirono in assemblea e si consultarono domandandosi chi avesse suggerito di mandare Freyja in Jötunheimr e di spogliare la volta del cielo togliendone gli astri splendenti. Furono d'accordo nel giudicare che era stato Loki [...] lo minacciarono con le armi e gli promisero ogni sorta di male se non avesse fatto in modo che il fabbro perdesse il diritto alla ricompensa. [...] La sera stessa, mentre il fabbro con l'aiuto di Svaðilfœri trainava le pietre per la costruzione del recinto, sbucò dal bosco una puledra e nitrì richiamando il cavallo. [...] Essa si inoltrò nella foresta e il cavallo la seguì. [...] di conseguenza il lavoro subì una pausa. Il giorno dopo, quando il fabbro si rese conto che la costruzione non sarebbe stata terminata nel tempo stabilito, fu preso dalla furia dei giganti. Gli dei allora non ebbero più dubbi sulla sua origine: subito fu richiamato Thor [...] frantumò il cranio del gigante in minutissimi pezzi e lo cacciò giù nell'infimo dei mondi [...] Nel frattempo Loki si era comportato con Svaðilfœri in modo tale che dopo un po' partorì un puledro grigio dotato di ben otto zampe: questo destriero meraviglioso si chiama Sleipnir ed è il miglior cavallo fra gli uomini e gli dei. Esso ora appartiene a Odino.