Tratto da: "I miti nordici" di Gianna Chiesa Isnardi, edizioni Longanesi&C., 1991; 1997

Avvenne una volta che, mentre Thor si trovava in Oriente a combattere i giganti, Odino cavalcò su Sleipnir fino in Jötunheimr e giunse alla dimora di un gigante di nome Hrungnir. Costui lo vide e fu ammirato dal destriero del dio. Allora domandò: «Chi è quest'uomo dall'elmo d'oro che cavalca nell'aria e nell'acqua?» E aggiunse: «Tu possiedi un cavallo veramente straordinario». Odino si disse pronto a scommettere la testa che, in tutto Jötunheimr, non c'era un destriero altrettanto veloce, ma Hrungnir ribattè che, sì, quello era un buon cavallo, tuttavia egli stesso ne possedeva uno di nome Gullfaxi (="criniera d'oro") che era senz'altro migliore. Così il gigante si infuriò e salì in groppa al cavallo pensando di ripagare Odino della sua vanteria [...] Si rese conto di dove era giunto doltanto dopo aver oltrepassato il cancello ed essere entrato nel sacro recinto di Ásgarðr. Allora gli Asi lo invitarono a bere [...] Quando fu ubriaco non fece mancare le parole grosse: disse che voleva prendersi la Valhalla e portarla in Jötunheimr, sprofondare Ásgarðr e uccidere tutti gli dei, tranne Freyja e Sif: esse sarebbero dovute andare con lui. [...] Quando gli dei ne ebbero abbastanza delle sue sbruffonate, mandarono a chiamare Thor. Subito egli tornò ed era assai adirato [...] Hrungnir guardò Thor con aria ostile e rispose che egli era stato invitato lì da Odino [...] Thor disse che prima di andarsene si sarebbe pentito di aver accettato quell'invito. Hrungnir ribattè che sarebbe stata un'azione vile e disonorevole ucciderlo ora, mentre era disarmato. Ben più coraggio sarebbe servito - disse - per battersi a duello presso il confine nel luogo detto Grjótúnagarðar. [...] Thor fu subito disposto ad accettare quel duello anche perchè era la prima volta che qualcuno lo sfidava. Hrungnir partì e ritornò in Jötunheimr. Presto la notizia del duello imminente si diffuse fra i giganti [...] I giganti costruirono un uomo di fango alto nove miglia e largo tre sotto le ascelle. Tuttavia non trovarono un cuore abbastanza grande finchè non lo presero a una cavalla. Quel cuore non era certo saldo quando giunse Thor. Di Hrungnir è detto che aveva un cuore fatto di pietra, appuntito e con tre corna. Egli inoltre aveva anche la testa di pietra. [...] Il gigante di fango, di nome Mökkurkálfi, era al suo fianco [...] Thor giunse dunque sul luogo del duello e con lui þjálfi. Questi corse avanti veloce là dove stava Hrungnir e gli disse: «Sei incauto o gigante a restare ritto con lo scudo davanti, Thor ti ha visto e viene da te sottoterra e dal basso ti attaccherà». Allora Hrungnir si gettò lo scudo sotto i piedi [...] Da lontano il dio scagliò la sua arma contro Hrungnir. Hrungnir alzò la cote (=arnese in pietra che si usa per affilare, ndr) con entrambe le mani e a sua volta la scagliò contro Thor. Le due armi si scontrarono in volo e la cote si spezzò: una parte andò a conficcarsi nel terreno - di lì hanno origine sulla terra le cave di queste pietre. Una scheggia invece si infilò nella testa di Thor ed egli cadde in avanti. Il martello Mjöllnir colpì Hrungnir nel mezzo della fronte e gli frantumò il cranio in minutissimi pezzi: anch'egli crollò in avanti addosso a Thor cosicchè uno dei suoi piedi finì sul collo del dio. þjálfi sconfisse Mökkurkálfi [...] Si avvicinò a Thor sforzandosi di togliergli di dosso il piede del gigante, ma non ce la fece. Tutti gli Asi [...] non vi riuscirono. Venne allora Magni, figlio di Thor e di Járnsaxa, che aveva appena tre notti di vita. Tolse il piede di Hrungnir dal collo di Thor [...] Thor si alzò e si congratulò col figlio, il quale - disse - sarebbe divenuto assai potente. Così decise che voleva regalargli il cavallo Gullfaxi [...] Odino protestò [...] Poi Thor ritornò alla sua dimora a þrúðvangar, ma aveva sempre la cote conficcata nella testa. Allora venne una maga che si chiamava Gróa, moglie di Aurvandill il Coraggioso. Ella cantò per lui degli incantesimi e la cote cominciò a smuoversi. Quando Thor si accorse che poteva essere liberato dalla cote volle ricompensare Gróa. Per renderla felice le raccontò di una volta in cui aveva guadato da nord a sud gli Elivágar, portando Aurvandill fuori da Jötunheimr [...] aggiunse anche che entro poco tempo Aurvandill sarebbe tornato a casa. Gróa fu così felice che dimenticò l'incantesimo, e la cote rimase conficcata nella testa di Thor. E' detto che non si deve gettare una cote di traverso sul pavimento, altrimenti quella conficcata nella testa di Thor di muove.